85 research outputs found

    La nuova Italia alle esposizioni industriali

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    Il nuovo stato italiano trovò nelle esposizioni industriali nazionali e internazionali uno dei modi attraverso il quale consolidare e propagare il proprio mito di fondazione. Il mondo scientifico e imprenditoriale vi intravedeva la possibilità di affermare in Italia una cultura tecnologica e diffondere nell'opinione pubblica i valori del positivismo. Se le esposizioni internazionali dovevano far conoscere il giovane stato al resto del mondo e rivendicarne un ruolo economico, quelle nazionali avrebbero fatto incontrare tra loro gli italiani impegnati nella produzione

    Nutrire i poveri congiunturali: la Casa d’industria a Brescia nell’Ottocento

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    Prima che le cucine economiche e le mense per i poveri diventassero una presenza costante nel paesaggio urbano, le principali opportunità alimentari per i poveri congiunturali erano offerte dalle case di lavoro. Il contributo affronta il caso della Casa d’industria di Brescia, istituita nel 1817, analizzandone la tipologia di cibo erogato agli utenti e le modalità di rifornimento degli alimenti

    La moda italiana alle esposizioni nel secondo Ottocento

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    A partire dalla Great Exhibition di Londra del 1851, le esposizioni divennero sempre più complesse, articolandosi in sezioni numerose su cui primeggiava la produzione industriale. Anche la moda era presente, inizialmente soprattutto come prodotto artigianale in cui si condensavano un’esperienza e un’arte secolari, poi come protagonista dell’evoluzione tecnologica negli sviluppi della manifattura tessile e della produzione di massa. Banco di prova di una società che si andava rapidamente globalizzando, spettacolari macchine per creare consenso e potente mezzo pubblicitario, le esposizioni stabilivano la reputazione dei prodotti. I cataloghi generali delle esposizioni si rivelano strumenti preziosi per avere un quadro, seppure parziale, del comparto dell’abbigliamento in un’epoca in cui le fonti statistiche italiane del settore tendono a rilevare con maggiore precisione i grandi impianti e in primo luogo quelli del tessile, mentre sfugge alla rilevazione il prodotto finito frutto del saper fare dell’alto artigianato. L’indagine si è concentrata proprio su questi settori, privilegiando l’abbigliamento, compresi gli accessori a esso strettamente connessi, quali ombrelli, bastoni da passeggio, ventagli. Per ognuno dei partecipanti sono state considerate solo alcune informazioni rintracciabili sistematicamente come il nome o la ragione sociale del concorrente, la città di provenienza, gli oggetti presentati e il tipo di attività, gli eventuali premi ricevuti, dato quest’ultimo non sempre significativo, vista l’abbondanza dei riconoscimenti normalmente elargiti. Si sono potute così ottenere informazioni ed evidenziare persistenze su prodotti, imprenditori e localizzazioni della produzione, ma soprattutto si è potuto verificare come questi eventi globali hanno avuto ricadute locali

    Andrea Buffini e il dibattito su «ruota» e infanzia abbandonata nella Lombardia dell'Ottocento

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    Sergio Onger, Andrea Buff ini e il dibattito su «ruota» e infanzia abbandonata nella Lombardia dell'Ottocento, p. 859-878. Durante la Restaurazione, l'abbandono assunse via via in Lombardia dimensioni preoccupanti, sollecitando medici, intellettuali e filantropi ad un attento esame del fenomeno. Si trattò inizialmente di indagini modeste e scarsamente esaustive. Non mancarono, negli anni trenta, alcune elaborazioni più articolate ed attente, ma solo tra il 1839 ed il 1845, grazie agli scritti del medico Andrea Buffini sui brefotrofi di Brescia e Milano, il fenomeno venne indagato in modo approfondito e questo corpus di studi venne a costituire, in ambito lombardo, la prima organica ricerca sull'argomento, ricerca che negli anni seguenti rappresentò, con le analisi, i suggerimenti, le questioni di metodo, il punto di partenza per le riforme di questi istituti assistenziali. Viene qui indagato l'ambito in cui (v. retro) maturò l'opera di Buffini, gli aspetti qualificanti della sua analisi, gli influssi che i suoi contributi ebbero sugli studiosi lombardi.Onger Sergio. Andrea Buffini e il dibattito su «ruota» e infanzia abbandonata nella Lombardia dell'Ottocento. In: Enfance abandonnée et société en Europe, XIVe-XXe siècle. Actes du colloque international de Rome (30 et 31 janvier 1987) Rome : École Française de Rome, 1991. pp. 859-878. (Publications de l'École française de Rome, 140

    Le trasformazioni tecnologiche e la ricezione delle innovazioni estere

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    Osservata dal punto di vista più consueto, e a lungo adottato senza molte variazioni, la storia dello sviluppo tecnologico nell’Italia dell’Ottocento è soltanto una rincorsa continua e sempre affannata. Un lungo elenco di mancanze, di “non ancora”, di “in misura molto minore” rispetto alle nazioni guida, l’Inghilterra prima, gli Stati Uniti e la Germania poi, e anche nel confronto con gli altri paesi inseguitori. Solo uscendo da una prospettiva che richiede di domandarsi continuamente e a ogni passaggio “quanto siamo arretrati?” può emergere un’altra storia. Non più quella dei ritardi nel riconoscere le innovazioni migliori e nell’adottare le tecniche più promettenti, ma una storia di scelte altrettanto razionali, se calate nel loro contesto proprio, adeguate a una struttura produttiva e a una popolazione disseminata nelle campagne e nelle “cento città” di Carlo Cattaneo, a una certa configurazione delle risorse energetiche e della disponibilità di materie prime. Insomma alla storia di un paese che non somigliava per niente all’Inghilterra della fine del Settecento, e neanche al Belgio, alla Francia, e nemmeno alla valle del Reno

    Alla ricerca delle macchine: trasformazioni tecnologiche endogene e importazione di innovazioni nell’Italia dell’Ottocento

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    Osservata in modo convenzionale, la storia dello sviluppo tecnologico nell’Italia dell’Ottocento è una rincorsa continua e affannata, un lungo elenco di ritardi rispetto alle nazioni guida e nel confronto con gli altri paesi inseguitori. Solo uscendo da questa prospettiva può emergere un’altra storia. Non più quella nei ritardi nel riconoscere le innovazioni migliori e nell’adottare le tecniche più promettenti, ma una storia di scelte altrettanto razionali, adeguate a una struttura produttiva e a una popolazione disseminata nelle campagne e nelle numerose città, a una certa configurazione delle risorse energetiche e della disponibilità di materie prime. Insomma alla storia di un paese che non somigliava per niente all’Inghilterra della fine del Settecento, e neanche al Belgio, alla Francia, e nemmeno alla valle del Reno. Data per acquisita la dinamica generale delle innovazioni tecniche nel mondo occidentale, che sono nate appunto per la maggior parte in Gran Bretagna e si sono riversate in seguito sui paesi continentali dai quali anche l’Italia le ha mutuate. Si esaminano invece le modalità concrete con le quali le nuove tecnologie si sono affacciate e hanno trovato posto nel contesto produttivo delle zone più pronte e reattive del nostro paese
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