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    “Questa non ù una milizia”: i Dozo, la guerra e lo Stato in Costa d’Avorio (1993-2014)

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    Dalla fine della guerra (2010-11) nella Costa d’Avorio, i cacciatori dozo che combatterono per Alassane Ouattara si sono ritrovati in una posizione di fragilitĂ . Il regime di Ouattara li ha esclusi dal processo di Disarmo, Smobilitazione e Reintegrazione, riducendo le loro possibilitĂ  di essere integrati nelle forze militari e di sicurezza statali. Allo stesso tempo, le organizzazioni per i diritti umani hanno accusato i Dozo, intesi come un gruppo compatto, di avere commesso atrocitĂ  durante la guerra, sebbene fosse difficile per i testimoni distinguere i Dozo dagli altri ribelli. Questa collusione involontaria fra le organizzazioni per i diritti umani e lo Stato ha favorito i tentativi del regime di liberarsi dei presunti elementi negativi – i Dozo, presentando tali tentativi come un passo verso il ripristino della legge. Infatti, durante la guerra i Dozo avevano lo stesso status di altri gruppi ribelli che ora sono parte dell’esercito e della polizia avoriani. Differenziare i Dozo dagli altri ex-combattenti produce quindi una distinzione lĂ  dove non vi Ăš alcuna differenza. Inoltre, gli stereotipi che ritraggono i Dozo come una milizia occulta e destabilizzatrice oscurano i loro legami storici con lo Stato, giacchĂ© negli anni Novanta essi hanno svolto il ruolo di polizia. Quantunque le organizzazioni per i diritti umani debbano indagare i Dozo per le accuse di crimini di guerra, possono evitare di rendersi complici dello Stato rifiutando di ritrarre i Dozo come combattenti irregolari in opposizione a tutti gli altri. Svelare questa complessitĂ  ci permette di chiarire la natura del coinvolgimento dei Dozo nelle supposte atrocitĂ  e di rilevare allo stesso tempo le contraddizioni interne al discorso dei diritti umani e della democrazia avoriana.</p
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