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    How Have Intravitreal Anti-VEGF and Dexamethasone Implant Been Used in Italy? A Multiregional, Population-Based Study in the Years 2010-2016

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    Purpose: To describe intravitreal anti-VEGF drug and dexamethasone use in four Italian regions.Methods: Four regional claims databases were used to measure drug prevalence, compare dosing intervals to those recommended in the summary of product characteristics (SPC), and identify switchers. Bilateral treatment and diabetic macular edema (DME) coding algorithms were validated, linking claims with a sample of prospectively collected ophthalmological data.Results: Overall, 41,836 patients received 651 study drug in 2010-2016 (4.8 per 10,000 persons). In 2016, anti-VEGF drug use ranged from 0.8 (Basilicata) to 5.7 (Lombardy) per 10,000 persons while intravitreal dexamethasone use ranged from 0.2 (Basilicata) to 1.4 (Lombardy) per 10,000 persons. Overall, 40,815 persons were incident users of study drugs. Among incident users with 651 year of follow-up (N = 30,745), 16.0% (N = 30,745), 16.0% (N = 30,745), 16.0% (.Conclusion: Study drug use increased over time in Lombardy, Basilicata, Calabria, and Sicily, despite a large heterogeneity in prevalence of use across regions. Drug treatment appeared to be partly in line with SPC, suggesting that improvement in clinical practice may be needed to maximize drug benefits

    Volume di attività operatoria per medico e tempestività di esecuzione di intervento chirurgico a seguito di frattura del collo del femore nell’anziano in Sicilia

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    Introduzione: La valutazione della qualità dell’assistenza rappresenta un ambito di investigazione di primaria importanza. Nell’ambito delle diverse dimensioni che caratterizzano la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria, uno degli elementi cruciali è dato dall’efficacia tecnica dei trattamenti. È noto come le misure di efficacia dei trattamenti possano essere costruite relativamente a diversi aspetti tra i quali la dotazione di personale e i volumi di attività. Obiettivo: Il presente studio ha l’obiettivo di analizzare la relazione tra uno degli indicatori di processo ad oggi in uso nell’ambito della regione Sicilia per la valutazione della performance aziendale, qual è la tempestività di esecuzione di intervento chirurgico a seguito di frattura del collo del femore nell’anziano, ed aspetti di natura organizzativa e gestionale delle diverse strutture. Metodo: La tempestività di esecuzione dell’intervento a seguito di frattura del collo del femore nell’anziano è stata analizzata in relazione al volume di attività (numero di interventi chirurgici) per medico, in Sicilia al 2012. Le fonti informative utilizzate sono rappresentate dalle schede di dimissione ospedaliera (SDO) e dal flusso informativo, istituito con D.A. del 29 febbraio 2012, relativo a tutto il personale dipendente delle aziende del S.S.R. Risultati: L’analisi preliminare dei risultati evidenzia una relazione di associazione tra numero medio di interventi per medico e tempestività di esecuzione (OR = 1,4). Inoltre, l’analisi del posizionamento delle diverse strutture ospedaliere consente di classificare le stesse in relazione ai valori assunti dalle variabili prese in esame: alta dotazione-alta tempestività, bassa dotazione-bassa tempestività, alta dotazione-bassa tempestività e bassa dotazione-alta tempestività. Conclusioni: Il presente studio, pur affrontando solo uno dei tanti aspetti che entrano in gioco nell’ambito della valutazione dell’assistenza sanitaria, rappresenta un primo passo verso un concetto di valutazione che guarda simultaneamente alla relazione esistente tra dotazioni di input ed output prodotti dal sistema sanitario. Ciò consente di evidenziare aree di eventuali inefficienze in cui ad elevata dotazione corrispondono bassi livelli di qualità, ed eventuali specifiche aree di intervento da supportare, mostrando comportamenti virtuosi pur in presenza di bassa disponibilità di risorse

    EFFETTI DELL’INTRODUZIONE DI ALCUNI INDICATORI DI ESITO PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DELLE CURE IN SICILIA

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    Introduzione: La Sicilia è stata tra le prime regioni nel Paese ad avere applicato metodi di valutazione comparativa degli esiti delle prestazioni. La Regione, sulla base di tali requisiti, è stata in grado di partecipare, tra le prime in campo nazionale, ai progetti coordinati da AGENAS, che rientrano nel Piano Nazionale Esiti (PNE). A partire dall’anno 2010 sono sistematicamente utilizzati alcuni indicatori del PNE nell’ambito del sistema di valutazione annuale delle Direzioni Generali (D.G.) delle Aziende Sanitarie. Obiettivi: Scopo del presente contributo è quello di descrivere gli effetti della introduzione di alcuni indicatori di esito per la valutazione degli obiettivi dei D.G. delle differenti Aziende Sanitarie. In particolare, si intendono valutare le differenze di performance a livello aziendale conseguenti all’introduzione di misure organizzative e programmi di gestione locali orientati a garantire l’appropriatezza e la tempestività delle procedure. Metodi: A partire dal 2010, tra gli obiettivi dei D.G. sono stati introdotti due indicatori di processo relativi all’area ortopedica e cardiologica, e in particolare: a) la tempestività di intervento nei pazienti con frattura di femore e b) la tempestività di intervento nei pazienti con infarto miocardico acuto; ed un indicatore di appropriatezza dell’area ginecologica, definito dalla proporzione di parti con taglio cesareo primario. I tre indicatori oggetto della valutazione dei D.G. sono stati analizzati nell’intervallo temporale 2010-2012. Come base dati è stato utilizzato il flusso informativo regionale delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) della Regione Siciliana. Nel confrontare le performance fra le diverse strutture ospedaliere sono stati calcolati sia i tassi grezzi che standardizzati con opportuni metodi di risk adjustment, in cui si tiene conto della possibile eterogeneità che caratterizza la gravità ed il diverso case-mix dei pazienti che afferiscono alle differenti strutture ospedaliere. Risultati: L’analisi dei suddetti indicatori ha messo in evidenza una consistente rapidità di risposta da parte delle strutture sanitarie locali; ciò vale in particolar modo per i due indicatori che riguardano la tempestività nell’effettuazione dell’intervento chirurgico. Tuttavia, anche per l’indicatore di appropriatezza al ricorso al taglio cesareo, l’implementazione del programma regionale ha apportato modifiche rilevanti, soprattutto per quanto concerne le case di cura private. Conclusioni: L’introduzione dei tre indicatori di esito nella pratica operativa della valutazione dei D.G. ha evidenziato un sostanziale miglioramento, a dimostrazione del forte impatto che può avere l’implementazione di un piano di valutazione degli interventi sanitari a livello regionale. L’esperienza di questo periodo conferma l’importanza del PNE nell’ambito dei programmi di valutazione, che andrebbero al contempo supportati da azioni programmatorie volte a garantire pari opportunità di accesso alle cure

    INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DELL'APPROPRIATEZZA DEL PERCORSO NASCITA

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    Introduzione:La gravidanza, il parto ed il puerperio sono eventi fisiologici che possono talvolta complicarsi in modo non prevedibile e con conseguenze gravi per la donna, per il nascituro e per il neonato. Gli standard nazionali prevedono la razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a 1000/anno, e l'abbinamento per pari complessità di attività delle UU.OO. ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche, riconducendo a due i precedenti tre livelli assistenziali. I punti nascita privi di una copertura di guardia medico-ostetrica, anestesiologica e medico pediatrica attiva h 24, o di risorse umane e di attrezzature adeguate non dovrebbero prendere in carico nascite a rischio. Anche il trasferimento del neonato subito dopo la nascita, in presenza di condizioni predittive di rischio per il neonato al momento del parto, rappresenta un indicatore di cattiva gestione del percorso clinico. Obiettivi: Valutare l’appropriatezza del percorso nascita e la gestione delle fasi assistenziali nelle prime ore dalla nascita con riferimento ai “neonati a rischio”. Metodi: Come caso studio vengono analizzati i dati desunti dal Certificato di Assistenza al Parto (CedAP) e dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO). E' stata condotta quindi un'analisi di tipo descrittivo sui volumi dei nati a rischio e trasferiti entro tre giorni dalla nascita per livello di complessità di struttura. La definizione di neonato a rischio viene determinata sulla base di alcuni criteri, basati su: età gestazionale, peso alla nascita, SGA (Small for Gestational Age), età della madre e gravidanza plurima, con valori del rischio definiti da 0 a 3 (nessun fattore di rischio tra quelli selezionati, un fattore, due fattori, oltre due). Tramite processi di record linkage deterministico e probabilistico tra dati desunti da fonte CedAP e SDO, vengono analizzati alcuni aspetti legati alla gestione del neonato a rischio in termini di trasferimenti tra tipologie di strutture ospedaliere, anche alla luce della recente normativa regionale. Risultati: Nel 2013 nella Regione Sicilia sono stati osservati 8.871 (20,3%) parti di neonati con almeno un fattore di rischio tra quelli selezionati. La percentuale di linkage tra CedAP ed almeno una delle due SDO (madre o bambino) è risultata pari al 97.2%. Degli 8.324 neonati a rischio linkati con il flusso SDO, ben il 34,6% è risultato ancora assistito in un punto nascita non di II livello. La percentuale di nati trattati in centri di II livello aumenta all’aumentare del livello di rischio, con valori pari al 75% per neonati con due fattori di rischio e del 78% per neonati con almeno tre fattori di rischio. Con riferimento ai trasferimenti entro tre giorni dalla nascita, dei 568 trasferimenti, il 14.9 % è stato trasferito da punti nascita di II livello, ed il 73.9% da strutture di I livello, mentre l’11% di trasferimenti ha interessato le altre strutture. Conclusioni: L'analisi condotta consente di valutare l'appropriatezza del percorso nascita attraverso alcuni indicatori riguardanti la gestione dei neonati a rischio all'interno della rete assistenziale regionale. Gli indicatori analizzati costituiscono pertanto un utile strumento da impiegare all'interno di programmi di valutazione della qualità dell'assistenza alla gravidanza e al parto

    I DETERMINANTI DEI LIVELLI PRESCRITTIVI E IL RICORSO ALL’OSPEDALIZZAZIONE

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    Introduzione. L'analisi dei livelli prescrittivi rappresenta un importante aspetto per la comprensione dei fabbisogni terapeutici e le conseguenti azioni programmatorie, d'altra parte sotto certe condizioni, il ricorso a terapie farmacologiche potrebbe ridurre l’ospedalizzazione ed i costi ad essa associati. Obiettivi Valutare le determinanti dei livelli prescrittivi dei medici di medicina generale (MMG) in relazione alle caratteristiche degli assistiti, all'ASP di appartenenza dei MMG, nonché l'eventuale relazione con i livelli di ospedalizzazione degli assistiti, in Sicilia attraverso l'utilizzo della Base Dati Assistibili (BDA). Metodi Lo studio prende in esame i livelli prescrittivi di prestazioni farmaceutiche, valutati in termini di spesa pro-capite, per tutti i soggetti presenti nella BDA. L'analisi è svolta per MMG con dati relativi al 2011. L'associazione tra livelli prescrittivi, caratteristiche dei pazienti e ricorso all'ospedalizzazione ed a prestazioni di natura specialistica è stata analizzata attraverso modelli di regressione multipla tra spesa farmaceutica, spesa per prestazioni specialistiche e per ospedalizzazione, nonché in relazione a covariate relative all'ASP di appartenenza del MMG ed alle caratteristiche degli assistiti, determinate attraverso l'utilizzo dei Chronic Related Groups, già impiegati in Lombardia. Risultati A livello di MMG (n = 4.978 per assistiti di sesso maschile e n=4.983 per assistiti di sesso femminile) non sembra emergere relazione tra spesa farmaceutica e ospedalizzazione. Al contrario, la spesa farmaceutica risulta ben spiegata (Adj-R2=0.87 per assistibili di sesso maschile; Adj-R2=0.88 per assistibili di sesso femminile) da altre caratteristiche dei pazienti, quali l'ASP di appartenenza, la composizione per età e la presenza di patologie croniche, quali: neoplasie (per assistibili maschi, +243 € di spesa farmaceutica pro-capite per ogni punto percentuale in più di pazienti affetti da tale patologia, non significativo per le femmine), diabete (+413€ per i maschi; +446 € per le femmine), malattie cardiocircolatorie (+140 € per i maschi, non significativo per le femmine), broncopneumopatie (+153€ per i maschi, +138€ per le femmine), malattie dell'apparato digerente (+320€ per i maschi, +339€ per le femmine) malattie del sistema nervoso (+620€ per i maschi, +862€ per le femmine) e malattie endocrine e metaboliche (+604€ per i maschi, +507€ per le femmine). La presenza di soggetti trapiantati, affetti da insufficienza renale cronica o HIV non sembra avere un'influenza significativa con i livelli di spesa pro-capite farmaceutica. Conclusioni L'appropriatezza prescrittiva rappresenta uno degli aspetti di maggiore importanza per il management della salute dei cittadini. La conoscenza ed il monitoraggio dei livelli prescrittivi in relazione alle caratteristiche degli assistiti rappresenta una pre-condizione per la valutazione dell'appropriatezza prescrittiva e per il miglioramento della salute pubblica

    L\u2019ADERENZA ALLA TERAPIA FARMACOLOGICA EVIDENCE-BASED DOPO DIMISSIONE OSPEDALIERA A SEGUITO DI INFARTO MIOCARDICO ACUTO (IMA) IN SICILIA

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    Introduzione L\u2019aderenza alla terapia farmacologica nella fase post-acuta dell\u2019IMA \ue8 divenuto oggetto di crescente interesse. \uc8 stato evidenziato, che un uso non appropriato di farmaci si associa ad un aumento del rischio di morte e di ulteriori eventi cardiovascolari. Obiettivi Stimare l\u2019aderenza alla terapia farmacologica evidence-based (EBM) nei 12 mesi dopo la dimissione ospedaliera in una coorte di pazienti dimessi dopo ricovero per IMA in Sicilia e di valutare la possibile variabilit\ue0 tra le 9 ASP della regione, tenendo conto di caratteristiche socio-demografiche e della gravit\ue0 clinica dei pazienti. Metodi Studio osservazionale di coorte sui pazienti residenti in Sicilia e dimessi da qualsiasi ospedale dell\u2019Isola con diagnosi di IMA (incidenti) nel periodo 1/12/2010 - 30/11/2011,individuati attraverso le SDO. La stima sul consumo dei farmaci \ue8 stata desunta dal flusso della farmaceutica convenzionata. La terapia farmacologica indagata prevede un uso combinato di farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina, antiaggreganti, betabloccanti e statine. L\u2019aderenza alla terapia \ue8 stata calcolata secondo la proporzione di giorni coperti sulla base delle dosi giornaliere (DDD - Defined Daily Dose) per ciascun farmaco. I pazienti sono stati definiti aderenti quando almeno il 75% della durata complessiva del follow-up \ue8 risultato coperto da una dose giornaliera del farmaco. L\u2019esito in studio, di tipo dicotomico, \ue8 stato analizzato attraverso modelli di regressione logistica considerando le ASP di residenza dei pazienti come fattore di esposizione e tenendo conto di una serie di fattori clinici dei pazienti in studio. Risultati I livelli pi\uf9 elevati di aderenza sono stati osservati per le statine (76%); seguiti dai farmaci attivi sul sistema renina angiotensina (60%), dagli antiaggreganti piastrinici (52%) e dai beta-bloccanti (7.6%). L'aderenza simultanea ad almeno 3 dei 4 gruppi di farmaci in esame, \ue8 risultata pari al 32.43% per l'intera regione, con un massimo in corrispondenza dell\u2019ASP di Enna (40%) ed un minimo nell'ASP di Ragusa (16,38%). L'analisi ha evidenziato alcune differenze per sesso e per et\ue0. I valori dell\u2019aderenza in relazione all\u2019indice di posizione socio-economica sono risultati pi\uf9 elevati per le classi pi\uf9 svantaggiate, risultato attribuibile anche ad un maggior ricorso alle prescrizioni. Tra le patologie concomitanti, soltanto le malattie cerebrovascolari risultano fattore di rischio per l\u2019esito in studio (OR=2.51; IC 95%: 1.41-4.46). Le restanti variabili cliniche indagate risultano associate inversamente all\u2019esito. Conclusioni Si evidenzia un utilizzo sub-ottimale di terapia EBM dopo ospedalizzazione per IMA in Sicilia. La percentuale di copertura \ue8 risultata di gran lunga inferiore rispetto a quella osservata in altri contesti, indipendentemente dai fattori di rischio considerati.Inoltre, i risultati hanno messo in evidenza differenti percentuali di aderenza per i diversi farmaci in esame e tra le differenti realt\ue0 territoriali
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