21 research outputs found

    Tecnica e prospettive di utilizzo della citometria a flusso per la tipizzazione linfocitaria del liquido sinoviale di cane

    Get PDF
    RIASSUNTO L’utilizzo della citometria a flusso, o fluorimetria, per l’immunofenotipizzazione linfocitaria è una metodica in uso in medicina umana soprattutto nel settore reumatologico, dove riveste un’importanza notevole nella comprensione dei meccanismi degenerativi cartilaginei in corso di artrite reumatoide, mentre è poco utilizzata nella più comune artrosi. In medicina veterinaria la tecnica non è a tutt’oggi utilizzata nella diagnostica collaterale dei problemi ortopedici e reumatologici. Sono disponibili solo due segnalazioni di lavori sperimentali in argomento. Sono state fatte numerose prove su campioni di liquido sinoviale di cane, prelevato sia durante la visita clinica che in sede intraoperatoria, in corso di patologie articolari diverse. Il liquido è stato sottoposto a conta cellulare con contaglobuli elettronico; per essere processato a tal fine e per l’analisi citofluorimetrica, è stato sottoposto a pretrattamento con jaluronidasi. La componente cellulare mononucleata è stata quindi separata e concentrata mediante centrifugazione in gradiente di densità su LymphoprepTM (Ficoll-Isopaque) e studiata con citofluorimetro. Contemporaneamente l’immunofenotipizzazione linfocitaria è stata condotta anche su un campione di sangue periferico. Prove successive finalizzate a rendere il campione un fluido acquoso hanno permesso di evidenziare l’assoluta necessità di pretrattare il campione con 2 gocce di jaluronidasi alla concentrazione di 150UI/ml per 0,25 cc di liquido sinoviale. La quantità di liquido prelevabile è in generale scarsa nei fatti degenerativi cronici, più abbondante nei fenomeni infiammatori acuti, e questo può rappresentare un limite nell’applicazione di questa metodica nella pratica clinica. Per ottenere una buona lettura è necessario avere infatti almeno 1cc di liquido articolare e/o almeno 1000 cellule/μl. La distribuzione delle sottopopolazioni linfocitarie CD3+ e CD21+, ed in particolare del rapporto fra i linfociti CD4+ e CD8+ nel liquido sinoviale e nel sangue, si presenta indicativamente diversa nei fenomeni prevalentemente degenerativi rispetto a quelli squisitamente infiammatori. La tipizzazione linfocitaria nel liquido sinoviale del cane può aprire la strada ad ulteriori indagini per studiare più a fondo i meccanismi eziopatogenetici alla base della condrodegenerazione e della risposta locale e sistemica nei fenomeni osteoartritici e immunitari, oltreché fornire una ausilio nell’individuazione e nel monitoraggio delle terapie. SUMMARY The use of flow cytometry, also called cytofluorimetry, for lymphocyte immunophenotyping is a technique adopted in uman medicine, especially in the rheumatoid field, where is of paramount importance to understand the cartilage degenerative mechanisms during rheumatoid arthritis, while is less used in degenerative joint disease. Till now in veterinary medicine this technique is not included in the ancillary diagnostic methods for orthopaedic and rheumatologic problems. To date only two papers are available about its experimental use. Several tests were done on canine synovial fluid samples, collected during the clinical examination or intraoperatively, in subjects with different joint diseases. The synovial fluid was submit for total cell count with electronic cell-counter; for this purpose and for cytofluorimetric examination too was pre-treated with jaluronidasis. The mononuclear cell phase was then separated and concentrated by centrifugation on LymphoprepTM (Ficoll-Isopaque) and studied with cytofluorimetry. In the mean time the lymphocyte immunophenotyping was performed also on a peripheral blood sample. Further tests aimed to transform the sample in an aqueous fluid has shown the absolute necessity to pre-treat the sample with two drops of jaluronidasis 150 UI/ml in 0,25 cc of synovial fluid. In chronic degenerative joint disease only few drops of synovial fluid can be collected from joints, while more abundant quantities could came from acute inflammatory cases, and this could represent a limit for the applications of the technique in the clinical practice. To perform a good examination we need at least 1cc of synovial fluid and/or at least 1000 cells/μl. Lymphocyte CD3+ and CD21+ subpopulation distribution, and especially CD4+/CD8+ ratio in blood and synovial fluid, shows differences in prevalently degenerative and mainly inflammatory phenomena. The lymphocyte immunophenotyping of canine synovial fluid can represent an alternative instrument to deeply analyze the aetiopathogenetic mechanisms settled at the basis of chondrodegeneration and of the local and systemic response to osteoarthritic and immunological phenomena, and to help in therapeutic choice and monitoring

    Coparison of trochlear block recession and trochlear wedge recession in four dogs with bilateral patellar luxation

    Get PDF
    SUMMARY Patellar luxation is the result of progressive structural abnormalities in the soft and/or skeletal tissues of the dog’s pelvic limbs. There is an alteration of the patella-trochlear groove interaction with negative effects on the stifle stability and extensor mechanism integrity, on the trochlear articular cartilage nutrition and the adequate trochlear depth and length development and maintenance. This is the reason for which there is a progressive trochlear groove levelling in the cases of severe patellar luxation; therefore, it is necessary to correct the trochlear depth abnormality to make patellar sliding action into the trochlear recess easier and to achieve consistent success with surgical treatment. Traditional methods to improve trochlear depth include the chondroplasty in the very young dogs, and the wedge recession trochleoplasty or TWR (trochlear wedge recession) in adult subjects. A modification of the technique called “trochlear block recession” (TBR) has recently been described from Talcott et al. in 2000. Block recession is identical in principle to wedge recession, except that a rectangular piece of cartilage and bone, rather than a wedge, is removed. The TBR seems to guarantee an adequate trochlear depth and width, the maximal preservation of hyaline articular cartilage and the secure implantation of the osteochondral autograft. The Authors report their clinical experience about four dogs affected by bilateral patellar luxation, treated with the TWR at one stifle and the TBR at the controlateral one in the same surgical session. In our study, we compared the trochleoplasty techniques, evaluating both the recuperated function of the limb, and the anatomic correction obtained, through clinical and computer tomography examinations. Both the trochleoplasty techniques proved clinical efficiency; at the postoperative examinations, all the articulations were adequatelly stabilised and there were no complications or relapses in any of the cases; also the return to complete function of limb was rather rapid. The TBR, notwithstanding the modest executive difficulties and the slower recovery caused by a more invasive procedure, assures the best anatomical correction of the trochlear defect and increases the patellar stability in extended stifle position; it assent to obtain an adequate trochlear depth without weakening either the trochlear ridges or femoral distal epiphysis, not even in small dogs. RIASSUNTO La lussazione rotulea rappresenta l’esito di progressive deformazioni strutturali dei tessuti molli e/o scheletrici dell’arto pelvico del cane, che alterano la stretta interazione fra rotula e solco trocleare, con ripercussioni negative sulla stabilità del ginocchio e sull’integrità del meccanismo estensorio di tutto l’arto, sul nutrimento della cartilagine articolare, nonché sullo sviluppo e sul mantenimento di una profondità trocleare idonea. Per questo motivo, nelle lussazioni rotulee gravi, si assiste ad un progressivo appiattimento del solco stesso, che non è più in grado di alloggiare e contenere in sede la rotula; è quindi necessario intervenire 1chirurgicamente per aumentare la profondità del recesso e mantenere la rotula nei confini definiti dai labbri trocleari laterale e mediale. Le opzioni chirurgiche più diffuse sono la condroplastica in soggetti molto giovani e la “solcoplastica a cuneo o a V” o TWR (troclear wedge recession) in cani adulti. Più recentemente, nel 2000, Talcott e coll. hanno proposto una variante alla tecnica, definita “solcoplastica rettangolare” o TBR (troclear block recession), che differisce dalla precedente per la formazione di un blocco osteocartilagineo di forma rettangolare, e che sembra garantire un’adeguata profondità trocleare, la massima conservazione della cartilagine articolare jalina e un impianto dell’innesto più sicuro. Gli Autori descrivono l’esperienza personale in quattro pazienti affetti da lussazione rotulea bilaterale e trattati con TBR ad un arto e TWR al controlaterale nella medesima seduta operatoria. Entrambe le tecniche di solcoplastica si sono rivelate idonee allo scopo, garantendo un completo recupero dell’arto senza recidive a breve e lungo periodo. La TBR, nonostante alcune modeste difficoltà esecutive correlate alla tecnica e una ripresa funzionale più lenta imputabile ad una procedura chirurgica leggermente più invasiva, consente di ottenere una migliore correzione anatomica del difetto trocleare rispetto alla TWR e conferisce una maggiore stabilità patellare quando l’arto è in posizione estesa; permette inoltre un approfondimento importante del solco trocleare, senza per questo indebolire i margini trocleari o la troclea femorale stessa, anche nei pazienti di piccola taglia

    Choledocholithiasis in a dog coledocolitiasi in un cane

    Get PDF
    SUMMARY A 14-year-old, intact male Siberian Husky was examined because of recurrence of inappetence, weakness and vomiting. Results of a CBC showed mild normocytic normocromic anaemia, hypereosinophilia with activated monocytes. Increase of ALT, AST, ALP, GGT, cholesterol and bilirubin supported a diagnosis of hepatobiliary disease. Abdominal ultrasound evaluation showed an incomplete extrahepatic biliary tract obstruction (EHBO), with suspected cholelithiasis and cholecystitis. Any evidence of radiopaque stone was showed at abdominal radiography. A cause to the incomplete response to medical treatment with amoxicilline and clavulanic acid, ursodeoxycholic acid, vitamin E and silymarin, biliary surgery was performed, showing a hugely dilated biliary tree and several stones in the common bile duct. The choleliths were removed, using a combined approach through common bile duct, gallbladder and duodenum. During surgery a biopsy sample was collected, and histologically a diagnosis of chronic cholangitis with diffuse cholestasis and periportal fibrosis was formulated. The bacterbilia was not demonstrate to cultural and cytologic exam. Any complication was revealed in postoperative time; the clinical condition, CBC and serum biochemical profile were normal during the 8- month follow-up period. Stones usually form in the gallbladder, but sometimes they can form directly in the common bile duct or move here from the biliary tree. Multiple small stones, causing incomplete obstruction, with a major one of 1,5x7mm, were removed from the final tract of the common bile duct in this dog. RIASSUNTO Un Siberian Husky, maschio intero di 14 anni, è stato portato alla nostra attenzione per episodi ricorrenti di disappetenza, abbattimento e vomito. L’emogramma rivelava la presenza di una lieve anemia normocitica normocromica, accompagnata da eosinofilia e monociti attivati. L’incremento di ALT, AST, ALP, GGT, colesterolo e bilirubina, evidenziabili nel profilo biochimico, supportavano l’ipotesi diagnostica di una patologia epatobiliare. L’ecografia addominale confermava la presenza di un’ostruzione incompleta delle vie biliari extraepatiche, con sospette colelitiasi e colecistite. Il radiogramma addominale non evidenziava radiopacità sospette nell’area epatica. In seguito alla parziale risposta al trattamento medico a base di amoxicillina e acido clavulanico, acido ursodeossicolico, vitamina E e silimarina, il paziente veniva sottoposto a terapia chirurgica. La laparotomia permetteva di confermare la dilatazione delle vie biliari e metteva in evidenza la presenza di diversi coleliti nel coledoco. I coleliti venivano rimossi con un approccio combinato attraverso il coledoco, la colecisti ed il duodeno. In sede chirurgica venivano eseguiti campionamenti bioptici del fegato e della colecisti; l’esame istologico formulava diagnosi di colangite cronica con colestasi diffusa e fibrosi periportale. La bile risultava negativa per batteri sia all’esame citologico che colturale. Nel periodo postoperatorio non sono comparse complicazioni e durante il follow up di 8 mesi si è assistito ad una normalizzazione stabile dell’emogramma e del profilo biochimico. I coleliti solitamente si formano nella colecisti, ma in alcuni casi si possono formare nel coledoco o arrivare in questa sede dalle vie biliari superiori. In questo cane, nel tratto finale del coledoco, sono stati rimossi alcuni piccoli coleliti ed un calcolo di 1,5x7 mm che causavano una incompleta ostruzione delle vie biliari

    Medium and long term retrospective evaluation in 30 dogs affected by cranial cruciate ligament rupture treated by Tibial Plateau Levelling Osteotomy (TPLO)

    Get PDF
    SUMMARY Cranial cruciate ligament rupture is one of the most common cause of hindlimb lameness in dogs. In 1993 Slocum and Devine invented the tibial plateau livelling osteothomy (TPLO) that face the problem in a new biomechanical point of vue in comparison with other surgical tecniques. Osteoarthritic (OA) degeneration after cranial cruciate ligament rupture is progressing and it has been observed in post surgery examination after different kind of surgical procedures as well. 30 cases of cranial cruciate ligament rupture traited by TPLO technique have been examinated in our retrospective study. Dogs that has been included in the present work have been evaluated subjectively by owners with a questionnaire, and clinically by clinicians with an orthopaedic examination, both under sedation and not. We evaluated osteoarthritic changes on standard radiographs, performed during preoperative examination and during long term follow-up. Follow-up periode has been included from 6 months to 3 years post surgery. For quali-quantitative examination of osteoarthritic evolution observed between the preoperative and follow-up examination we used and compared two different kind of grading system. Our results show that osteoarthritic degeneration doesn’t stop completely with TPLO surgery, but it continues in a limited way, both in a temporal and quantitative way. Comparing the two grading methods, the modified method by Citi in our Department seems to be more exact than the classic one. RIASSUNTO La rottura del legamento crociato craniale è una delle maggiori cause di zoppia all’arto posteriore del cane. Nel 1993 Slocum e Devine hanno ideato l’intervento di osteotomia livellante del plateau tibiale (TPLO), che approccia il problema da un’ottica biomeccanica differente da quelle esistenti fino ad allora. L’evoluzione osteoartrosica (OA) in seguito a lesione del legamento crociato craniale è in continua progressione, ed è stata documentata anche in seguito all’esecuzione delle altre tecniche chirurgiche. Nel nostro studio retrospettivo abbiamo analizzato le eventuali variazioni artrosiche presenti in 30 articolazioni trattate con intervento di TPLO. I soggetti che sono stati inseriti nello studio sono stati valutati soggettivamente dai proprietari tramite la compilazione di un questionario, e clinicamente attraverso un esame ortopedico sia da svegli che in sedazione. Per quel che riguarda la valutazione radiografica del grado di degenerazione osteoartrosica sono state eseguite proiezioni radiografiche nei due posizionamenti standard durante la visita pre-operatoria e durante l’ultima visita di controllo. Il periodo di follow-up varia da 6 mesi a 3 anni post-intervento. Per l’analisi quali-quantitativa dell’evoluzione osteoartrosica che si è avuta tra prima dell’intervento e al momento del controllo, sono stati utilizzati e messi a confronto due sistemi di valutazione radiografica a punteggio. Dai nostri dati risulta che l’evoluzione osteoartrosica non si arresta totalmente con l’intervento, ma si sviluppa in maniera limitata da un punto di vista quantitativo e temporale. Tra i due metodi di valutazione utilizzati, quello modificato nel 2004 da Citi et al. nel nostro Dipartimento sembra essere più particolareggiato e quindi più preciso

    Tibial Tuberosity Advancement (TTA) as a possible solution to the cranial cruciate ligament rupture in the dog

    Get PDF
    SUMMARY Cranial cruciate ligament (CCL) rupture represents one of the main causes of lameness in the dog. All the surgical techniques in use shows, under different points of view, problems or contraindications. Recently, a different view of the stifle biomechanics lead to the development of techniques, like TPLO®, that reach the joint stabilization through the variation of the tibial plateau slope, rendering unuseful the CCL reconstruction. Under this point of view, the Zurich Surgical Vet School has pointed up the Tibial Tuberosity Advancement (TTA) that, using and expanding the TPLO® biomechanical concepts, reach the same goal through a different way. 33 subjects with CCL rupture underwent TTA surgery. TTA neutralize all the forces acting on the tibial plateau with an anterior translation of the tibial insertion of the patellar ligament obtained with a tibial tuberosity osteotomy. The tuberosity fragment is then fixed in the new position with a special plate, and maintained at the right distance with a titanium cage. The short term follow-up shows the restoration of a good motor function and an apparent stop of the osteoarthritis (OA) progression. The advantages of this technique resides in its simplicity. Limitations seem to be represented by the difficulty to correct, in the mean time and without further surgeries, limb deformities or excessive tibial slope. It is still not clear if, like in TPLO®, meniscal release is necessary. Long term results, both under clinical, radiographical and functional point of view, with help of force plate analysis, have to be evaluated. RIASSUNTO La rottura del legamento crociato anteriore rappresenta una delle più frequenti cause di zoppia del cane. Le tecniche chirurgiche proposte a tutt’oggi presentano, in misura diversa, lacune e limitazioni d’impiego. Una concezione diversa della biomeccanica del ginocchio ha portato di recente allo sviluppo di tecniche diverse, quali la TPLO®, che attraverso la modificazione dei piani articolari del ginocchio, tendono a rendere inutile la ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA) neutralizzando le forze che su di esso normalmente agiscono. In quest’ottica la Scuola Veterinaria di Zurigo ha proposto la tecnica di avanzamento della tuberosità tibiale (TTA) che, sfruttando ed ampliando i concetti biomeccanici della TPLO®, giunge ad un risultato analogo seguendo un approccio chirurgico differente. Sono stati sottoposti ad intervento chirurgico per la stabilizzazione di ginocchia affette da rottura del LCA 33 soggetti, utilizzando la TTA. La tecnica raggiunge l’obiettivo di neutralizzare le forze agenti sul piano articolare tibiale, spostando anteriormente l’inserzione del legamento tibio-rotuleo attraverso un’osteotomia della tuberosità tibiale, che viene fissata con un’apposita placca e mantenuta in posizione con un cestello distanziatore in titanio. I follow up a breve termine mostrano una buona ripresa della funzione motoria ed un apparente arresto della progressione dell’osteoartrite (OA). I vantaggi sembrano essere rappresentati dalla facilità di applicazione della tecnica. Le limitazioni risiedono nella difficoltà nel correggere contemporaneamente, e senza ulteriori interventi, alterazioni dell’allineamento dell’arto o angolazioni del plateau tibiale eccessive. Non è ancora chiaro se anche nella TTA, come nella TPLO®, sia necessario ricorrere al meniscal release. Restano da verificare i risultati a lungo termine, sia dal punto di vista clinico, che radiografico, che funzionale, con l’ausilio della force plate analysis

    Management nutrizionale e farmacologico di un caso di megacolon nel cane

    Get PDF
    RIASSUNTO Viene descritto un caso di megacolon in un cane Pastore Tedesco maschio intero di circa 6 anni. Il paziente è stato presentato per costipazione ed incontinenza urinaria. Gli esami clinico e radiografico hanno permesso di emettere diagnosi di megacolon ad eziologia ignota, e verificata l’inapplicabilità della terapia chirurgica, si è optato per quella farmaco-nutrizionale. Il paziente è stato sottoposto alla somministrazione di neostigmina metilsolfato (Prostigmina®) in un’unica dose endovenosa, seguita da una terapia di mantenimento orale a base di piridostigmina bromuro (Mestinon®) associato ad una dieta a base di mangime secco commerciale (Purina® PVD EN-formula). Attualmente il paziente defeca giornalmente, anche se spesso con frequenza superiore alla norma. Nella ristretta rosa di possibilità terapeutiche per il trattamento del megacolon nel cane, l’associazione citata precedentemente potrebbe risultare particolarmente vantaggiosa. SUMMARY A case of megacolon in a 6 year-old German Shepherd is described. The dog was presented with constipation and urinary retention. Clinical and radiographic examination revealed the presence of a megacolon of uncertain aetiology, and because of the inapplicability of surgical therapy, we choose the pharmacological-nutritional approach. We administer a single intravenous injection of neostigmine metilsolphate (Prostigmina®), followed by a maintenance therapy with piridostigmine bromuro (Mestinon®) and a specific commercial diet (Purina® PVD EN-formula). Actually the patient evacuates daily, although the frequency of defecation is increased compared with normal dog. In the narrow list of available therapies for the treatment of canine megacolon, the previous quoted association seems to be especially encouraging

    Esperienza personale su interventi di “tibial plateau levelling osteotomy” per la stabilizzazione del ginocchio con deficienza del legamento crociato anteriore nel cane

    Get PDF
    RIASSUNTO La rottura del legamento crociato anteriore rappresenta una delle patologie ortopediche di più frequente riscontro clinico nella specie canina. Ne risultano affetti, in particolare, cani di taglia da medio-grande a gigante, soggetti in sovrappeso oppure molto attivi. Poiché la rottura del legamento crociato anteriore esita in un processo osteoartrosico ad evoluzione progressiva, numerosi sono stati gli studi in merito ad eziopatogenesi e possibili risoluzioni chirurgiche di quest’affezione concretizzatesi, queste ultime, in proposte di tecniche di stabilizzazione del ginocchio intra ed extracapsulari. Barclay Slocum ha sviluppato un modello biomeccanico articolare grazie al quale è stata chiarita la patogenesi del meccanismo di distorsione e di rottura del legamento crociato anteriore. La comprensione della biomeccanica del ginocchio ha, quindi, mostrato come il livellamento dell’inclinazione del plateau tibiale permetta di ristabilire l’equilibrio delle forze agenti sull’articolazione e di neutralizzare la spinta craniale della tibia, spesso responsabili del cedimento sia del legamento stesso, sia delle tecniche tradizionali realizzate per la sua ricostruzione. Gli Autori descrivono l’applicazione dell’osteotomia livellante del plateau tibiale in 16 cani, commentando i risultati ottenuti, giudicati positivi in quanto la tecnica ha permesso un arresto od un rallentamento dell’evoluzione artrosica, nonché una buona ripresa funzionale dell’arto operato, e le eventuali complicazioni postoperatorie. SUMMARY Cranial cruciate ligament injuries are one of the most common orthopaedic diseases in dogs. This lesion is described, particularly, in medium-large and giant breeds, in very active and in overweight dogs. As cranial cruciate ligament injury leads to progressive osteoarthritis and deterioration of limb function over time, many studies have been developed about pathogenesis and the possible surgical resolution of these lesions, suggesting two main types of reconstructive techniques, whose aim is stifle stabilization: intra-articular and extra-articular techniques. Barclay Slocum developed a biomechanical articular model that shows the mechanism throught which cranial cruciate ligament leads to distorsion and rupture. Stifle biomechanic understanding then explain how levelling the tibial plateau slope can restore knee biomechanical balance and neutralize the cranial tibial thrust, often responsibles of failure of both the cranial cruciate ligament itself and its reconstruction with traditional techniques. The Authors describes the application of the tibial plateau levelling osteotomy in 16 dogs different for breed, sex and weight, with partial or total cranial cruciate ligament lesions. In this review they comment the obtained results, considered as positive ones; tibial plateau levelling osteotomy, infact, allowed an arrest or a slowing of the arthrosic development, as well as a complete restore of limb function. The described technique showed to have poor postoperative complications

    Epifisiodesi temporanea anteriore del plateau tibiale: una possibile soluzione nella rottura del legamento crociato anteriore in cani in accrescimento

    Get PDF
    RIASSUNTO Le lesioni del legamento crociato anteriore rappresentano una delle patologie ortopediche più comuni nel cane adulto. L’eziopatogenesi è sempre traumatica, essendo non spesso riferibile a processi degenerativi a carico del legamento, esito di stress cronici conseguenti all’azione della spinta craniale della tibia per effetto del carico ponderale. Nel cucciolo questa patologia è segnalata con minor frequenza, presentandosi tipicamente in forma di avulsione del legamento a livello della sua inserzione tibiale. A differenza del cane adulto, inoltre, questa affezione legamentosa è generalmente di natura traumatica e monolaterale. Qualunque sia l’eziopatogenesi delle lesioni del legamento crociato anteriore, l’intervento chirurgico di stabilizzazione dell’articolazione deve essere effettuato il prima possibile, proponendosi il rallentamento dell’insorgenza e dell’eventuale progressione dei fenomeni osteoartrosici, in particolare nei soggetti in accrescimento. Gli Autori descrivono l’esperienza personale in due cuccioli, di 6 e 5 mesi di età, affetti da rottura traumatica del legamento crociato anteriore e trattati con epifisiodesi anteriore del plateau tibiale. Un soggetto, a seguito della stabilizzazione chirurgica ha presentato un recupero funzionale completo dell’arto operato, come dimostrato dal follow up a distanza di 8 mesi dalla chirurgia. Il secondo cucciolo è stato ripresentato alla visita clinica a distanza di due mesi dall’epifisiodesi, quando ormai il plateau tibiale aveva raggiunto un’inclinazione di 4°, con deviazione in valgo dell’arto. Si è quindi proceduto alla rimozione della vite, con buona ripresa postoperatoria del soggetto, nonostante la persistenza di una saltuaria zoppia di 1° grado. La tecnica decritta ha offerto risultati interessanti, ed ha messo in luce alcune problematiche rappresentate da tempi ridotti di applicabilità della procedura chirurgica e dalla necessità di rimuovere tempestivamente l’interferenza, dovendo intervenire su soggetti ancora in attiva fase d’accrescimento. SUMMARY Cranial cruciate ligament ruptures are one of the most common orthopaedic injury in adult dog. The most frequent cause of cranial cruciate ligament ruptures is, rather than acute trauma, a progressive degeneration consequentely to the intermittent stress of the cranial tibial thrust, elicited by the weight bearing. Cruciate ligament disease is uncommon in puppies, where is usually associated with traumatic injury and avulsion of the cranial cruciate ligament from its tibial site of attachment. Surgery should be performed in a very short time, in order to slow and prevent degenerative joint diseases, particularly in younger dogs. The Authors report their clinical experience about 2 puppies affected by traumatic cranial cruciate ligament injury, 6 and 5 months old respectively, treated with cranial epiphysiodesis of the tibial plateau. One dog had a successful recovery in a short time after joint stabilization, as observed at an 8 months follow up. The other puppy was revisited after 2 months from surgery, when tibial plateau slope amount was 4°; the affected leg presented a valgus deviation, too. Then, the puppy underwent on surgery for the screw remotion showing a satisfactory recovery, even though an occasional lameness persists. Epiphysiodesis offered interesting results and shows some complications such as the short range of puppies’age in wich surgery can be performed and the need to remove the interference as soon as possible, in order not to interfere with growing process
    corecore