28 research outputs found

    Iperparatiroidismo ipercalcemico post-trapianto renale: un problema per il nefrologo

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    Descriviamo un caso di una paziente dializzata, sottoposta a paratiroidectomia pre-trapianto: la PTX non è stata risolutiva per mancato reperimento della IV ghiandola; a 6 mesi dall'intervento si è manifestata, infatti, una recidiva dell'iperparatiroidismo. Nel frattempo si è presentata la possibilità di eseguire un trapianto renale. Nonostante la "recidiva" dell'IPT, è stato deciso di optare per il trapianto renale che è stato effettuato con successo e con recupero precoce della funzione renale: si è manifestato, però, nel post-trapianto, un iperparatiroidismo residuale ipercalcemico. Di fronte al rischio di rendere aparatiroidea la paziente con una nuova PTX, si è optato per una terapia farmacologica. Per 6 anni la paziente trattata con calcitriolo (0,5–0,25 mcg a giorni alterni, con periodiche interruzioni dovute all'ipercalcemia) e difosfonati a cicli, ha mantenuto livelli di calcemia e di paratormone al di sopra dei valori di normalità senza raggiungere livelli di rischio, mentre il VFG si è mantenuto stabilmente nella norma. Nel dicembre 2008 a seguito di una frattura della branca ischio-pubica e per un progressivo incremento nell'ultimo anno dei livelli di calcemia e del PTH viene deciso di iniziare la somministrazione "off label" di Cinacalcet, di sospendere gradualmente lo steroide e di sostituire la ciclosporina con il Tacrolimus. Nei 3 anni di trattamento abbiamo notato, mantenendo costante la dose somministrata di Cinacalcet (30 mg/die), una riduzione significativa e persistente nel tempo dei livelli di calcemia e del PTH e un incremento della fosforemia. La funzione renale è persistita stabile senza episodi di rigetto. Indagini tomodensitometriche ripetute hanno rilevato un quadro di osteopenia sostanzialmente invariato. La nostra singola ma prolungata esperienza conferma in accordo con dati recenti della letteratura e in attesa dei risultati di uno studio RCT attualmente in corso, che questo farmaco può rappresentare una reale alternativa alla PTX mostrando grande efficacia e mancanza di effetti collaterali

    Sicurezza e Resilienza delle Infrastrutture

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    Negli ultimi anni si sono manifestati eventi calamitosi che hanno causato collassi, completi o parziali nelle reti infrastrutturali in numerose aree nel mondo. A fronteggiare tali calamità intervengono la pubblica amministrazione e/o i gestori della rete che, collaborando a volte anche con associazioni e organizzazioni private e di volontariato, operano per ripristinare le prestazioni originarie del sistema. In particolar modo le infrastrutture critiche, cioè quei sistemi legati ai servizi di comunicazione, distribuzione dell’energia, sanità, tecnologia dell’informazione, sistemi finanziari/bancari, trasporti e sistemi idrici che forniscono i servizi essenziali per l’economia, la sicurezza e la stabilità di una Nazione, devono essere salvaguardate dai disastri. Il sistema di trasporto è essenziale per il benessere delle comunità, specialmente in condizioni avverse in quanto fornisce la possibilità di evacuazione, delle operazioni di salvataggio e facilita il ripristino dei servizi per la comunità, data la sua vasta interconnessione con tutte le altre infrastrutture critiche. Le caratteristiche e la capacità di un determinato territorio atte a fronteggiare gli eventi calamitosi dipendono da numerosi aspetti che possono essere riassunti nei concetti di sostenibilità, vulnerabilità e resilienza. Gli approcci definiti come disaster risk, climate change e quello basato sulla resilienza sono gli strumenti di valutazione maggiormente utilizzati e innovativi. La recente introduzione di questi concetti e degli approcci citati comporta un ventaglio di definizioni non univoche nella letteratura tecnica. Il presente lavoro ha lo scopo di: 1) Fornire una revisione critica e comparata della letteratura tecnica sull’argomento; 2) Analizzare gli attuali approcci che mirano ad incrementare la resilienza di una infrastruttura legata al trasporto, in particolar modo nei confronti di eventi rari (es. alluvioni, frane, ecc.); 3) Individuare i fattori e le azioni che influiscono sul ripristino delle performance del sistema; 4) Elaborare un metodo di valutazione della resilienza di tipo gerarchico

    A multidisciplinary case report of multiple myeloma with renal and cardiac involvement: a look beyond amyloidosis

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    BACKGROUND: Multiple myeloma (MM) is a malignant neoplasm associated with kidney involvement in nearly half of the patients. Cast nephropathy, monoclonal immunoglobulin deposition disease (MIDD), and light chain (AL) amyloidosis are the most common monoclonal immunoglobulin-mediated causes of renal injury. Cardiac involvement is also present in MM, characterized by restrictive cardiomyopathy generated by light chain deposit or amyloid. Thromboembolic complications such as deep vein thrombosis or pulmonary embolism are also described. CASE PRESENTATION: We present an unusual multidisciplinary case of a woman with a newly diagnosed MM associated with severe proteinuria and high natriuretic peptide. A renal and fat pad biopsy with Congo red staining were performed but amyloid deposition was not discovered. While immunofluorescence on fresh frozen unfixed tissue was not contributory, the immunofluorescence on fixed tissue and electron microscopy revealed the correct diagnosis. During subsequent investigations, two intracardiac right-sided masses and massive pulmonary embolism were also detected. CONCLUSIONS: This case highlights that multiple organ involvement in patients with MM may result from a combination of paraprotein-dependent and -independent factors. Moreover, renal diseases induced by monoclonal gammopathies are a group of complex and heterogeneous disorders. Their subtle presentation and their potential multiorgan involvement require the expertise of a multidisciplinary team able to provide the most appropriate diagnostic and therapeutic assessment. SUPPLEMENTARY INFORMATION: The online version contains supplementary material available at 10.1186/s12882-022-02984-4

    Tubulin glycylation and glutamylation deficiencies in unconventional insect axonemes.

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    Though the 9þ2 axonemal organization has generally been conserved throughout metazoan evolution, insect spermatozoa possess a substantial variety in axoneme ultrastructure, displaying different axonemal patterns. Therefore, insects provide a wide range of models that may be useful for the study of the mechanisms of axoneme assembly. We have used antibodies specific for glutamylated, monoglycylated, and polyglycylated tubulin to investigate the tubulin isoform content expressed in the unorthodox sperm axonemes of four insect species belonging to both of the superorders Palaeoptera and Neoptera. Each one of these axonemal models exhibits distinctive structural features, either showing the typical radial organization endowed with a ninefold symmetry or consisting of an helical arrangement with up to 200 microtubular doublets, but in all cases these axonemes share the absence of a microtubule central pair. Our results showed that all these atypical patterns are characterized by a dramatic decrease in both tubulin glycylation and glutamylation levels or even lack of both polymodifications. These data provide the first examples of a simultaneous extreme reduction or even absence of both polymodifications in axonemal tubulin. Given the unrelated positions of the analyzed species in the insect phylogenetic tree, this common feature is probably not due to evolutionary relationships. Therefore, our findings support the hypothesis of the existence of a correlation between the low level of polymodifications and the lack of a microtubule central pair in these peculiar insect flagellar axonemes, similarly as was previously proposed for cilia of Tetrahymena glycylation site mutants

    A Novel Technique for Accelerated Culture of Murine Mesenchymal Stem Cells that Allows for Sustained Multipotency

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    Abstract Bone marrow derived mesenchymal stem cells (MSCs) are regularly utilized for translational therapeutic strategies including cell therapy, tissue engineering, and regenerative medicine and are frequently used in preclinical mouse models for both mechanistic studies and screening of new cell based therapies. Current methods to culture murine MSCs (mMSCs) select for rapidly dividing colonies and require long-term expansion. These methods thus require months of culture to generate sufficient cell numbers for feasibility studies in a lab setting and the cell populations often have reduced proliferation and differentiation potential, or have become immortalized cells. Here we describe a simple and reproducible method to generate mMSCs by utilizing hypoxia and basic fibroblast growth factor supplementation. Cells produced using these conditions were generated 2.8 times faster than under traditional methods and the mMSCs showed decreased senescence and maintained their multipotency and differentiation potential until passage 11 and beyond. Our method for mMSC isolation and expansion will significantly improve the utility of this critical cell source in pre-clinical studies for the investigation of MSC mechanisms, therapies, and cell manufacturing strategies
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