152 research outputs found

    Ottaviano Mascarino a Tivoli. La chiesa di San Nicola

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    Il saggio costituisce una breve analisi storico-critica della chiesa di San Nicola a Tivoli, piccolo edificio situato all’estremità orientale del centro storico, in prossimità dell’antica Porta del Colle. Il suo carattere di chiesa privata (oggi sconsacrata ed annessa ad un’abitazione civile) e la sua collocazione in una piazzetta esclusa dai percorsi turistici costituiscono il principale motivo per cui rimane sconosciuta ai più. La nobiltà delle linee architettoniche della sua facciata in mattoni e l’originalità tipologica della struttura che si cela dietro di essa hanno suggerito un approfondimento documentario finalizzato a far luce sul nome dell’architetto a cui si deve l’idea progettuale. Questa presenta caratteri tipici della miglior produzione architettonica romana della fine del secolo XVI, non privi di anticipazioni a tendenze che troveranno la piena affermazione nei primi vent’anni del secolo successivo. La conoscenza di questa chiesa sconsacrata aggiunge, infine, un nuovo tassello alla storia architettonica di Tivoli nel XVI secolo, dominata dalla fabbrica della celeberrima villa estense, ma in cui non vanno dimenticati episodi architettonici meno conosciuti che, come in questo caso, raggiungono alti livelli qualitativi

    La committenza di Pio VI a Subiaco. Giulio Camporese e l'appartamento nella Casa della Missione

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    Cardinal Giovanni Angelo Braschi, commendatory Abbot of Subiaco, became Pope Pius VI in 1775; shortly, after his election, he started a great urban renovation of the town. Among the lesser-known works, there was an intervention in the House of Fathers of the Mission, which contained an apartment reserved for commendatory abbot: it was expanded, restored and adjoined with a chapel below, thanks to an opening in the vault. The work also included remarkable frescoes, already known and attributed to Liborio Coccetti, the favorite painter of the Pope. The intervention is related to an unrealized project, recently discovered by Jörg Garms and attributed to Pietro Camporese for the erection of a new church annexed to the same House of the Mission. The resulting reflections allow to propose, for the intervention on the apartment, an attribution to Giulio Camporese, the eldest son of Pietro, who is not well-studied in Roman architecture of the late eighteenth century, in the transition phase between late Baroque and Neoclassicism

    Padre Bernardo della Torre architetto della Congregazione della Missione (1715-1749)

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    La ricerca si concentra sull’analisi dell’attività architettonica di padre Bernardo Della Torre (Genova 1676 – Tivoli 1749), sacerdote appartenente alla Congregazione della Missione, che per il proprio ordine ricoprì varie cariche di governo e, soprattutto, il ruolo di architetto. Si tratta di un personaggio quasi del tutto sconosciuto ai repertori d’arte, principalmente legato alla chiesa romana della SS. Trinità in Montecitorio, consacrata nel 1743 e demolita nel 1914 per “motivi di pubblica utilità”. Altra opera a lui riferita è la chiesa dell’Annunziata a Tivoli, consacrata nel 1741; le interessanti fattezze compositivo-tipologiche, rare in area romana e laziale, e l’alta qualità architettonica di quest’ultima chiesa hanno fornito l’input iniziale per una ricerca preliminare che ha fornito dati di estremo interesse. Lo studio della bibliografia storico-religiosa della Congregazione della Missione, fondata a Parigi nel 1625 da san Vincenzo de Paoli e detta anche dei “padri lazzaristi” o “vincenziani”, ha portato all’attenzione dell'autore numerose altre fabbriche progettate e realizzate dal Della Torre; tali costruzioni, destinate alle varie attività dei padri – conventi, collegi, casini per villeggiatura estiva – sono situate in varie località della Provincia Romana dell’ordine, un vasto territorio (i cui confini coincidono con quelli dello Stato Pontificio) governato tra il 1722 e il 1742 dallo stesso sacerdote. Dalla lettura delle fonti bibliografiche, tanto le più antiche (tardo-ottocentesche), quanto quelle più recenti, è emersa una figura di sacerdote estremamente versatile e dinamica, in grado di amministrare un vasto territorio in una fase delicata della storia dell’ordine: negli anni venti – quaranta del XVIII secolo, infatti, si registrò una crescita iperbolica per i lazzaristi, che vide l’apertura di un gran numero di nuove case in tutta Europa e l’affidamento di numerose missioni estere. Tra i motivi di tanta popolarità, la beatificazione (1729) e la successiva canonizzazione (1737) del fondatore Vincenzo de Paoli, eventi in cui Bernardo Della Torre ebbe un ruolo di primo piano, mettendo al servizio della propria comunità la buona reputazione di cui godeva presso la corte pontificia, per accelerare quanto possibile il processo di canonizzazione. L’affluenza sempre maggiore di aristocratici e prelati nelle case della Missione, desiderosi di praticarvi gli esercizi spirituali, determinò l’esigenza di edificare nuove residenze per i vincenziani e di ampliare o ristrutturare quelle già esistenti, spesso ricavate in case di abitazione civile o ex-conventi appartenuti ad altri ordini. A tale esigenza abitativa era possibile far fronte, grazie alle generose donazione degli esercitandi e di vari protettori della congregazione lazzarista. Identificate le varie fabbriche lazzariste di quegli anni, è stato possibile rintracciare formule compositive, distributive e linguistiche comuni, codificate da padre Bernardo assieme a due confratelli dotati di cognizioni ed esperienza tecnica, che si alternarono con lui nella supervisione dei cantieri. Si tratta di schemi e stilemi facilmente riscontrabili negli edifici dell’ordine, che fino ad oggi non erano ancora stati “messi a sistema”, per tracciare le linee generali di quella che è, a questo punto, possibile definire come architettura vincenziana: un’architettura nata con Bernardo Della Torre, le cui linee guida furono seguite nelle fabbriche di case e collegi lazzaristi sino all’inizio del Novecento. Lo scandaglio dei carteggi, custoditi principalmente presso l’Archivio del Collegio Leoniano di Roma, ma anche negli archivi diocesani, comunali e di Stato di varie città italiane, ha consentito di confermare le attribuzioni al Della Torre che già erano state elencate dalla bibliografia storico-religiosa; la ricostruzione del quadro è stata completata tramite l’aggiunta di nuove opere al corpus. L’analisi dei documenti raccolti, confluiti nella corposa appendice allegata alla tesi, è stata affiancata da uno studio diretto dei manufatti architettonici ancora esistenti, che sono stati visitati e rilevati dall'autore, al fine di distinguere l’apporto progettuale del sacerdote rispetto ai numerosi interventi postumi spesso subiti dai fabbricati. Si tratta, infatti, di edifici che, dopo l’Unità d’Italia, sono stati confiscati alla Congregazione per essere adibiti ad altri usi e, pertanto, vi sono state apportate pesanti modifiche, non rispettose delle loro valenze storiche e artistiche. Per quanto concerne l’opera più nota del sacerdote-architetto, la chiesa della Trinità in Montecitorio a Roma, lo studio delle vicende costruttive è stato integrato dall’elaborazione di grafici ricostruttivi, sulla scorta delle descrizioni, delle piante e delle fotografie d’epoca rinvenute, al fine di comprenderne meglio – e, al tempo stesso, di metterne in risalto - i caratteri tipologici e linguistici. Una parte consistente della ricerca ha riguardato le origini di Bernardo Della Torre, al fine di rintracciare notizie sulla sua formazione di architetto. Nonostante la quasi totale mancanza, tra i documenti, di menzioni al suo trascorso secolare (in linea con un’antica consuetudine lazzarista), è stato possibile identificarne con precisione il nucleo familiare all’interno dell’albero genealogico dei Della Torre, una famiglia ligure di antiche e nobili origini, che all’epoca di Bernardo era ramificata in varie linee che occupavano posizioni più o meno elevate nel contesto socio-politico della Repubblica di Genova. L’individuazione del background in cui il Della Torre è stato educato ed istruito, unita alle poche informazioni rintracciate circa la sua formazione architettonica, ha consentito di comprendere aspetti che ricorreranno costantemente nella sua successiva carriera di sacerdote-architetto, sia nei rapporti umani e lavorativi, sia in alcune determinate scelte progettuali. L’indagine ha riguardato anche la personalità di Bernardo Della Torre, personaggio, come detto, ben visto nell’ambiente ecclesiastico romano. È stato dedicato ampio spazio soprattutto allo studio del rapporto di amicizia col cardinale Giulio Alberoni, già da tempo messo in luce da alcuni studiosi vincenziani: ne è emerso che il Della Torre, vero e proprio uomo di fiducia del porporato nell’amministrazione dei suoi beni romani, ne svolgeva attività di consulenza in alcune sue imprese architettoniche; in tal modo è stato possibile chiarire la questione dell’attribuzione, finora irrisolta, della fabbrica del Collegio Alberoni presso Piacenza. Il riconoscimento di alcune peculiarità nei progetti studiati ha consentito inoltre al dottorando di proporre nuove attribuzioni al Della Torre, riconoscendone la mano anche nelle chiese di San Vincenzo de Paoli a Genova e in quella dei Santi Severo e Carlo Borromeo (oggi San Pére Nolasc) a Barcellona; tali ipotesi attributive, non confermabili con certezza a causa della perdita di numerosi fondi documentari, sono avvalorate dalle vicende biografiche del sacerdote-architetto, presente nelle due città, ligure e catalana, negli anni in cui le chiese citate venivano erette. È stata infine dedicata grande attenzione ad ogni menzione, nei carteggi, ai rapporti di Bernardo Della Torre con alcuni architetti e artisti di rilievo attivi a Roma nella prima metà del Settecento. È stato possibile delineare la figura di un uomo ben inserito nel suo ambiente artistico-culturale, come confermato da numerose assonanze, rilevabili tra le sue opere e quelle di molti suoi colleghi laici, vicini da un lato alla figura-guida di Carlo Fontana, dall’altro all’ambiente ecclesiastico corsiniano, di cui lo stesso Della Torre faceva parte. Si tratta infatti di composizioni lineari, basate su schemi modulari che derivano dalla rilettura del patrimonio barocco, in una chiave semplificata che offre un ruolo primario alle esigenze funzionali, statiche, igieniche; tale reinterpretazione della lezione dei grandi maestri è resa esplicita grazie alla sintassi adottata per tali nuove fabbriche: un linguaggio elegante, in cui si riscontrano rimandi ai capolavori tanto del Bernini, quanto del Borromini. Il lavoro condotto da Marco Pistolesi costituisce la prima opera dedicata all’architettura lazzarista e approfondisce in modo analitico la carriera del suo progettista principale. La personalità di Bernardo Della Torre, finora inedita, è ben collocabile tra le differenti tendenze architettoniche che si contrastano e affiancano nel panorama culturale del primo Settecento romano, tra istanze progettuali funzionaliste e richiami, nella decorazione, alla grande stagione barocca che volgeva al termine. Tale studio si colloca in un clima critico caratterizzato, da un lato, dalla rivalutazione di tanta produzione architettonica, oggi definita “dell’Arcadia”, e dall’altro dalla riscoperta di figure professionali interessanti, finora sottovalutate, come quelle degli architetti interni alle congregazioni religiose. Le difficoltà dovute alla quasi totale mancanza di studi analitici e critici, dedicati non solo al personaggio di Bernardo Della Torre, ma anche a gran parte delle architetture lazzariste, sono state affrontate attraverso un lavoro di ricerca sviluppato su più fronti, che ha consentito di restituire un quadro ancor più interessante di quanto ipotizzabile all’inizio del triennio di dottorato. L’accurata indagine archivistica, l’analisi diretta dei manufatti architettonici e lo studio della recente bibliografia sul Sei e Settecento italiano – e in particolar modo romano - hanno costituito passaggi fondamentali e ben affrontati nell’ambito del lavoro di ricerca. Inoltre, l’elaborazione grafica, volta a rilevare le fabbriche superstiti e a restituirne le fattezze trasformate o andate perdute, è stata efficacemente impiegata, tanto da rappresentare un ottimo momento di sintesi dal punto di vista conoscitivo e interpretativo e da corredare in maniera adeguata un’opera innovativa, basata su contenuti validi, esposti in una forma chiara e brillante

    A Semi-Supervised Learning-Aided Evolutionary Approach to Occupational Safety Improvement

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    Worldwide, four people die every minute as a consequence of illnesses and accidents at work. This considerable number makes occupational safety an important research area aimed at obtaining safer and safer workplaces. This paper presents a semi-supervised learning-aided evolutionary approach to improve occupational safety by classifying workers depending on their own risk perception for the task assigned. More in detail, a semi-supervised learning phase is carried out to initialize a good population of a non-dominated sorting genetic algorithm (NSGA-II). Each chromosome of the population represents a pair of classifiers: one determines a worker's risk perception with respect to a task, the other determines the level of caution of the same worker for the same task. Learning from constraints reinforces the initial training performance. The best Pareto-optimal solution to the problem is selected by means of the Technique for Order of Preference by Similarity to Ideal Solution (TOPSIS). The proposed framework was tested on real-world data gathered through a website purposely developed. Results showed a good performance of the obtained classifiers, thus validating the effectiveness of the proposed approach in supporting the decision-maker in critical job assignment problems, where risks are a serious threat to the workers' health

    Plinian and Subplinian Eruptions

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    Pope Pius VI's Patronage in Subiaco. Giulio Camporese and the Apartment in the House of the Mission.

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    Cardinal Giovanni Angelo Braschi, commendatory Abbot of Subiaco, became Pope Pius VI in 1775; shortly, after his election, he started a great urban renovation of the town. Among the lesser-known works, there was an intervention in the House of Fathers of the Mission, which contained an apartment reserved for commendatory abbot: it was expanded, restored and adjoined with a chapel below, thanks to an opening in the vault. The work also included remarkable frescoes, already known and attributed to Liborio Coccetti, the favorite painter of the Pope. The intervention is related to an unrealized project, recently discovered by Jörg Garms and attributed to Pietro Camporese  for the erection of a new church annexed to the same House of the Mission. The resulting reflections allow to propose, for the intervention on the apartment, an attribution to Giulio Camporese, the eldest son of Pietro, who is not well-studied in Roman architecture of the late eighteenth century, in the transition phase between late Baroque and Neoclassicism

    Pope Pius VI's Patronage in Subiaco. Giulio Camporese and the Apartment in the House of the Mission

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    Cardinal Giovanni Angelo Braschi, commendatory Abbot of Subiaco, became Pope Pius VI in 1775; shortly, after his election, he started a great urban renovation of the town. Among the lesser-known works, there was an intervention in the House of Fathers of the Mission, which contained an apartment reserved for commendatory abbot: it was expanded, restored and adjoined with a chapel below, thanks to an opening in the vault. The work also included remarkable frescoes, already known and attributed to Liborio Coccetti, the favorite painter of the Pope. The intervention is related to an unrealized project, recently discovered by Jörg Garms and attributed to Pietro Camporese for the erection of a new church annexed to the same House of the Mission. The resulting reflections allow to propose, for the intervention on the apartment, an attribution to Giulio Camporese, the eldest son of Pietro, who is not well-studied in Roman architecture of the late eighteenth century, in the transition phase between late Baroque and Neoclassicism

    Solving the Environmental Economic Dispatch Problem with Prohibited Operating Zones in Microgrids using NSGA-II and TOPSIS

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    This paper presents a multi-objective optimization framework for the environmental economic dispatch problem in microgrids. Besides classic constraints, also prohibited operating zones and ramp-rate limits of the generators are here considered. Pareto-optimal solutions are generated through the NSGA-II algorithm with customized constraint handling. The optimal solution is selected with TOPSIS. Simulations carried out on a prototype microgrid showed the eectiveness of the proposed framework in handling scenarios with Pareto fronts having up to four discontinuities

    Fragmentation mechanisms revealed trough the ash morphology and texture at Sakurajima volcano (Japan)

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    Volcanic ash represents a fundamental source of information on eruptive processes occurring both prior and after explosive eruptions. In particular, many studies evidenced how volcanic ash can be used to extract unique information about the style of volcanic activity and the relative fragmentation processes. We present a detailed study of ash collected during classical vulcanian activity at Sakurajima volcano (Japan), aimed at investigating the relationships between eruption dynamics and the key features of the resulting volcanic ash (e.g. shape and texture). Information about fragmentation mechanism is revealed by a comprehensive investigation over a complete sequence of activity observed in summer 2013 and October 2014. Based on SEM imaging of the ash samples, 4 main categories (Blocky Irregular, Blocky Regular, Rough-Vesicular, and Rough) have been defined. These characterize all the different phases observed in the eruptive activity, without showing important changes in concentration or morphology. The ash morphology has been then quantitatively defined trough a set of shape parameters, and compared with textural features (ground mass crystallinity, vesicularity) in order to outline the relations with different styles of activity observed during the whole sequence. An exhaustive quantitative dataset on the shape and textural variability of Sakurajima ash provide important insights into magma fragmentation mechanisms and their relations with the evolution of eruptive dynamics. S01.2
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