715 research outputs found

    Cos’è una facciata? Imparare da Alberti / What Is a Façade? Learning from Alberti

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    I fronti stradali, con le loro facciate, definiscono la fisionomia della città, perché la facciata è il volto architettonico creato per apparire in pubblico, in cui la società e i suoi cittadini si riflettono. Nei palazzi di Genova Nietzsche credeva di poter guardare in faccia i discendenti delle antiche famiglie nobili. La sua bella osservazione «le case ci guardano come volti» esprime una forma di percezione empatica dell’architettura che per noi, nonostante la distanza tra gli oggetti comparati, è comunque un fatto naturale. / The street fronts, with their façades, define the features of the city, because the façade is the architectural “face” created to appear in public, which reflects society and its citizens. Nietzsche believed he could look the descendants of the ancient noble families in the face by looking at Genoa’s palaces. His nice observation «houses look at us like faces» expresses a form of empathetic perception of architecture which for us, despite the dis- tance between the objects compared, is however a natural fact

    Michelangelo e il progetto di architettura

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    Recensione della mostra "Benchè non sia mia professione. Michelangelo e il disegno di architettura", Vicenza, Palazzo Barbaran da Porto, 17 settembre - 10 dicembre 2006 Firenze, Casa Buonarroti, 15 dicembre 2006 - 19 marzo 2007. A oltre quarant'anni dalla discussa mostra romana di Zevi e Portoghesi, che confrontava le opere di Michelangelo con lavori di interpretazione visiva - secondo Tafuri "una dilettantesca traduzione del linguaggio architettonico in astratti e astorici giochi architettonici"-, una nuova occasione di ammirare, senza mediazioni critiche, i disegni di architettura di Michelangelo in tutta la loro straordinaria ricchezza e attualit

    Nuovo realismo e architettura della città/New realism and architecture of the city

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    La discussione filosofica sul nuovo realismo, che ha alimentato negli ultimi anni in Italia un ampio dibattito, non solo disciplinare, ha suscitato anche tra gli architetti alcuni interrogativi che riguardano, da un lato, il rapporto tra il mondo delle idee e il mondo degli oggetti fisici e più concretamente tra teoria e pratica dell'architettura e, dall'altro, il ruolo degli architetti e delle opere realizzate rispetto alla elaborazione del pensiero filosofico e speculativo. A questi interrogativi si è cercato di dare risposta in alcuni convegni, svoltisi tra Torino e Napoli nel 2012 e nel 2013, e per non perdere di vista il contatto con la realtà costruita dell'architettura, si è deciso di affiancare alla discussione teorica anche una mostra, con l'obiettivo di affrontare la questione del rapporto tra architettura e realismo anche sul piano delle opere realizzate. In particolare sono state individuate due questioni come il filo rosso che unisce nelle discussioni e nelle realizzazioni architettoniche degli ultimi trent'anni esperienze diverse, nel tempo e nello spazio, in una tensione comune verso la realtà: il rapporto con la città e il rapporto con la storia e la tradizione dell'architettura. A partire da queste due questioni il campo di indagine per questa mostra si è ristretto a tre generazioni di architetti, che poi corrispondono a tre fasi di costruzione della città, e a tre città europee con un impianto storicamente definito e consolidato che ha rappresentato una realtà concreta «inemendabile» con cui i progetti si sono confrontati. Le città scelte sono Amsterdam, Barcellona e Berlino, a cui si sono poi aggiunte come casi-studio, sui quali avviare una riflessione, le città ospiti della mostra, Torino e Napoli. Inoltre, per affrontare direttamente la questione del rapporto tra teoria e pratica dell'architettura, agli architetti sono state rivolte dieci domande, che cercano di mettere in relazione il dibattito filosofico sul nuovo realismo con la questione dell'architettura della città e più in generale aprono un confronto tra la discussione storico-critica e i progetti realizzati, tra la teoria e gli esemp

    La townhouse berlinese Un esperimento tipologico / The Berliner Townhouse A Typological Experiment

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    Dopo la caduta del Muro nel 1989, i progettisti e gli architetti ancora una volta si sono chiesti se la società dei primi anni del ventunesimo secolo si fosse arenata tra i frammenti del junk space, in architetture di conglomerazione episodica, o se non ci fosse, forse, una possibilità per continuare a sviluppare la cultura secolare della città europea, con il suo ampio spettro di tipologie abitative e di complesse relazioni di proprietà, al fine di preservare la città come era stata per secoli: un luogo di innovazione, ma comunque ancorato nella tradizione. / After the fall of the Wall in 1989 the planners and architects once again asked whether the society of the early twenty-first century was stranded amongst the fragments of junk space, in architectures of episodic conglomeration, or whether there was not, perhaps, an opportunity to continue to develop the centuries-old culture of the European city, with its broad spectrum of housing typologies and complex ownership relationships in order to preserve the city as it has been for centuries: a site of innovation nevertheless anchored in tradition

    Progettare è un gioco, giocare un progetto.

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    Recensione della mostra "Bruno Munari", Rotonda di via Besana, Milano, 25 ottobre 2007 - 10 febbraio 2008. Pensare le situazioni più comuni della nostra vita, il nostro modo di essere e di comunicare, gli oggetti d’uso quotidiano e progettarli scombinando la logica acquisita, scardinando i principi, alterando le regole del gioco: così nascono le “macchine inutili”, i “libri illeggibili”, le “sculture pieghevoli”, “l’arcobaleno di profilo”, le “xerografie originali” o le “ricostruzioni tecniche di oggetti immaginari” di Bruno Munari

    Amedeo Albertini a Torino

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    Recensione del volume di Guido Montanari, "Amedeo Albertini. Fantasia e tcnica nell'architettura". Milano, Skira, 2007. La storia dell'architettura del '900 a Torino è un capitolo da tutto da scrivere, secondo l'autore, e da scrivere in, un certo senso, “contro” (contro certa storiografia dell'architettura contemporanea in generale, e contro gli stereotipi della cultura torinese ufficiale in particolare), aprendo invece a quelle personalità di architetti-costruttori, estranei ai dibattiti intellettuali, alle riviste e ai libri, ma che hanno trasformato la città, di fatto, con le loro architetture, a partire da un confronto serio e professionale con la committenza e con il mercato. Se questo potrebbe destare qualche sospetto in una realtà culturale diversa (costruttore è spesso sinonimo di quantità e di professionalismo spregiudicato), è in realtà un passo necessario a Torino, dove la cultura, nella seconda metà del '900, passa necessariamente attraverso l'industria, e in particolare la cultura architettonica, attraverso l'industria, intreccia i suoi destini con quelli della trasformazione della città e del territorio e con la ricerca più avanzata nel campo dell'innovazione tecnologica e costruttiva

    Un progetto per Nowa Huta

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    Il volume raccoglie i progetti presentati alla IX Biennale Internazionale di Cracovia, 2002, sul tema "Less ideology - more geometry in the space to live the city". Oggetto del concorso sono quegli spazi della città, costruita come città dormitorio durante gli anni del Realismo Socialista, che possono diventare spazi pubblici per la città contemporanea. Progetto vincitore del primo premio. Born from a political will (socialist realism), from a model of urban and territorial organization (a new way of life) that imprinted its processes of conception and construction, Nowa Huta is, like all foundation towns, a city without a past, a city that appears today fixed in the everlasting present of the time (the ideology) which conceived and built it, and projected towards a future balanced between failure of the ideals (which were the very reason for the existance of the city) and the shutting-down of the huge factories to which it was connected (its practical reason). A city without a past and with an uncertain future. But the shape of Nowa Huta, its spatial structure, has an immense debt to the history and the tradition of the architecture and, set free form its political and ideological charge, it represents today an important contribution to urban research, both on a territorial scale (location, means of transport, water supply, production settlements) and on a urban scale (quarters, residential units, public services, collective buildings, green areas, traffic in its different forms). Therefore our reflection starts from the actual reality of the city, from its built structure (the layout of streets and its relationship with architecture, the residential districts and the emerging monuments) which represents the more constant and convincing element: the aggregative systems, the building types and the architectural forms have changed in the course of time, but the plan remained unchanged in its geometrical clearness

    Riqualificazione di alcune piazze e vie a Trezzano Rosa (Milano). Progetto 1° classificato.

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    Pubblicazione del progetto primo classificato al concorso per la "Riqualificazione di alcune piazze e vie a Trezzano Rosa (Milano)". Questo concorso ha avuto lo scopo di promuovere la riqualificazione della zona centrale e nevralgica del paese della provincia di Milano. La piazza San Gottardo dovrà tornare ad essere uno spazio ad intenso uso collettivo, con un nuovo sagrato e accessi alla chiesa. Il progetto vincitore ha come obiettivo quello di rafforzare l’identità del luogo e consolidarne i caratteri distintivi di insediamento rurale dal punto di vista morfologico e della qualità dello spazio. All’interno di una strategia urbana unitaria e riconoscibile, il lavoro si è concentrato in particolare su tre questioni principali: gli assi stradali (via Roma, via Dante, via Madonna); il sistema delle piazze (piazza San Gottardo, piazza XXV Aprile); il sistema del verde pubblico e il viale di circonvallazione

    Identification of a glucocorticoid response element in the human gamma chain fibrinogen promoter

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    The effect of the synthetic glucocorticoid hormone dexamethasone on human gamma chain fibrinogen gene expression was examined. The whole promoter region of 3.8 kb of this gene and progressive 5'-deletions were inserted into a promoterless expression vector, upstream of the luciferase gene and transiently transfected into the human hepatoma HepG2 cells, in the presence or in the absence of dexamethasone stimulation. Deletion analysis allowed to identify a region located between -1359 and -954 bp upstream from the transcription start site, involved in hormone inducibility. On the basis of a computer-assisted analysis, a putative GRE was found in this region at bases -1116 to -1102. Specific point mutations eliminating this putative GRE led to complete loss of glucocorticoid inducibility, thus indicating its functional role. Binding of the rat glucocorticoid receptor to this site was demonstrated by mobility-shift assays
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