4 research outputs found

    First World Consensus Conference on pancreas transplantation: Part II - recommendations.

    Get PDF
    Funder: Fondazione Pisa, Pisa, Italy; Id: http://dx.doi.org/10.13039/100007368Funder: Tuscany Region, Italy; Id: http://dx.doi.org/10.13039/501100009888Funder: Pisa University Hospital, Pisa, ItalyFunder: University of Pisa, Pisa, Italy; Id: http://dx.doi.org/10.13039/501100007514The First World Consensus Conference on Pancreas Transplantation provided 49 jury deliberations regarding the impact of pancreas transplantation on the treatment of diabetic patients, and 110 experts' recommendations for the practice of pancreas transplantation. The main message from this consensus conference is that both simultaneous pancreas-kidney transplantation (SPK) and pancreas transplantation alone can improve long-term patient survival, and all types of pancreas transplantation dramatically improve the quality of life of recipients. Pancreas transplantation may also improve the course of chronic complications of diabetes, depending on their severity. Therefore, the advantages of pancreas transplantation appear to clearly surpass potential disadvantages. Pancreas after kidney transplantation increases the risk of mortality only in the early period after transplantation, but is associated with improved life expectancy thereafter. Additionally, preemptive SPK, when compared to SPK performed in patients undergoing dialysis, appears to be associated with improved outcomes. Time on dialysis has negative prognostic implications in SPK recipients. Increased long-term survival, improvement in the course of diabetic complications, and amelioration of quality of life justify preferential allocation of kidney grafts to SPK recipients. Audience discussions and live voting are available online at the following URL address: http://mediaeventi.unipi.it/category/1st-world-consensus-conference-of-pancreas-transplantation/246

    Stato di nutrizione iodica, funzione tiroidea e gravidanza in donne provenienti da un’area a moderata carenza iodica.

    No full text
    Gli ormoni tiroidei sono di fondamentale importanza per lo sviluppo fisico e neurologico del feto. La gravidanza determina numerose modificazioni della funzione tiroidea. Obiettivo dello studio è stato quello di valutare l’impatto dell’apporto di iodio, della funzionalità tiroidea e dell’autoimmunità tiroidea sull’esito della gravidanza. La funzionalità tiroidea, gli anticorpi contro gli antigeni tiroidei, l’ecografia tiroidea, i valori di Ioduria [IU] e le eventuali complicanze della gravidanza sono state valutate alla 10a, 15a, 20a, 25a e 35a settimana di gravidanza e 3-6 mesi dopo il parto in 902 donne che vivono in Toscana, area a moderata carenza di iodio. Delle 902 donne incluse nello studio, 414 donne (45.9%) risultavano affette da tiroidite cronica autoimmune [TCA]. Di queste solo 261 (63%) erano a conoscenza della loro patologia prima della nostra valutazione. Allo stesso modo, una patologia nodulare era presente in 138 donne (15.3%), ma solo in 89 (64%) casi la diagnosi era precedente alla gravidanza. Alla prima valutazione, il 31% delle donne assumeva solo sale iodato [S], il 20% assumeva multivitaminici contenenti iodio [M], il 24% delle donne li assumeva entrambi [B] e il 25% nessuno dei due [N]. Sebbene un valore significativamente più alto di IU e un più alto numero di donne con IU sopra il valore desiderabile di 150 µg/L è stato misurato nei gruppi M e B, la mediana della IU era al di sotto dei 150 µg/L in tutti i gruppi, sia considerando tutte le donne che analizzando solo quelle che non assumevano nessuna terapia per la tiroide. Non è stata trovata una significativa correlazione tra FT4, FT3 o TSH e i valori di Ioduria né nelle donne sane né nelle donne affette da patologia tiroidea, ma le donne con IU al di sotto di 50 µg/L avevano una significativa diminuzione del rapporto FT3/FT4. Abbiamo inoltre riscontrato che il volume tiroideo aumentava progressivamente durante la gravidanza, con una dipendenza sia dai valori del TSH che da quelli della Ioduria. Nelle donne affette da TCA, entrambi i valori degli anticorpi Anti-tireoglobulina e degli Anti-tireoperossidasi diminuivano durante la gravidanza, per poi risalire circa 3 mesi dopo il parto. L'analisi anamnestica delle precedenti gravidanze delle donne reclutate (n=492 gravidanze) ha evidenziato un aborto nel 51.4% dei casi, senza sostanziali differenze tra le donne sane e quelle affette da TCA (la prevalenza degli aborti era rispettivamente 53.9% e 49.9%). Nessuna differenza tra le donne affette da TCA e le donne sane è stata evidenziata considerando tutte le 902 gravidanze incluse in questo studio, anche se la prevalenza in entrambi i gruppi era di circa il 10%. La dose di LT4 nelle donne che lo assumevano già all’inizio della gravidanza ha richiesto un aumento nel 57% delle pazienti in terapia soppressiva per gozzo nodulare (incremento medio del 52%), nel 72% delle donne con ipotiroidismo di origine autoimmune (incremento medio del 33%) e nel 92% delle donne con ipotiroidismo post-tiroidectomia (incremento medio del 34%). Inoltre, 50 donne affette da TCA e 5 donne con noduli tiroidei hanno iniziato una terapia con LT4 durante la gravidanza, con una dose media finale rispettiva di 64.2±31.1 µg/die e di 55.0±27.4 µg/die. In conclusione, almeno la metà delle donne affette da una patologia tiroidea non erano consapevoli della loro condizione all’inizio della gravidanza, ciò suggerisce che potrebbe risultare utile uno screening universale. Mentre l’assunzione del solo sale iodato non sembra essere un supplemento adeguato in gravidanza, i multivitaminici contenenti iodio sono in grado di aumentare la ioduria ma la maggior parte delle donne continua ad avere uno stato di nutrizione iodica insufficiente. Inoltre i multivitaminici vengono assunti da una minoranza di donne e ciò suggerisce che è necessario un miglioramento dei programmi informativi sulla supplementazione. Questo diventa cruciale dal momento che il rapporto FT3/FT4 è risultato aumentato in donne con valori molto bassi di ioduria, implicando un potenziale ruolo nella ipotiroxinemia, condizione precedentemente correlata con le abilità cognitive dei bambini. Nonostante un incremento della dose di LT4 sia spesso necessario, questo non è vero per tutte le donne e varia nelle diverse patologie tiroidee, così che ogni cambiamento della dose assunta dovrebbe seguire una valutazione della funzionalità tiroidea che dovrebbe venire eseguita in modo precoce, frequente e personalizzato

    Subcapsular Renal Hematoma in Simultaneous Pancreas Kidney Transplantation

    No full text
    Subcapsular renal hematoma (SRH) is a challenging condition, which may jeopardize kidney function or constitute a life-threatening event. This is particularly true in single-kidney patients, such as kidney-transplant recipients. SRH may exert an excessive pressure on the surrounding parenchyma, thus resulting in hypoperfusion and ischemia, with high risk of acute kidney failure and graft loss. Moreover, SRH may precede an overt renal rupture with subsequent hemorrhage and hemodynamic instability. The indication to an interventional management for this condition is still a matter of debate, with some authors advocating the high possibilities of spontaneous resolution and others advocating the high-risk of graft loss and even internal bleeding in case of overt renal rupture. Herein, we report the case of a 51-year-old simultaneous pancreas-kidney transplantation recipient who presented a SRH following a mild trauma. The therapeutic choices were carefully balanced on the specific case, and the conservative management proved successful

    Treating Type 1 Diabetes by Pancreas Transplant Alone: a Cohort Study on Actual Long-Term (10 Years) Efficacy and Safety

    No full text
    Background: Physiologically regulated insulin secretion and euglycemia are achievable in type 1 diabetes (T1D) by islet or pancreas transplantation. However, pancreas transplant alone (PTA) remains a debated approach, with uncertainties on its relative benefits and risks. We determined the actual long-term (10 years) efficacy and safety of PTA in carefully characterized T1D subjects. Methods: This is a single-centre, cohort study in 66 consecutive T1D subjects who received a PTA between April 2001 and December 2007, and were then all followed until 10 years since transplant. Main features evaluated were patient survival, pancreas graft function, C-peptide levels, glycemic parameters, and the function of the native kidneys. Results: Ten-year actual patient survival was 92.4%. Optimal (insulin-independence) or good (minimal insulin requirement) graft function was observed in 57.4 and 3.2% of patients, respectively. Six (9.0%) patients developed stage 5 or 4 chronic kidney disease. In the remaining individuals bearing a successful PTA, eGFR decline per year was -2.29±2.69 ml/min/1.73m. Reduction of eGFR at 1 year post-PTA was higher in those with pre-PTA hyperfiltration and higher HbA1c concentrations; eGFR changes afterwards significantly correlated with diabetes duration. In recipients with normoglycemia at 10 years, 74% of normo- or micro-albuminuric subjects pre-PTA remained stable, and 26% progressed towards a worse stage; conversely, in 62.5% of the macro-albuminuric individuals albuminuria severity regressed. Conclusions: These long-term effects of PTA on patient survival, graft function and the native kidneys support PTA as a suitable approach to treat diabetes in selected T1D patients
    corecore