26 research outputs found

    Implicazioni territoriali per pratiche di riqualificazione e ricomposizione urbana

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    I processi di urbanizzazione degli ultimi trenta anni esprimono un quadro profondamente mutato rispetto agli ordini funzionali e morfologici dei periodi precedenti. Gli studi sistemici di alcune ricerche sul territorio italiano (si pensi alla ricerca It. Urb 80 sullo stato dell’urbanizzazione in Italia degli anni ottanta, coordinata da Giovanni Astengo e Camillo Nucci tra il 1987 e il 1990, alla ricerca Itaten promossa dal Ministero dei Lavori Pubblici negli anni novanta e, più recentemente, alla ricerca PRIN Postmetropoli - Territori post-metropolitani come forme urbane emergenti) e il contributo monografico di alcuni autori (per l’Italia, ad esempio, quello di F. Indovina, B. Secchi, G. Dematteis, A. Bonomi e A. Abruzzese) hanno mostrato non solo le tendenze e le dinamiche della produzione urbana contemporanea ma anche alcuni fattori di consolidamento che, almeno nelle parti di più recente formazione, esprimono indiscutibili esigenze di (ri)significazione e (ri)qualificazione (Santangelo, mimeo, 2016). Le più recenti manifestazioni insediative, dilatate ben oltre i limiti della “città compatta”, verso aree indefinibilmente vaste, in una incessante mescolanza di elementi artificiali e naturali (o rurali, o agricoli), inducono ad ammettere, per il progetto della città, l’assunzione di una prospettiva territoriale e, dunque, il condizionamento di “dominanti” diverse da quelle che hanno nutrito l’ideale urbano nella città moderna. La relazione “di tipo urbano” tra città e territorio non è nuova e alcune forme di “civismo” proiettate nel contesto allargato del territorio hanno notoriamente ispirato, ad esempio, l’utopismo antiurbano di fine ottocento, le teorie della Garden City e sono riscontrabili nelle esperienze europee e nord americane riconducibili al New Urbanism e al Regional planning. Tuttavia, la riflessione che si intende proporre non vorrebbe limitarsi alla considerazione del potenziale “ecologico” e “naturale” della dimensione territoriale. L’ambizione è quella di ampliare ed articolare il quadro dei fattori implicabili nella produzione di nuove forme di urbanità, tenendo conto del contributo di rinnovate relazioni con l’“esteriorità” di ambienti ad elevata complessità e l’“alterità” dei molteplici attori che interagiscono nella scena (Raffestin, 1981). Gli approfondimenti che seguiranno, anche attraverso il racconto di alcune esperienze, puntano, dunque, a riconsiderare la “complessità territoriale” attraverso il quadro delle componenti (sia dal punto di vista fisico-materiale che sociale – relazionale) che entrano in gioco nella condizione ‘dispiegata’ della città, anche come stimolo per future prospettive di ricomposizione e di riequilibrio. In questo senso il territorio - e il sistema di valori e risorse che gli sono propri - è designato ad assumere una vocazione ricompositiva ed offre stimoli diversi per l’esercizio di rinnovate competenze progettuali, in un’ottica di efficacia per pratiche contemporanee ed esiti di lunga durata

    Regole per l'abitare sostenibile

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    Il presente contributo intende proporre una riflessione a sostegno di una rinnovata centralità per il ruolo che lo strumento del Regolamento Edilizio (RE) può assumere nell’agevolare interventi orientati al conseguimento di obiettivi di qualità diffusa per il patrimonio edilizio non solo rispetto al singolo edificio, ma nell’ambiente urbano nel suo complesso. Si ritiene, infatti, che tale strumento collocandosi, nella geografia del quadro pianificatorio, come elemento nodale tra le previsioni del piano e la pratica degli interventi e quale espressione dell’autonomia normativa delle amministrazioni locali, goda di una vocazione intrinsecamente strategica non solo per il presidio dei fattori di sintassi dell’edificato, ma anche per esplicare le molteplici dimensioni del contesto di riferimento – quella ambientale, quella geomorfologica, quella storico-culturale, quella climatica, quella sociale etc. – nelle quali si articolano i requisiti della qualità. Il Regolamento Edilizio, a partire dalla fine degli anni novanta, in occasione delle riforme messe in atto dalle leggi regionali di seconda generazione e dalle emergenti istanze per il contenimento degli impatti ambientali delle trasformazioni, è stato oggetto di una generale revisione variamente orientata ad uniformarne il linguaggio, a dare rilievo a principi di sostenibilità, a favorire regole prestazionali etc. Non solo. Alcuni dei provvedimenti analizzati avanzano una riformulazione del nome proprio dello strumento: da ‘regolamento edilizio’ a ‘prontuario’, ‘regolamento sostenibile’ etc. Un cambiamento lessicale che si intende cogliere per tentare, seppure in maniera essenziale, di dare una risposta in merito all’adeguatezza dei ‘nuovi’ strumenti, delle loro capacità di accogliere le molteplici dimensioni dei contesti e le istanze della qualità, in una visione di sostenibilità per l’abitare contemporaneo

    Il petrolio in Basilicata, affidabilità e rischi di una risorsa globale nel governo del territorio

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    ABSTRACT Nel 2013 le royalty derivanti alla regione Basilicata dall’estrazione di petrolio nella provincia di Potenza raggiungono il valore più elevato, oltre 400 mln di Euro. Intanto, con un calo di 39.119 residenti negli ultimi 25 anni (1991-2016), pari a - 6,4%, prosegue il declino demografico della regione, in atto ormai dal decennio ’61-’71. Una regione che è ricca di petrolio, risorsa da cui a livello globale dipendono, nel bene e nel male, le sorti di molte economie, ma che, ciò nonostante, rimane in una grave crisi sociale ed economica, come la vicenda demografica sottolinea. In particolare nella provincia di Potenza, nella quale l’occupazione diretta e indotta avrebbero potuto risentire positivamente del ciclo di estrazione, il calo demografico è stato nello stesso periodo perfino più marcato (- 7,5%, pari a 29.998 residenti) rispetto al dato medio regionale. Naturalmente, non può bastare il petrolio ad impedire il declino, o almeno così non dovrebbe essere; a meno di non ritenere che sul petrolio – bene economico globale per eccellenza – possano reggersi un’intera economia e un’intera cultura sociale e del lavoro. Ciò nonostante le dinamiche demografiche suggeriscono alcuni interrogativi: che tipo di risorsa è il petrolio? Come e cosa induce in termini di sviluppo sui territori da cui viene estratto? E che ruolo gioca rispetto agli altri fattori di sviluppo? Nel caso della Basilicata e in particolare della provincia di Potenza gli altri fattori, già oggi e ancor più in futuro, potrebbero essere quelle risorse tipicamente non fungibili come i beni naturali, ambientali e paesaggistici, le risorse storico-culturali, agroturistiche, agroalimentari di qualità, nonché turistiche e per il tempo libero, che sono espressione locale e propria di questi territori. Rispetto ad essi il ciclo di estrazione del petrolio può rappresentare una risorsa compatibile oppure un detrattore territoriale. Una delle questioni cruciali, dunque, è come far convivere e come gestire i rischi (ambientali ma non solo) potenzialmente derivanti dal petrolio con le opportunità che esso stesso favorisce e, ancor più, con le prospettive di sviluppo sostenibile di più lungo periodo che, per definizione, solo le risorse locali sopra indicate dovrebbero poter costruire, e che il petrolio, invece, rischia di inibire. I redditi da occupazione (pochi), e le royalty (oggi consistenti, ma nel tempo variabili) che ne derivano, infatti, possono alimentare la dipendenza economico-finanziaria e imprenditoriale del sistema produttivo locale dal petrolio; così come tutto il ciclo produttivo e la stessa attrezzatura industriale e funzionale che ne permette il funzionamento possono agire come un potenziale detrattore diffuso nella valorizzazione delle altre opportunità territoriali e socio-economiche della regione. Questo è il tema di lavoro del contributo che si propone: verificare in che termini si pone l’alternativa tra risorsa affidabile o detrattore territoriale diffuso in ordine alla “risorsa petrolio”

    Competing land uses and sustainable development: regional planning and natural resources uses in some vulnerable areas of South of Italy

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    The paper focuses on the competitive land uses generated, on one side, by the advantages related to the exploitation of endogenous energy resources, and, on the other side, by the aim of protection of natural and anthropic ecosystems – dealing with the increasing awareness of the opportunities it offers in terms of economic profit and “long lasting development” - according to two points of view: - the wide range of conflicts, impacts and risks related to both oil and renewable energy production processes; - the capacity of the public decision-making system and of the spatial planning to trigger “autonomous” and sustainable development paths. In particular, the paper focuses on the conflicts caused by the growing spread of offshore wind power plants (because of the hard management of their impacts on coastal land zones) and on the impacts of oil exploitation activities on the wide “inland” and “fragile” areas (where oil production process starts) considering its effects on coastal areas (where oil is delivered and refined). The areas under investigation are the inland areas of Basilicata included in the extraction basin of the “Viggiano Oli” Center, in the Province of Potenza, from which originates an oil production cycle that reaches the coastal areas of Puglia (in particular that of the Province of Taranto). In addition, the coastal areas of Puglia will be considered as regards to the impacts of the offshore wind farms. Some final considerations concern the role of the land use and maritime spatial planning in steering a “resilience” strategy for the areas involved in energy supply activities, considering the analysis of the “multidimensional” risks (environmental, economic and social) triggered by the hard economy of oil, or by the exploitation of renewable energy resources, such as the wind power

    Petrolio: risorsa affidabile o detrattore territoriale diffuso? Accezione e gestione del rischio nel governo del territorio della Basilicata

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    Nel 2013 le royalty derivanti alla regione Basilicata dall’estrazione di petrolio nella provincia di Potenza raggiungono il valore più elevato, oltre 400 mln di Euro. Intanto, con un calo di 39.119 residenti negli ultimi 25 anni (1991-2016), pari a - 6,4%, prosegue il declino demografico della regione, in atto ormai dal decennio ’61-’71. Una regione che è ricca di petrolio, risorsa da cui a livello globale dipendono, nel bene e nel male, le sorti di molte economie, ma che, ciò nonostante, rimane in una grave crisi sociale ed economica, come la vicenda demografica sottolinea. In particolare nella provincia di Potenza, nella quale l’occupazione diretta e indotta avrebbero potuto risentire positivamente del ciclo di estrazione, il calo demografico è stato nello stesso periodo perfino più marcato (- 7,5%, pari a 29.998 residenti) rispetto al dato medio regionale. Naturalmente, non può bastare il petrolio ad impedire il declino, o almeno così non dovrebbe essere; a meno di non ritenere che sul petrolio – bene economico globale per eccellenza – possano reggersi un’intera economia e un’intera cultura sociale e del lavoro. Ciò nonostante le dinamiche demografiche suggeriscono alcuni interrogativi: che tipo di risorsa è il petrolio? Come e cosa induce in termini di sviluppo sui territori da cui viene estratto? E che ruolo gioca rispetto agli altri fattori di sviluppo? Nel caso della Basilicata e in particolare della provincia di Potenza gli altri fattori, già oggi e ancor più in futuro, potrebbero essere quelle risorse tipicamente non fungibili come i beni naturali, ambientali e paesaggistici, le risorse storico-culturali, agroturistiche, agroalimentari di qualità, nonché turistiche e per il tempo libero, che sono espressione locale e propria di questi territori. Rispetto ad essi il ciclo di estrazione del petrolio può rappresentare una risorsa compatibile oppure un detrattore territoriale. Una delle questioni cruciali, dunque, è come far convivere e come gestire i rischi (ambientali ma non solo) potenzialmente derivanti dal petrolio con le opportunità che esso stesso favorisce e, ancor più, con le prospettive di sviluppo sostenibile di più lungo periodo che, per definizione, solo le risorse locali sopra indicate dovrebbero poter costruire, e che il petrolio, invece, rischia di inibire. I redditi da occupazione (pochi), e le royalty (oggi consistenti, ma nel tempo variabili) che ne derivano, infatti, possono alimentare la dipendenza economico-finanziaria e imprenditoriale del sistema produttivo locale dal petrolio; così come tutto il ciclo produttivo e la stessa attrezzatura industriale e funzionale che ne permette il funzionamento possono agire come un potenziale detrattore diffuso nella valorizzazione delle altre opportunità territoriali e socio-economiche della regione. Questo è il tema di lavoro del contributo che si propone: verificare in che termini si pone l’alternativa tra risorsa affidabile o detrattore territoriale diffuso in ordine alla “risorsa petrolio”

    Territorial opportunities for urban requalification practices

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    Book of proceedings: Annual AESOP Congress, Spaces of Dialog for Places of Dignity, Lisbon, 11-14th July, 2017The urbanization processes of the last thirty years show a profoundly changed urban framework related to the functional and formal orders of the previous periods. The territorial organization of social and economic activities, in Italy, is affected by the contextual phenomenon of urban sprawling and “territorial coalescence” (Calafati, 2009). As consolidated as stable forms of urban growth over the last two decades, these phenomena have occurred in path-dependent processes, starting from specific conditions and actions that are «unintended and deliberated, but that are tolerated as minor evils, in the absence of alternatives, or as a result of force relations that have prevailed over every deliberate and programmed regulatory instance» (Donolo, 2011:189, translated by the author). These urban changes are generically referable to a contest of “urban regionalization”, and show some relevant instances of “re-shaping” and “re-qualification”. In facing the territorial dimension reached by the urban condition, some traditional criteria of analysis and interpretation – strictly focused on a basic and dichotomic “lecture” of urban “facts” – must be overcome.Published versio

    Territorial opportunities for urban requalification practices

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    I processi di urbanizzazione degli ultimi trenta anni esprimono un quadro profondamente mutato rispetto agli ordini funzionali e morfologici dei periodi precedenti. Gli studi sistemici di alcune ricerche sul territorio italiano (si pensi alla ricerca It. Urb 80 sullo stato dell’urbanizzazione in Italia degli anni ottanta, coordinata da Giovanni Astengo e Camillo Nucci tra il 1987 e il 1990, alla ricerca Itaten promossa dal Ministero dei Lavori Pubblici negli anni novanta e, più recentemente, alla ricerca PRIN Postmetropoli - Territori post-metropolitani come forme urbane emergenti) e il contributo monografico di alcuni autori (per l’Italia, ad esempio, quello di F. Indovina, B. Secchi, G. Dematteis, A. Bonomi e A. Abruzzese) hanno mostrato non solo le tendenze e le dinamiche della produzione urbana contemporanea ma anche alcuni fattori di consolidamento che, almeno nelle parti di più recente formazione, esprimono indiscutibili esigenze di (ri)significazione e (ri)qualificazione (Santangelo, mimeo, 2016). Le più recenti manifestazioni insediative, dilatate ben oltre i limiti della “città compatta”, verso aree indefinibilmente vaste, in una incessante mescolanza di elementi artificiali e naturali (o rurali, o agricoli), inducono ad ammettere, per il progetto della città, l’assunzione di una prospettiva territoriale e, dunque, il condizionamento di “dominanti” diverse da quelle che hanno nutrito l’ideale urbano nella città moderna. La relazione “di tipo urbano” tra città e territorio non è nuova e alcune forme di “civismo” proiettate nel contesto allargato del territorio hanno notoriamente ispirato, ad esempio, l’utopismo antiurbano di fine ottocento, le teorie della Garden City e sono riscontrabili nelle esperienze europee e nord americane riconducibili al New Urbanism e al Regional planning. Tuttavia, la riflessione che si intende proporre è quella di ampliare ed articolare il quadro dei fattori implicabili nella produzione di nuove forme di urbanità, tenendo conto del contributo di rinnovate relazioni con l’“esteriorità” di ambienti ad elevata complessità e l’ “alterità” dei molteplici attori che interagiscono nella scena. Gli approfondimenti che seguiranno, anche attraverso il racconto di alcune esperienze, puntano, in particolare, ad offrire una disamina del ‘potenziale urbano’ offerto dalla componente ecologico – paesaggistica, da quella energetica e infine, dal contributo, in chiave ‘ricompositiva’, delle relazioni che, alle diverse scale istituzionali, sono coinvolte dalla ‘dimensione dispiegata’ della città. In questo senso il territorio - e il sistema di valori e risorse che gli sono propri - è designato ad assumere una vocazione ricompositiva ed offre stimoli diversi per l’esercizio di rinnovate competenze progettuali, in un’ottica di efficacia per esiti di lunga durata

    The soil matter between eco-systemic performance and spatial planning in metropolitan areas

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    Although soil represents an essential resource for the sustainability of anthropic life, through the provision of different and relevant “ecosystem services”, it does not emerge as an object of effective protection and safeguards actions. It results considerably underestimated in space policies while, when it is being considered, it appears as a generating factor of conflicts between instances of exploitation and safeguard requirements. The present paper focuses on the phenomenal and regulatory aspects concerning the soil resource in metropolitan areas, where the rate of “soil demand” is particularly relevant. Moreover, the recent establishment of the “metropolitan cities” in the Italian institutional framework, in accordance with the law 07 April 2014 n. 56 “Provisions on metropolitan cities, provinces, union and merging municipalities”, provides a new field of action and new – regulatory and strategic - planning tools for the governance and safeguard of the soil resource, on which it seems appropriate to suggest a path of investigation

    Suolo e paesaggio, le relazioni "necessarie" nei Piani paesaggistici di terza generazione

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    Il presente contributo illustra le premesse di una ricerca in corso circa la necessità di mettere in gioco il ruolo preminente del suolo – in quanto “capitale naturale” – nell’ambito degli strumenti di pianificazione urbanistico-territoriali e paesaggistici. Il valore che, in questo senso, il suolo assume in una prospettiva di sostenibilità del sistema urbano è dovuto alle sue peculiari e cruciali “capacità di funzionare” (Doran et al., 1994) nei termini evolutivi complessi della sostenibilità. In una visione olistica delle funzioni riconosciute alla risorsa “suolo”, le strategie di difesa dello stesso dal degrado, dovuto a fenomeni di erosione, inondazione, salinizzazione, riduzione della materia organica, contaminazione, desertificazione, e, in parallelo, dal consumo antropico, assumo, di fatto, una logica di ottimizzazione nella gestione e nel controllo del patrimonio territoriale, nella totalità delle sue componenti. Nello scenario complessivo della pianificazione territoriale e paesaggistica il contributo rappresenta una prima sintesi conoscitiva, utile a definire le principali questioni che ruotano intorno alla “risorsa suolo” e come questa possa essere assunta dai diversi dispositivi di piano
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