659 research outputs found

    Nuova teoria della crescita e sviluppo locale: alcune possibili connessioni

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    A differenza del modello di crescita neoclassico, piuttosto avaro di indicazioni utili sui problemi dello sviluppo locale, la nuova teoria della crescita appare più ricca di suggerimenti di policy. I più interessanti riguardano la composizione dell’output, e il mix ottimale fra la ricerca per l’introduzione di nuove tecnologie e l’apprendimento sulle tecnologie esistenti. Per quanto riguarda la composizione dell’output i modelli di crescita endogena pongono in evidenza il rischio che l’economia locale possa rimanere intrappolata in un equilibrio a bassa crescita nel caso accetti una specializzazione su beni low-tec e l’opportunità di forzare la logica dei vantaggi comparati con politiche di sostegno all’innovazione. Peraltro un’eccessiva enfasi sull’introduzione di nuove tecnologie a scapito dell’apprendimento nei settori produttivi locali priva la ricerca dell’apporto dell’esperienza e tende a inaridirla accrescendo i costi di introduzione e di adozione di nuove tecnologie. Allo stesso modo l’apprendimento in assenza di ricerca è soggetto a rendimenti decrescenti e può dare luogo a una trappola delle competenze in cui l’abbandono delle tecnologie tradizionali e l’innovazione divengono troppo costose

    Capitale umano e sviluppo economico. Cosa sappiamo in teoria e nei fatti?

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    La relazione fra capitale umano e crescita è stata analizzata da una vasta letteratura in particolare nell’ambito della teoria della crescita endogena. Benché esista un generale accordo fra gli studiosi sul fatto che la dotazione di capitale umano sia una componente cruciale della dinamica delle economie industrializzate e di quelle in via di sviluppo, i canali attraverso i quali la prima influenza la seconda sono ancora ampiamente dibattuti. In particolare non è chiaro se l’accumulazione del capitale umano o il suo stock influenzino la crescita e quale sia la direzionalità causale nella relazione fra le due variabili. I risultati dell’analisi empirica non consentono di dare una risposta univoca a queste domande. Il presente lavoro si propone di passare in rassegna i diversi approcci al problema e di fornire alcune spiegazioni dei motivi per cui i risultati empirici non sempre corroborano i modelli teorici

    Human Capital and Productivity Growth in the Italian reginal Economies: a sectoral analysis

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    The paper examines the relationship between human capital and productivity growth with reference to the Italian regions. Two approaches can be distinguished. One belonging to the neoclassical tradition stresses the accumulation of human capital as a determinant of growth, while the other, inspired by Nelson and Phelps, emphasizes the role of the stock in developing endogenous technology and catching up with more advanced economies. These hypotheses have been tested at an aggregate level but results might be the overall outcome of different processes across sectors due to the different catching-up potential. In particular we expect the Nelson-Phelps hypothesis to be more relevant in the industrial sector where innovation is the most important growth determinant. A model is estimated which allows to test both the neoclassical and the Nelson-Phelps hypotheses breaking down the analysis by sector. The results do not confirm our expectations. In the industrial sector the neoclassical hypothesis is clearly rejected by the data. Some evidence supporting the Schumpeterian one can be detected when the technical component of human capital is taken into account but it is not robust to changes in the model specification. In the service sector the results are inconclusive as well. A positive and significant effect of human capital accumulation has been found for the whole sector but the explanatory power of this variable decreases considerably in the marketable services branch

    Invidia e imprenditorialità. Alcune note sul ruolo delle emozioni nello sviluppo economico

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    The main hypothesis of this paper is that envy may play a role, although hardly quantifible, in the explanation of economic backwardness. Its main effect is to stimulate social reaction and opposition against entrepreneurial effort and innovative behavior which inhibit the development of a diffused entrepreneurial attitude in the population. This is more likely to happen in the transition phase from an agrarian economy to industrial development when income distribution becomes more uneven and envy still acts as a control device against social differentiation in a subsistence economy. More generally the paper argues that extending the framework of rational choice to include emotions may help to go deeper into the social mechanics of economic development

    Education Growth: Some Disaggregate Evideence from the Italian Regions

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    The relationship between education and growth is examined in a sample of Italian regions. The neoclassical and Schumpeterian approaches which emphasize education growth and stock respectively as determinants of output growth are tested against each other using disaggregate data on education and capital stock. The main results are that productivity growth is influenced by the stock of education rather than its rate of growth. Tertiary education which does not promote growth in the aggregate becomes a significant growth enhancing factor if its allocation among sectors with different TFP dynamics is taken into account. In general controlling for this allocation effect reinforces the effects of education on output growth

    Human capital and growth in the European Regions. Does allocation matter?

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    The paper examines the relationship between the allocation of human capital among different activities and economic growth in the context of the European regions. A proxy of the allocation of the labor force to technical activities is constructed using data about occupations at the regional level and included in cross section growth regressions together with various educational variables (primary, secondary and higher education years and shares). The main results of the paper are the following: the educational variables become insignificant when country dummies are included in the regressions suggesting that, due to differences in the national education systems, they capture the effects of some omitted country specific variable; on the other hand a robust correlation emerges between the allocational variable and the regional rate of growth in the period 1981-91

    Patti Territoriali e specializzazione produttiva nel Mezzogiorno

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    I patti territoriali rappresentano uno strumento della programmazione negoziata capace, nelle intenzioni, di cogliere le istanze provenienti dal territorio. Analizzando la composizione territoriale e la specializzazione settoriale dei patti operanti nelle regioni meridionali il lavoro si domanda in quale misura questo obiettivo sia stato conseguito. Sulla base di una prima analisi ancora parziale a causa dell'incompletezza dei dati disponibili, l'articolazione territoriale dei patti appare molto influenzata dalle sfere di competenza dei soggetti istituzionali promotori ma raramente riflette la geografia delle aree sistema presenti nel Mezzogiorno e le loro interdipendenze. Anche dal punto di vista della specializzazione settoriale i risultati dell'analisi suggeriscono che i sistemi produttivi locali meridionali hanno svolto un ruolo limitato nella determinazione della composizione settoriale degli investimenti previsti nei patti

    Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle piccole imprese dei settori maturi

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    La diffusione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha determinato profondi cambiamenti nelle economie industrializzate sintetizzati nel concetto di New economy. Le determinanti dell'adozione e gli effetti di queste tecnologie sono stati ampiamente studiati per quanto riguarda le grandi imprese ma assai meno per le piccole. Il lavoro si propone di fornire evidenza empirica sulla diffusione e sulle modalità e i livelli d'uso nelle piccole imprese italiane dei settori maturi. Dall'analisi emerge che le tecnologie più semplici e di minor costo fanno ormai parte della dotazione di quasi tutte le piccole imprese indipendentemente dalla dimensione ma stentano ancora a diffondersi quelle più complesse e le modalità d'uso high end. L'analisi econometrica mostra che la diffusione è influenzata oltreché dalla dimensione anche dai livelli di istruzione della forza lavoro, dalla pressione competitiva dei mercati e dall'inserimento in reti di relazioni con altre imprese
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