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    Endometrial LGR7 expression and implantation failure

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    Implantation failure is considered as a major cause of infertility in women with recurrent pregnancy loss (RPL) and in otherwise healthy women with unexplained infertility. Preliminary data in primates suggested that relaxin (RLX) is involved in endometrial preparation for implantation. In a prospective observational study, the endometrial RLX receptor (LGR7) expression was assessed in three groups of patients with regular ovulatory cycle and normal uterine cavity: 23 with RPL (Group A), 23 with unexplained infertility undergone at least three cycles of failed in vitro fertilization (IVF) reporting good oocyte and embryo quality (Group B), 23 with proven fertility (Group C). Assessment of LGR7 expression was performed with both polymerase chain reaction (PCR) analysis and immunohistochemistry on endometrial samples obtained with hysteroscopic biopsy performed in the secretory phase of the menstrual cycle. Endometrial LGR7 was less expressed in group A and B versus C, both by PCR analysis (p = 0.024) and immunohistochemistry. The decreased expression of the endometrial RLX receptor in women with implantation failures, both in vitro fertilization failure and recurrent pregnancy loss, suggests that RLX may play a crucial role in the structural and functional changes of the endometrium during the window of implantation

    Ruolo del pattern della relaxina intrafollicolare ed endometriale nell’outcome riproduttivo di coppie avviate a cicli di procreazione medica assistita

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    Introduzione. Il presente studio ha avuto come scopo quello di valutare l’esistenza di possibili relazioni tra pattern della relaxina (RLX) endometriale ed intrafollicolare e variabili riproduttive in un campione di donne avviate a cicli IVF. Materiali e metodi. Sono state reclutate 16 coppie candidate ad ICSI per fattore maschile moderato. Sono stati raccolti e stoccati campioni di endometrio in fase proliferativa e secretiva nel ciclo precedente a quello previsto per la tecnica di PMA, e campioni ematici e fluidi follicolari durante il pick-up ovocitario. Le concentrazioni di RLX-2 nell’endometrio sono state valutate mediante lettura allo spettrofotometro, il dosaggio di relaxina solubile su siero e liquido follicolare è stato eseguito mediante l’impiego di kit ELISA. Risultati. L’espressione di RLX-2 endometriale nella fase proliferativa era sovrapponibile a quella osservata in fase secretiva. Per quel che concerne la RLX-2 solubile nel sangue e nel fluido follicolare, abbiamo notato valori significativamente più bassi nei fluidi follicolari rispetto alle concentrazioni sieriche. I livelli sierici di RLX-2 hanno mostrato un trend, tuttavia non significativo, verso una correlazione positiva con il numero di follicoli con diametro maggiore di 16 mm. Inoltre, si è osservato un trend verso una correlazione positiva tra livelli sierici di relaxina e numero di ovociti recuperati e tra livelli di relaxina intrafollicolari e qualità ovocitaria. I livelli intrafollicolari erano inoltre più bassi quando corrispondenti agli ovociti nel caso di mancata fertilizzazione rispetto a quelli dei follicoli accoppiati ai casi in cui si è avuta una corretta fertilizzazione. Nessuna apparente correlazione con la qualità embrionale è stata osservata. Conclusioni. I dati preliminari suggeriscono un coinvolgimento del pattern della relaxina nel processo riproduttivo. In particolare, è possibile ipotizzare che la relaxina di origine ovarica possa controllare la follicologenesi e lo sviluppo ovocitario, indurre e legare il suo recettore endometriale, LGR7, producendo effetti implicati nel processo di impianto embrionale

    Ruolo della sindrome metabolica e delle vampate di calore come nuovi fattori di rischio per osteoporosi post-menopausale

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    L’analisi dei fattori di rischio per osteoporosi è fondamentale per la prevenzione delle fratture in peri e post-menopausa. Accanto ai tradizionali fattori di rischio, recenti studi hanno evidenziato il possibile impatto della sindrome metabolica e della sindrome neurovegetativa sul rischio di frattura. L'obiettivo del presente studio è di valutare l’associazione tra sintomi vasomotori e sindrome metabolica con rischio di osteoporosi attraverso la misurazione del T-score con MOC ad ultrasuoni alle falangi in donne in pre-menopausa e in post-menopausa. Materiali e metodi. Sono state reclutate 430 donne suddivise in quattro gruppi: 110 in perimenopausa sane (gruppo A), 100 in perimenopausa affette da sindrome metabolica (gruppo B), 100 donne sane in post-menopausa (gruppo C), e 120 donne in post-menopausa con sindrome metabolica (gruppo D). All’arruolamento sono stati raccolti i dati anagrafici, anamnestici, antropometrici, è stata misurata la pressione sanguigna, la glicemia ed il profilo lipidico a digiuno, è stata effettuata una MOC ultrasonografica. La sindrome metabolica è stata definita dai criteri diagnostici del NHI 2001. Risultati e conclusioni. I risultati del nostro studio mostrano che la presenza di sindrome metabolica non influisce significativamente sul valore di T-score sia in peri che in post-menopausa, mentre la presenza di vampate di calore si associa a valori significativamente inferiori di T-score soprattutto in post-menopausa. Le pazienti affette da sindrome metabolica in postmenopausa con ipertensione arteriosa o ipertrigliceridemia mostrano livelli significativamente più bassi di T-score

    Impatto del drospirenone sulla funzione endoteliale in postmenopausa

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    Introduzione. La sindrome metabolica contribuisce in maniera rilevante al rischio cardiovascolare nella postmenopausa e la disfunzione endoteliale gioca un ruolo rilevante nella patogenesi del danno cardiovascolare. L’influenza dell’HRT sulla funzione endoteliale e’ stata valutata in donne sane e con differenti tipologie di molecole, ma mancano dati sull’impatto di nuovi progestinici in donne affette da sindrome metabolica. Scopo dello studio è valutare gli effetti del drospirenone 2 mg in combinazione con estradiolo emidrato 1 mg su parametri di funzione endoteliale in donne in postmenopausa affette da sindrome metabolica. Materiali e metodi. Ventotto pazienti in postmenopausa di cui 14 sane (gruppo A) e 14 con sindrome metabolica (gruppo B) sono state trattate con drospirenone 2 mg ed estradiolo emidrato 1 mg per sei mesi. La funzione endoteliale nei due gruppi è stata valutata all’arruolamento e a fine terapia attraverso la misurazione della reattività dell’arteria brachiale e dello spessore medio-intimale a livello dell’arteria carotide comune. Risultati. I risultati evidenziano valori basali della dilatazione flusso-mediata FMD più bassi ma non significativi nel gruppo di pazienti con sindrome metabolica ed una migliore risposta statisticamente non significativa alla compressione nelle pazienti sane. Nessuna variazione si è osservata nello spessore medio-intimale della carotide comune. Conclusioni. In donne in postmenopausa affette da sindrome metabolica il drospirenone non sembra alterare la funzione endoteliale

    The impact of epigenetic landscape on ovarian cells in infertile older women undergoing IVF procedures

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    Abstract The constant decline in fertility and older reproductive age is the major cause of low clinical pregnancy rates in industrialised countries. Epigenetic mechanisms impact on proper embryonic development in women undergoing in vitro fertilisation (IVF) protocols. Here, we describe the main epigenetic modifications that may influence female reproduction and could affect IVF success. Graphical Abstrac

    Does Intrauterine Injection of hCG Improve IVF Outcome? A Systematic Review and a Meta-Analysis

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    Various interventions have been proposed to improve embryo implantation in IVF. Among these, intrauterine injections of human chorionic gonadotropin seem to have promising results. Consequently, we conducted a review and meta-analysis to assess IVF outcomes by comparing couples who underwent intrauterine hCG injection transfer versus those who underwent embryo transfer with intrauterine injection of placebo, or without any additional intervention. The primary outcome was the clinical pregnancy rate. Secondary outcomes were the implantation rate, miscarriage rate, and live birth rate. A meta-analysis was conducted using the random effects model, while bias within studies was detected using the Cochrane risk of bias tool. Ectopic pregnancies and stillbirths were also assessed. The clinical pregnancy (RR 1.38, 95% CI 1.17–1.62, p < 0.0001) and implantation rate (RR 1.40, 95% CI 1.12–1.75, p = 0.003) were significantly higher in women who underwent hCG injection than in the control group. These significant effects persisted only in women who underwent cleavage-stage embryo transfer. No significant differences between groups were observed in the other secondary outcomes. In conclusion, our systematic review and meta-analysis demonstrate that intrauterine injection of hCG could be a valuable approach in women who undergo cleavage-stage embryo transfer. Given the lack of data about the live birth rate, caution should be exercised in interpreting these data
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