30 research outputs found

    What Is Hidden Behind Inferior Negative T Waves: Multiple Cardiac Glomangiomas

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    Abstract Negative T waves in the inferior leads in an asymptomatic 17-year-old female patient prompted a diagnostic evaluation disclosing the presence of multiple cardiac glomangiomas. The combination of different imaging modalities (echocardiography, magnetic resonance, and positron emission tomography/computed tomography) and myocardial biopsy was crucial to establishing the correct diagnosis. (Level of Difficulty: Advanced.

    Valve disease in cardiac amyloidosis: an echocardiographic score

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    Cardiac amyloidosis (CA) may affect all cardiac structures, including the valves. From 423 patients undergoing a diagnostic workup for CA we selected 2 samples of 20 patients with amyloid transthyretin (ATTR-) or light-chain (AL-) CA, and age- and sex-matched controls. We chose 31 echocardiographic items related to the mitral, aortic and tricuspid valves, giving a value of 1 to each abnormal item. Patients with ATTR-CA displayed more often a shortened/hidden and restricted posterior mitral valve leaflet (PMVL), thickened mitral chordae tendineae and aortic stenosis than those with AL-CA, and less frequent PMVL calcification than matched controls. Score values were 15.8 (13.6-17.4) in ATTR-CA, 11.0 (9.3-14.9) in AL-CA, 12.8 (11.1-14.4) in ATTR-CA controls, and 11.0 (9.1-13.0) in AL-CA controls (p = 0.004 for ATTR- vs. AL-CA, 0.009 for ATTR-CA vs. their controls, and 0.461 for AL-CA vs. controls). Area under the curve values to diagnose ATTR-CA were 0.782 in patients with ATTR-CA or matched controls, and 0.773 in patients with LV hypertrophy. Patients with ATTR-CA have a prominent impairment of mitral valve structure and function, and higher score values. The valve score may help identify patients with ATTR-CA among patients with CA or unexplained hypertrophy

    Isolation and determination of alpha-dicarbonyl compounds by RP-HPLC-DAD in green and roasted coffee

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    Glyoxal, methylglyoxal, and diacetyl formed as Maillard reaction products in heat-treated food were determined in coffee extracts (coffee brews) obtained from green beans and beans with different degrees of roast. The compounds have been reported to be mutagenic in vitro and genotoxic in experimental animals in a number of papers. More recently, α-dicarbonyl compounds have been implicated in the glycation process. Our data show that small amounts of glyoxal and methylglyoxal occur naturally in green coffee beans. Their concentrations increase in the early phases of the roasting process and then decline. Conversely, diacetyl is not found in green beans and forms later in the roasting process. Therefore, light and medium roasted coffees had the highest glyoxal and methylglyoxal content, whereas dark roasted coffee contained smaller amounts of glyoxal, methylglyoxal, and diacetyl. For the determination of coffee α-dicarbonyl compounds, a reversed-phase high performance liquid chromatography with a diode array detector (RP-HPLC-DAD) method was devised that involved the elimination of interfering compounds, such as chlorogenic acids, by solid phase extraction (SPE) and their derivatization with 1,2-diaminobenzene to give quinoxaline derivatives. Checks of SPE and derivatization conditions to verify recovery and yield, respectively, resulted in rates of 100%. The results of the validation procedure showed that the proposed method is selective, precise, accurate, and sensitive

    Determinazione dei composti alfa-dicarbonilici in alimenti ad alto tenore di zuccheri

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    I composti alfa-dicarbonilici si trovano nei prodotti alimentari in quanto prodotti della reazione di Maillard e di caramellizzazione. Sono pertanto presenti in prodotti termicamente trattati quali pane e caffè tostato, ma anche in prodotti come vino rosso e bianco che hanno subito la fermentazione malolattica. Sono inoltre stati trovati negli oli vegetali e nel caffè verde dove si formano come prodotti finali della perossidazione lipidica. L’interesse per questi composti ha superato l’ambito analitico da quando ne sono state evidenziate le proprietà mutagene e citotossiche in vitro e genotossiche in animali da esperimento e si è volto alle possibili implicazioni tossicologiche della loro presenza negli alimenti. Tale interesse si è rinnovato da quando è stata evidenziata l’importanza dei prodotti di glicazione nello sviluppo delle malattie cardiovascolari, neurodegenerative e diabete. E’ stato infatti dimostrato che i derivati alfa-dicarbonilici portano in vivo alla formazione dei prodotti di glicazione avanzata ed è per questo molto attuale il dibattito riguardo le conseguenze della loro ingestione con gli alimenti. Numerosi sono i metodi proposti in letteratura per la determinazione dei composti alfa-dicarbonilici; il più utilizzato richiede la derivatizzazione con 1,2-diamminobenzene prima della determinazione delle risultanti chinossaline mediante CG-MS o RP-HPLC-DAD. Tuttavia tale metodo non trova applicazione generale a causa della variabilità delle matrici alimentari. Per la determinazione dei derivati alfa-dicarbonilici nel caffè è stata infatti necessaria l’estrazione di questi composti dalla bevanda prima della derivatizzazione per l’interferenza di un acido clorogenico. In altri alimenti, ricchi di zuccheri semplici, prodotti alfa-dicarbonilici si possono formare durante il processo di derivatizzazione, dipendentemente dalle condizioni di reazione, infatti, l’ambiente basico o/e le temperature indicate dalla gran parte degli autori, provocano la frammentazione degli zuccheri presenti e la formazione di diversi composti alfa-dicarbonilici. Questo determina falsi positivi o sovrastime dei derivati alfa-dicarbonilici effettivamente presenti nell’alimento. Scopo di questo lavoro è lo studio delle condizioni che permettano di ottenere una elevata resa di derivatizzazione senza provocare la frammentazione ossidativa degli zuccheri eventualmente presenti. L’analisi quali-quantitativa dei composti alfa-dicarbonilici derivatizzati è stata condotta mediante le tecniche RP-HPLC-DAD e RP-HPLC-ESI-MS ed applicata a differenti matrici alimentari ad alto tenore zuccherino

    Determinazione dei composti alfa-dicarbonilici in alimenti ad alto tenore di zuccheri

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    I composti alfa-dicarbonilici si trovano nei prodotti alimentari in quanto prodotti della reazione di Maillard e di caramellizzazione. Sono pertanto presenti in prodotti termicamente trattati quali pane e caffè tostato, ma anche in prodotti come vino rosso e bianco che hanno subito la fermentazione malolattica. Sono inoltre stati trovati negli oli vegetali e nel caffè verde dove si formano come prodotti finali della perossidazione lipidica. L’interesse per questi composti ha superato l’ambito analitico da quando ne sono state evidenziate le proprietà mutagene e citotossiche in vitro e genotossiche in animali da esperimento e si è volto alle possibili implicazioni tossicologiche della loro presenza negli alimenti. Tale interesse si è rinnovato da quando è stata evidenziata l’importanza dei prodotti di glicazione nello sviluppo delle malattie cardiovascolari, neurodegenerative e diabete. E’ stato infatti dimostrato che i derivati alfa-dicarbonilici portano in vivo alla formazione dei prodotti di glicazione avanzata ed è per questo molto attuale il dibattito riguardo le conseguenze della loro ingestione con gli alimenti. Numerosi sono i metodi proposti in letteratura per la determinazione dei composti alfa-dicarbonilici; il più utilizzato richiede la derivatizzazione con 1,2-diamminobenzene prima della determinazione delle risultanti chinossaline mediante CG-MS o RP-HPLC-DAD. Tuttavia tale metodo non trova applicazione generale a causa della variabilità delle matrici alimentari. Per la determinazione dei derivati alfa-dicarbonilici nel caffè è stata infatti necessaria l’estrazione di questi composti dalla bevanda prima della derivatizzazione per l’interferenza di un acido clorogenico. In altri alimenti, ricchi di zuccheri semplici, prodotti alfa-dicarbonilici si possono formare durante il processo di derivatizzazione, dipendentemente dalle condizioni di reazione, infatti, l’ambiente basico o/e le temperature indicate dalla gran parte degli autori, provocano la frammentazione degli zuccheri presenti e la formazione di diversi composti alfa-dicarbonilici. Questo determina falsi positivi o sovrastime dei derivati alfa-dicarbonilici effettivamente presenti nell’alimento. Scopo di questo lavoro è lo studio delle condizioni che permettano di ottenere una elevata resa di derivatizzazione senza provocare la frammentazione ossidativa degli zuccheri eventualmente presenti. L’analisi quali-quantitativa dei composti alfa-dicarbonilici derivatizzati è stata condotta mediante le tecniche RP-HPLC-DAD e RP-HPLC-ESI-MS ed applicata a differenti matrici alimentari ad alto tenore zuccherino

    Potential anticaries activity of wine

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    In antiquity wine was considered to have health benefits. The positive effects on temper and health and also the properties to enhance the storage and to make edible to many foods were particularly esteemed. Recent studies, carried out in the last decade, have confirmed that moderate wine drinking might reduce the risk of gastroenteric infection caused by entero-pathogenic bacteria and demonstrated that wine showed antibacterial activity against Helicobacter pylori. On these basis and considering that wine is often consumed many times during the day and during meals, we explored the antibacterial activity of wine against bacteria which undermine oral cavity health due to important role in caries development. To this purpose two commercial Italian wines, a red wine and a white wine, were tested for antibacterial activity against nine oral Streptococci. Both wines were proved to be active against several Streptococci, among which S. mutans that is the most important aetiological agent for the caries. Further investigations showed that the antibacterial activity of wine was not due neither to the ethanol content, nor to the acidic pH induced by wine in the culture medium, nor to wine polyphenols. The wine component separation carried out by dialysis and solid phase extraction, permitted to point out the responsible for the antibacterial activity that were acetic, citric, lactic, malic, succinic and tartaric acids, which occur in grapes or are produced during malolactic fermentation. Therefore, considering that caries is a multifactorial pathology, that needs the presence and the colonization of pathogen bacteria to develop, we can attribute to wine a potential anticaries activity due to the antibacterial activity of the organic acids occurring in the beverage

    Hydroxycinnamic acid derivatives occurring in Cichorium endivia vegetables

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    Polyphenols are biologically active compounds found in plants and present in plant-derived foods that are intrinsic components of human diets. Among these, hydorxycinnamic acids are widely distributed in the plant kingdom (seeds, fruits, tubers, and the herbaceous parts of many vegetable species), but the levels and chemical forms vary markedly depending on the plant source. Hydroxycinnamic acids occur naturally in combination with other compounds, usually in the form of esters. These compounds can act as antioxidants because they act as free radical scavengers, singlet oxygen quencers, or metal chelators (1). These actions make plant foods of particular importance in our diet because it has been demonstrated that their consumption protects living organisms from oxidative damage, resulting in the prevention of chronic pathologies (2). So to know hydroxycinnamic acid derivatives edible vegetable composition results of great interest. In this work we analyzed the methanolic extract of two endive varieties, i.e. Cichorium endivia var. crispum and Cichorium endivia var. latifolium largely consumed in Italian diet. The investigation was carried out using HPLC/DAD/MS. The obtained results indicated that 5-caffeoylquinic acid, 5-feruloylquinc acid, and 3,4-dicaffeoylquinic acid are present in both the vegetables, while 3,5-dicaffeoylquinc acid is present only in Cichorium endivia var. crispum, and 3-caffoylquinc acid and cis-caftaric acid only in Cichorium endivia var. latifolium

    AttivitĂ  antiradicalica delle melanoidine della birra

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    La reazione di Maillard o di imbrunimento non enzimatico è una complessa reazione che inizia con la condensazione fra il gruppo carbonilico di uno zucchero ed un ammino gruppo di un amminoacido o di una proteina e che prosegue attraverso spontanei riarrangiamenti della base di Shiff formatasi che portano a prodotti più stabili, genericamente indicati come composti di Amadori. Tali composti, che rappresentano gli intermedi chiave delle reazioni autocatalitiche che hanno luogo successivamente, possono subire degradazione e dare origine a derivati del furfurale e ai reduttoni, i quali possono reagire ulteriormente determinando, nell’ultimo stadio della reazione, la formazione di macromolecole brune azotate, note come melanoidine. Tali macromolecole, che sono largamente distribuite negli alimenti termicamente trattati a cui conferiscono il caratteristico colore bruno, sono dotate di proprietà sia benefiche che negative per la salute tra le quali vi sono la capacità antiossidante in vitro ed ex vivo, le proprietà prebiotiche, l’attività mutagena e genotossica. E’ stato inoltre recentemente dimostrato che le melanoidine apportate con la dieta sono in grado di legarsi, al pari dei composti di glicazione avanzata (AGEs) endogeni, ai recettori degli AGEs (RAGE) stimolando il rilascio dell’anione superossido e di citochine pro-infiammatorie, con effetti deleteri sui tessuti. Tra le melanoidine più studiate, sia dal punto di vista chimico che biologico, vi sono quelle che si formano nel caffè in seguito al processo di torrefazione. La presenza di derivati melanoidinici è stata dimostrata anche in altre matrici alimentari quali prodotti da forno, caffè d’orzo, salsa di soia, e birra. In particolare, la birra, bevanda a basso tenore alcolico il cui consumo è molto diffuso, è stata in questi ultimi anni oggetto di studio per i suoi effetti positivi sulla salute umana in quanto è stata dimostrata una relazione inversa tra consumo di birra e insorgenza di alcune forme di cancro e delle malattie cardiovascolari. Tale attività protettiva è stata correlata alla capacità antiossidante della bevanda, che a sua volta è associata al suo elevato contenuto di polifenoli. La presente ricerca ha come scopo 1) la verifica l’attività antiradicalica ex vivo nei confronti del radicale perossidico nel sistema microsomiale di cellule di fegato di ratto e 2) l’isolamento dei composti responsabili di tale attività. Allo scopo è stata analizzata una birra scura a doppio malto del commercio. I risultati hanno dimostrato che la birra è in grado di inibire completamente la perossidazione dei lipidi microsomiali, anche quando questa è indotta da xenobiotici e che i responsabili di tale attività sono prevalentemente i componenti ad alto peso molecolare isolati tramite dialisi e cromatografia di gel filtrazione. Tale attività protettiva sembra dovuta alle proprietà antiradicaliche, al potere riducente e alla capacità di chelare i metalli pesanti

    Management of complications of cardiac amyloidosis: 10 questions and answers

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    Amyloidosis is a systemic disorder characterized by extracellular deposition of insoluble fibrils. The most common forms are amyloid light chain and amyloid transthyretin (ATTR) amyloidoses. Cardiac involvement may be found in both these forms, and is an important cause of morbidity and mortality. The clinical presentation of cardiac amyloidosis (CA) may be represented by congestive heart failure (HF), possibly progressing to end-stage HF, as well as atrial fibrillation with possible thromboembolic events, and also conduction disturbances related to amyloid infiltration of conduction fibres. Beyond therapies targeting the blood dyscrasia or the ATTR amyloidogenic cascade, a careful choice of drug therapies, need for device implantation, and possibly treatments for advanced HF is then warranted. In the present review, we try to provide a useful guide to clinicians treating patients with CA by enucleating 10 main questions and answering them based on the evidence available as well as expert opinion and our clinical experience
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