136 research outputs found

    Chapter La proiezione centrale come sistema di tracciamento sulle pseudo-cupole del V secolo

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    The 43rd UID conference, held in Genova, takes up the theme of ‘Dialogues’ as practice and debate on many fundamental topics in our social life, especially in these complex and not yet resolved times. The city of Genova offers the opportunity to ponder on the value of comparison and on the possibilities for the community, naturally focused on the aspects that concern us, as professors, researchers, disseminators of knowledge, or on all the possibile meanings of the discipline of representation and its dialogue with ‘others’, which we have broadly catalogued in three macro areas: History, Semiotics, Science / Technology. Therefore, “dialogue” as a profitable exchange based on a common language, without which it is impossible to comprehend and understand one another; and the graphic sign that connotes the conference is the precise transcription of this concept: the title ‘translated’ into signs, derived from the visual alphabet designed for the visual identity of the UID since 2017. There are many topics which refer to three macro sessions: - Witnessing (signs and history) - Communicating (signs and semiotics) - Experimenting (signs and sciences) Thanks to the different points of view, an exceptional resource of our disciplinary area, we want to try to outline the prevailing theoretical-operational synergies, the collaborative lines of an instrumental nature, the recent updates of the repertoires of images that attest and nourish the relations among representation, history, semiotics, sciences

    La Certosa di Ferrara: una cittĂ  nella cittĂ . La configurazione dello spazio tra disegno e progetto

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    Questo volume raccoglie alcuni degli esiti di una giornata di studi – promossa dall'Istituto di Studi Rinascimentali, dai Musei d’Arte Antica e Storico Scientifici del Comune di Ferrara, dal Dipartimento di Architettura di Ferrara – voluta per celebrare il bicentenario dell’inaugurazione del cimitero comunale di Ferrara (1813-2013). La Certosa di Ferrara, una città nella città, il titolo scelto per l’iniziativa, desiderava sottolineare la scala urbana di questo grande complesso che misura oggi, dopo gli interventi ottocenteschi, circa 6,5 ettari nella sua sola parte monumentale. La costruzione della Certosa ferrarese è legata alla figura di Borso d’Este (1413-1471), signore di Ferrara, succeduto nel 1450 al fratello Lionello. L’ideazione e la realizzazione di questa architettura, molto complessa in termini di organizzazione funzionale e spaziale, fu certamente una delle azioni progettuali più difficili e impegnative per il giovane Duca che, desideroso di poter vivere vicino ai monaci, non potendo accedere alla clausura, volle costruirvi di fianco un palazzo in cui poter soggiornare, a testimonianza della sua grande devozione. All’interno del grande claustro Borso ottenne di essere tumulato, in prossimità delle sepolture monastiche, in condizioni modeste e umili, lui che in vita era stato amante della ricchezza e dell’eleganza. Le sue spoglie sono conservate ancora oggi nell’esedra in asse all’ingresso centrale. Le relazioni presentate nel corso della giornata di studi hanno avuto come primo obbiettivo quello di mettere in relazione l’impianto ferrarese con la tipologia architettonica dei monasteri certosini in area italiana. Gli interventi della Curatrice (La Certosa di Borso d’Este: geometria e misura di un progetto rinascimentale), di Giovanni Leoncini (San Cristoforo alla Certosa e l’architettura delle chiese certosine), di Stefano Bertocci con Graziella Del Duca (Il complesso di Serra San Bruno: da primitivo centro eremitico a monastero, evoluzione storica della prima certosa d’Italia), hanno approfondito alcuni aspetti della forma, della misura e dell’organizzazione funzionale della casa superior, della casa inferior e della chiesa certosina. La seconda parte dei lavori è stata invece dedicata alla seconda vita del complesso monastico, adattato a nuovo cimitero cittadino a partire dall’espropriazione napoleonica. Gli interventi di Francesco Ceccarelli (Il cimitero della Certosa di Bologna in età napoleonica), Michela Rossi (L’altra città: forma, numero e misura nell’Ottagono della Villetta a Parma) e Matteo Cassani Simonetti (Ferdinando Canonici e i progetti per la Certosa di Ferrara nel corso dell’Ottocento), partendo dalle motivazioni legislative e sanitarie che produssero in tutte le città italiane riflessioni sul problema delle sepolture, hanno analizzato i criteri con cui alcuni edifici vennero nel tempo adattati a usi diversi da quelli originari, mentre altri, contemporaneamente, vennero progettati ex-novo. Il cimitero ferrarese, la cui progettazione fu fortemente influenzata dalle circostanze determinatesi qualche anno prima nel cantiere della Certosa di Bologna, costituisce un esempio rilevante della trasformazione di un’architettura esistente, capace di interpretare e unire la tipologia certosina con quella cimiteriale. Le ragioni geometriche, metriche, tipologiche, formali, estetiche, storiche, e legislative, di volta in volta chiamate in gioco dai diversi saggi proposti in questo volume, hanno suggerito di affiancare al titolo un sottotitolo – La configurazione dello spazio tra disegno e progetto – per evidenziare la natura trasversale dei cinque saggi editi, in relazione alle conoscenze, agli strumenti, al dibattito culturale e agli eventi storici, nella definizione dei progetti (quello certosino prima e quello cimiteriale poi) e nella configurazione dello spazio. In occasione della giornata ha avuto luogo la mostra dei Rilievi della Certosa di Ferrara, realizzati a partire dall’attività didattica dei Corsi di Rilievo 1 dell’Architettura del Dipartimento di Architettura di Ferrara (A.A. 2006-2010), rielaborati da Matteo Cassani Simonetti, con il coordinamento scientifico della Curatrice. I grafici esposti, in grande formato, sono stati riprodotti in scala nella sezione del volume dedicata all’Atlante (pp. 158-215). In conclusione sono riprodotte (pp. 216-237) le raffinate tavole edite da Ferdinando Canonici in: L’antica Certosa di Ferrara accomodata a publico campo-santo da Ferdinando Canonici (1851). L’opera a stampa, di grande formato, comprende circa ottanta pagine di testo con cui l’autore consegna a futura memoria il suo progetto e 17 tavole tra cui la splendida incisione di Pividor proposta anche nella copertina del volume

    La Certosa di Ferrara: una città nella città. La configurazione dello spazio tra disegno e progetto

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    Questo volume raccoglie alcuni degli esiti di una giornata di studi – promossa dall'Istituto di Studi Rinascimentali, dai Musei d’Arte Antica e Storico Scientifici del Comune di Ferrara, dal Dipartimento di Architettura di Ferrara – voluta per celebrare il bicentenario dell’inaugurazione del cimitero comunale di Ferrara (1813-2013). La Certosa di Ferrara, una città nella città, il titolo scelto per l’iniziativa, desiderava sottolineare la scala urbana di questo grande complesso che misura oggi, dopo gli interventi ottocenteschi, circa 6,5 ettari nella sua sola parte monumentale. La costruzione della Certosa ferrarese è legata alla figura di Borso d’Este (1413-1471), signore di Ferrara, succeduto nel 1450 al fratello Lionello. L’ideazione e la realizzazione di questa architettura, molto complessa in termini di organizzazione funzionale e spaziale, fu certamente una delle azioni progettuali più difficili e impegnative per il giovane Duca che, desideroso di poter vivere vicino ai monaci, non potendo accedere alla clausura, volle costruirvi di fianco un palazzo in cui poter soggiornare, a testimonianza della sua grande devozione. All’interno del grande claustro Borso ottenne di essere tumulato, in prossimità delle sepolture monastiche, in condizioni modeste e umili, lui che in vita era stato amante della ricchezza e dell’eleganza. Le sue spoglie sono conservate ancora oggi nell’esedra in asse all’ingresso centrale. Le relazioni presentate nel corso della giornata di studi hanno avuto come primo obbiettivo quello di mettere in relazione l’impianto ferrarese con la tipologia architettonica dei monasteri certosini in area italiana. Gli interventi della Curatrice (La Certosa di Borso d’Este: geometria e misura di un progetto rinascimentale), di Giovanni Leoncini (San Cristoforo alla Certosa e l’architettura delle chiese certosine), di Stefano Bertocci con Graziella Del Duca (Il complesso di Serra San Bruno: da primitivo centro eremitico a monastero, evoluzione storica della prima certosa d’Italia), hanno approfondito alcuni aspetti della forma, della misura e dell’organizzazione funzionale della casa superior, della casa inferior e della chiesa certosina. La seconda parte dei lavori è stata invece dedicata alla seconda vita del complesso monastico, adattato a nuovo cimitero cittadino a partire dall’espropriazione napoleonica. Gli interventi di Francesco Ceccarelli (Il cimitero della Certosa di Bologna in età napoleonica), Michela Rossi (L’altra città: forma, numero e misura nell’Ottagono della Villetta a Parma) e Matteo Cassani Simonetti (Ferdinando Canonici e i progetti per la Certosa di Ferrara nel corso dell’Ottocento), partendo dalle motivazioni legislative e sanitarie che produssero in tutte le città italiane riflessioni sul problema delle sepolture, hanno analizzato i criteri con cui alcuni edifici vennero nel tempo adattati a usi diversi da quelli originari, mentre altri, contemporaneamente, vennero progettati ex-novo. Il cimitero ferrarese, la cui progettazione fu fortemente influenzata dalle circostanze determinatesi qualche anno prima nel cantiere della Certosa di Bologna, costituisce un esempio rilevante della trasformazione di un’architettura esistente, capace di interpretare e unire la tipologia certosina con quella cimiteriale. Le ragioni geometriche, metriche, tipologiche, formali, estetiche, storiche, e legislative, di volta in volta chiamate in gioco dai diversi saggi proposti in questo volume, hanno suggerito di affiancare al titolo un sottotitolo – La configurazione dello spazio tra disegno e progetto – per evidenziare la natura trasversale dei cinque saggi editi, in relazione alle conoscenze, agli strumenti, al dibattito culturale e agli eventi storici, nella definizione dei progetti (quello certosino prima e quello cimiteriale poi) e nella configurazione dello spazio. In occasione della giornata ha avuto luogo la mostra dei Rilievi della Certosa di Ferrara, realizzati a partire dall’attività didattica dei Corsi di Rilievo 1 dell’Architettura del Dipartimento di Architettura di Ferrara (A.A. 2006-2010), rielaborati da Matteo Cassani Simonetti, con il coordinamento scientifico della Curatrice. I grafici esposti, in grande formato, sono stati riprodotti in scala nella sezione del volume dedicata all’Atlante (pp. 158-215). In conclusione sono riprodotte (pp. 216-237) le raffinate tavole edite da Ferdinando Canonici in: L’antica Certosa di Ferrara accomodata a publico campo-santo da Ferdinando Canonici (1851). L’opera a stampa, di grande formato, comprende circa ottanta pagine di testo con cui l’autore consegna a futura memoria il suo progetto e 17 tavole tra cui la splendida incisione di Pividor proposta anche nella copertina del volume

    Mensura Caeli. Territorio, città, architetture, strumenti

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    I fenomeni astronomici sono stati osservati fino dagli albori della civiltà ed il tentativo di darne una interpretazione ha contribuito potentemente allo sviluppo del pensiero umano. Il cielo, la nostra eredità comune ed universale, è parte integrante dell'ambiente totale così come esso percepito dall'umanità. Il patrimonio culturale legato all'astronomia è la prova della complessità e della diversità delle forme attraverso cui i popoli hanno razionalizzato l'universo ed hanno adeguato le loro azioni in conformità alla sua comprensione. Le giornate di studio intitolate MENSURĀ CAELI. Territorio, città, architetture, strumenti (17-18 ottobre 2008) sono state non solo occasione di confronto tra le numerose discipline che collaborano su questi temi, ma anche una risposta alle sollecitazioni dell’Iniziativa tematica Astronomy and World Heritage (UNESCO-WHC). Al centro del convegno sono state le opere dell’uomo compiute a partire dalla misura del cielo. Gli ambiti di discussione - territorio, città di fondazione e non, architetture, strumenti - sono stati strutturati in due sessioni: - Rilievo archeoastronomico: metodiche, procedure ed esiti; l’uso della rappresentazione digitale e dei sistemi informativi per la conoscenza, la tutela e la gestione del patrimonio con valore astronomico; - Astronomia Culturale: ricostruzione delle conoscenze astronomiche, geometriche e strumentali diffuse tra i costruttori, progettisti e committenti dall’antichità fino al '700; ricostruzione di eventi e fenomeni astronomici mediante dati osservativi documentati di epoca pretelescopica; impatto delle conoscenze astronomiche nella vita delle società con particolare attenzione agli ambiti artistici e culturali; problemi di conservazione, valorizzazione e tutela

    Il dentro e il fuori del cosmo Punti di vista per interpretare il mondo. Atti del XI Convegno SocietĂ  Italiana di Archeoastronomia

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    Nel suo XI Convegno Nazionale la Società Italiana di Archeoastronomia ha proposto quale tema di riflessione i diversi punti di vista attraverso cui il cosmo è stato analizzato e interpretato. I fenomeni astronomici sono stati osservati fin dagli albori della civiltà e il tentativo di darne un’interpretazione ha contribuito potentemente allo sviluppo del pensiero umano. Le immagini degli astri e la traduzione grafica dei loro complessi e oscuri ritmi sono diffuse in tutte le regioni geografiche del globo, e coprono tutte le epoche dalla preistoria a oggi. Attraverso il disegno lo sguardo dell’uomo ha prodotto alla mente e alla coscienza corpi ed eventi cosmici, descrivendoli, analizzandoli e quindi figurandoli. Nei millenni le tecniche e i metodi adottati nella rappresentazione testimoniano due diversi approcci: guardare il cosmo dall’interno (punto di vista reale) oppure dall’esterno (punto di vista ideale). La scelta del punto di vista non solo genera immagini tra loro specchiate, ma testimonia un preciso orientamento culturale sul quale si è voluto avviare un confronto. La decodificazione di questi segni, figure del cielo, dipende largamente da una ricerca congiunta tra le diverse discipline delle scienze fisiche e delle scienze umane. Dall’analisi e dallo studio dei diversi aspetti (quali, ad esempio, l’aspetto archeologico, l’architettonico, l’archeoastronomico, l’etnologico, l’iconografico, letterario, scientifico) che presentano i beni con valore astronomico, sono stati costruiti quadri d’insieme d’informazioni diverse, tali da permettere la definizione di nuovi e originali modelli interpretativi

    Atti dei Convegni Lincei, 288. Lo sguardo sugli Astri. Scienza, cultura e arte. Convegno organizzato dal Centro Linceo Interdisciplinare "Beniamino Segre" in collaborazione con: Istituto Nazionale di Astrofisica, Società Italiana di Archeoastronomia, Società Astronomica Italiana (Roma, 2 aprile 2012)

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    La giornata di studi Lo sguardo sul cosmo prosegue la via tracciata, proprio dall’Accademia Nazionale dei Lincei, dai tre importanti convegni: Archeologia e Astronomia: esperienze e prospettive future (1994), Archeoastronomia, credenze e religioni nel mondo antico (1997) e L’uomo antico e il cosmo (2000). Esito di questi lavori fu, nel 2000, la nascita della Società Italiana di Archeoastronomia e di astronomia culturale che oramai da più di un decennio è impegnata in un’intensa attività di ricerca e sensibilizzazione su questi temi. A 100 anni dell’evento il Convegno ha voluto celebrare, in particolare, la storica comunicazione ai Lincei di Aby Warburg sul “cielo di Schifanoia”. Proprio all’Accademia dei Lincei, nel 1912, ebbe luogo il X Congresso Internazionale di Storia dell’Arte in cui Warburg presentò “Italienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara” (Roma 1922), studio con cui fu inaugurata la moderna iconologia. Attraverso l’indagine sulla permanenza delle forme dell’Antico nell’arte rinascimentale italiana, Warburg interrogò la tradizione occidentale indagando sui meccanismi della memoria culturale dell’immagine. I lavori pubblicati in questo volume hanno inteso celebrare la vitalità e la fecondità del suo approccio culturale in cui il processo di integrazione delle competenze (scienza, pensiero, storia, arte) è essenziale per affrontare in modo articolato e soprattutto efficace il problema interpretativo della forma e della sua rappresentazione

    Francesco dal Cossa: geometrie e proporzioni numeriche nella prospettiva del settore di Marzo del Salone dei Mesi di Schifanoia

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    Il contributo propone una indagine sugli affreschi del Salone dei Mesi di Schifanoia (Ferrara, 1469-70) e, in particolare, sull'architettura dipinta da Francesco del Cossa nella “fascia di Borso” del settore di Marzo. L’obiettivo è quello di indagare sull'esistenza di regole geometriche e costruttive eventualmente utilizzate per la definizione grafica degli spazi architettonici dipinti. Sono analizzati gli elementi geometrici della prospettiva, viene proposta una restituzione dell’alzato in vera forma, e ipotizzata una metodologia di tracciamento delle profondità attraverso criteri geometrici e proporzionali in relazione al trattato di Piero della Francesca.The following research was conducted on the frescoes of the “Hall of Months” in Schifanoia Palace (Ferrara, 1469-70) and concerns the painted architecture in the “Borso bands” of March sector, by the painter Francesco del Cossa. Its purpose is to identify the existence of geometric and constructive rules, potentially used for the graphic definition of the painted architectural spaces. The paper analyzes the geometrical elements of perspective and proposes a restitution of the painted architecture. Furthermore, it suggests a methodology for the drawing of depth through geometric and proportional criteria in relation to the Treaty of Piero della Francesca

    Il salone dei Mesi di Schifanoia: note per una lettura critica del rilievo

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    none1Il lavoro illustra gli sviluppi della lettura critica del rilievo del salone del Mesi di schifanoia (1469-71). Sono condotti alcuni ragionamenti sulla collocazione dei mesi in relazione all’oroscopo del committente Duca Borso d’Este. E’ presentato l’inedito oroscopo del Committente e la sua trascrizione.mixedIncerti M.Incerti, Manuel

    Light-shadow interactions in Italian medieval churches

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    In the relationship between architecture and the sky, it is possible to identify three different design issues. The first regards the alignment of buildings with visible points on the horizon that coincide with the rising or setting of a celestial body (sun, planets, stars, or moon) on particular dates during the astronomical year (or liturgical year for sacred buildings). The second is the relationship between planimetric design and the design of the elevations. We are all familiar today with several “light effects”, which sometimes have almost hierophanic characteristics that, on certain days of the year, were used to engross, captivate, and amaze the spectator. Contrary to the first two issues, the third comes after the design and building stages and concerns the question of decorative elements. It is reasonable to believe that many years after the works were terminated, certain wall finishings were chosen over others, such as painted frescoes or statues. Whoever did this was fully aware, thanks to direct observation, that such decoration would be struck by a single ray of light on a specific day. This chapter examines light-shadow interactions in some Italian medieval churches.In the relationship between architecture and the sky, it is possible to identify three different design issues. The first regards the alignment of buildings with visible points on the horizon that coincide with the rising or setting of a celestial body (sun, planets, stars, or moon) on particular dates during the astronomical year (or liturgical year for sacred buildings). The second is the relationship between planimetric design and the design of the elevations. We are all familiar today with several “light effects”, which sometimes have almost hierophanic characteristics that, on certain days of the year, were used to engross, captivate, and amaze the spectator. Contrary to the first two issues, the third comes after the design and building stages and concerns the question of decorative elements. It is reasonable to believe that many years after the works were terminated, certain wall finishings were chosen over others, such as painted frescoes or statues. Whoever did this was fully aware, thanks to direct observation, that such decoration would be struck by a single ray of light on a specific day. This chapter examines light-shadow interactions in some Italian medieval churches
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