12 research outputs found

    Forgive us our sins. Confession in Late Ming and Early Qing China

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    Johannes Schreck-Terrentius SJ

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    Der deutsche Jesuit Johannes Schreck, latinisiert Terrentius SJ (1576–1630), gehört zu den herausragenden, aber wenig bekannten frühen Chinamissionaren. Er war ein Freund Galileo Galileis, Mitglied der Accademia dei Lincei in Rom, ein bedeutender Arzt und Botaniker, Astronom und Mathematiker. 1611 trat er in den Jesuitenorden ein. Von 1619 bis zu seinem Tod 1630 wirkte er als Wissenschaftler und Missionar in China. Seine Leistungen auf den Gebieten der Medizin, Botanik, Astronomie, Technik und Philologie sind von großer Vielfalt und Breite. Erstmals liegt hier ein wissenschaftlich fundiertes Werk vor, das auch Sammlungen und Übersetzungen der Quellen, der Nachrufe und der zahlreichen Briefe von, an und über Schreck in deutscher Sprache enthält. Aus verschiedenen Blickwinkeln betrachten namhafte Wissenschaftler in diesem Band das Leben und Wirken dieser interessanten und vielschichtigen Persönlichkeit der Frühen Neuzeit

    Giuseppe Castiglione: un pittore alla corte dei Qing

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    “Questa è la storia di un piccolo gruppo di uomini che, rompendo con lo spirito dominante del loro tempo e richiamandosi ad un passato lontano, restituirono una posizione centrale al concetto di adattamento culturale nella missione cristiana nel mondo […] Raccontare la loro storia val bene la pena non semplicemente perché si tratta di un importante segmento della storia mondiale, ma perché essa ha molto da insegnare […] a un mondo che non ha ancora imparato ad abbattere le barriere dell’orgoglio culturale, raziale e nazionale”. Le parole di George H. Dunne a conclusione del prologo di Generation of Giants (1962) sono state l’elemento propulsivo per la realizzazione del presente numero monografico. Gli autori di questo volume offrono al lettore un ritratto vivido, pur nella sua brevità, delle principali figure della missione gesuita in Cina nei secoli XVI-XVIII. La scelta dei missionari presentati è stata ispirata da molteplici fattori. Anzitutto, dalla volontà di fare conoscere e apprezzare alcune personalità probabilmente meno note del pioniere della missione cinese, Matteo Ricci, ma non per questo meno influenti nella storia dei rapporti tra la Cina e l’Occidente. In secondo luogo, si è voluta scegliere una rosa di talenti quanto più variegata possibile, includendo anche alcuni missionari che, per ragioni cronologiche, erano stati esclusi dalla trattazione di Dunne, che si concentrava sugli ultimi decenni della dinastia Ming (1368-1644). Infine, ha avuto un peso determinante la definizione di “giganti” offerta da Giuliano Bertuccioli in Italia e Cina (1996) in riferimento ai gesuiti nel Celeste Impero: […] “quei missionari si dimostrarono veramente dotati di eccezionali doti fisiche e intellettuali. Lo provano la loro resistenza alle infinite traversie e fatiche, comprese quelle del lungo e pericoloso viaggio dall’Europa alla Cina; la loro capacità di adattarsi e soprattutto di trovare i mezzi per vivere in un mondo straniero […]; la notevole produzione, in alcuni casi eccezionale, in campo culturale. Astronomi, matematici, geografi, teologi, filosofi, pittori, musicisti, esperti in idraulica, esperti in balistica: i gesuiti operanti in quel secolo in Cina erano davvero ad omnia parati”. Dopo un’introduzione sull’avvio della missione cinese, presentiamo dunque quelle che si è ritenuto siano state figure chiave in Cina nel periodo preso in considerazione - con la consapevolezza che altri mancano all’appello - che, per avere sopportato e superato enormi difficoltà e disagi, dalle intemperie alle pestilenze alle persecuzioni, nonché per essersi saputi affermare come letterati e scienziati in Cina, vincendo la diffidenza e l’ostilità non solo dei cinesi ma anche dei missionari degli altri ordini, possono essere a buon diritto definiti “giganti”: Johann Schreck (1576-1630), che “voleva emigrare in un paese dove, secondo quanto si diceva, governavano gli uomini di cultura, e dove non esistevano persecuzioni per gli studiosi” (Iannaccone); Giulio Aleni (1582-1649), l’umile “apostolo del Fujian” che per primo “descrisse ai cinesi il mondo così come era conosciuto e immaginato in occidente nel XVII secolo” (De Troia); Adam Schall (1591-1666), “il primo missionario cristiano incaricato di dirigere l’Ufficio Astronomico Imperiale” (von Collani); Michael Boym (1612-1659), “in parte un missionario, in parte uno scienziato, un diplomatico, un viaggiatore e un sognatore” (Miazek); Martino Martini (1614-1661), “colui che presentò per primo e in gran dettaglio la realtà della Cina ai lettori europei” (Masini); Ferdinand Verbiest (1623-1688), colui che trasmise “la scienza e la tecnologia occidentale all’estremo oriente” (Golvers); Prospero Intorcetta (1625-1696), “ottimo conoscitore della lingua e della civiltà cinese” (Paternicò); Tomás Pereira (1646-1708), che “seppe farsi apprezzare per il talento musicale come anche per l’abilità nel riparare orologi, costruire strumenti musicali ed automi” (Antonucci); Joachim Bouvet (1656-1730) “che fu costretto dalle circostanze a proporre una strategia di adattamento alternativa” (Paternicò); Giuseppe Castiglione (1688-1766), pittore di corte la cui “lunga e prolifica attività artistica spaziò anche nei campi dell’architettura e delle arti minori, fino alla traduzione in lingua cinese di trattati artistici occidentali” (Salviati)
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