91 research outputs found
Nuove relazioni per la stima della Magnitudo da dati macrosismici per terremoti di area etnea
Le relazioni intensitĂ -magnitudo comunemente utilizzate su scala nazionale non sono applicabili ai terremoti dell'Etna in quanto i valori di magnitudo cosĂŹ ricavati risultano fortemente sovrastimati rispetto a quelli strumentali osservati. Questa discrepanza è legata ai particolari caratteri della sismicitĂ dellâarea vulcanica che, a causa degli ipocentri molto superficiali (H ⤠3 km), è in grado di produrre elevati valori di intensitĂ macrosismica (Io = X EMS-98) nonostante modesti rilasci energetici (Mmax â 4.8).
Per questa ragione nel passato sono state proposte relazioni intensitĂ -magnitudo specifiche per lâarea etnea (Patanè et al., 1986; Azzaro e Barbano, 1997), basate su dataset strumentali composti da magnitudo in durata MD. Tuttavia, è noto in letteratura che la MD risulta generalmente sottostimata rispetto alla magnitudo locale ML, e di recente sono state proposte nuove relazioni per minimizzarne lo scarto (Gasperini, 2002; Castello et al., 2007); per lâarea etnea tale differenza può raggiungere valori di circa 0.5 per magnitudo superiori a 3.0 (DâAmico e Maiolino, 2005). Dâaltro canto per la parametrizzazione dei terremoti nel catalogo sismico nazionale CPTI (Gruppo di lavoro CPTI, 2004, e successiva release), vengono assunti come riferimento i valori di magnitudo locale ML e magnitudo momento Mw.
La recente implementazione tecnologica delle rete sismica locale etnea (INGV-CT) ha reso disponibili, di routine, valori di ML anche per questâarea, nonchĂŠ stime del momento sismico M0 ricavate attraverso relazioni specifiche (Giampiccolo et al., 2007). A partire da questi nuovi dati, al fine di rendere omogenea e piĂš precisa la stima della magnitudo per i terremoti storici dellâEtna, è stata calcolata una relazione tra intensitĂ e magnitudo locale ML, da cui è anche possibile ricavare la magnitudo momento Mw.
Il dataset di input è costituito dai dati di intensitĂ epicentrale I0 riportati nel Catalogo Macrosismico dei Terremoti Etnei (CMTE, Azzaro et al., 2000, 2002, 2006), aggiornati agli eventi piĂš recenti, e dai valori di ML relativi alle reti sismiche nazionale e locale (Castello et al., 2006; DâAmico e Maiolino, 2005; Gruppo Analisi Dati Sismici, 2008). Nel caso in cui si hanno, per uno stesso terremoto, piĂš valori di ML provenienti da reti differenti, è stato calcolato il valore medio.
Complessivamente sono stati recuperati i dati relativi a 47 terremoti dal 1971 al 2008. La distribuzione dei valori di magnitudo per classi di intensità macrosismica, mostrata in Figura 1, presenta una dispersione elevata, per cui si è preferito effettuare la regressione utilizzando il valore medio di ML per ogni grado di intensità .
Anche il valore medio di ML per grado di intensitĂ mostra una certa dispersione del campione, dovuta, oltre che ai pochi dati disponibili, anche ad un effetto di scattering causato dallâincertezza nei valori di I0, soprattutto per gli intervalli di intensitĂ 4-5 e 5-6.
La Figura 2 mostra che la distribuzione delle magnitudo per i dati del catalogo macrosismico è confrontabile con quella dei terremoti registrati dalla rete sismica dellâEtna. In particolare il trend rimane costante sia per terremoti poco energetici che per quelli piĂš forti.
La Fig. 3 (in alto) mette a confronto la relazione ottenuta I0-ML con quella precedente di Azzaro e Barbano (1997), ricavata da magnitudo in durata MD. Si osserva, a partire da I0 = 7, una sottostima della MD fino a circa 0.5 rispetto alla ML, come peraltro giĂ noto dalle regressioni di dati strumentali MD-ML.
Infine, utilizzando la relazione ML-logMo calcolata da Giampiccolo et al. (2007) sulla base di dati strumentali osservati, è possibile stimare il valore del momento sismico M0 e da questo ottenere la magnitudo momento MW attraverso relazioni di letteratura (Fig. 3, in basso). Applicando Hanks e Kanamori (1979) si osserva che i valori di MW cosÏ ricavati sono inferiori di circa 1.0-1.5 gradi rispetto a quelli ottenuti dalla relazione di Gasperini (2004) utilizzata per la parametrizzazione dei terremoti del catalogo nazionale CPTI
A new MD-ML relationship for Mt. Etna earthquakes (Italy)
A homogenous database of magnitude observations is a basic requirement
for seismic hazard estimation and other seismic studies. Unfortunately,
the magnitude reported in the seismic catalogue of Mt. Etna is not
homogenous. Only the duration magnitude (MD) is available up to 2005,
while since then the more stable local magnitude (ML) has also been calculated.
To have a uniform dataset, earthquake data recorded at Mt. Etna
during the period 2005-2014 were used to derive a new relationship between
local and duration magnitude, by applying the General Orthogonal
Regression (GOR), which is an alternative to least squares when the
ratio between errors on the independent and the dependent variables can
be estimated. The relationship obtained is:
ML = 1.164 (Âą0.011) *MD â 0.337 (Âą0.020)
The new relationship allows to back-extend the local magnitude dataset
to cover a period of about 15 year
Faglie e terremoti allâEtna: analisi delle ricorrenze degli eventi sismici e confronto fra ipotesi stazionarie e time-dependent per la stima della pericolositĂ sismica
I modelli di pericolositĂ sismica tradizionali utilizzano ipotesi semplificate di distribuzione omogenea della sismicitĂ nello spazio, e stazionaria nel tempo. Negli ultimi decenni, grazie anche ad una aumentata disponibilitĂ di osservazioni geologiche e paleosismologiche, stanno prendendo rilievo modelli piĂš strettamente collegati alla fagliazione sismogenetica, che tengano in considerazione anche le variazioni temporali legate al ciclo sismico.
In Italia, queste applicazioni sono prevalentemente a carattere metodologico ed esplorativo, dato che solo un limitatissimo numero di strutture sismogenetiche dispone di dati osservativi indispensabili per questo tipo di analisi (ad es. Pace et al., 2006; Peruzza, 2006; Peruzza et al., 2008). Tra queste, le faglie etnee rappresentano un caso di studio particolare per entitĂ , tipologia e frequenza della fagliazione superficiale e della sismicitĂ associata (Azzaro, 1999).
Per tale motivo, nellâambito del progetto DPC V4-Flank finalizzato alla valutazione dellâhazard connesso alla dinamica di fianco allâEtna, abbiamo applicato ai principali sistemi di faglie attive dellâedificio vulcanico, le tecniche di stima dellâhazard basate sulle ipotesi di terremoto caratteristico e dipendenza temporale dallâultimo evento.
A partire dal modello sismotettonico (Azzaro, 2004) e dal catalogo sismico di riferimento (CMTE, Azzaro et al., 2000, 2002, 2006), sono state analizzate le sequenze di eventi sismici attribuibili alle diverse strutture sismogenetiche e ricostruite le loro storie sismiche. Una caratteristica comune nello stile di rilascio sismico di molte faglie è la presenza di terremoti maggiori e minori alternati nel tempo, in una sorta di cicli sismici intervallati da brevi periodo di ritorno (decine di anni) (Fig. 1 in alto). Eâ evidente, per alcune strutture sismogenetiche contigue, anche la loro attivazione alternata nel tempo (Fig. 1 in basso).
Per ogni singola faglia sono stati quindi verificati i possibili modelli di occorrenza applicando distribuzioni diverse in accordo con ipotesi stazionarie o time-dependent
(Fig. 2). I risultati preliminari suggeriscono una certa periodicitĂ degli eventi maggiori associati alle diverse strutture, rappresentata dal coefficiente di variazione sul dataset degli intertempi.
Dal momento che le stime di hazard sismico variano in relazione al diverso tempo trascorso dallâultimo terremoto su ciascuna struttura, applicando un processo con memoria attraverso una funzione di distribuzione del tipo BPT, è stato calcolato lâincremento o la diminuzione della probabilitĂ di un successivo evento sismico, rispetto alle ipotesi poissoniane.
Gli sviluppi previsti sono mirati a comprendere anche il ruolo delle strutture sismogenetiche analizzate nei processi geodinamici locali
Localizzazione probabilistica 3D (NonLinLoc) applicata allâarea calabro-peloritana
Sono presentati e discussi i risultati
preliminari relativi ad una ri-localizzazione
probabilistica non-lineare 3D dei terremoti
dellâarea compresa tra il Tirreno meridionale
e lâArco Calabro-Peloritano (Italia
meridionale).
Scopo del lavoro è dimostrare che
lâapplicazione di unâapproccio probabilistico
non-lineare nella localizzazione dei terremoti
può fornire dei risultati piÚ accurati ai fini
della sorveglianza, ovviando al problema
degli outlier, rispetto alle tecniche di
localizzazione lineari (e.g. Hypoellipse), che
minimizzano simultaneamente tutti i residui
tra fasi osservate e calcolate.
Il programma utilizzato è NonLinLoc
[Lomax, et al., 2000; Lomax, et al., 2001;
Lomax, 2005; http://www.alomax.net/nlloc;
NonLinLoc di seguito] il quale permette di
effettuare unâefficiente ricerca globale dello
spazio dei parametri ipocentrali (coordinate
spaziali e tempo origine) ottenendo una
stima della funzione densitĂ di probabilitĂ
(pdf, probability density function) a
posteriori. La pdf fornisce una descrizione
completa della localizzazione e delle sue
incertezze; il campionamento dello spazio
dei parametri ipocentrali è stato fatto
mediante la tecnica Oct-tree nella regione
compresa tra 37.75 e 39.40 N in latitudine e
tra 14.80 e 16.80 E in longitudine, e
utilizzando tutti gli eventi con profonditĂ H
â¤30 km.
La struttura dellâOct-tree è stata imposta in
100,000 celle ed un insieme di queste celle
viene poi salvata in modo da poter
rappresentare graficamente la pdf mediante
nubi di punti a diversa densitĂ .
Il dataset utilizzato per le nostre analisi è
composto da 1,304 terremoti, di 1.0<M<4.3,
registrati nel periodo compreso tra il 1994 e
il 2006; il modello di velocità 3D adottato è
stato ottenuto da Barberi et al., 2008 [poster
presentato a questo convegno] invertendo lo stesso dataset, mediante lâutilizzo del
software TomoDD.
I risultati ottenuti sono stati confrontati sia
con le localizzazioni 1D (Hypoellipse) che
con quelle 3D. Si evidenzia una maggiore
clusterizzazione degli eventi e, soprattutto,
un evidente miglioramento della qualitĂ delle
localizzazioni utilizzando il modello di
velocitĂ crostale 3D. Per cui riteniamo che,
lâapplicazione del metodo probabilistico
associato ad un buon modello di velocitĂ 3D,
può essere utilizzato ai fini di sorveglianza
Localizzazione probabilistica 3D (NonLinLoc) applicata allâarea calabro-peloritana
Sono presentati e discussi i risultati
preliminari relativi ad una ri-localizzazione
probabilistica non-lineare 3D dei terremoti
dellâarea compresa tra il Tirreno meridionale
e lâArco Calabro-Peloritano (Italia
meridionale).
Scopo del lavoro è dimostrare che
lâapplicazione di unâapproccio probabilistico
non-lineare nella localizzazione dei terremoti
può fornire dei risultati piÚ accurati ai fini
della sorveglianza, ovviando al problema
degli outlier, rispetto alle tecniche di
localizzazione lineari (e.g. Hypoellipse), che
minimizzano simultaneamente tutti i residui
tra fasi osservate e calcolate.
Il programma utilizzato è NonLinLoc
[Lomax, et al., 2000; Lomax, et al., 2001;
Lomax, 2005; http://www.alomax.net/nlloc;
NonLinLoc di seguito] il quale permette di
effettuare unâefficiente ricerca globale dello
spazio dei parametri ipocentrali (coordinate
spaziali e tempo origine) ottenendo una
stima della funzione densitĂ di probabilitĂ
(pdf, probability density function) a
posteriori. La pdf fornisce una descrizione
completa della localizzazione e delle sue
incertezze; il campionamento dello spazio
dei parametri ipocentrali è stato fatto
mediante la tecnica Oct-tree nella regione
compresa tra 37.75 e 39.40 N in latitudine e
tra 14.80 e 16.80 E in longitudine, e
utilizzando tutti gli eventi con profonditĂ H
â¤30 km.
La struttura dellâOct-tree è stata imposta in
100,000 celle ed un insieme di queste celle
viene poi salvata in modo da poter
rappresentare graficamente la pdf mediante
nubi di punti a diversa densitĂ .
Il dataset utilizzato per le nostre analisi è
composto da 1,304 terremoti, di 1.0<M<4.3,
registrati nel periodo compreso tra il 1994 e
il 2006; il modello di velocità 3D adottato è
stato ottenuto da Barberi et al., 2008 [poster
presentato a questo convegno] invertendo lo stesso dataset, mediante lâutilizzo del
software TomoDD.
I risultati ottenuti sono stati confrontati sia
con le localizzazioni 1D (Hypoellipse) che
con quelle 3D. Si evidenzia una maggiore
clusterizzazione degli eventi e, soprattutto,
un evidente miglioramento della qualitĂ delle
localizzazioni utilizzando il modello di
velocitĂ crostale 3D. Per cui riteniamo che,
lâapplicazione del metodo probabilistico
associato ad un buon modello di velocitĂ 3D,
può essere utilizzato ai fini di sorveglianza
Forecasting macroseismic scenarios through anisotropic attenuation: a Bayesian approach
In this work we aim at two objects: quantifying, by a binomial-beta probabilistic model, the uncertainty involved in the assessment of the intensity decay, an ordinal quantity often incorrectly treated as real variable, and, given the finite dimension of the fault, modelling non-symmetric decays but exploiting information collected from previous studies on symmetric cases. To this end we transform the plane so that the ellipse having the fault length as maximum axis is changed into a circle with fixed diameter.
We start from an explorative analysis of a set of macroseismic fields representative of the Italian seismicity among which we identify three different decay trends by applying a hierarchical clustering method. Then we focus on the exam of the seismogenic area of Etna volcano where some fault structures are well recognizable as well as the anisotropic trend of the attenuation. As in volcanic zones the seismic attenuation is much quicker than in other zones, we first shrink and then transform the plane so that the decay becomes again symmetric. Following the Bayesian paradigm we update the model parameters and associate the estimated values of the intensity at site with the corresponding locations in the original plane. Backward validation and comparison with the deterministic law are also presented
Terremoti con effetti macrosismici in Sicilia orientale nel periodo Gennaio 2009 - Dicembre 2013
Sono analizzati ed elaborati i dati dei rilievi macrosismici relativi ai terremoti verificatisi in Sicilia nel periodo
2009-2013. Si tratta di eventi che hanno provocato effetti macrosismici di rilievo e/o danneggiamento per
la maggior parte localizzati nellâ area etnea, cui si aggiungono alcuni terremoti di magnitudo moderata,
legati a sequenze sismiche significative verificatisi nei settori ibleo, peloritano e eoliano.
I dati sono stati raccolti e elaborati secondo le procedure operative di prassi adottate in questi casi dal gruppo
QUEST (ex-TTC 1.11 â Osservazioni e monitoraggio macrosismico del territorio nazionaleâ ) dellâ INGV, e
successivamente parametrizzati secondo gli standard adottati per la compilazione del catalogo CPTI e banca dati
macrosismica DBMI (ex-TTC 5.1 â Banche dati e metodi macrosismiciâ )
Probability distribution of the macroseismic intensity attenuation in the Italian volcanic districts
We present the probabilistic version of the analysis performed in Azzaro et al. (2006a) on the attenuation of the seismic intensity in Italian volcanic districts. The main results are the estimate of the probability distribution of the intensity at site IS, conditioned on the site-epicenter distance d and on I0, and then, assuming the mode of this distribution as estimator of IS, the forecasting of future macroseismic fields given I0. To this end we have modified the method presented in Rotondi and Zonno (2004) by inserting the following innovative elements: identification of possible different trends and exploitation of knowledge from prior experience or data.
Data set. The intensity dataset considered in the present analysis is the same used in the study by Azzaro et al. (2006a), based on a deterministic approach. We consider a total of 38 earthquakes located in the Italian volcanic areas, so distributed: Etna region (24 events), Aeolian Islands (6 events), Vesuvius-Ischia (3 events) and Albani Hills (5 events). The CMTE local earthquake catalogue (Azzaro et al., 2000, 2002, 2006b) has been used for the Etna region while for the other Italian volcanic districts (Aeolian Islands, Ischia, Vesuvius and Albani Hills) the CPTI04 Italian seismic catalogue (Gruppo di lavoro CPTI, 2004) and the DBMI04 associated database (Stucchi et al., 2007) have been considered (Tab. 1). For the analysis, subsets of earthquakes with epicentral intensity I0 ⼠VII MCS and I0 ⼠VI MCS were used for the Etna region and for the other Italian volcanic districts, respectively.
Probability model. We cite here the key-elements of the probabilistic method, referring to Rotondi and Zonno (2004) for a detailed description. Instead of adding a gaussian error to deterministic relationships which express the intensity decay as a function of some factors (epicentral intensity, site-epicenter distance, depth, site types, and styles of faulting), we treat the decay as an aleatory variable defined on the domain {0, I0}. Consequently, we assume that the intensity IS is a discrete binomial distributed variable Bin(I0 , p) where pI0 means the probability of null decay, and p belongs to [0,1]. According to the Bayesian approach, p is considered as a random variable following the beta distribution Beta(Îą, β). Since mean and variance of p are functions of the Îą, β hyperparameters, we can express our initial knowledge on the decay process through these parameters. To do this, we have divided each macroseismic field in bins of fixed width and the intensity data points in subsets according to this spatial subdivision. For each bin we have repeated the following procedure: a) assessing the prior values to Îą, β, that is a prior distribution for p; b) updating, through Bayesâ theorem, the hyperparameters on the basis of the current observations; c) estimating the p parameter through the mean of its posterior distribution. By substituting this estimate in the distribution Bin(I0 , p), we obtain an updated binomial distribution indicated as plug-in distribution. Its mode has been assumed as the expected value of the intensity at the sites within the corresponding bin. To predict the intensity at any distance we have smoothed the pâs estimated in the different bins through a monotonically decreasing function; the lowest mean squared error was given by the inverse power function .
Hence, the mode of the plug-in distribution obtained by setting p=g(d) provides an expected value for IS at any distance. If, on the contrary, we assume that, from the attenuation viewpoint, the sites inside any bin behave in the same way, we can average over the domain [0,1] of p by integrating the product of the likelihood with respect to the posterior Beta distribution of p. In this way we have obtained the so-called predictive distribution for every bin and its mode is taken as expected value for IS at any site inside that bin.
Trends in the intensity decay. We have analysed the macroseismic field of the 38 earthquakes constituting our dataset (Tab. 1) by drawing the decay versus the site-epicenter distance of each data point. A quick look at these graphical representations suggests that these earthquakes do not show an homogeneous decay. To identify different trends in the decay, we have synthetized the information contained in each field by collecting, in a matrix, median, mean, and quartile of each set of distances from the epicenter of the points with the same ÎI. Then we have applied to this matrix a clustering algorithm based on the evaluation of the distance between each pair of rows of the matrix. The dataset has been thus partitioned into two groups of events according to their attenuation trend: the first set mainly formed by the earthquakes of Mt. Etna and Vesuvius-Ischia areas, the second one including the events of the Aeolian Islands and Albani Hills.
The set 1 shows an higher decay than the set 2, so two different spatial scales are required: bins of width 1 km for the set 1 and of width 25 km for the set 2. A similar classification analysis was performed in Zonno et al. (2008) on 55 earthquakes representative of the Italian territory; in that case three classes were identified.
The probabilistic analysis above described has been separately applied to the two sets, discriminating the events of from those of , and using as a priori distributions for the parameters pâs those indicated in Zonno et al. (2008) for the class of earthquakes with the highest attenuation. The hyperparameters Îąâs and βâs have been then updated through the observed intensity data points according to the expressions Îą=Îą0 + ÎŁNn=1 IS (n) and β= β0 + ÎŁNn=1 (I0 - IS (n)).
Some results. For each bin the values of the predictive probability function of for the Etna area and Aeolian Islands, are shown in Fig. 1; the squares indicate the values of the intensity decay computed through the logarithmic regressions (Tab. 2) obtained by Azzaro et al. (2006) with the same dataset. These values can be compared with the mode of the predictive function in each bin.
The fit between the two methods is good but much more information is provided by the probabilistic approach. In addition to the estimate of the intensity at any site, the probability distribution of IS provides a measure of the uncertainty and its values can be directly used in the software âSASHAâ (DâAmico and Albarello, 2007) to calculate the probabilistic seismic hazard at the site.
Conclusions. The identification of different decay trends produced by the clustering algorithm matches well with that already presented in the literature (Azzaro et al. 2006), and this suggests that the method could be successfully applied to other cases. Only two earthquakes in Albani Hills - 1876/10/26, I0 VI-VII, 1927/12/26, I0 VII-VIII - are unexpectedly included in the set 1 together with the events of Mt. Etna and Vesuvio-Ischia areas; further, detailed analyses are required to explain such an anomaly.
Some problems are still open: a) most of the earthquakes here considered have epicentral intensity I0 VII or VIII, so that we have evaluated the probability functions of IS conditioned on these two values of I0. Also other values of I0 must be used in the analysis; b) the method should be also validated on other earthquakes not included in the dataset of Tab. 1, on the basis of probabilistic measures of the degree to which the model predicts the decay in the data points of a macroseismic field (Rotondi and Zonno, 2004)
Probabilistic procedure to estimate the macroseismic intensity attenuation in the Italian volcanic districts
In this work we apply a probabilistic procedure to estimate the macroseismic intensity attenuation in the volcanic areas of Italy which allows to exploit additional information on historical earthquakes following the Bayesianapproach. The method starts from the intensity data points of the selected earthquakes and arrives at theassessment of the probability distribution for the intensity at a site given the epicentral intensity and thesite-epicenter distance. The CMTE local earthquake catalogue has been used for the Etna region while for theother Italian volcanic districts (Aeolian Islands, Ischia, Vesuvius and Albani Hills) the CPTI04 Italian seismic catalogue and the DBMI04 associated database have been considered. For the analysis, subsets of earthquakeswith epicentral intensity I0 ⼠VII MCS and I0 ⼠VI MCS were used for the Etna region and for the other Italian volcanic districts, respectively. Only earthquakes with more than 10 felt observations have been considered. The results show a specific attenuation trend for the Etna region compared with the other Italian volcanic areas
PROBABILISTIC PROCEDURE TO ESTIMATE THE MACROSEISMIC INTENSITY ATTENUATION IN THE ITALIAN VOLCANIC DISTRICTS
In Italian volcanic areas, we apply a probabilistic procedure for Macroseismic Intensity Attenuation estimates. The procedure, following the Bayesian approach, allows to exploit additional information on historical earthquakes. The method, given the epicentral intensity and the site epicenter distance, begins from selected earthquakes intensity data points and ends at the assessment of the intensity (Is) probability distribution at a site. Our probabilistic method provides a probability function matrix that can be directly applied for the computation of probabilistic seismic hazard at the site
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