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    Dosaggio di amminoacidi indicanti fattori di rischio in pazienti uremici

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    La presenza di particolari composti chimici nel sangue o in liquidi biologici può influire sul funzionamento degli organi vitali di un individuo. Alcuni amminoacidi come l’arginina, vengono rilasciati dall’endotelio come vasoattivi e regolano la pressione del sangue. Un agente che possiede queste caratteristiche è il labile fattore umorale derivato dal fattore endoteliale di rilascio (EDRF), ora identificato come l’ossido di azoto. Questo composto sembra derivare dall’azoto del gruppo guanidino dell’arginina. Recentemente è stato trovato che l’arginina ed i suoi derivati si accumulano nel plasma di pazienti con malattie renali. L’analisi qualitativa e quantitativa dell’arginina e dei suoi derivati metilarginina, e dimetilarginina simmetrica (SDMA) ed asimmetrica (ADMA) rappresentano un problema per diagnosi e prevenzioni nelle malattie cardio – vascolari e nei problemi renali dei pazienti sottoposti ad emodialisi. A tale scopo si usa la cromatografia HPLC. Il campione di plasma viene purificato e derivatizzato con o-ftalaldiadeide (OPA) in metanolo a pH = 10,5. I composti derivatizzati, sono iniettati, eluiti in colonna e rivelati mediante fluorescenza. In questo lavoro da una parte sono state realizzate le migliori condizioni di derivatizzazione e di separazione cromatografica HPLC usando un rivelatore fluorimetrico e da un’altra è stato tentato un procedimento meno sofisticato. E’ stato effettuato un tentativo di usare la cromatografia ionica, usando una eluizione in gradiente in ambiente acido e in ambiente alcalino, collegando l’uscita della colonna con un rivelatore elettrochimico, scegliendo il migliore programma di rivelazione. Confrontando i procedimenti si notano differenze, analogie, vantaggi o svantaggi. In generale HPLC - fluorescenza ha dato risultati migliori come LOD e LOQ. E’ possibile determinare fino a qualche ppb (=g /L) di amminoacido. La cromatografia ionica, con la possibilità di operare in soluzioni molto acide o alcaline, è in grado di analizzare più composti, ma con LOD e LOQ generalmente superiori rispetto a quelli del rivelatore a fluorescenza. Tuttavia non maggiori di 100 ppb. In particolare con HPLC -fluorescenza si ottengono picchi per omoarginina, arginina, omocisteina, ADMA e SMDA, che però non sono separati molto bene. Con la cromatografia ionica in eluizione acida si ha invece il vantaggio di rivelare solo gli amminoacidi solforati, in particolare l’omocisteina. Considerando l’importanza dei risultati viene comunque preso in esame il quadro completo degli amminoacidi che saranno analizzati con l’uno e l’altro procedimento. Questo lavoro rappresenta un primo passo per l’analisi di plasma sanguigno, per la ricerca e la determinazione dell’arginina, la dimetilarginina simmetrica (SDMA) ed asimmetrica (ADMA) e l’omocisteina. La conoscenza dei rapporti fra le loro concentrazione sembra poter dare un responso agli effetti delle malattie cardiocircolatorie per i pazienti in dialisi. In figura è presentato un cromatogramma HPLC -fluorescenza di un campione di plasma. I picchi numerati si riferiscono agli standard il cui cromatogramma è stato sovrapposto. Uno studio sistematico, oltre che collezionare dati per un confronto fra pazienti sani e sofferenti, potrebbe fornire altri parametri significativi agli effetti di una diagnosi di fattori di rischio

    Radiotherapy alone or with concomitant daily low-dose carboplatin in locally advanced, unresectable head and neck cancer: definitive results of a phase III study with a follow-up period of up to ten years.

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    AIM AND BACKGROUND: Radiotherapy is the conventional treatment for locally advanced inoperable head and neck squamous cell carcinoma. However, the poor therapeutic results justify the development of radiochemotherapy combinations. In an attempt to improve local control and survival in patients with stage III and IV unresectable head and neck squamous cell carcinoma and based on the results of our previous dose escalation study, we undertook a prospective multicentric randomized trial. MATERIALS AND METHODS: From November 1992 through December 1995, a total of 164 patients were randomized to receive radiotherapy alone (arm I) or combined (arm II) with daily low-dose carboplatin. RESULTS: The 3, 5 and 10-year local-regional recurrence-free survival rates were better in arm II (21.7%, 15.1% and 15.1%, respectively) than in arm I (15%, 10.7% and 10.7%), but without statistical significance (P = 0.11). The 3, 5 and 10-year disease-free survival rates showed the same positive trend for arm II (16%, 6.8% and 6.8% vs. 9%, 5.5% and 5.5%, in arm I, respectively), again without statistical significance (P = 0.09). Instead, a statistical advantage was found in overall survival rates at 3, 5 and 10-years (28.9%, 9% and 5.5% in arm II and 11.1%, 6.9% and 6.9% in arm I, respectively) (P = 0.02). The 3, 5 and 10-year local-regional recurrence-free survival rates in stage IV disease were statistically better in arm II (21.5%, 15.9% and 15.9%) than in arm I (12.8%, 7.7% and 7.7%, respectively) (P = 0.04). CONCLUSIONS: Long-term results in both treatment arms of the trial appear less positive than most published series. However, our findings do not exclude that carboplatin may be beneficial, but the benefit in local control must be lower than the 15% assumed to dimension the trial
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