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    Il contributo del movimento GLBT italiano alla costruzione di una società più laica, libertaria e non violenta

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    Con questo lavoro, ho cercato di raccontare in che modo il movimento gay, lesbico, bisessuale e transessuale italiano ha contribuito a rendere la nostra società più laica, libertaria e nonviolenta. Per farlo, ho analizzato i tre aspetti principali che ne hanno caratterizzato l'agire: - la difesa della laicità dello Stato - La tutela e l'ampliamento delle libertà individuali - E, soprattutto, il carattere nonviolento delle lotte. La tesi si compone di sette capitoli. In quello iniziale, mi sono occupato delle origini del movimento glbt. Le prime notizie riguardanti l'attivismo politico della comunità glbt, arrivano da Firenze. Nel 1512, un gruppo di trenta giovani aristocratici, riuniti sotto il nome di Compagnacci, fece irruzione nel palazzo del governo, costringendo un alto funzionario alle dimissioni e chiedendo che il consiglio comunale abrogasse le condanne di quei sodomiti che erano stati costretti all'esilio o a cui era stato fatto perdere il posto di lavoro a causa della loro omosessualità. Nel 1432, infatti, era stato creato un corpo di guardie speciali (gli ufficiali di notte), incaricate di occuparsi delle accuse, delle prove e dei processi riguardanti i casi di sodomia. Le denunce contro gli omosessuali venivano presentate anonimamente, infilate in apposite cassette sparse per la città. Una delle vittime più illustri di questo sistema fu Leonardo Da vinci, il quale intratteneva una relazione con il giovane Jacopo Santarelli. Anche a Lucca, nel 1448, fu istituita una magistratura simile. Facendo un salto avanti nel tempo, arriviamo all'avvento del fascismo e notiamo che, rispetto al nazismo, viene adottata una strategia diversa contro i gay. Mentre in Germania, sulla base del paragrafo 175 del codice penale (che prevedeva il carcere per gli atti sessuali tra maschi), il nazismo fece arrestare e deportare nei campi di concentramento circa trentamila omosessuali, in Italia fu deciso in un primo tempo (nel 1936, sulla base delle leggi razziali) di prevedere la misura del confino per i gay, in quanto “nemici della razza”. Tre anni dopo, però, ci fu un ripensamento, dovuto alla considerazione che perseguitare un gruppo sociale in quanto gruppo, richiedeva che lo si riconoscesse come tale. Quindi l'omosessualità venne depenalizzata non per indulgenza, ma per dimostrare che gli omosessuali non esistevano: gli italiani erano troppo virili per esserlo. Il controllo e la repressione di questo “problema” fu lasciato alla Chiesa cattolica: un sistema più efficace e meno costoso. Nel secondo capitolo ho illustrato come e quando il movimento glbt si è manifestato come gruppo politico. A livello internazionale, la realtà glbt appare per la prima volta in America, in un locale gay di New York (il bar Stonewall, nel Greenwich village), nella notte del 28 giugno 1969. E' lì che prende avvio “la rivolta di Stonewall”, ricordata ogni anno in tutto il mondo con i cortei del Pride. Cosa accade? Per la prima volta, gay, lesbiche e trans decidono di ribellarsi ai soprusi della polizia, che frequentemente faceva irruzione nel locale picchiando e schedando i presenti. La rivolta fu generata dal gesto di una diciassettenne transessuale, Silvia Rivera: il lancio di una scarpa col tacco contro uno dei poliziotti. L'uso di quell'”arma” impropria, è l'emblema del carattere atipico e nonviolento che, fin dalle origini, ha caratterizzato l'agire del movimento glbt. In Italia, sulla scia della rivolta di Stonewall, si verificò la prima uscita pubblica del movimento glbt. Era l'aprile del 1972, e a San Remo il Centro Italiano di sessuologia, un organismo di ispirazione cattolica, aveva organizzato un congresso internazionale sulle devianze sessuali, inserendo nel programma una tavola rotonda e molti interventi specificamente dedicati a cause e terapie dell'omosessualità. Il timore di gay e lesbiche era che l'iniziativa servisse a promuovere un disegno di legge contro l'omosessualità, così com'era già accaduto in Spagna, dove la dittatura franchista, nel 1970, aveva prescritto l'obbligo di cura per questo tipo di “malati” attraverso l'internamento in apposite strutture. Così, la mattina del 5 aprile 1972, organizzarono una clamorosa e inedita contestazione, chiedendo aiuto anche a gruppi glbt di altri paesi. Una protesta decisa, ma allo stesso tempo ironica e gioiosa, per dimostrare che anche nel nostro paese si doveva e poteva lottare a viso aperto contro l'omofobia. Il capitolo 3, è dedicato al rapporto tra movimento glbt e nonviolenza. Secondo lo storico e attivista gay Giovanni dall'Orto, il movimento glbt ha scelto di adottare il metodo di lotta nonviolento “per convinzione, non per debolezza”. Ho cercato di dimostrare la veridicità di questa affermazione, raccontando alcuni episodi concreti, ed analizzando il rapporto tra il movimento glbt e il movimento delle donne. Con le femministe, il mondo omosessuale ha condiviso la sperimentazione di pratiche e linguaggi nuovi, alternativi rispetto ai metodi di lotta politica tipici degli anni '70 (ma purtroppo in voga ancora oggi) caratterizzati dal ricorso all'uso della forza, allo scontro fisico e ad un lessico preso in prestito dal mondo militare. L'intento comune era di cambiare una società sessuofobica, fondata sul dominio del maschio, sul familismo e sulla morale cattolica. Nel corso degli anni, il movimento glbt ha avuto più di un'occasione per dimostrare che il proprio agire politico è basato interamente sul pensiero e sul metodo nonviolento. Ad esempio, A Padova, nel 2002, alla vigilia del Pride, gli organizzatori si trovarono stretti da specie di tenaglia: da un lato l'organizzazione di estrema destra “Forza Nuova”, annunciava una contromanifestazione; dall'altro, i Disobbedienti del nord est, ribattevano che avrebbero impedito quel corteo. Gli esponenti del Pride, si liberarono da quella morsa esprimendo pubblicamente il rifiuto della comunità glbt di indossare l'elmetto e guerreggiare:“Ogni tentativo di arruolarci nella logica maschilista della violenza è sempre fallita. La violenza è l'arma dei nostri avversari, del maschio fallocratico, dell'esercito. Noi siamo l'alternativa a questo modo di essere e di pensare. Noi siamo l'altro mondo che è possibile. Un altro mondo in cui non sarà più la violenza a dettare legge, ma la nonviolenza, la ragione e le ragioni degli esseri umani”. Viene espressa in questo modo la convinzione che per perseguire fini giusti, sia necessario adottare mezzi giusti, ossia nonviolenti. Nella storia dell'umanità, invece, si è costantemente trascurato questo rapporto tra mezzi e fini, con la conseguenza che anche certe rivoluzioni, nate per affermare ideali di libertà e giustizia, si sono trasformate in nuovi dispotismi. Nel capitolo 4 ho descritto come sono nate, in quale contesto storico, e come operano le principali associazioni glbt italiane: Arcigay, Arcilesbica e Movimento di Identità transessuale (Mit). L'ultima parte del capitolo, è dedicata invece ai gruppi glbt di Movimento, aventi posizioni più radicali rispetto alla politica dei “piccoli passi” portata avanti da Arcigay. Queste associazioni, presero parte nel 2001 al contro vertice del G8 a Genova e, l'anno seguente, alle manifestazioni contro la guerra in Iraq e al Social Forum Europeo di Firenze, dando vita (insieme a numerose sigle glbt europee) al workshop“Gay, lesbiche, trans e neoliberismo”. Da quest'ultimo scaturirono critiche dure e articolate al modello liberista di sviluppo e di società, e la netta opposizione ad ogni guerra, dato che “non c'è differenza tra intervento in Iraq, in Jugoslavia, in Cecenia, quando si sia in grado di vederne le cause reali e gli effetti, che sono sempre morte e distruzione”. Nel documento conclusivo, è resa palese la convinzione che la costruzione di “un altro mondo possibile” passa per l'unione di quanti contestano il modello attuale di società: un'aggregazione tra diversi che oltre ad aumentare la forza della lotta favorisce, allo stesso tempo, un interscambio continuo. Il capitolo 5 è dedicato alla soggettività transessuale. Ho cercato di spiegare i concetti di transessualità e di identità di genere, e di illustrare il percorso (molto lungo e impervio, stabilito dalla legge 164/1982), che una persona transessuale deve affrontare per ottenere l'autorizzazione a modificare i propri dati anagrafici in relazione al sesso prescelto. In Italia, a differenza di altri paesi europei, la giurisprudenza maggioritaria non ammette la rettifica dei dati anagrafici (nome e sesso), in assenza dell'intervento di riattribuzione sessuale. Ciò significa che per anni, una persona che ha assunto di fatto i caratteri tipici di una donna, è costretta ad esibire documenti che la presentano come uomo. Sono molti i casi di transfobia (in questo capitolo ho raccontato quelli originati e alimentati dai mass media), che spesso hanno un epilogo tragico: nel periodo 2008-2013, nel nostro paese le trans uccise sono state ventisei, un numero decisamente superiore a quello delle altre nazioni europee, e che fa dell'Italia il secondo paese per numero di vittime in Europa dopo la Turchia. Nel capitolo 6 mi sono concentrato sul World Pride di Roma del 2000, un caso che dimostra la capacità del movimento glbt di sperimentare e di trascendere i conflitti con grande creatività Nonostante fosse stata programmata e annunciata quattro anni prima, la manifestazione rischiò di essere vietata (o fortemente ridimensionata), a causa della concomitanza con il Giubileo della Chiesa cattolica. Il Presidente del Consiglio dell'epoca, Giuliano Amato, intervenendo sul tema nel corso di una seduta della Camera dei Deputati, disse: “purtroppo c'è la Costituzione, che impone vincoli e costituisce diritti”, ma vi è il proposito del Governo di “limitare la manifestazione ad un luogo definito, di isolarla dal resto della città”. Una precisazione che non soddisfò il cardinale Camillo Ruini, Presidente della conferenza episcopale italiana, che sottolineò: “La nostra richiesta continua ad essere che questa manifestazione non si faccia. Se non verrà accolta saremo dispiaciuti e adombrati”. Il contesto era tutt'altro che favorevole, ma il movimento glbt riuscì a entrare in empatia con l'opinione pubblica e a suscitare sostegni significativi. Amos Luzzato, ad esempio, all'epoca presidente dell'Unione delle comunità ebraiche, affermò:“a una frazione minoritaria del paese, da sempre oggetto di discriminazione oggi si contesterebbe il diritto di organizzare, come qualsiasi altro gruppo, una manifestazione nei tempi e nei luoghi prescelti, nel rispetto della Costituzione e delle leggi dello Stato. Esprimiamo la nostra comprensione e solidarietà per questo gruppo umano(...). Nei campi di sterminio (noi con il triangolo giallo, loro con il triangolo rosa), hanno sofferto insieme a noi e con noi quell'indicibile orrore. Sottolineiamo come il rispetto delle minoranze sia sempre stato e e sia oggi più che mai un segnale e una misura dello stato di salute e della democrazia di una società civile”. L'8 luglio del 2000, il corteo che si snodò per le vie di Roma, divenne (e lo è ancora oggi, a distanza di 14 anni) il Pride più partecipato che si sia mai svolto in Italia. Come ebbe modo di scrivere Natalia Aspesi su “La Repubblica” “Duecentomila, un milione, non ha importanza. Perché la folla era comunque immensa, e l'aria era quella di una grande festa di fratellanza, di un oceanico e colorato gioco di solidarietà, di un gigantesco raduno familiare

    Esperienze cooperative apuane nel secondo dopoguerra

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    La tesi affronta l'argomento della nascita, lo sviluppo e le motivazioni che portarono al fallimento delle cooperative sorte subito dopo la seconda guerra mondiale nella zona apuana, con particolare riferimento a quelle del settore marmifero

    LA RICERCA DEL VALORE CREATO O DISTRUTTO: DAI TRADIZIONALI INDICATORI DI PERFORMANCE ALL' EVA

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    Il primo capitolo del lavoro in oggetto espone i limiti dei tradizionali indicatori di performance calcolati sul Bilancio. Nel secondo e nel terzo capitolo si propongono due vie per ovviare a tali limiti quali: l'EVA, indicatore che esprime il valore creato o distrutto dalla gestione aziendale e i modelli multidimensionali ovvero la Balanced Scorecard e il modello di Lynch e Cross. Nel quarto capitolo si riportano i risultati di una ricerca empirica sul grado di adozione, da parte delle aziende italiane, dell'EVA e della Balanced Scorecard. Nell'ultima parte del lavoro viene presentata un'analisi svolta su tre aziende utilities italiane ed inerente la concreta applicazione dell'indicatore EVA

    Kinetics of color development in fortified cookies

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    The objective of this work was to study kinetics of color development in protein-fortified cookies systems at three heat-treatment temperature (190, 220, 250 ºC) and three water content (23, 26, 29 %). Response surface methodology was used to analyze the effect of heat treatment and water added on reaction rate constant obtained for L*, a*, b*, Cab*, hab* and were compared with Arrhenius equation. Color parameters evolutions follow a first-order kinetic. The linear coefficients corresponding to the water added variable were no significant for all color parameter, meaning rate constants values were only heat treatment temperature dependent. The goodness of the model prediction was assessed by the mean absolute relative error (%). Results showed that both correlation method were adequate to predict kinetic coefficients in the technological conditions studied.Fil: Erben, Melina. Universidad Nacional del Litoral. Facultad de Ingeniería Química. Instituto de Tecnología de los Alimentos; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; ArgentinaFil: Piagentini, Andrea. Universidad Nacional del Litoral. Facultad de Ingeniería Química. Instituto de Tecnología de los Alimentos; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; ArgentinaFil: Osella, Carlos Alberto. Universidad Nacional del Litoral. Facultad de Ingeniería Química. Instituto de Tecnología de los Alimentos; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; Argentin

    Extracts from strawberry by-products rich in phenolic compounds reduce the activity of apple polyphenol oxidase

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    The ultrasound-assisted extraction of phenolic compounds from strawberry by-products was studied varying the solvent type (water, ethanol 80%, methanol 80%, and acetone 80%), the formic acid concentration (0 and 0.5%), and the number of extraction steps (1 and 2). Total phenolic and total flavonoid compounds were determined spectrophotometrically and analyzed by PAD-HPLC. The antioxidant capacity (DPPH and FRAP assays) and the ability of extracts to inhibit apple (Malus domestica cv. ‘Red Delicious’) polyphenol oxidase (PPO) were also investigated. Extracts with acidified methanol in two-steps yielded the highest phenolic compound concentration (15.01 g/kg), and the highest antioxidant capacity. Agrimoniin was the major polyphenol found, and the extraction with acetone in two-steps produced the highest yield (2.45 g/kg). This ellagitannin was the only polyphenol that correlated (R2 > 0.80, p < 0.05) with the antioxidant capacity. Water and ethanol showed the lowest phenolic compound yields. However, extraction with these green solvents (water or ethanol) in two-steps showed polyphenol contents similar to those obtained with methanol or acetone in one-step (≈9 g/kg). Additionally, extracted polyphenols (0.24 g/L) produced 30% apple PPO inhibition, in a reversible ‘uncompetitive’ inhibition. Results showed the high revalorization potential of strawberry by-products as a low-cost source of polyphenols, with antioxidant and anti-browning effects.Fil: Villamil Galindo, Johan Esteban. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro Científico Tecnológico Conicet - Santa Fe; Argentina. Universidad Nacional del Litoral. Facultad de Ingeniería Química. Instituto de Tecnología de los Alimentos; ArgentinaFil: Van de Velde, Franco. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro Científico Tecnológico Conicet - Santa Fe; Argentina. Universidad Nacional del Litoral. Facultad de Ingeniería Química. Instituto de Tecnología de los Alimentos; ArgentinaFil: Piagentini, Andrea. Universidad Nacional del Litoral. Facultad de Ingeniería Química. Instituto de Tecnología de los Alimentos; Argentin

    Strawberry agro-industrial by-products as a source of bioactive compounds: effect of cultivar on the phenolic profile and the antioxidant capacity

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    The post-harvest processing of strawberries generates considerable amounts of by-products that consist of the inedible parts of the fruit (sepal, calyx, stem, and non-marketable portion of the fruit), which is an environmental problem for local producers and industries. This study aimed to revalue these kinds of tissues through identifying and quantifying the genotype influence on the total phenolic content, phenolic profile, and the antioxidant activity of the by-products from three strawberry cultivars: ?Festival? (FE), ?San Andreas ? (SA), and ?Camino Real? (CR). The total phenolic content was determined by the Folin?Ciocalteu method, in-vitro antioxidant activity by the DPPH* radical scavenging method and the phenolic profile by PAD?HPLC. The different genotypes showed significant differences (p /Kg of by-product ), followed by SA and CR cultivars. The antioxidant capacity of the SA and FE tissues were similar (p > 0.05) and higher (15.1?16.3 mmol Trolox equivalents /Kg R) than CR. Eight main phenolic compounds were identified and quantified on the three cultivars. Agrimoniin was the principal polyphenol (0.38?1.56 g/Kg R), and the cultivar FE had the highest concentration. This compound showed the highest correlation coefficient with the antioxidant capacity (R2 0.87; p < 0.001). This study highlighted the impact of the multi-cultivar systems in strawberry production on the bioactive potential and the diversity of secondary metabolites obtained from strawberry agro-industrial by-products at a low cost.Fil: Villamil Galindo, Johan Esteban. Universidad Nacional del Litoral; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro Científico Tecnológico Conicet - Santa Fe; ArgentinaFil: Van de Velde, Franco. Universidad Nacional del Litoral; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro Científico Tecnológico Conicet - Santa Fe; ArgentinaFil: Piagentini, Andrea. Universidad Nacional del Litoral; Argentin

    El uso de Nitratos y Nitritos en la Industria cárnica, lo bueno, lo malo y el modelado matemático para optimizar su uso: Una revisión

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    Los nitratos y nitritos son compuestos que se han empleado tradicionalmente en la elaboración de productos cárnicos curados para el control de microorganismos patógenos, como el Clostridium botulinum, y el desarrollo de diversas cualidades sensoriales. Sin embargo, su uso ha sido cuestionado debido a la posibilidad que tienen de generar compuestos N-nitrosaminados en el organismo. No obstante, a pesar de que los vegetales son la mayor fuente de nitratos y nitritos en la dieta del ser humano, los productos curados tienen una mayor asociación directa con enfermedades crónicas no trasmisibles debido a su contenido en dichos compuestos nitrogenados. En cada país se pueden encontrar diferencias en las concentraciones de nitritos residuales, así como en las concentraciones limites fijadas en sus respectivas legislaciones. Para controlar esto, se han realizado varios estudios, analizando los impactos negativos y positivos del uso de nitratos y nitritos, tanto de forma funcional como bioactiva. La industria también ha aplicado distintas estrategias para reducir y controlar su uso. Por ello, el objetivo de esta revisión es resaltar los beneficios del uso de nitratos y nitritos en la industria cárnica, tanto tecnológicos como para la salud, así como, sus contraindicaciones y riesgos para los consumidores de productos cárnicos curados. A su vez, se hace una revisión del uso del modelado matemático como alternativa de control del proceso de curado.Nitrates and nitrites are compounds that have traditionally been used in the production of cured meat products for the control of pathogenic microorganisms, such as Clostridium botulinum, and the development of various sensory qualities. However, their use has been questioned due to their potential to generate N-nitrosamine compounds in the body. Although, vegetables are the major source of nitrates and nitrites in the human diet, cured products have a greater direct association with chronic non-communicable diseases due to the content of these nitrogenous compounds. Differences in residual nitrite concentrations can be found in each country, as well as in the limit concentrations set in their respective legislation. To control this, several studies have been carried out, analyzing the negative and positive impacts of the use of nitrates and nitrites, both functional and bioactive. The industry has also applied different strategies to reduce and control their use. Therefore, the aim of this review is to highlight the technological and health benefits of the use of nitrates and nitrites in the meat industry, as well as their contraindications and risks for consumers of cured meat products. At the same time, a review of the use of mathematical modelling as an alternative for the control of the curing process is made.Fil: Villamil Galindo, Johan Esteban. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro Científico Tecnológico Conicet - Santa Fe; Argentina. Universidad Nacional del Litoral. Facultad de Ingeniería Química. Instituto de Tecnología de los Alimentos; ArgentinaFil: Piagentini, Andrea. Universidad Nacional del Litoral. Facultad de Ingeniería Química. Instituto de Tecnología de los Alimentos; Argentin

    Efecto del mínimo procesamiento y tratamiento con yerba mate sobre el potencial saludable y los atributos de calidad de manzanas Granny Smith = Effect of minimal processing and treatment with yerba mate on healthy potential and quality attributes of Granny Smith apples

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    Se estudió el efecto del mínimo procesamiento solo y con tratamiento con ácidos cítrico y ascórbico e infusión de yerba mate, sobre las características fisicoquímicas, bioactivas, microbiológicas y sensoriales de manzanas ‘Granny Smith’. El mínimo procesamiento (sin tratamiento químico) produjo un descenso en el contenido de sólidos solubles y compuestos polifenólicos, en el recuento de aerobios mesófilos totales y en los atributos sensoriales gusto ácido y pardeamiento, y una mejora en la apariencia general evaluada sensorialmente. Comparando los resultados obtenidos para las manzanas mínimamente procesadas tratadas químicamente y sin tratar (control), se observó que el tratamiento químico aplicado produjo una disminución del sabor característico de las manzanas y un incremento en el gusto ácido y olores y sabores extraños. Sin embargo, el tratamiento aplicado fue efectivo en controlar el desarrollo de pardeamiento (aumento de L* y mejora de la apariencia general sensorial y disminución de a* y del pardeamiento evaluado sensorialmente) y en aumentar el potencial saludable (mayor contenido de polifenoles y vitamina C y mayor capacidad antioxidante), manteniendo recuentos microbiológicos similares a los encontrados en la materia prima
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