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    Lorenzo Lotto's painting materials: an integrated diagnostic approach

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    This paper presents the results of a comprehensive diagnostic investigation carried out on five paintings (three wood panels and two paintings on canvas) by Lorenzo Lotto, one of the most significant artists of the Italian Renaissance in the first half of 16th century. The paintings considered belong to 1508-1522 period, corresponding to the most significant years of Lotto's evolution. A wide array of non-invasive (reflectance spectrometry and Xray fluorescence) and micro-invasive analytical techniques (optical microscopy, scanning electron microscopy with energy dispersive spectroscopy, micro-FTIR spectroscopy, micro-Raman spectroscopy, gas chromatography coupled with mass spectrometry and high performance liquid chromatography coupled with photodiode array detection and mass spectrometry) were applied in order to provide a large set of significant data, limiting as much as possible the sampling. This study has proved that Lotto's painting palette was typical of Venetian practice of that period, but some significant peculiarities emerged: the use of two kinds of red lakes, the addition of calcium carbonate and colourless powdered glass, the latter frequently found in pictorial and ground layers. Moreover, the integrated investigation showed that Lotto's technique was sometimes characterized by the use of coloured priming and multi-layer sequences with complex mixtures. Chromatographic analyses allowed to identify in all specimens: azelaic, palmitic and stearic acids, generally referring to the presence of drying oils. The extension of additional non-invasive examination to about 50 paintings by the same author, spanning from 1505 to around 1556, helped to verify the evolution in the use of some pigments, such as the yellow ones, where Pb-Sb yellow was used alongside Pb-Sn yellow. (C) 2016 Elsevier B.V. All rights reserved

    Le analisi scientifiche non invasive e gli studia humanitatis. Prospettive di ricerca e casi studio

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    Questo lavoro di tesi si colloca sul crinale tra le discipline umanistiche e quelle scientifiche, nello specifico ambito delle analisi non invasive, di cui contempla alcune possibilità di esaminare opere policrome o non policrome di diversa natura e su diversi supporti, soprattutto di tipo bidimensionale, ossia dipinti, disegni, testi scritti. La scelta della tipologia di opere si rifà alla possibilità di impiegare o sviluppare tecniche analitiche versatili, in grado di operare su manufatti anche molto differenti tra loro, spesso in situ e non in laboratorio, e possibilmente in tempi relativamente rapidi. Il lavoro di tesi è strutturato in due parti, la prima dedicata alle analisi scientifiche non invasive per l’esame di opere policrome, in specifico pittoriche, la seconda alle analisi volte all’esame di documenti pergamenacei o cartacei. Ciascuna delle due parti prevede una prima sezione inerente le tecniche di immagine più significative rispetto al percorso proposto (fotografiche e riflettografiche, nelle bande del visibile, dell’infrarosso e dell’ultravioletto) e una seconda riguardante le analisi di tipo spettroscopico per lo studio di pigmenti, coloranti e inchiostri. Ai capitoli introduttivi sulle tecniche considerate segue la presentazione di alcuni casi di studio ritenuti particolarmente emblematici per metodo applicativo, significatività del campione e risultati ottenuti. Quattro gli argomenti principali trattati: - il recupero del disegno sottostante in dipinti mediante riflettografia in infrarosso, - lo studio dei pigmenti in dipinti tramite tecniche spettroscopiche, - le tecniche di recupero dei testi cancellati in manoscritti di varia epoca e supporto, - l’esame di inchiostri e pigmenti impiegati su pergamena o carta e delle loro alterazioni. I casi studio spaziano da opere medioevali a opere novecentesche, italiane ed europee, e includono pittori come Butinone, Zenale, Tiziano, Lotto, Fra’ Galgario, Giambattista Tiepolo, lavori su carta di Scamozzi e Semeghini, manoscritti palinsesti scritti in greco e latino, una carta geografica del XV secolo

    Il metodo della luce. Cima tra pigmenti e colore

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    I materiali e la tecnica pittorica della Comunione

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    Le analisi condotte sulla Comunione degli apostoli in vari momenti e infine con maggior dettaglio in occasione di questa pubblicazione, ci permettono non solo di approfondire i materiali e la tecnica pittorica impiegata da Giusto di Gand, ma anche di raffrontarla a livello tecnico con le tavole degli Uomini Illustri, conservate in parte nel medesimo palazzo urbinate e in parte al Louvre, con le quali presenta numerose similitudini sia nel sistema di realizzazione della carpenteria1 sia nelle modalità pittoriche, indagate in dettaglio in anni recenti. Il supporto ligneo della Comunione è costituito da quattordici assi di pioppo disposte in verticale, di larghezza variabile e spessore elevato, intorno a 4 cm. Lo strato preparatorio applicato sulle tavole è a base di gesso e colla, come evidenziato dalle analisi svolte su microprelievi. Il disegno – per le cui caratteristiche si rimanda al saggio precedente – è realizzato a pennello direttamente sulla preparazione, con un inchiostro che è risultato contenere particelle nere di origine animale (nero d’ossa/avorio), analogamente a quanto emerso negli Uomini Illustri. Le più recenti indagini condotte sulla Comunione degli apostoli, sia di tipo non invasivo in situ – consistenti in spettrometria di riflettanza (vis-RS) e spettrometria dei raggi X in dispersione di energia (ED-XRF o XRF) e microscopia ottica – sia micro invasivo – mediante studio di sezioni stratigrafiche hanno permesso di aggiungere ulteriori elementi alla conoscenza della tavolozza pittorica impiegata rispetto a quanto già riportato in letteratura6 e hanno confermato l’utilizzo di olio siccativo come legante, tipico dell’arte fiamminga
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