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    Nós, o público: o exercício da mediação representativa, em defesa da emancipação coletiva na MIT 2019

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    This text analyzes presentations exhibited at the International Theater Festival of São Paulo (MIT) 2019, highlighting the different ways in which these works reinvent the public’s role and establish new relations between art and politics, as well as reinvigorate the social role of art. Real Magic, Boca de Ferro, Cria and MDLSX_Motus, in our reading, are works of resistance to the neoliberal logic, which is interfering in the fruition of the performative spectacle and also determining limits for the construction of the contemporary scene. We assume, therefore, a kind of analysis of the theatrical and dance works that expands the elements of performance to other instances, considering less tangible aspects at the very moment of the presentation, involving what is not widely visible there, but which does not stop interfering in the reception dynamics. The writings of Arthur Danto, Claire Bishop, Jacques Rancière, Jill Dollan, Milton Santos and Walter Benjamin, along with reports from the artists in picture, collaborate for the analyses; sources that allow us to describe some prerogatives of these differentiated actions before the scenic show, based on collaborative creation modalities, on the exhibition of production resources and institutions involved, on the aesthetic density of the scene, on the valorization of the unfinished, on the productive differentiation of the spectator community and on dissent, among other sharing operations. We argue that such works are the ones which can question the evidence of what we perceive and understand as the real, repealing the separation between those who dictate what should be or should not be thinkable and those who should think in agreement with the first.El texto que sigue analiza espectáculos presentados en la MIT 2019, en São Paulo, evidenciando los modos diversos como esas obras reinventan el papel del púbico e instituyen nuevas relaciones entre arte y política, así como revigorizan el papel social del arte. Real Magic, Boca de Ferro, Cria y MDLSX_Motus, en nuestra lectura, son obras de resistencia a la lógica neoliberal, que viene interfiriendo en la fruición del espectáculo performativo y también determinando límites para la construcción de la escena contemporánea. Por lo tanto, asumimos un tipo de análisis de las obras teatrales y de danza que expande los elementos de la performance a otras instancias, considerando aspectos menos tangibles en el momento mismo de la presentación, abarcando lo que no está ampliamente visible allí, pero que no deja de interferir dinámicas de recepción. En los análisis de las escrituras de Arthur Danto, Claire Bishop, Jacques Ranciére, Jil Dollan, Milton Santos y Walter Benjamin, junto a los relatos de los y las artistas en cuadro; las fuentes que nos permiten describir algunas prerrogativas de esas acciones diferenciadas frente al espectáculo escénico, basadas en modalidades de creación colaborativas, en la exposición de los recursos de producción e instituciones involucradas, en la densidad estética de la escena, en la valorización del inacabamiento, en la diferenciación productiva de la comunidad de espectadores y en el disenso, entre otras operaciones de compartir. Defendemos que son obras como éstas que pueden cuestionar la evidencia de lo que percibimos y entendemos como lo real, revocando la separación entre aquellos y aquellas que dictan lo que debe o no ser pensado y aquellos que deben pensar de acuerdo con los primeros.Este texto analisa espetáculos apresentados na Mostra Internacional de Teatro de São Paulo 2019, evidenciando os modos diversos como as obras reinventam o papel do púbico e instituem novas relações entre arte e política, assim como revigoram o papel social da arte. Real Magic, Boca de Ferro, Cria e MDLSX_Motus, em nossa leitura, são obras de resistência à lógica neoliberal, que vem interferindo na fruição do espetáculo performativo e determinando limites para a construção da cena contemporânea. Assumimos, portanto, um tipo de análise das obras teatrais e de dança que expande os elementos da performance para outras instâncias, considerando aspectos menos tangíveis no momento mesmo da apresentação, abrangendo o que não está amplamente visível ali, mas que não deixa de interferir nas dinâmicas de recepção. Colaboram para as análises as escritas de Arthur Danto, Claire Bishop, Jacques Rancière, Jill Dollan, Milton Santos e Walter Benjamin, ao lado de relatos dos e das artistas em quadro; fontes que nos permitem descrever algumas prerrogativas dessas ações diferenciadas em frente ao espetáculo cênico, baseadas em modalidades de criação colaborativas na exposição dos recursos de produção e instituições envolvidas, na densidade estética da cena, na valorização do inacabamento, na diferenciação produtiva da comunidade de espectadores e no dissenso, entre outras operações de compartilhamento. Defendemos que são obras como estas que podem questionar a evidência do que percebemos e entendemos como o real, revogando a separação entre aqueles e aquelas que ditam o que deve ou não ser pensado e aqueles e aquelas que devem pensar em acordo com os primeiros

    L'EVOLUZIONE DELLO IUS NOVORUM E L'ARDUA ESEGESI DELL'ART. 345 C.P.C. TRA APPELLO COMUNE E APPELLO SPECIALE

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    La questione dello ius novorum in appello è uno dei temi maggiormente dibattuti all’interno della dottrina e della giurisprudenza sin dal codice di procedura civile del 1865. Tuttora è oggetto di numerose ed ampie discussioni soprattutto dovute agli innumerevoli interventi da parte del legislatore sulla legge processuale civile, che hanno alterato il tessuto normativo del codice vigente, e che “hanno fatto del codice di procedura civile una tela di Penelope tessuta e disfatta senza posa” . L’ondeggiare nel tempo di contrastanti norme e l’alternanza della disciplina dei nova in appello comprova di per sé l’estrema delicatezza della questione e sottolinea e mette in evidenza di come si tratti di un istituto che implica importanti conseguenze sul piano sia della struttura che della funzione stessa del processo civile. In extrema ratio, la questione che sta alla base dello ius novorum in appello consiste nell’ammettere o meno, e a quali condizioni, l’ampliamento del thema decidendum e del thema probandum nel processo di appello, rispetto al giudizio di prima istanza. Lo scopo della tesi è quello di operare dapprima una ricostruzione storica della disciplina dell’istituto e, in un secondo momento, di analizzare nello specifico l’interpretazione data attualmente all’art. 345 c.p.c. all’interno della dottrina e della giurisprudenza, per poi concludere con una trattazione relativa al c.d. “Appello speciale” riguardante in particolar modo il diritto fallimentare e il diritto di famiglia, ambiti nei quali si è mantenuta e continua a conservarsi non solo l’idea ma anche la figura e la disciplina concreta e applicativa di un appello configurato come mezzo di gravame e non come mezzo di impugnazione in senso stretto. Lo ius novorum in appello nasce nel 520 d.C. con la Costituzione di Giustino, che ammise liberamente i nova in appello, affinché la causa >. Si è poi assistito, nella storia ed anche nei sistemi giuridici comparati, alle formulazioni più varie. Nel ripercorrere le tappe normative e giurisprudenziali più importanti e significative, è stato scelto come punto di partenza della trattazione il codice di procedura civile del 1865, e ne sono state individuate le questioni interpretative che avevano ad oggetto l’art. 490, che disciplinava, per l’appunto, lo ius novorum in appello, seguito dal nuovo codice di rito del 1940, che ha per la prima volta introdotto il principio di preclusione nel nostro ordinamento, sancendo così una netta chiusura ai nova in appello, sino alla completa riapertura con la controriforma operata con la Novella del 1950 (che quel principio aveva cancellato e aveva riaperto così il secondo grado di giudizio alle novità), determinando all’interno del sistema una vera e propria inversione di rotta. Su questo impianto originario si è innescata nel tempo un’evoluzione per un verso legislativa e per un altro verso giurisprudenziale. Il sovrapporsi di normative ha consegnato l’istituto dell’appello a un’intrinseca e invincibile ambiguità, che invano si tenterebbe di risolvere nella nota antitesi tra novum iudicium e revisio prioris istantiae. In tale senso, il primo intervento significativo di riforma del processo civile si è avuto con la legge 533/1973 che ha introdotto il rito del lavoro, sulla cui scia è poi stata emanata la legge 353/1990 che ha disciplinato in maniera innovativa l’appello, intervenendo specificatamente sull’art. 345 c.p.c., e allineandolo così all’art. 437 c.p.c., norma che detta la disciplina dell’appello nel rito del lavoro, e la cui formulazione e interpretazione ha avuto una notevole influenza anche in relazione, per l’appunto, al rito ordinario. Lo stadio conclusivo di tale iter legislativo è attualmente rappresentato dalla Riforma del 2012, attuata mediante legge 7 agosto 2012 n. 134, conversione del Decreto Legge 22 giugno 2012 n. 83, che ha disciplinato e inciso sull’istituto dell’appello così come generalmente inteso. Tra gli interventi che hanno suscitato maggiori riflessioni e polemiche vi è stata l’ eliminazione del requisito della “indispensabilità” come presupposto per l’ammissibilità di una nuova prova in appello, richiamando adesso nel codice, il solo requisito della rimessione in termini. Ma il legislatore ha veramente cambiato le cose? Sembrerebbe di no. E sembra che egli sia di memoria gattopardiana: come a voler dire, “tutto cambia affinché nulla cambi”. Da una parte, infatti, mentre rimane la regola che, le prove che nel giudizio di appello si impongono per i fatti nuovi o resi necessari dagli sviluppi del processo (di qualunque segno essi siano: costitutivi ovvero impeditivi, modificativi o estintivi), devono essere acquisite all’interno dello stesso, e non possono soffrire o tollerare limitazione probatoria alcuna, che risulterebbe contraria al diritto di azione e di difesa di cui il diritto alla prova è componente e corollario fondamentale, dall’altra il legislatore ha semplicemente fatto trasmigrare il concetto di indispensabilità della prova all’interno dell’art. 702-quater, con la riproposizione dunque di tutti gli interrogativi e le difficoltà interpretative che da sempre hanno impegnato la dottrina e la giurisprudenza in tal senso, e “che rischia, se non sottoposto ad attenta lettura costituzionalmente orientata, di sbilanciare l’intero equilibrio del procedimento di ancor fresco conio” . Nella trattazione dell’art. 345 c.p.c., ossia del tema dei c.d. nova nel giudizio di appello, che è il tema centrale di questo lavoro, non si può comunque prescindere da un’analisi quanto meno globale, e da considerazioni di carattere generale sul secondo grado di giudizio. L’appello infatti storicamente nasce ed è concepito dal 1942 fino alla fine degli anni ’90 come mezzo di gravame, al contrario del ricorso per Cassazione concepito da sempre come mezzo di impugnazione in senso stretto. Da questo punto di vista, prima la Riforma del 1990-1995, e poi, da ultimo, la Riforma del 2012, sono state di significativo impatto, in quanto l’appello è venuto ad assumere sempre di più i caratteri di una revisio prioris instantiae, ossia di un’impugnazione avente ad oggetto più la sentenza che il rapporto controverso (e che lo avvicina di molto al giudizio di legittimità della Corte di Cassazione), alterandone le caratteristiche di novum iudicium. Naturalmente il divieto dei nova non può da solo contribuire a modellare il giudizio d’appello come revisio prioris instantiae, ma certo contribuisce a caratterizzarlo maggiormente nel senso di un esame della decisione resa dal giudice di primo grado, piuttosto che nel senso di una prosecuzione della controversia instaurata nel precedente grado di giudizio

    Impact of transglutaminase treatment on properties and in vitro digestibility of white bean (Phaseolus vulgaris L.) flour

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    Common beans (Phaseolus vulgaris L.) are rich in nutrients and have significant amounts of proteins and complex carbohydrates, besides to be rich in unsaturated fatty acids and dietary fibres. Consumption of beans could be improved by processing them into flour. In this study the effect of microbial transglutaminase (TG) on the structure, physical (colour parameters, moisture, water holding capacity), thermal properties and in vitro digestion of undehulled (WB) and manually dehulled (SB) flour samples from white common beans (P. vulgaris L.) was evaluated. Flour samples were incubated in the absence and presence of TG (WB/TG and SB/TG). We observed that the enzyme is able to catalyse the formation of polymers, suggesting that the proteins occurring in the bean flour act as TG substrates. Microstructure of samples was examined by Scanning Electron Microscopy (SEM), while thermal properties were studied by Differential Scanning Calorimetry. Microstructural results showed that the TG-treated samples possess a more compact structure, made of starch granules surrounded by proteins that, presumably, contain TG-catalysed polymers. Moreover, TG treatment had a major impact on colour, water holding capacity (WHC) and thermal properties. In particular, WB and SB samples presented a darker colour than WB/TG and SB/TG samples, while the latter showed reduced WHC that was only 30% and 37% of WB and SB samples, respectively. The transition enthalpy (ΔH) in the temperature range from 57 to 70 °C (WB, WB/TG) and from 60 to 68 °C (SB, SB/TG) followed the order: WB/TG > WB and SB/TG > WB, respectively. In vitro digestion experiments indicate that the presence of isopeptide bonds decreased the digestibility of TG-treated flour samples

    Editorial note

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    Por uma Teoria da Atuação

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    On a theory of acting intends to consider some aspects of the acting practice in western theatre, proposing its organization on a “theory of the actor and the actress”, which draws a field of study differentiated from the general theatre theory. Still with no clear contours, this territory could be defined as being related to the practice of the actor and the actress, its procedures and knowledges, throwing lights towards a history of the actor and the actress. The building of this field implies in the examination of the actors poetics, from bibliographical and field research, and demands the constitution of appropriate criterion for critical appraisal, differently from the standards produced by the focus on the play-writing and staging, despite of the frequent exchanges with them. This analysis spread to the suggestion of some working methods, in particular concerning the creation of an experimental laboratory focused on the creative processes, where practice and theoretical reflexion should dialogue; opening ways for the investigation of acting pedagogy, the actor’s training and the performer’s participation in the theatrical performance.Por uma teoria da atuação apresenta alguns aspectos do fazer atoral no teatro ocidental e propõe uma “teoria do ator e da atriz”, na qual se desenha um campo de estudos destacado da teoria geral do teatro. Ainda sem contornos claros, esse território poderia ser definido como sendo relacionado à prática do ator e da atriz, seus procedimentos e saberes, com reflexos em uma história do ator e da atriz. Sua estruturação implica na pesquisa de poéticas atorais, a partir de investigações bibliográfica e de campo; requerendo a constituição de modos de valoração crítica próprios, diversos dos constituídos a partir da dramaturgia e da encenação, ainda que em troca constante com as mesmas. A análise estende-se para a sugestão de metodologias de trabalho, em especial, a criação de um laboratório voltado para processos de criação, onde dialoguem a prática e a reflexão teórica, abrindo caminho para a investigação do ensino da interpretação, do treinamento atoral e da participação do(a) intérprete na criação espetacular

    As novas situações propostas de Pais e filhos em São Paulo: a tradução da poética originária de Stanislavski no contexto nacional

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    For us to think about Stanislavski’s legacy and his poetics of acting in national context, I propose a dialogue with the experience of the production of Fathers and Sons, directed by Adolf Shapiro in São Paulo. Inspired by the creative encounter between mundana companhia and Shapiro (and by him, with the theatrical tradition drawn by Stanislavski), I intend – borrowing terms from the anthropological approach – to relate the experience of Brazilian actors and actresses working with the system to a process of interculturation of traditions and techniques, to reflect on the implications of geographical horizons and historical and temporal boundaries for the transformation of the original acting matrices.Para pensarmos a herança de Stanislavski e sua poética atoral no contexto nacional, proponho um diálogo com a experiência da montagem de Pais e filhos, dirigida pelo encenador Adolf Shapiro, em São Paulo. Inspirada pelo encontro criativo entre a mundana companhia e Shapiro (e por meio dele, com a tradição teatral desenhada por Stanislavski), pretendo – emprestando termos da abordagem antropológica – relacionar a experiência dos atores e atrizes brasileiros no trabalho com o sistema a um processo de interculturação de tradições e técnicas, com a finalidade de refletir sobre as implicações dos horizontes geográficos e das demarcações histórico-temporais na transformação de matrizes atorais originárias

    Preliminary study on kinetics of pyroglutamic acid formation in fermented milk

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    Pyroglutamic acid (pGlu) influences the aromatic and sensory properties of foods and has several benefits for human health. The presence and kinetics of pGlu formation in fermented milk samples were investigated from a chemical point of view. Plain yoghurt, kefir and other probiotic fermented milk products available on the market were analysed to quantify lactic acid and pGlu. The pGlu concentrations in fermented milks ranged from 51.65 to 277.37 mg 100 g-1 dry matter. Laboratory- scale fermented milk was produced, and samples were taken at different times of fermentation and storage to construct the kinetics curve. At the beginning of the fermentation process, pGlu was already present in UHT milk (188.69 mg 100 g-1 dry matter) used to elaborate fermented milk, and its content increased not only during fermentation but during storage as well, reaching up to 403.56 mg 100 g-1 dry matter after 30 days
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