29 research outputs found

    Design or Extinction

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    L’ultimo capitolo di Vers une architecture s’intitola Architecture ou Révolution. Per Le Corbusier, nel 1923, le cose sono chiare: c’è una possibile rivoluzione e una architettura che potrebbe evitarla. La narrazione è una, il processo è uno, e i suoi possibili sviluppi sono due: una ottusa resistenza che provocherà una catastrofe, oppure una consapevole adesione. È lo stesso paradigma che definisce la storia europea dal 1789 al 1989: la reazione allo spirito del tempo distingue progressisti e conservatori, chi abbraccia le trasformazioni della modernità contro chi tenta di resistervi. L’urgenza delle scelte è tutta basata sul tempo: qualcosa di nuovo s’a accia sulla scena, e a questa novità bisogna reagire. La soluzione corretta si riduce a una sola mossa, un solo progetto, sempre nettamente opposto a un’alternativa in tut- to contraria.The last chapter of “Vers une architecture” is titled “Architecture ou Révolution”. For Le Corbusier, in 1923, matters were clear : there was a possible revolution and an architecture that could avert it. There was one narration, one process, with two possible developments: an obtuse resist- ance that would cause a catastrophe, or a conscious acceptance. It was the same paradigm that defines European history from 1789 to 1989: the reaction to the spirit of the times distinguished progressives from conservatives, those who embraced the trans- formations of modernity, and those who attempted to resist them. The urgency of these choices was all based on time: something new that would appear on the scene, a novelty calling for a reaction. The correct solution boiled down to one move and one design only, always sharply opposed to a totally contrary alternative

    Public Ambitions

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    Italy Under Construction Buildings, Landscapes, Positions in Contemporary Italian Architecture In a globalized yet fragmented world, how can architecture reevaluate its cultural and political role and enable practises of identification and belonging? What role does architecture occupy in shaping the relationship between regional cultures and international forces? Between the global hunger for the architectural icon and claims for the authenticity of regional craftsmanship, what is the architect’s agency within and against contemporary modes of architectural production? Italy Under Construction is a new programme of exhibitions and lectures on contemporary architecture in Italy. Presented by the Italian Cultural Institute in Toronto, the series investigates contemporary architectural practice and its interaction with culture, cities, and landscapes. The programme will bring together emerging and established voices from the architectural community, both from Italy and North America. With Toronto serving as a venue for transatlantic exchange, we hope to open a conversation on the relevance of new architecture in Italy within a broader discussion on architectural design challenges in a globalized world. Italy Under Construction will run for three years and host two exhibitions per year- the first will open in the fall of 2015 and the second in spring 2016. The fall series of exhibitions will focus on a pair of established architects, initiating a dialogue between different approaches to research, local context, and national processes. The spring exhibition is thematic in nature and will present new buildings from a selected group of architects organized around pressing contemporary issues such as the ambitions and opportunities of building public architecture, housing and urbanism, and the domestic landscapes of the private house

    RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE DEL QUADRANTE NORD E NORD EST DI TORINO: AMBITO "SCALO VANCHIGLIA"

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    La costruzione di un’ipotesi di lavoro convincente per le aree di concorso deve misurarsi con tutto il territorio cittadino e deve conseguentemente affrontare il problema nella sua interezza, inserendo i tre ambiti all’interno di un discorso unitario. Per questo motivo abbiamo scelto di lavorare su tutte le tre aree di concorso, suggerendo una strategia unitaria, pur riconoscendo i tre temi come distinti e proponendo soluzioni rigorosamente indipendenti e contenute all’interno degli ambiti di concorso. Occuparsi di una sola area rischia infatti di restringere eccessivamente il campo della ricerca, limitando gli scopi del progetto ed incoraggiando a trascurare le conseguenze che si producono sulle altre parti della città. Al contrario, lavorare a tutte le tre aree contemporaneamente significa dotarsi, per ogni progetto, di ulteriori strumenti di verifica interna. L’identità delle singole aree di concorso emerge con maggiore nettezza dal confronto con le altre. La chiarezza del discorso globale si traduce in precisione delle proposte specifiche.La nostra proposta accetta alcuni suggerimenti dalla Torino storica: riconosce i tempi lunghi della crescita della città e prescrive un'umiltà di fondo per tutti gli edifici che propone di realizzare (propone di realizzare case che sanno di non essere le uniche al mondo). Dalla città storica, accettiamo anche di pensare lo spazio pubblico come qualcosa di prezioso, e quindi relativamente raro, non esteso uniformemente in base a fraintesi criteri di equità. Per avere qualità, lo spazio pubblico deve infatti essere distribuito con precisione. Questa precisione è possibile solo riducendo la quantità di spazio pubblico ed aumentandone la qualità e l’intensità. In sostituzione di sconfinate estensioni di (presunto) spazio pubblico senza alcun tratto distintivo è possibile introdurre ampie porzioni di verde privato o servizi, che possono contribuire alla figura della città senza essere immediatamente accessibili a tutti. Il verde privato consente inoltre alla città di produrre almeno una parte dei prodotti agricoli che consuma e di ridurre i costi di gestione di un verde pubblico comunque inefficiente, consentendo di concentrare le risorse su alcuni luoghi ben definiti. Si può così costruire una città intensa e verde allo stesso tempo, capace di nutrire i suoi abitanti e capace di produrre la pressione urbana sufficiente ad attivarne gli spazi pubblici

    Two Essays on Architecture

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    The two long essays that make up this book are dedicated to the work of Giorgio Grassi and to "The Architecture of the City", the text published by Aldo Rossi in 1966. The first essay is a critique of Giorgio Grassi's theoretical work, focusing on his texts of the late 1960s and early 1970s and primarily on Grassi's masterpiece "The Logical Construction of Architecture" (1967). Grassi's work provides the most radical and most refined theoretical framework in order to define a positive relationship with the resources accumulated in the architecture of the past and thus to imagine a rational architecture for the future. The second essay is a detailed analysis of Aldo Rossi's masterpiece "The Architecture of the City". In his later career, Rossi did not develop this approach any further; nevertheless this fragile theoretical construction remains extremely valuable for contemporary architecture. It should not be wasted

    MASTERPLAN AREA EX GASOMETRI PAVIA

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    L'unica caratteristica della fascia compresa tra le mura, il Ticino e il Naviglio sembra essere la sua estraneità rispetto alla città murata. Questi luoghi sono utilizzati per ammucchiare oggetti periodicamente necessari, ma distinti dalla città, come i baracconi delle fiere, le giostre, il circo. Eppure l'area possiede alcune innegabili risorse posizionali ed ambientali: è estremamente prossima al centro, si affaccia sul Naviglio e sul Ticino, è in comunicazione diretta con il Parco del Ticino e con gli Orti Borromaici. E proprio la posizione dell'area tra il centro storico ed il parco fornisce la chiave per una sua possibile trasformazione. In questo senso, il nostro progetto si limita a riconoscere ed esporre ricchezze esistenti, facendo attenzione a non trascurare le possibili risorse della città. L'area di concorso consente infatti di immaginare un giardino urbano in immediata connessione con il parco territoriale che si sviluppa lungo il Ticino. Il nuovo giardino urbano, di circa otto ettari, svolgerà una molteplicità di ruoli, sia alla scala della città che a quella del territorio, rendendo nuovamente leggibile il rapporto tra la città murata e la regione agricola che le corrisponde, ristabilendo un contatto diretto tra questi due elementi. Analogamente al Parco Ducale, che aveva nel Castello la sua rappresentanza in città, il nuovo insieme funziona come episodio urbano del Parco del Ticino, definendo un chiaro legame tra la città e il paesaggio agricolo che la circonda. I giardini, i prati ed i campi da gioco del nuovo giardino urbano possiedono l'ampiezza e la semplicità del territorio con cui si misurano: il disegno è ordinato; le scelte formali si confrontano con l'astrazione della pianura, con la sue geometrie quiete, con la precisione di una organizzazione dei suoli non meno artificiale di quella della città. Ogni pezzo di terra viene usato a partire dalla consapevolezza della sua ricchezza, del suo potenziale, alternativo uso agricolo. Il progetto è un atto di misurazione dei luoghi, una pragmatica valutazione delle risorse a disposizione della città. Il giardino urbano è l'anticamera dei 90.000 ettari del Parco del Ticino, capace di attrarre su questo territorio i flussi turistici nazionali e internazionali, che attualmente si rivolgono principalmente alla Pavia compresa entro le mura

    Bakemabuurt, Amsterdam. Una demolizione controversa

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    Bakema’s slabs are beautiful.They provided a clever solution to a real problem. We have to transform and adapt them to a program that is completely alien compared to that for which they were intended, adapting them to a new constellation of de- sires.Yet, notwithstanding the wish for transformation, it is not possible to believe that these houses could transmute into something other from what they are now, that social housing could be converted into up-market suburban neighbourhoods, magically altering the assets of the residents as well. The requested housing density leaves no space for trees, hillocks, or gently meandering roads, and there will be no rise in property prices. Here, operation aurum ex stercore will not work. It is difficult to suppose a radical transformation of the area without presupposing a concurrent reworking of the entire city in which the area is inserted. Ultimately, it is simply a case of moving apartment residents into the most autonomous houses, and believing that this will be enough to improve the overall conditions of the residents. We ask ourselves what sense our work can have under these conditions. Can we propose a subdivision of lots capable of producing a city setting? Can we somehow defend Bakema’s building? And, what are the margins to search for beauty

    Holland - Italy. 10 Works of Architecture. Mostra MAXXI Roma

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    Bakema’s slabs are beautiful.They provided a clever so- lution to a real problem. We have to transform and adapt them to a program that is completely alien compared to that for which they were intended, adapting them to a new constellation of de- sires.Yet, notwithstanding the wish for transformation, it is not possible to believe that these houses could trans- mute into something other from what they are now, that social housing could be converted into up-market subur- ban neighbourhoods, magically altering the assets of the residents as well. The requested housing density leaves no space for trees, hillocks, or gently meandering roads, and there will be no rise in property prices. Here, opera- tion aurum ex stercore will not work. Itis tosupposearadicaltransformationoftheareawith- out presupposing a concurrent reworking of the entire city in which the area is inserted. Ultimately, it is simply a case of moving apartment residents into the most au- tonomous houses, and believing that this will be enough to improve the overall conditions of the residents. We ask ourselves what sense our work can have under these conditions. Can we propose a subdivision of lots capable of producing a city setting? Can we somehow defend Bakema’s building? And, what are the margins to search for beauty? The need for individual housing units with gardens can be satisfied in a very direct way, by entrusting in the self- evident mechanics of the grid. The grid is applied in a most rigorous fashion in order to insure greater clarity and adaptability. We put forth a design-plan for a ratio- nal subdivision and study possible residential typologies to insert within the grid. We define credible dimensions for vacant lots and offer an abacus of possible homes to insert there. We demolish the minor buildings to increase the distance between the main buildings, creating a new disposition and arrangement. We go back to the distances of the CIAM’s city: the distances that CIAM cities had always claimed without ever truly possessing them

    Spaces without drama or surface is an illusion, but so is depth

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    The Graham Foundation is pleased to present Spaces without drama or surface is an illusion, but so is depth, an exhibition that examines the recent proliferation of collage in architectural representation in relationship to scenography and theatrical set design. Based on historical references such as nineteenth-century toy theaters, as well as twentieth-century models such as Aldo Rossi’s Little Scientific Theater, David Hockney’s stage design for the Magic Flute, and projects by Emilio Ambasz, and Charles Moore, this project invites contemporary practitioners to rethink the ways in which architecture is created in relationship to theatricality and how it oscillates between reality and scenography to answer questions about space, depth, context, façade, and representation. Featuring work by architects Emilio Ambasz, baukuh, Gerardo Caballero, fala atelier, Marcelo Ferraz, Sam Jacob Studio, Johnston Marklee, Monadnock, Charles Moore, MOS Architects, Norman Kelley, OFFICE Kersten Geers David Van Severen, Cecilia Puga, Aldo Rossi, Taller de Arquitectura Mauricio Rocha + Gabriela Carrillo, Pezo Von Ellrichshausen; and artists Pablo Bronstein, David Hockney, William Leavitt, Silke Otto-Knapp, Gabriel Sierra, Batia Suter; and dramaturg Jorge Palinhos; Spaces without drama investigates the similarities between theatrical stage sets and architectural scale models, highlighting the ways that each constructed landscape anticipates narratives and prompts the personal drama of speculation and the creation of fictions. In both cases, the resulting spatial experience is controlled and precisely framed with a fixed relation between observer and object—an architectural imaginary that is more graphic composition than spatial creation, more image than space. By superimposing fragments, forms and elements within a given stage set, the model of the theater allows the participants to rehearse the laws of artistic creation itself. As Aldo Rossi states about the theater in A Scientific Autobiography: “Inside it, nothing can be accidental, yet nothing can be permanently resolved either.

    Roman Holiday

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    Il progetto ipotizza la realizzazione di un parco metropolitano, esteso da piazza Venezia fino a tutto il Parco dell’Appia Antica. Il progetto suggerisce: _la realizzazione di un edificio comprendente una stazione della nuova linea metropolitana, una stazione degli autobus e un centro informazioni del nuovo Parco. L’edificio sostituisce l’odiosa copia di Palazzo Venezia, stoltamente disposta davanti al suo modello in seguito alle sistemazioni successive alla realizzazione del monumento a Vittorio Emanuele. La forma aliena del nuovo edificio restituisce al Vittoriano almeno il fascino della sua enorme, insensata massa: stabilisce una maldestra fratellanza di oggetti caduti dalla Luna. _la rimozione via dei Fori Imperiali e la realizzazione di un ampio giardino pubblico comprendente le aree dei Fori di Cesare, Augusto, Nerva e Traiano. Il giardino è diviso in grandi stanze a cielo aperto, definite da alte siepi di bosso, che ricostruiscono il perimetro dei Fori secondo le più recenti acquisizioni della ricerca archeologica. La pavimentazione è prevalentemente a prato e consente così di recuperare pressochè integralmente la quota della città antica, proteggendo allo stesso tempo le pavimentazioni romane più delicate (che potranno essere leggermente interrate). In questo modo sarà garantita la possibilità di continue verifiche archeologiche. È previsto l’inserimento nell’area dei Fori di piccoli padiglioni contenenti servizi e locali commerciali. _la realizzazione di un collegamento tra il Colosseo e le Terme di Caracalla. Il nuovo edificio, lungo circa 1,5 km ed interamente percorso da nastri trasportatori, riduce il tempo di percorrenza tra i due monumenti a circa venti minuti, evitando ai turisti la sgradevole passeggiata in mezzo al traffico di via delle Terme di Caracalla (al momento, dei 3.800.000 visitatori del Colosseo, solo 234.000 raggiungono le Terme di Caracolla). L’edifico ospita ricostruzioni virtuali della città antica, che forniscono al visitatore non informato alcune essenziali nozioni per comprendere il paesaggio in cui si muove. Con le realizzazione di questo museo virtuale lineare sarà possibile connettere l’area dei Fori e del Colosseo con le Terme di Caracalla e il Parco dell’Appia Antica, restituendo unità a questo territorio e distribuendo i flussi turistici su una superficie più ampia, incrementando così il numero di visitatori senza compromettere l’equilibrio del sistema. _la realizzazione di un nuovo parcheggio per autobus turistici a sud delle Terme di Caracalla. Sarà così possibile rimuovere il parcheggio attualmente localizzato alle Terme di Traiano consentendo una nuova sistemazione dell’area. La posizione del nuovo parcheggio consente di immaginare un doppio itinerario di visita, a sud verso il Parco dell’Appia Antica e a nord verso il Colosseo, il Palatino e i Fori _la trasformazione del Parco dell’Appia Antica in un parco metropolitano, attraverso la completa chiusura al traffico dell’Appia Antica e la definizione di percorsi di penetrazione perpendicolari alla via romana. I percorsi saranno caratterizzati tematicamente ed andranno ad attivare le differenti località, attribuendo loro una specifica vocazione funzionale, inserendo in questo modo nell’area del parco strutture ricettive di carattere innovativo, centri sportivi, strutture per i congressi e la ricerca (in particolare nell’area inutilizzata tra porta San Sebastiano e la ferrovia)
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