11 research outputs found

    Editorial: Here and elsewhere: the landmarks of a changing world order

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    The idea of devoting one thematic section of ABE Journal to the architecture of European embassies and diplomatic buildings outside Europe was the outcome of two connected initiatives. As a guest scholar of inha (Institut national d'histoire de l'art, Paris) in the spring of 2013, I organized with Mercedes Volait an international workshop entitled À l’orient du monde. Diplomatie européenne et architecture par-delà les rivages de la Méditerranée (1770-1920). This meeting provided the opportuni..

    Mi̇mar Kemaletti̇n’i̇n düşündürdükleri̇

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    Publisher's Versio

    Re-thinking architect Kemalettin

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    In the cultural history of Turkey, Kemalettin Bey (1870–1927)’s name and image are inseparable from the issue of national identity, its political construction and its visual representations. A well established academic discourse credits architects Kemalettin and Vedat Tek (1873–1942) for replacing, after the Young Turks constitutional revolution of 1908, the late-Ottoman, eclectic and cosmopolitan architectural culture with a new historicist, national and “modern” idiom. From a hybrid, multic..

    A living legacy: heritage across borders

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    I first met Paolo Cuneo through the intermediation of common friends in the early 1990’s, when I was beginning to engage in a transformative experience. After being trained in art history at the University of Rome (with a thesis on Frank Lloyd Wright and the visual arts), my increasing interest in Turkey and its built heritage brought me to elaborate a PhD project on the Italian contribution to the architectural history of Istanbul during the 19th century, from the Fossati brothers to Raimondo D’Aronco. This was the beginning of a process of “transculturation”, in which I can say I am still moving and living. Paolo Cuneo was not my official advisor but, without his external support, his friendly encouragement, the inspiring discussions we had, and the access he gave me to his library, a project that literally changed my life would have probably never been implemented.DOI: https://doi.org/10.20365/disegnarecon.25.2020.ed2</p

    Istanbul e l'Italia (1837-1908): confronto e interpretazioni reciproche di due tradizioni architettoniche

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    Dottorato di ricerca in storia e critica dell'architettura. 6. ciclo. A.a. 1991-94. Relatori B. Gravagnuolo e C. De SetaConsiglio Nazionale delle Ricerche - Biblioteca Centrale - P.le Aldo Moro, 7, Rome; Biblioteca Nazionale Centrale - P.za Cavalleggeri, 1, Florence / CNR - Consiglio Nazionale delle RichercheSIGLEITItal

    Re-thinking architect Kemalettin

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    In the cultural history of Turkey, Kemalettin Bey (1870–1927)’s name and image are inseparable from the issue of national identity, its political construction and its visual representations. A well established academic discourse credits architects Kemalettin and Vedat Tek (1873–1942) for replacing, after the Young Turks constitutional revolution of 1908, the late-Ottoman, eclectic and cosmopolitan architectural culture with a new historicist, national and “modern” idiom. From a hybrid, multic..

    Corporate patronage

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    This volume of Architecture Beyond Europe examines the term “corporate” and its possible relationships to empire and architecture. In so doing, it considers not only the common usage/conception of corporate as a descriptor—i.e., the commercial dimension—but also its wider and more basic definition, particularly as it applies to organised groups or “bodies” of agents acting for reasons of common purpose. In some cases this went beyond the motivation of purpose to include the actual legal status and perceived responsibilities of such agents, leading to what might be described as “corporate architectures” in both the narrowest and broadest sense of that term

    L'intelligenza artificiale al servizio dell'uomo e il controllo etico dell'algoritmo

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    Stiamo vivendo un cambiamento epocale. La vitalità, i valori e lo spirito sono quelli di sempre, ma l’evoluzione tecnologica sta andando velocemente oltre gli schemi sino ad oggi conosciuti, e noi ci sentiamo un po’ disallineati rispetto al mondo che gira sempre più veloce, con sistemi massivi che non riusciamo a governare appieno. È nostro dovere essere informati e “formati”, al fine di affrontare uno sviluppo inarrestabile con un approccio necessariamente antropocentrico ed un controllo “etico” che tuteli noi e le generazioni che verranno, nell’eterno antagonismo tra la libertà di iniziativa privata (art. 41 Cost.) e la necessaria regolazione del fenomeno, al fine di salvaguardare i diritti fondamentali dell’uomo e quelli del consumatore finale. In un momento in cui è centrale porre in essere tutte le azioni possibili per salvaguardare il pianeta in un’ottica di sostenibilità ed economia circolare, fin dalla fase di progettazione dei prodotti, l’Intelligenza Artificiale può rappresentare l’occasione di non perdere l’opportunità di salvare il pianeta dalla fame, dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici, dalla povertà, dalle barbarie. Sebbene, infatti, la capacità di una macchina di mettere in correlazione grandi quantità di informazioni e dati, elaborarli secondo una determinata formula preconfezionata (l’algoritmo) e dare il risultato previsto e richiesto, può dirsi essere assimilabile all’intelligenza umana, è fuori di dubbio che alla stessa manchi la capacità del c.d. “discernimento”. Vale a dire, la capacità, tutta umana, di valutare e adattarsi alle molteplici variabili impreviste e/o imprevedibili. Conseguentemente, il giurista è chiamato a “interpretare” e “regolare” tale fenomeno, vieppiù tenuto conto della inevitabile dicotomia tra libertà di iniziativa economica privata e salvaguardia dei diritti inviolabili dell’uomo. È intuibile ed evidente che - nonostante la potenza elaborativa, la precisione e la velocità di esecuzione delle macchine consentirà un progresso esponenzialmente nei prossimi anni in quasi tutti i settori (i.e. sanità, medicina, agricoltura, ambiente, finanza, impresa, sicurezza, mobilità) - potranno determinarsi non trascurabili stravolgimenti e problematiche connessi, tra l’altro, al pericolo del cd. digital divide, al diritto del lavoro, alla cybersecurity, alla privacy ecc. Occorre, quindi, necessariamente riflettere e considerare la necessità di un “controllo etico” dell’algoritmo nonché di una sua “regolazione”. Ed invero, già vi sono ad oggi, pronunce dei giudici amministrativi (Cons. Stato, Sez. VI; Sent. 8 aprile 2019, n. 2270) che hanno confermato la necessità di trasparenza, accessibilità e “giustiziabilità” dell’algoritm
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