17 research outputs found

    La mediazione familiare nei casi di affido dei figli/e e violenza domestica: contesto legale, pratiche dei servizi ed esperienze delle donne in Italia

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    L’applicabilità della mediazione familiare in contesto di violenza domestica (VD) è oggetto di discussione. Scopo della ricerca è esplorare il ruolo della mediazione familiare nella gestione degli affidi dei figli in situazione di VD, analizzando le esperienze, conoscenze e significati di differenti attori sociali, quali avvocati, assistenti sociali e donne separate con figli, vittime di VD, e la documentazione inerente. I risultati mostrano che la VD viene occultata durante la mediazione. I professionisti spesso ignorano la VD e di conseguenza applicano la mediazione; ex-coniugi e genitori vengono presentati come distinti; i pattern di potere e controllo agiti dal partner violento durante la relazione continuano in queste occasioni. La mediazione, che dovrebbe essere centrata sul miglior interesse del bambino, si focalizza sul miglior interesse dei padri. I professionisti non conoscono la Convenzione di Istanbul. La sicurezza di donne e bambini/e viene messa a rischio. Le recours à la médiation familiale dans le domaine de la violence conjugale (VC) fait l’objet de débats. Cette recherche a pour but d’examiner le rôle de la médiation familiale dans les cas de garde d’enfants en situation de VC, analysant les expériences, les connaissances, les valeurs de différents acteurs sociaux (par exemple, avocats, travailleurs sociaux, femmes séparées avec enfants, victimes de VC) ainsi que des documents ad hoc. Les résultats montrent que la VC est dissimulée pendant la médiation. Les professionnels souvent ignorent la VC et par conséquent utilisent la médiation ; ex-conjoints et parents sont par ailleurs présentés sous la forme de deux entités distinctes ; les modèles de pouvoir et de contrôle appliqués par le conjoint violent dans la vie familiale continuent d’être utilisés durant ces occasions. La médiation, qui devrait protéger avant tout l'intérêt de l'enfant, s’adresse au contraire à l’intérêt des pères. Les professionnels ne connaissent pas la Convention d’Istanbul. La sécurité des femmes et de leurs enfants est mise en danger. The family mediation’s applicability in domestic violence (DV) cases is discussed. Aim of this research is to explore the role of family-mediation in the management of child custody in DV cases, analysing the experiences and knowledge of different social actors - lawyers, social workers and separated women with children, victims of DV - and legal documents. Results showed that violence against women and children was concealed. Professionals ignore DV and so apply mediation as a rule; ex-spouses and parents are presented as distinct from each other; the perpetrators’ patterns of power and control continue during mediation. Family mediation should be focused on the children’s best interest but it is focused on the fathers’ best interest. Professionals unknown the Istanbul Convention. The safety of children and women was put again at risk

    Coping with sexual harassment: the experience of young working women in Italy

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    The aims of this qualitative study were to describe sexual harassment (SH) as experienced by young Italian women in the workplace and to analyse their reactions and forms of resistance. A sample of 20 university students who mostly held casual jobs was recruited at one university and interviewed in 2017\u201318; the transcriptions were analysed using a thematic method. Respondents experienced multiple forms of SH, from sexual comments and requests to physical contacts, carried out by male employers, co-workers and customers. Often SH had a pronounced pornographic nature, and occasionally women were treated as \u2018prostitutes\u2019; dress-code implied \u2018dressing sexily\u2019, and becomes a form of SH. All women evaluated these behaviours as inappropriate, but no one considered making a formal complaint. They reported confusion, attempts to minimise, going along with a smile, asking the help of colleagues, and using the boyfriend as a protector. Few took direct actions such as confronting the harassers, retaliating or complaining to the employer. Notwithstanding the hostility and humiliation experienced, the young women interviewed retained a strong sense of their dignity as workers, which can count as another form of resistance to a system that consistently tries to objectify them and disqualify them as workers

    The clinical impact of the first-trimester nuchal translucency between the 95th-99th percentiles

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    Objectives: To evaluate the clinical significance of nuchal translucency (NT) between the 95th-99th percentile in terms of typical and atypical chromosomal abnormalities (ACAs), associated fetal congenital defects and postnatal outcome. Methods: A retrospective cohort study of fetuses with NT between the 95th-99th percentile. Data regarding the rate of associated fetal defects, genetic abnormalities and postnatal outcome were collected. Results: A total of 306 cases of fetuses with an NT between the 95th-99th percentiles were included. The overall rate of genetic abnormalities was 12.1% (37/306). Chromosomal abnormalities were found in 10.1% (31/306) of cases and 2% were ACA (6/306). Within this group, two were pathogenic Copy Number Variants (CNVs) and four were single gene disorders. The overall rate of fetal congenital defects was 13.7% (42/306). All ACAs were found in fetuses with congenital defects. Postnatally, a new diagnosis of a single gene disorder was made in 0.85% of cases (2/236). Conclusions: The presence of an NT between the 95th-99th percentiles carries a 10-fold increased risk of fetal defects, representing an indication for referral for a detailed fetal anatomy evaluation. The risk of ACA is mainly related to the presence of fetal defects, irrespective of the combined test risk

    La consulenza tecnica nei casi di affidamento dei figli e delle figlie in contesto di violenza domestica e post-separazione

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    L’affidamento dei figli e delle figlie in situazioni di violenza domestica rappresenta un compito complesso per i professionisti che devono effettuare delle valutazioni e prendere delle decisioni in merito. Studi internazionali sulle pratiche e le credenze degli esperti implicati nelle valutazioni genitoriali hanno rilevato come spesso i professionisti non riconoscano la violenza domestica e le sue implicazioni sulla genitorialità, arrivando a produrre rapporti e raccomandazioni che non considerano o che negano la violenza. In Italia, la legge 8 febbraio 2006, n. 54, Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli e il decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154, Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, hanno stabilito che l’affidamento congiunto e la bigenitorialità sono fondamentali per garantire il miglior interesse del bambino. I giudici hanno il gravoso compito di determinare l’affidamento dei figli e spesso nominano un consulente tecnico (CTU) per effettuare una valutazione sulle competenze genitoriali, in modo da prendere la decisione migliore, nell’interesse del bambino. ll consulente tecnico, psicologo o psichiatra, ha così l’onere di approfondire tematiche legate alla qualità dei legami familiari tra il minore e gli adulti di riferimento, alle caratteristiche personologiche dei genitori, alla loro capacità genitoriale, alle migliori condizioni di affidamento per garantire i diritti e la tutela del minore. Sulla valutazione che questi esperti fanno della coppia genitoriale si baserà poi la decisione del giudice. Scopo di questo studio qualitativo è indagare le conoscenze, le opinioni e il modus operandi dei CTU nei casi di affidamento dei figli in situazioni di violenza domestica (VD) andando ad analizzare in particolare le situazioni di violenza post-separazione. Data la scarsità di studi italiani in merito, è stata scelta la metodologia qualitativa e lo strumento delle interviste semi-strutturate. Sono stati condotti colloqui con 15 CTU che esercitavano nel nord Italia. I risultati emersi sono sconfortanti. La formazione dei CTU è spesso molto generica e frammentata e mancano di una formazione specifica riguardo al fenomeno della violenza contro donne e minori. La maggior parte dei CTU intervistati sostiene la centralità del principio della bigenitorialità nelle valutazioni dei casi di affidamento anche in presenza di violenza. Ed è proprio sulla base di questo principio e mediante ulteriori strumenti di contorno come il “criterio dell’accesso” che la violenza non viene riconosciuta o non viene ritenuta “pertinente” al fine della valutazione su genitorialità e affidamento. Molti dei CTU intervistati presentano ancora forti pregiudizi contro le donne, che subiscono così vittimizzazione secondaria. Infine, l’adesione a teorie pseudoscientifiche come l’alienazione parentale è dominante. Nonostante negli ultimi anni sia cresciuta la consapevolezza sulla violenza contro le donne, sia emerso in modo allarmante il fenomeno del femminicidio, e siano state create buone leggi a tutela delle vittime di violenza, sembra che la loro operativizzazione sia ancora lontana e che le donne, con i loro bambini, paghino, in fase di separazione e affidamento, un prezzo ancora troppo alto

    La scuola è finita: il passaggio alla vita adulta

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    Parental alienation (syndrome) in child custody cases: survivors\u2019 experiences and the logic of psychosocial and legal services in Italy

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    Parental alienation (syndrome) is a controversial issue, criticized by experts in different fields. However, this concept is often used by professionals and is frequently cited in courtrooms. This qualitative study focuses on parental alienation and explores women\u2019s experiences as well as legal and social services\u2019 practices in child custody cases. Semi-structured interviews were conducted with separated mothers' victims of intimate partner violence, and with social workers and psychologists/ psychiatrists designated by courts to evaluate parenting skills. Expert reports, psychological assessments and legal documents were also analysed. Results show that professionals endorsed parental alienation and considered it a \u2018feminine problem\u2019. Women were often blamed and labeled as \u2018engaging in parental alienation\u2019 when they were trying to ensure their children\u2019s safety. Children\u2019s accounts were interpreted as being a result of their mothers\u2019 manipulation. In contrast, fathers were treated as victims of vindictive women who want to keep children to themselves. Men\u2019s violent behaviours were not considered, and their role as fathers was seen as \u2018inviolable\u2019. These practices seem to reflect the \u2018good-enough father\u2019 approach, according to which the presence of the father is essential for children\u2019s development, regardless of his violent behaviours

    I consulenti tecnici d'ufficio nei casi di affidamento dei bambini in situazioni di violenza domestica in Italia

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    In Italia, la legge 8 febbraio 2006, n. 54, Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli e il decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154, Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, hanno stabilito che l'affidamento congiunto e la bigenitorialità sono fondamentali per garantire il miglior interesse del bambino. Nel processo di determinazione dell’affidamento dei figli, i giudici possono nominare un esperto (consulente tecnico d’ufficio-CTU) per valutare le competenze genitoriali. Scopo di questo studio qualitativo è di indagare le conoscenze, le opinioni e il modus operandi dei CTU nei casi di affidamento dei figli in situazioni di violenza domestica (VD). Sono state condotte interviste semi-strutturate con 15 CTU, poi analizzate qualitativamente. I risultati suggeriscono che nella gestione dei casi di affidamento dei figli, la maggior parte dei CTU presenta: forti pregiudizi contro le donne, spesso colpevolizzate e/o penalizzate; adesione a modelli controversi (ad es. l’alienazione parentale); scarsa conoscenza del fenomeno della VD e della legge. È necessario sviluppare e implementare linee guida sul processo decisionale per l’affidamento dei bambini nel contesto della VD

    Le molestie sessuali. Riconoscerle, combatterle, prevenirle

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    Molestie sono sguardi e commenti inappropriati, contatti fisici indesiderati, ricatti di natura sessuale. Moltissime donne e non pochi uomini hanno subito molestie sessuali, nei luoghi di lavoro e di studio. Chi le subisce paga spesso un prezzo elevato, in termini lavorativi e di salute. Eppure delle molestie in Italia si parla poco e male, come fossero dei normali corteggiamenti o degli scherzi bonari. Sulla base di un ricco materiale di ricerca, il libro fa il punto sulle molestie e propone strumenti per comprendere e prevenire questo fenomeno dannoso

    La consulenza tecnica nei casi di affidamento dei figli e delle figlie in contesto di violenza domestica e post-separazione

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    L’affidamento dei figli e delle figlie in situazioni di violenza domestica rappresenta un compito complesso per i professionisti che devono effettuare delle valutazioni e prendere delle decisioni in merito. Studi internazionali sulle pratiche e le credenze degli esperti implicati nelle valutazioni genitoriali hanno rilevato come spesso i professionisti non riconoscano la violenza domestica e le sue implicazioni sulla genitorialità, arrivando a produrre rapporti e raccomandazioni che non considerano o che negano la violenza. In Italia, la legge 8 febbraio 2006, n. 54, Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli e il decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154, Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, hanno stabilito che l’affidamento congiunto e la bigenitorialità sono fondamentali per garantire il miglior interesse del bambino. I giudici hanno il gravoso compito di determinare l’affidamento dei figli e spesso nominano un consulente tecnico (CTU) per effettuare una valutazione sulle competenze genitoriali, in modo da prendere la decisione migliore, nell’interesse del bambino. ll consulente tecnico, psicologo o psichiatra, ha così l’onere di approfondire tematiche legate alla qualità dei legami familiari tra il minore e gli adulti di riferimento, alle caratteristiche personologiche dei genitori, alla loro capacità genitoriale, alle migliori condizioni di affidamento per garantire i diritti e la tutela del minore. Sulla valutazione che questi esperti fanno della coppia genitoriale si baserà poi la decisione del giudice. Scopo di questo studio qualitativo è indagare le conoscenze, le opinioni e il modus operandi dei CTU nei casi di affidamento dei figli in situazioni di violenza domestica (VD) andando ad analizzare in particolare le situazioni di violenza post-separazione. Data la scarsità di studi italiani in merito, è stata scelta la metodologia qualitativa e lo strumento delle interviste semi-strutturate. Sono stati condotti colloqui con 15 CTU che esercitavano nel nord Italia. I risultati emersi sono sconfortanti. La formazione dei CTU è spesso molto generica e frammentata e mancano di una formazione specifica riguardo al fenomeno della violenza contro donne e minori. La maggior parte dei CTU intervistati sostiene la centralità del principio della bigenitorialità nelle valutazioni dei casi di affidamento anche in presenza di violenza. Sulla base di questo principio e mediante ulteriori strumenti di contorno come il “criterio dell’accesso”, la violenza non viene riconosciuta o non viene ritenuta “pertinente” al fine della valutazione su genitorialità e affidamento. Molti dei CTU intervistati presentano ancora forti pregiudizi contro le donne, che subiscono così vittimizzazione secondaria. Infine, l’adesione a teorie pseudoscientifiche come l’alienazione parentale è dominante. Nonostante negli ultimi anni sia cresciuta la consapevolezza sulla violenza contro le donne, sia emerso in modo allarmante il fenomeno del femminicidio, e siano state create buone leggi a tutela delle vittime di violenza, sembra che la loro operativizzazione sia ancora lontana e che le donne, con i loro bambini, paghino, in fase di separazione e affidamento, un prezzo ancora troppo alto

    How Expert Are the Experts? Child Custody Evaluations in Situations of Domestic Violence in Italy

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    In recent decades, scholars and professionals have investigated the courts' treatment of mothers and children who claim that an ex-partner/father is abusive, especially in child custody proceedings. In Italy, Laws 54/2006 and 154/2013 established that joint-custody and coparenting are critical to ensure the best interest of the child. In the process of custody determination, judges can appoint an expert to assess parenting skills. The aim of this qualitative study was to investigate the knowledge, opinions, and practices of the Court-Appointed Experts (CAEs) in child custody disputes in cases involving allegations of domestic violence (DV). Semistructured face-to-face interviews were conducted with 15 CAEs; the interviews' transcripts were analyzed with qualitative content analysis. Results suggested that in the management of child custody cases, most CAEs showed: strong prejudices against women victims of DV, who were often blamed and/or secondarily victimized; adherence to controversial models (e.g., parental alienation syndrome) and characterization of mothers as "alienators"; poor knowledge of DV and relevant laws. CAEs' overlooking DV underlines the urgent need to develop and implement guidelines on child custody decision-making in the context of DV
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