29 research outputs found

    Il Petrarca dell'ingegnere.

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    This paper focuses on a sonnet by Giovanni Casoni, who worked as engineer in Venice during the first half of the nineteenth century and developed some methods about medieval venetian Archeology. From his literary production, mostly still unpublished, are here slected some verses on the recognition, in 1843, of Francesco Petrarca tomb in ArquĂ . The composition is interesting for some new elements that it provides around this circumstance, and as evidence of the political inclinations of Casoni

    Dalla guerra come attesa alla guerra come memoria

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    Allo scoppio della Grande Guerra l\u2019interventismo sembra essere scelta condivisa dalla maggioranza degli intellettuali italiani, in un consenso che avvicina non solo fogli editoriali lontani fra loro come \uabLacerba\ubb o \uab La Voce\ubb, per non parlare delle grande testate nazionali, ma anche letterati distanti e diversi fra loro. da Papini a Serra, da Gadda a Jahier, da Soffici a Lussu. Per una intera generazione intellettuale, dopo tante incertezze e penose inquietudini, la guerra \ue8 una sorta di meta inconfessata, la risposta immediata e tanti nodi personali, l\u2019occasione irripetibile di veder finalmente riconosciuto il proprio ruolo mediante l\u2019assunzione di un preciso mandato sociale. Ma questo generale consenso \ue8 segnato dal coesistere di aspettative, motivazioni, finalit\ue0 spesso contrastanti. C\u2019\ue8 un interventismo nutrito di ragioni politiche e ideologiche di impronta conservatrice e nazionalista ( esemplare al riguardo la presenza di Papini), che si affianca a un interventismo di impronta democratica che vede la guerra come ultimo atto del processo risorgimentale e si riconosce in figure di spicco come quelle di C. Battisti, G. Salvemini, S. Slataper . Ma esiste anche un interventismo dettato da ragioni strettamente esistenziali in letteratiii come Serra o Jahier che considerano la partecipazione al conflitto come esperienza di di condivisione e dii purificazione

    Romanticismo italiano e romanticismo trentino: ipotesi e materiali di ricerca

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    Ormai consolidato intorno al 1830-1835, come attestano le pagine di Scipione Sighele e di Francesco Antonio Marsilli, il romanticismo trentino si innesta su un classicismo nettamente sbilanciato sul versante della gravitas, frutto dei contatti con la cultura tedesca e del ruolo svolto dall\u2019Accademia Roveretana degli Agiati. La vita culturale trentina della prima met\ue0 dell\u2019Ottocento \ue8 segnata dalla fedelt\ue0 al suo recente passato e, intrisa di classicit\ue0 in misura molto maggiore di quanto non avvenga nel resto d\u2019Italia, spicca la sua estrema apertura non per il suo bisogno di omologazione. L\u2019et\ue0 romantica \ue8 per la regione un momento di straordinaria vitalit\ue0. La mancanza di un personaggio di assoluto rilievo capace di imporsi sulla scena nazionale, con la sola controversa eccezione del Prati, non basta a modificare il giudizio complessivo, ed \ue8 merito indiscusso delle folta schiera di letterati trentini( Zajotti, Gazzoletti, Bresciani, Puecher Passavalli, Gar, Marsilli, Maffei) tutti variamente collegati all\u2019area veneta, aver irrobustito il nostro romanticismo di competenze peculiari in ambiti altrimenti negletti come la poesia in vernacolo, la traduzione e la ricerca storica e archivistica. Ancora legati alla tradizione, non immuni da nostalgie puriste, convinti della funzione civile della letteratura, sensibili ai problemi dell\u2019educazione popolare e della stampa periodica, attenti con inclinazioni puriste, alla questione della lingua: questi sembrano essere i romantici trentini

    \uabOpere periodiche\ubb, \uabgiornali volanti\ubb, \uabletteratura vendereccia\ubb: ricerche sul giornalismo veneto di primo Ottocento

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    Nel Veneto di primo Ottocento i \uabgiornali volanti\ubb non mancano e anche se non possono vantare la levatura e la circolazione della fiorentina \uabAntologia\ubb, sono espressione di una realt\ue0 culturale tutt\u2019altro che pigra, segnata da una consistente circolazione libraria. Nelle redazioni dei periodici trova occupazione una generazione inquieta e scontenta di gens de plume, costretta a \uabvendere\ubb la propria penna \uabun tanto a linea\ubb, ma decisa a non \uabprostituire l\u2019ingegno\ubb e a tutelare la funzione civile dell\u2019esperienza letteraria. Letterati per vocazione, giornalisti per necessit\ue0, reagiscono diversamente al nuovo dividendosi fra coloro che come Francesco Dall\u2019Ongaro non esitano a sostenere la portata educativa della letteratura d\u2019intrattenimento e dei \uabfogli sfuggevoli\ubb e altri, come Luigi Carrer, che avvertono la precariet\ue0 di un ruolo che una rampante editoria fatica a riconoscere. Oggetto del contendere sono le condizioni del lavoro intellettuale, il concetto di \uabpropriet\ue0 letteraria\ubb, e in modo sempre pi\uf9 scoperto quello del diritto d\u2019autore, i rapporti con un\u2019editoria rapinosa e avara di concessioni. La nota ripercorre vicende e fortuna editoriale delle testate pi\uf9 significative dal \uabGiornale dell\u2019Italiana letteratura\ubb al \uabNuovo Osservatore\ubb, dalla \uabGazzetta Privilegiata di Venezia\ubb, al \uabGondoliere e al \uabVaglio\ubb per chiudere col rinvio a due periodici patavini : il \uabGiornale Euganeo\ubb ed il \uabCaff\ue8 Pedrocchi\ubb

    \uabL'amico degli anni miei primi\ubb:note sul carteggio Tommaseo-Filippi

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    Si tratta dello studio preparatorio dell\u2019edizione integrale del carteggio Tommaseo-Filippi . Consta 1- del regesto del corpus manoscritto che attesta non poche varianti tra gli autografi conservati presso la Biblioteca Civica di Trento, e gli apografi, conservati presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, 2- dell\u2019analisi della parziale edizione delle sole lettere tommaseiane, esemplata unicamente sul fondo fiorentino, pubblicata nel 1940 da Giovanni Gambarin nell\u2019\uabArchivio storico per la Dalmazia\ubb, 3- dell\u2019analisi dei temi pi\uf9 significativi del carteggio stesso

    Un romanzo educativo: Giulia Francardi di Giuseppe Bianchetti

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    Il saggio analizza le vicende editoriali di "Giulia Francardi", un romanzo narrativo-epistolare pubblicato da Giuseppe Bianchetti nel 1826 a Venezia. L'opera, in cui evidenti sono le riprese della Nouvelle H\ue9loise di Rousseau e dell'Ortis foscoliano, delinea in forma romanzata una sorta di trattato di educazione femminile

    L' \uabErcole cortese\ubb di G.B. Giraldi Cinzio

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    Dopo l\u2019apertura teorica di tante pagine dei Discorsi intorno al comporre de i Romanzi, la lettura delle ottave iniziali dell\u2019Ercole lascia insieme ad un iniziale sconcerto, l\u2019evidenza di un impegno clamorosamente mancato. A prezzo di vistose censure sia della tradizione classica che di quella romanzesca, Giraldi costruisce un Poema dall\u2019impianto narrativo sui generis: edificante celebrazione nella \u201ccortese\u201d, ammodernata versione del mitico Ercole, di un\u2019esistenza ripercossa \u201c fin da la cuna\u201d come exemplum di ogni umana perfezione. Ercole come \u201cfigura\u201d del principe perfetto. Nel quadro intricato dei tentativi cinquecenteschi di un poema epico \u201cregolare\u201d Giraldi rifiutando di accodarsi agli epigoni di Ariosto, reclama per s\ue9 un ruolo di primo piano. L\u2019Ercole , va letto come archetipo di un modello narrativo rispondente alle esigenze del presente, distante sia dall\u2019austero, inattuale modello omerico-virgiliano, che dalle vacue \u201cfole\u201d dei romanzi cavallereschi

    La cultura trentina fra Otto e Novecento: la stampa periodica

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    Delineare un quadro della cultura trentina nel periodo che va dal 1880 al 1918 , utilizzando al grande Guerra come tragico spartiacque, significa parlare delle riviste scientifico-letterarie allora i soli, possibili spazi di aggregazione intellettuale. \uc8 nelle stampa periodica che trova espressione la parte pi\uf9 significativa della vita culturale della regione, ed \ue8 nella redazione delle riviste che passa una intera generazione intellettuale. Motivazioni politiche e scelte culturali paiono congiungersi in quegli anni in iniziative culturali che coinvolgono tutte le forze politiche da quelle liberali, a quelle cattoliche o socialiste. Iniziative specificatamente politiche si traducevano in iniziative culturali in un accentuarsi di studi, di letteratura, glottologia, folclore, di storia e archeologia destinati ad \u201cillustrare\u201d quel Trentino che appariva ai suoi stessi abitanti una terra \u201cnondum cognita\u201

    Leopardi, Tommaseo e una foglia

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    Astio, odio, avversione, rivalit\ue0 sono termini usuali per definire il rapporto Tommaseo- Leopardi perch\ue9 lo scrittore dalmata si \ue8 visto assegnare, a unanime parere degli studiosi, la poco invidiabile prerogativa di essere stato il pi\uf9 acre tra i detrattori del Leopardi. Una reciproca incomprensione nata da motivi contingenti (la mancata edizione ciceroniana che Tommaseo doveva curare per l\u2019editore Stella bloccata dalle riserve leopardiane ) ma alimentata negli anni, come ha mostrato Bezzola, da divergenze ben pi\uf9 profonde. L\u2019intransigente cattolicesimo tommaseiano annullava infatti ogni margine di mediazione, esasperando quella distanza etica e ideologica che lo scorrere del tempo venne accentuando. Ma l\u2019irriducibile avversione del Tommaseo, alla quale Leopardi rispose da par suo con feroce sarcasmo nei vv. 227-231 della Palinodia, si ricompone in un dialogo misurato se ripercorsa attraverso i testi poetici. \uc8 quanto emerge dal raffronto tra l\u2019Imitazione del Leopardi, ripresa da La feuille di Antoine Vincent Arnault, e A una foglia di Tommaseo che pu\uf2 essere letta come ideale riapertura di dialogo e non pi\uf9 di scontro
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