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    L'erosione e il clima nella Valle del Muscel, Subcarpazi di Buzau (Romania)

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    Lo scopo di questo lavoro di tesi è quello di presentare gli studi geomorfologici svolti nella Valle del Muscel, di descrivere l'evoluzione dei versanti in quest'area e di individuare le cause principali che rendono questa zona una delle più franose ddi tutta la Romania

    Naor-Yung paradigm with shared randomness and applications

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    The Naor-Yung paradigm (Naor and Yung, STOC’90) allows to generically boost security under chosen-plaintext attacks (CPA) to security against chosen-ciphertext attacks (CCA) for public-key encryption (PKE) schemes. The main idea is to encrypt the plaintext twice (under independent public keys), and to append a non-interactive zero-knowledge (NIZK) proof that the two ciphertexts indeed encrypt the same message. Later work by Camenisch, Chandran, and Shoup (Eurocrypt’09) and Naor and Segev (Crypto’09 and SIAM J. Comput.’12) established that the very same techniques can also be used in the settings of key-dependent message (KDM) and key-leakage attacks (respectively). In this paper we study the conditions under which the two ciphertexts in the Naor-Yung construction can share the same random coins. We find that this is possible, provided that the underlying PKE scheme meets an additional simple property. The motivation for re-using the same random coins is that this allows to design much more efficient NIZK proofs. We showcase such an improvement in the random oracle model, under standard complexity assumptions including Decisional Diffie-Hellman, Quadratic Residuosity, and Subset Sum. The length of the resulting ciphertexts is reduced by 50%, yielding truly efficient PKE schemes achieving CCA security under KDM and key-leakage attacks. As an additional contribution, we design the first PKE scheme whose CPA security under KDM attacks can be directly reduced to (low-density instances of) the Subset Sum assumption. The scheme supports keydependent messages computed via any affine function of the secret ke

    Local field enhancement: comparing self-similar and dimer nanoantennas

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    We study the local field enhancement properties of self-similar nanolenses and compare the obtained results with the performance of standard dimer nanoantennas. We report that, despite the additional structural complexity, self-similar nanolenses are unable to provide significant improvements over the field enhancement performance of standard plasmonic dimers

    I silicati idrati di calcio: assetto strutturale e comportamento termico

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    Il termine “silicati idrati di calcio” comprende una serie di fasi, naturali e sintetiche, chimicamente descrivibili nel sistema a tre componenti CaO-SiO2-H2O. In natura questi minerali si formano generalmente nelle ultime fasi dell’evoluzione di differenti ambienti geologici; compaiono in particolare in cavità e vene di rocce vulcaniche, spesso di natura basica, e in vene tardive all’interno di complessi termo-metamorfici. Da un punto di vista strutturale i silicati idrati di calcio possono essere classificati sulla base del grado di polimerizzazione dei tetraedri silicatici; particolare attenzione è stata rivolta ai silicati caratterizzati da catene di tetraedri SiO4, catene analoghe a quelle che ricorrono nella wollastonite. Le relazioni geometriche fra la periodicità delle catene silicatiche e lo spigolo dei poliedri calcio rende ragione delle particolarità mostrate dai diffrattogrammi di cristallo singolo di queste specie, diffrattogrammi che mostrano, a fianco di riflessi netti e intensi (riflessi di famiglia), riflessi deboli e diffusi (riflessi caratteristici). Utilizzando soltanto i riflessi netti e intensi è possibile definire una cella di famiglia (o sotto-cella), comune a tutti i membri di una determinata famiglia. Lo studio è stato condotto principalmente sui minerali del gruppo della tobermorite, una serie di inosilicati idrati di calcio aventi catene "wollastonitiche" singole o doppie. L’interesse per queste fasi è legato al fatto che la loro struttura viene utilizzata come "struttura modello" di quella del C-S-H, il principale agente legante dei cementi. Le tobermoriti hanno mostrato anche interessanti proprietà di scambio cationico, applicabili in vari campi, dal trattamento di acque inquinate al campo biomedico; queste interessanti applicazioni sono anche favorite dalla facilità di sintesi di questi composti, ottenibili anche come sottoprodotti di vari processi industriali. All’interno del gruppo della tobermorite si riconoscono fasi con differenti gradi di idratazione, corrispondenti a diverse periodicità basali pari a 14, 11 e 9 Å, dalla fase più idratata a quello meno idrata. Queste fasi sono note con i nomi mineralogici di plombièrite, tobermorite, e riversideite. Ad esse si aggiunge la clinotobermorite, dimorfo monoclino del composto a 11 Å. Lo studio della letteratura esistente e l’esame dei dati chimici finora noti, integrati con nuovi dati acquisiti nel corso del lavoro di tesi, ha consentito di avanzare l'ipotesi che la fase a 11 Å rappresenti il termine intermedio fra due end-member, caratterizzati dalla presenza o assenza di cationi Ca2+ all’interno delle cavità strutturali. Nel caso in cui questi cationi siano presenti, essi sono coordinati, oltre che dagli ossigeni del framework, anche da molecole di H2O, la cui perdita, in seguito al trattamento termico, indurrebbe la contrazione della struttura, con la comparsa di una fase a 9 Å, in modo da poter ricreare una corretta coordinazione attorno ai cationi Ca2+ (comportamento termico “normale”). Quando le cavità sono occupate solo da molecole di H2O, invece, la loro perdita non induce importanti trasformazioni strutturali e la tobermorite mantiene la sua periodicità da 11 Å (comportamento termico “anomalo”). Le definizioni di comportamento termico “anomalo” o “normale” descrivono esaurientemente i processi di trasformazione entro i 300°C; differenze importanti possono tuttavia manifestarsi nei campioni di tobermoriti “anomale” allorché si superino i 400°C, con la formazione di una fase a 10 Å (di cui sono state studiate le relazioni con l’oyelite, in passato considerata la tobermorite 10 Å naturale) o con la persistenza della periodicità basale a 11 Å. Il comportamento termico sembra essere legato in buona misura alla presenza e al tipo di cationi “zeolitici” presenti dentro le cavità strutturali; in secondo luogo, l’introduzione di Al in sostituzione di Si nelle catene silicatiche potrebbe avere influenza sullo schema di legami a idrogeno, i quali potrebbero essere responsabili delle differenze di comportamento riscontrate all’interno delle tobermoriti “anomale”. Lo studio, pertanto, ha cercato di raccogliere dati su campioni caratterizzati da differenti composizioni chimiche, in modo da delineare un quadro ragionevole all’interno del quale descrivere e comprendere il comportamento termico di questi minerali. Le tecniche impiegate comprendono la diffrattometria di raggi X, analisi chimiche EDS, spettroscopia 29Si NMR, spettroscopia micro-Raman e analisi TG-DSC. Gli studi diffrattometrici in situ ed ex situ hanno evidenziato la comparsa, durante la contrazione della tobermorite 11 Å, di una fase tipo clinotobermorite che precede la comparsa sia della fase a 10 Å (in alcuni cristalli di tobermorite “anomala”) sia di quella a 9 Å (nei campioni caratterizzati da comportamento “normale”). La configurazione delle catene silicatiche della clinotobermorite, in effetti, rende più agevole la contrazione della fase a 11 Å. Un interessante aspetto connesso ai rapporti fra tobermorite e clinotobermorite è legato anche alla presenza di campioni naturali nei quali coesistono i due dimorfi. In particolare è stato possibile dimostrare la coesistenza di queste due fasi attraverso studi con tecniche di cristallo singolo condotte su campioni provenienti da Gambellara (Vicenza). Ulteriori studi sulle relazioni fra queste due fasi potrebbero consentire di conoscere i relativi campi di stabilità, ad oggi non chiari. Infine, oltre al comportamento termico della fase a 11 Å, è stato studiato anche il processo di disidratazione della plombièrite (tobermorite 14 Å), ponendo particolare attenzione al prodotto di disidratazione ottenuto entro i 300°C. Lo studio presentato in questa tesi di dottorato si propone quindi di fornire nuovi dati sul comportamento termico e sui meccanismi di disidratazione delle fasi del gruppo della tobermorite, pur con la consapevolezza che molti degli esperimenti condotti e dei dati raccolti aprono nuove problematiche nello studio di questo interessante gruppo di inosilicati idrati di calcio

    Impedance matching and emission properties of optical antennas in a nanophotonic circuit

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    An experimentally realizable prototype nanophotonic circuit consisting of a receiving and an emitting nano antenna connected by a two-wire optical transmission line is studied using finite-difference time- and frequency-domain simulations. To optimize the coupling between nanophotonic circuit elements we apply impedance matching concepts in analogy to radio frequency technology. We show that the degree of impedance matching, and in particular the impedance of the transmitting nano antenna, can be inferred from the experimentally accessible standing wave pattern on the transmission line. We demonstrate the possibility of matching the nano antenna impedance to the transmission line characteristic impedance by variations of the antenna length and width realizable by modern microfabrication techniques. The radiation efficiency of the transmitting antenna also depends on its geometry but is independent of the degree of impedance matching. Our systems approach to nanophotonics provides the basis for realizing general nanophotonic circuits and a large variety of derived novel devices

    AllNet: using Social Connections to Inform Traffic Prioritization and Resource Allocation

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    AllNet is a new networking protocol designed to provide communication utilizing all available means, including Internet and cellular communications, but when these are not available, also ad-hoc networking and delay-tolerant networking. These latter mechanisms are best for low-bandwidth commu- nications. Effective support of low-bandwidth networking needs message prioritization, which can benefit by knowing whether messages are being sent on behalf of someone to whom the owner of the mobile device is socially connected. By keeping track of the social network of each of the friends of the owner of the mobile device, the device can devote its resources to supporting better quality communication among people its owner cares about, and fewer resources to communication among people its owner doesn’t know. AllNet generalizes this notion by anonymously keeping track of friends, friends of friends, friends of friends of friends, and so on. Doing this while using only limited communication and storage is the challenge addressed by the AllNet social network connectivity algorithm described and evaluated in this paper

    Biomarcatori e terapie immunomodulanti per il diabete di tipo 2

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    I recenti sviluppi nella comprensione dell’eziologia del diabete di tipo 2 hanno stabilito il coinvolgimento del sistema immunitario. Questi progressi evidenziano le potenzialità delle terapie immunomodulanti per il trattamento di questa condizione. Ho discusso le strategie immunoterapeutiche attuali e nuove e l'importanza dell'uso dei biomarcatori. E’ necessario rivalutare la gestione clinica del diabete di tipo 2 e stratificare i pazienti in base al loro stato immunitario , prima di iniziare la terapia, per rendersi conto delle potenzialità delle strategie immunomodulanti per la cura di questa patologia
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