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Neuroscienze dello sviluppo e psicologia clinica perinatale
Negli ultimi anni, la ricerca neuroscientifica ha permesso l’individuazione di diversi punti di contatto con la psicoanalisi offrendo una base morfofunzionale a funzioni specifiche della mente sulle quali si sono fondate teorie psicoanalitiche. In specifico le neuroscienze stanno indagando in ambiti che sono da sempre stati prerogativa della psicoanalisi . La psicoanalisi è una teoria degli affetti e le neuroscienze hanno ampliato il campo di indagine relativo ai processi affettivi , iniziando a focalizzare gli studi sulla funzione degli scambi relazionali precoci, riscontrati indispensabili per la maturazione cerebrale, come supporto per il dispiegarsi dello sviluppo dei circuiti cerebrali. Alla nascita si riscontra una predisposizione mediata dai sistemi neurali di condivisione della esperienza affettivo-emotiva attraverso le prime relazioni, che consentiranno di portare a maturazione il cervello (Schore, 2003).
Recenti progressi hanno consentito alla scienza evolutiva un ampliamento di orizzonti : settori disciplinari fino a pochi anni fa piuttosto isolati testimoniano di significative e stimolanti integrazioni, volte all’ampliamento della conoscenza dello sviluppo mentale infantile e all’individuazione di nuove prospettive preventive e terapeutiche. Il crescente interesse verso le tappe precoci dello sviluppo, anche attraverso le ricerche dell’Infant Research, ha attivato filoni di ricerca e metodologie, eterogenee (Teoria dell’Attaccamento, Psicologia sperimentale/ dello sviluppo/Neuroscienze ), accomunate da un unico oggetto di studio, il bambino nei suoi primi anni di vita .
In questo nuovo panorama culturale i contributi della neurobiologia e delle neuroscienze dello sviluppo stanno confermando le intuizioni della clinica psicoanalitica e aperto nuovi orizzonti alla comprensione di alcuni ambiti dello sviluppo psichico del bambino, nell’origine e nel funzionamento mentale.
L’importanza delle prime relazioni del bambino con i genitori , la qualità delle modulazioni affettive, l’emergere delle forme di intersoggettività sono ampiamente riconosciute come fondanti lo sviluppo della mente e le neuroscienze stanno fornendo importanti contributi alla comprensione di queste dinamiche affettivo-relazionali ( Gallese, Shore, Siegel , et al). In particolare le neuroscienze dello sviluppo dagli anni Ottanta a oggi, hanno compiuto enormi progressi nel campo della fisiologia del sistema nervoso e dei rapporti tra strutture cerebrali e funzioni mentali. La conoscenza più approfondita delle funzioni neuronali e delle strutture cerebrali ha aperto nuovi scenari alle discipline del settore: le scoperte prodotte dalla biologia molecolare, ad esempio, hanno consentito nuove strategie terapeutiche nel trattamento delle malattie genetiche o degenerative .
Si riconosce la matrice dell’intersoggettività come centrale nello sviluppo infantile (Carli, Rodini, 2008) e, di conseguenza , il formarsi delle funzioni psichiche come strettamente dipendente dal tipo e dalla qualità dell’ incontro intersoggettivo che si realizza nei primi anni di vita: individuando nel sistema diadico di scambio madre-bambino la matrice che favorisce lo sviluppo della mente: le esperienze relazionali attivano circuiti neurali e modulano le emozioni modificando la struttura cerebrale infantile, nonché quella materna.
Le esperienze interpersonali dunque costruiscono le strutture e le funzioni del cervello da cui nasce la mente, modellata dalla costante e dinamica interazione tra esperienza interpersonale e processi neurobiologici ( Siegel, 1999): sono i rapporti con gli altri, con le figure che si prendono cura del bambino nei primi anni di vita, che favoriscono o inibiscono l’organizzazione dei circuiti neurali; la loro capacità di attivarsi in risposta agli stimoli consente l’espressione del progetto geneticamente determinato. Le relazioni interpersonali significative, se positive, possono favorire l’apprendimento di nuove capacità di organizzare il Sé: la mente si sviluppa da queste interazioni attraverso l’apprendimento come processo continuo di acquisizione di informazioni e di costruzione di senso, che organizza la mente stessa e che condiziona il modo stesso di acquisire ed elaborare informazioni. Le esperienze precoci attivano circuiti neurali che vengono mantenuti, modificati o eliminati in base alle successive esperienze, mentre nuove connessioni vengono attivate o disattivate. In epoca fetale e neonatale le esperienze somatiche , sensoriali , motorie ed emotive costruiscono le reti neurali che forniscono al bambino le fondamenta per la capacità di sentire un sé somatico.
Le scienze dello sviluppo ci stanno proponendo una descrizione dettagliata di come i diversi tipi di esperienza relazionale precoce esercitino una influenza sulla struttura psichica in evoluzione e le neuroscienze stanno attualmente delineando le strutture e le funzioni dei sistemi cerebrali che processano le informazioni provenienti dalle relazioni che mediano l'attaccamento e che sottendono i meccanismi della soggettività e dell'intersoggettività . Nessun modello psicoanalitico teorico attuale può essere solamente psicologico, ma deve necessariamente tenere in considerazione sia la funzione psichica sia la struttura biologica( Schore, 2005).
Nella prospettiva multidisciplinare delle scienze dello sviluppo e della psicologia clinica perinatale , il dialogo neuroscienze- psicoanalisi può favorire dunque la comprensione dei funzionamenti mentali nel bambino e arricchire , oltre ai propri ambiti di ricerca, la teoria dell’azione terapeutica