45 research outputs found

    Il terremoto del 21 giugno 2013 in Lunigiana. Le attività del coordinamento Sismiko

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    Il 21 giugno 2013 alle ore 10.33 UTC è stato registrato dalla Rete Sismica Nazionale (RSN) [Amato e Mele, 2008; Delladio, 2011] dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) un terremoto di magnitudo (ML) 5.2 nel distretto sismico1 denominato “Alpi Apuane” tra i comuni di Minucciano in provincia di Lucca e Fivizzano e Casola in provincia di Massa e Carrara, zona conosciuta come “Lunigiana”. L’evento sismico, localizzato dai sismologi in turno presso la sala di sorveglianza sismica di Roma [Basili, 2011] con coordinate 44.153°N e 10.135° E e una profondità di circa 5 km è stato ben risentito in tutta la penisola centro-settentrionale ed è stato seguito in poche ore da numerosi eventi anche di ML ≥ 3.0 (16 nelle prime 72 ore). Storicamente l’area oggetto della sequenza sismica è stata interessata da numerosi terremoti di magnitudo superiore a 5.0 il più grande dei quali quello avvenuto nel 1920 nella zona della Garfagnana (fonte dati: Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani - CPTI11 [Rovida et al., 2011]), ad una distanza di circa 12 km dal mainshock odierno, interessata anch’essa da una piccola sequenza sismica a gennaio del 2013. In considerazione dell’entità dell’evento e seguendo le procedure definite per le situazioni di emergenza internamente all’INGV anche in accordo con l’Allegato A2 della Convenzione vigente 2012- 20203 fra l’ente e il Dipartimento di Protezione Civile (DPC), è stata attivata la Rete Sismica Mobile della sede INGV di Roma (Re.Mo. [Moretti et al., 2010]). Nell’arco di tempo di poco più un’ora dall’accadimento del mainshock è stata disposta l’installazione di una rete sismica temporanea costituita da sei stazioni a integrazione delle reti sismiche permanenti già presenti in area epicentrale (RSN e Regional Seismic network of North-Western Italy – RSNI [Ferretti et al., 2008; 2010; Eva et al., 2010; Pasta et al., 2011]). Nel contempo sono stati consultati tramite e-mail i referenti delle unità di rete sismica mobile delle altre sedi INGV che nell’ambito del coordinamento “Sismiko” [Moretti et al., 2012] negli ultimi due anni hanno dato la propria disponibilità, in termini di personale e strumentazione, ad intervenire in caso di emergenza sismica; sono stati inoltre contattati i colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita, dell’Università degli Studi di Genova (DISTAV) i più vicini all’area epicentrale e gestori della RSNI che hanno comunicato loro stessi l’intenzione di installare due stazioni temporanee, una in real-time e una in configurazione stand-alone. In questo lavoro viene descritta l’attività compiuta dalla Rete Sismica Mobile INGV, la tempistica dell’intervento effettuato in sinergia con i colleghi dell’Università di Genova, i dettagli circa l'installazione e la gestione delle stazioni sismiche temporanee nel primo mese di attività e una valutazione del dataset acquisito

    La campagna sismica del progetto “Alto Adriatico”. Rapporto delle attività 2010-2011

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    Istituto Nazionale di Geofisica e VulcanologiaPublished1-401.1. TTC - Monitoraggio sismico del territorio nazionaleN/A or not JCRope

    Il terremoto del 21 giugno 2013 in Lunigiana. Le attività del coordinamento Sismiko

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    Il 21 giugno 2013 alle ore 10.33 UTC è stato registrato dalla Rete Sismica Nazionale (RSN) [Amato e Mele, 2008; Delladio, 2011] dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) un terremoto di magnitudo (ML) 5.2 nel distretto sismico1 denominato “Alpi Apuane” tra i comuni di Minucciano in provincia di Lucca e Fivizzano e Casola in provincia di Massa e Carrara, zona conosciuta come “Lunigiana”. L’evento sismico, localizzato dai sismologi in turno presso la sala di sorveglianza sismica di Roma [Basili, 2011] con coordinate 44.153°N e 10.135° E e una profondità di circa 5 km è stato ben risentito in tutta la penisola centro-settentrionale ed è stato seguito in poche ore da numerosi eventi anche di ML ≥ 3.0 (16 nelle prime 72 ore). Storicamente l’area oggetto della sequenza sismica è stata interessata da numerosi terremoti di magnitudo superiore a 5.0 il più grande dei quali quello avvenuto nel 1920 nella zona della Garfagnana (fonte dati: Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani - CPTI11 [Rovida et al., 2011]), ad una distanza di circa 12 km dal mainshock odierno, interessata anch’essa da una piccola sequenza sismica a gennaio del 2013. In considerazione dell’entità dell’evento e seguendo le procedure definite per le situazioni di emergenza internamente all’INGV anche in accordo con l’Allegato A2 della Convenzione vigente 2012- 20203 fra l’ente e il Dipartimento di Protezione Civile (DPC), è stata attivata la Rete Sismica Mobile della sede INGV di Roma (Re.Mo. [Moretti et al., 2010]). Nell’arco di tempo di poco più un’ora dall’accadimento del mainshock è stata disposta l’installazione di una rete sismica temporanea costituita da sei stazioni a integrazione delle reti sismiche permanenti già presenti in area epicentrale (RSN e Regional Seismic network of North-Western Italy – RSNI [Ferretti et al., 2008; 2010; Eva et al., 2010; Pasta et al., 2011]). Nel contempo sono stati consultati tramite e-mail i referenti delle unità di rete sismica mobile delle altre sedi INGV che nell’ambito del coordinamento “Sismiko” [Moretti et al., 2012] negli ultimi due anni hanno dato la propria disponibilità, in termini di personale e strumentazione, ad intervenire in caso di emergenza sismica; sono stati inoltre contattati i colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita, dell’Università degli Studi di Genova (DISTAV) i più vicini all’area epicentrale e gestori della RSNI che hanno comunicato loro stessi l’intenzione di installare due stazioni temporanee, una in real-time e una in configurazione stand-alone. In questo lavoro viene descritta l’attività compiuta dalla Rete Sismica Mobile INGV, la tempistica dell’intervento effettuato in sinergia con i colleghi dell’Università di Genova, i dettagli circa l'installazione e la gestione delle stazioni sismiche temporanee nel primo mese di attività e una valutazione del dataset acquisito.Published1-345T. Sorveglianza sismica e operatività post-terremotoN/A or not JCRope

    POST-PROCESSING OF SEISMIC EVENTS RECORDED BY THE ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA SEISMOGRAPH NETWORK: AN ANALYSIS OF THE ACCURACY OF THE MAIN DISSEMINATED SEISMIC PARAMETERS

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    Some of the most significant advances in seismology have resulted from analysis performed on the seismic parameters reported in the Bulletins and disseminated by the seismological data centers. A large fraction of works on travel time residuals and tomography has relied upon arrival times published by the bulletins. A precise estimate of the onset time of seismic phases is needed to obtain accurate event locations necessary for seismological studies of spatial patterns of earthquake hypocenters. To obtain very precise onset times for all seismic signals, seismological data center mostly rely on the picks provided by their human analysts. However, the increase in the number of analysts and the quality of arrivals reported in bulletins has also been debated. We present the results of an analysis aimed to estimate the quality of phase arrivals. A comparison between the arrival times reported in the Istituto Nazionale di Geofisica (ING) bulletins and those retimed in an effort to obtain accurate pickings for a tomographic study is also presented.PublishedBirmingham, United Kingdom 19-30 July 19994IT. Banche datiope

    Qualità microbiologica delle acque per emodialisi: quali i fattori di rischio? [Microbiological quality of hemodialysis water: what are the risk factors?]

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    Introduzione Un paziente in dialisi entra in contatto settimanalmente con un’ingente quantità d’acqua tramite il bagno di dialisi, in media 350 litri. È pertanto essenziale che questa soluzione abbia un’elevata qualità e purezza. Scopo del nostro studio è stato monitorare nel tempo la qualità microbiologica delle acque dell’emodialisi, al fine di individuare eventuali fattori che possano influenzarla. Metodi Abbiamo effettuato da Gennaio 2015 a Ottobre 2017 uno studio cross-sectional raccogliendo le acque delle apparecchiature dialitiche presso l’AOU Careggi. I campioni raccolti in maniera asettica e da tecnici specializzati, sono stati trasportati sotto ghiaccio a 4°C al Laboratorio di Rischio Biologico dell’Azienda USL Toscana Centro per le analisi di laboratorio. Risultati Sono stati raccolti 126 campioni di acqua. Coliformi, E. coli, Staphylococcus aureus, enterococchi sono risultati negativi in tutti i campioni. Pseudomonas aeruginosa è risultata positiva in un solo campione. Sia per le CFU a 37°C che a 22°C la tipologia di macchinario rappresenta l’unico fattore di rischio statisticamente significativo (OR 15.21 e OR 10.25 rispettivamente): i macchinari SDS hanno un rischio decisamente più alto di risultare positivi per le CFU a 37°C e 22°C. Conclusioni È necessario monitorare costantemente il sistema di trattamento delle acque di dialisi e questo ancor più nel caso di dispositivi con sistema SDS che, a causa del loro utilizzo discontinuo, possono essere soggetti più frequentemente, come dimostrato nel nostro studio, a maggiore contaminazione. PAROLE CHIAVE: sorveglianza, emodialisi, infezioniBACKGROUND: A dialyzed patient weekly gets in touch with a large amount of water (on average 350 liters) through the dialysis bath. It is therefore essential that this solution would have a high quality and purity. The aim of our study was to monitor the microbiological quality of the hemodialysis water in order to identify possible factors that could affect it. METHODS: We conducted a cross-sectional study from January 2015 to October 2017 collecting the dialysis water in AOU Careggi. Samples were aseptically collected by specialized technicians and then transported under ice at 4° C to the Laboratory of Biological Hazards of USL Toscana Centro for laboratory analyses. RESULTS: 126 water samples were collected. Coliforms, E. coli, Staphylococcus aureus, enterococci were not detected. Pseudomonas aeruginosa was found in only one sample. Both for CFU at 37° C and at 22° C, the type of device represented the only statistically significant risk factor (OR 15.21 and OR 10.25 respectively): SDS devices had a significantly higher risk of being positive for CFU at 37° C and 22° C. CONCLUSIONS: As our study demonstrated, the system producing dialysis water must be constantly monitored, especially in cases of SDS devices which may be subjected more frequently to a higher contamination, due to their discontinuous use. Copyright by Società Italiana di Nefrologia SIN, Rome, Italy

    POST-PROCESSING OF SEISMIC EVENTS RECORDED BY THE ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA SEISMOGRAPH NETWORK: AN ANALYSIS OF THE ACCURACY OF THE MAIN DISSEMINATED SEISMIC PARAMETERS

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    Some of the most significant advances in seismology have resulted from analysis performed on the seismic parameters reported in the Bulletins and disseminated by the seismological data centers. A large fraction of works on travel time residuals and tomography has relied upon arrival times published by the bulletins. A precise estimate of the onset time of seismic phases is needed to obtain accurate event locations necessary for seismological studies of spatial patterns of earthquake hypocenters. To obtain very precise onset times for all seismic signals, seismological data center mostly rely on the picks provided by their human analysts. However, the increase in the number of analysts and the quality of arrivals reported in bulletins has also been debated. We present the results of an analysis aimed to estimate the quality of phase arrivals. A comparison between the arrival times reported in the Istituto Nazionale di Geofisica (ING) bulletins and those retimed in an effort to obtain accurate pickings for a tomographic study is also presented

    Phase II study of pemetrexed in combination with carboplatin in patients with malignant pleural mesothelioma (MPM)

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    none15Background: The aim of this study was to evaluate the activity and toxicity of pemetrexed and carboplatin combination as first-line chemotherapy in malignant pleural mesothelioma (MPM). Patients and methods: Patients with measurable advanced MPM and a zero to two Eastern Cooperative Oncology Group (ECOG) performance status (PS) were enrolled. The schedule was pemetrexed 500 mg/m2 in combination with carboplatin area under the curve 5, every 21 days. In all, 76 patients were treated. Median age was 65 years; median ECOG PS was zero. Results: Grade 3 hematological toxicity according to World Health Organization criteria was seen in 36 (47.3%) patients; grade 4 hematological toxicity in 5 (6.5%) patients. There were 16 (21%) partial responses and 3 (4%) complete responses, for an overall response rate of 19 (25%) [95% confidence interval (CI) 15.3–34.7]. In all, 29 (39%) (95% CI 28–48) patients reported stable disease. The median survival was estimated at 14 months. Conclusion: This combination of carboplatin and pemetrexed is moderately active and the toxicity is acceptable.Castagneto B; Botta M; Aitini E; Spigno F; Degiovanni D; Alabiso O; Serra M; Muzio A; Carbone R; Buosi R; Galbusera V; Piccolini E; Giaretto L; Rebella L; Mencoboni M.Castagneto, B; Botta, M; Aitini, E; Spigno, Fabio; Degiovanni, D; Alabiso, O; Serra, M; Muzio, A; Carbone, R; Buosi, R; Galbusera, V; Piccolini, E; Giaretto, L; Rebella, L; Mencoboni, M
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