5 research outputs found

    The role of the Principle of Effective Judicial Protection in the EU and its Impact on National Jurisdictions

    Get PDF
    The complex features of the EU system of judicial protection and its effectiveness on the side of the individual have been raising over time more and more interest among scholars. Effective judicial protection is an essential element in all legal orders, in so far as it allows individuals to enforce their rights and obtain redress. The European Union is no exception. Conferring of an increasing number of rights liable to be claimed by individuals and being characterised by a rather complex system of legal remedies, construed upon a complementary role of the Court of Justice of the European Union and national courts, the EU faces an urgent need of finding a way to ensure effectiveness of judicial protection within its legal order. Against this background, the present contribution aims at addressing the consistency and the relevance of the EU general principle which should fulfil this need. The principle of effective of judicial protection was drawn by the Court of Justice from a fundamental right enshrined in the common constitutional principles of Member States and protected by Articles 6 and 13 ECHR, as well as by Article 47 of the EU Charter of Fundamental Rights. As interpreted and applied by the Court, such principle is intended as imposing on both Member States and EU institutions an obligation to provide the claims with adequate procedural tools, against or beyond those provided, respectively, by national and EU law. The study offers an insight on the consistency of the principle with particular reference to its impact on national law, and proposes a reconstruction where its nature as expression of a fundamental right of the individual is enhanced. After having illustrated the sources and the scope of application of the principle in general terms, the analysis turns to its various applications , elaborated over time by the Court of Justice. The core part of the contribution offers a crytical analysis of selected case–law of the Court of Justice, paying particular attention to the judicial scrutiny that the different applications of the principle may entail. The purpose is pointing out a certain evolution towards an approach where the principle of effective judicial protection seems to be intended by the Court as the source of a fundamental right of the individual, protected as such by the EU legal order. On these grounds, the conclusive remarks will point out the advantages and the challenges that this approach may imply, in terms of providing for adequate remedies for the individual while granting, at the same time, effectiveness of EU law and coherence within the different levels of judicial protection

    L'effettivitĂ  della tutela giurisdizionale degli individui nell'ordinamento dell'Unione Europea: verso l'affermazione di un diritto fondamentale?

    Get PDF
    2010/2011Il diritto degli individui di avvalersi di rimedi giurisdizionali effettivi per la tutela dei propri interessi è tra i più antichi e consolidati : esso è stato annoverato tra i diritti inviolabili dell’uomo e sancito dalla maggior parte degli ordinamenti giuridici degli Stati fin dal XIX secolo e, a seguito di un processo di positivizzazione, trova esplicito riconoscimento nel costituzionalismo moderno in norme o principi di natura fondamentale nella maggioranza degli Stati democratici . Tale diritto costituisce, infatti, una delle principali espressioni dei valori delle democrazie costituzionali, del concetto della rule of law e del principio della separazione dei poteri . Inizialmente concepito come diritto di azione o di accesso alla giustizia, oggi interpretato con un significato molto più estensivo , il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva rappresenta il contraltare dell'assunzione, da parte dell’ordinamento, del monopolio della giurisdizione e del divieto dell'autotutela, e funge da strumento di protezione per l'individuo dall'abuso di potere da parte dell'autorità pubblica . Esso non può essere concepito in modo formalistico e astratto: possiede infatti un contenuto positivo, che implica un’incidenza diretta e pratica sulla conformazione della struttura e dello svolgimento del processo, pretendendo da parte dell’ordinamento, e da parte del giudice , il riconoscimento all'individuo di una pluralità di poteri, iniziative e facoltà che vanno ben oltre la mera proposizione della domanda giudiziale, e che sono indispensabili per ottenere la tutela effettiva e concreta del diritto o interesse leso . Tenendo a mente la generale importanza riconosciuta alla effettività della tutela giurisdizionale, quale diritto fondamentale dell’individuo, l’intenzione ad impegnarsi in uno studio che ambisce ad analizzare ed approfondire la reale portata e i caratteri distintivi del principio di tutela giurisdizionale effettiva (come “battezzato” dalla Corte di giustizia) nell’ordinamento dell’Unione Europea, anche alla luce delle novelle apportate dal Trattato di Lisbona al sistema di rimedi da questo garantito, sorge dalla considerazione che la realizzazione di un sistema efficace di tutela giurisdizionale dei diritti dei cittadini europei sia oggi una delle esigenze più pressanti, ed al contempo una delle sfide più ambiziose, che l’Unione europea si accinge ad affrontare. Il lavoro è permeato dall’idea che la progressiva emersione, nella giurisprudenza della Corte, del principio di tutela effettiva in giudizio come posizione giuridica strumentale ed autonoma a favore dell’individuo sia, quantomeno in prospettiva, in grado di conferire ad esso una marcata connotazione soggettiva, sino ad attribuirgli il valore di diritto fondamentale. Tale impostazione teorica è influenzata dalla progressiva penetrazione, nel sistema dell’Unione, delle dinamiche di tutela dei diritti dell’uomo. Il profilo caratterizzante della ricerca intende in tal senso evidenziare la torsione subita dalla giurisprudenza, soprattutto recente, in virtù dell’affermazione del principio di tutela effettiva inteso come “diritto fondamentale” dell’individuo e non come “principio straordinario”, al servizio della effettività e della coerenza del diritto dell’Unione. In tale prospettiva, la relazione tra il “diritto soggettivo” e le sue conseguenze sull’organizzazione dei mezzi di ricorso (europei e interni) appare invertita. Si assiste infatti ad un capovolgimento dell’impostazione iniziale, che pareva concepire il principio della tutela giurisdizionale effettiva principalmente nella sua dimensione funzionale o oggettiva – ossia come strumento per garantire l’effettività e la coerenza del diritto dell’Unione e per assicurare una corretta integrazione tra ordinamenti – a favore di una nuova impostazione che sembra piuttosto incentrata sulla dimensione “soggettiva” del principio. Cosicché la effettività della tutela giurisdizionale viene intesa quale espressione di un diritto del singolo, modellato anche in ragione dell’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali e dell’art. 6 e 13 CEDU (ma concepito talora in autonomia rispetto a detti parametri), suscettibile di produrre conseguenze strutturali sui mezzi di ricorso europei e nazionali proprio in funzione dell’esigenza di garantire al privato un processo “effettivo” ed “equo”. La ricerca prende le mosse dalla ricostruzione originaria del principio di tutela giurisdizionale effettiva come principio generale dell’ordinamento dell’Unione: dopo una breve premessa sulla struttura del sistema di tutela preposto a garantire la protezione dei diritti ed interessi del singolo nell'ordinamento dell'Unione europea, e sulla complementarietà, in tale sistema rimediale, dei sistemi processuali nazionali, lo studio esamina le origini e la natura del principio di tutela giurisdizionale effettiva come elaborato nelle prime pronunce della Corte di giustizia. Questa è la sede in cui vengono delineate le linee essenziali del principio nell’ordinamento dell’Unione: in particolare, il suo ambito di applicazione, la sua efficacia e la sua dimensione operativa, sia come principio di struttura del sistema di rimedi istituito dai trattati, nel suo complesso considerato, sia come parametro di valutazione della adeguatezza di quelle norme processuali nazionali che sono volte a regolare il funzionamento dei rimedi interni a disposizione del singolo che sia in qualche modo soggetto all’applicazione del diritto dell’Unione. Questa preliminare indagine si conclude esaminando, da un lato, l’atteggiarsi del legislatore rispetto al principio di tutela giurisdizionale effettiva; dall’altro, la valenza che esso assume nel contesto del diritto primario, ed in particolare alla luce del testo dell’art. 19 TUE e dell’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali, come interpretato dalla giurisprudenza della Corte. Lo studio si rivolge quindi ad illustrare, sulla base di un attento esame della giurisprudenza, la fondatezza della ricostruzione proposta. L’indagine viene svolta su terreni diversi. Il primo ambito considerato è quello dei mezzi di tutela messi a disposizione dell’individuo dall’ordinamento dell’Unione. L’analisi della giurisprudenza rivela come, in tale contesto, la modulazione della tutela giurisdizionale effettiva assuma diverse declinazioni: da strumento di protezione oggettiva dei diritti procedurali attribuiti al singolo nel suo rapporto con l’amministrazione europea; a principio espressivo delle garanzie di equità del processo europeo (ambito in cui, tuttavia, la dimensione soggettiva del principio soffre inevitabilmente dei limiti dei rimedi di tutela giurisdizionale offerti al ricorrente non privilegiato, e si esplica quindi in forma “attenuata”, con effetti solo riflessi sui sistemi di ricorso); a strumento di integrazione tra rimedi esperibili vuoi dinanzi al giudice europeo, vuoi dinanzi al giudice nazionale, nell’ottica della realizzazione di un sistema di rimedi complementari nel complesso completo e coerente; ancora, a principio guida dei rapporti tra l’ordinamento dell’Unione e l’ordinamento internazionale, che si esplica nella sua dimensione soggettiva ove il giudice europeo rinvenga la necessità di sopperire all’assenza di garanzie sul piano internazionale a favore del singolo leso da atti di matrice internazionale. Un secondo settore di indagine è quello dei rimedi ed istituti processuali che disciplinano a livello nazionale i procedimenti interessati dall’applicazione di norme di diritto dell’Unione, in grado di incidere sulle posizioni giuridiche dei singoli. In quest’ambito, dopo aver dato conto della giurisprudenza, anche recente, che concepisce il rapporto tra diritto processuale nazionale e diritto dell’Unione solo nell’ottica della autonomia procedurale e dei suoi limiti, all’esito di una critica lettura della giurisprudenza della Corte circa l’applicazione del principio di tutela giurisdizionale effettiva paiono potersi individuare tre distinti orientamenti. Un primo filone comprende i casi in cui la Corte di giustizia riconosce forme di tutela all’individuo nel processo nazionale più che altro in funzione della effettività dei diritti ed interessi di cui sia titolare il singolo in virtù del diritto dell’Unione europea, per cui il principio di tutela giurisdizionale effettiva sembra assorbito, nella sostanza, dal test sui criteri limitativi della autonomia procedurale. In tale contesto, la sola giurisprudenza che pare in qualche modo discostarsi da una concezione puramente funzionale del principio di tutela effettiva si riflette in un approccio di tipo casistico della Corte di giustizia, che però pone non pochi problemi di coerenza e sistematicità quanto alle soluzioni raggiunte e la loro portata. Un secondo gruppo di casi riguarda le ipotesi in cui l’effettività della tutela giurisdizionale del singolo viene parametrata rispetto alle garanzie procedurali minime direttamente imposte dal legislatore dell’Unione, e quindi il principio di tutela giurisdizionale effettiva è concepito come uno strumento di protezione “oggettiva” delle garanzie previste dal legislatore. In tale ambito, il principio produce conseguenze riflesse sul sistema di ricorsi nazionali proprio in funzione della esigenza di garantire l’effettività delle norme processuali europee: vuoi in ragione della peculiarità di determinati settori normativi (disciplina delle procedure di appalto pubblico, procedimento di controllo sugli aiuti di Stato, regole a tutela dei consumatori); vuoi in ragione della esigenza di garantire all’interno dell’ordinamento dell’Unione il rispetto di garanzie di tutela imposte dall’esterno (settore del diritto dell’ambiente); vuoi in funzione delle particolari esigenze di tutela dei diritti attribuiti al singolo desunte dalla stessa normativa di diritto sostanziale (settore della parità di trattamento), contesto in cui già appare labile il confine tra l’effettività della tutela dei diritti e l’effettività del diritto dell’Unione. Viene infine individuato un terzo filone, in cui la Corte di giustizia pare finalmente adottare una concezione della tutela giurisdizionale nei termini di vero e proprio diritto fondamentale dell’individuo, in ragione della quale il diritto del singolo, riconosciuto dall’ordinamento dell’Unione, ad un procedimento equo ed effettivo, appare esso stesso in grado di incidere profondamente sui diritti e le posizioni processuali delle parti dinanzi al giudice nazionale. In tale contesto, la portata soggettiva del principio viene valorizzata sino ad imporsi sulle esigenze provenienti dall’ordinamento nazionale ed europeo, qualora esse non siano giustificabili alla luce del perseguimento di un obiettivo legittimo, oppure non appaiano necessarie e proporzionate rispetto al suo raggiungimento. Vengono ricondotte a tale orientamento quelle ipotesi in cui la Corte applica il principio di tutela giurisdizionale effettiva come espressione dell’esigenza, fatta propria da parte dell’Unione, di garantire il diritto del singolo ad un ricorso equo ed effettivo nel processo nazionale: sia ove tale approccio conduca a sindacare la legittimità delle eventuali esigenze nazionali addotte a giustificazione di una restrizione del diritto ad un ricorso equo ed effettivo; sia nei casi in cui tale diritto sia oggetto di un bilanciamento rispetto ad altri valori o interessi di matrice europea; o, ancora, nelle ipotesi in cui il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva si configura, propriamente, nella garanzia dell’equità del procedimento, da garantire alle parti, a prescindere dall’interesse di cui esse sono portatrici. Lo studio, alla luce dei risultati raggiunti, si conclude con una valutazione sulla consistenza dell'impostazione teorica prospettata, alla luce della giurisprudenza, soprattutto recente, della Corte di giustizia, al fine di accertare la reale dimensione del principio di tutela giurisdizionale effettiva nell’ordinamento dell’Unione e la possibilità di riaffermarlo quale diritto fondamentale dell’individuo. In tale prospettiva, sono poste a raffronto le pronunce in cui la Corte impiega ancora la “formula” dell’effettività della tutela in modo funzionale alla conformazione dei rapporti fra ordinamento europeo ed interno, oppure in senso strumentale rispetto alla coerenza del sistema di rimedi come delineato dai trattati, e quelle caratterizzate dalla diversa logica della tutela del diritto del singolo ad un ricorso equo ed effettivo nel processo, europeo o nazionale. Lo scopo è di verificare, innanzitutto, quale sia il rapporto tra le varie concezioni del principio di tutela giurisdizionale effettiva che emergono dalla giurisprudenza della Corte: ovvero, di accertare se tali prospettive coesistano, o se, invece, gli orientamenti della Corte a riguardo si pongano in reciproco contrasto. Chiarita tale questione preliminare, in cui si presupporrà una coesistenza, allo stato dell’arte, delle diverse accezioni del principio, l’intento sarà quello di far emergere la prospettiva di una torsione di questo, da strumento a garanzia della effettività e la coerenza del diritto dell’Unione a principio direttamente espressivo di un diritto fondamentale dell’individuo, da garantire in quanto tale, autonomamente, sia nel processo europeo che nel processo nazionale, nell’ambito di applicazione del diritto dell’Unione. A tal fine vengono incluse nell’indagine alcune considerazioni circa la concezione della effettività della tutela giurisdizionale come diritto fondamentale dell’individuo che si ritrova nelle stesse fonti ispiratrici del principio generale di diritto dell’Unione, nell’ottica del rapporto inverso di questo rispetto ad esse: nella specie, le tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri – con particolare riguardo al caso dell’ordinamento italiano – e le pertinenti disposizioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. La portata di tali considerazioni verrà valorizzata evidenziando i profili di interazione che sottendono ai vari livelli ordinamentali, attraverso un esame di alcune interessanti pronunce della Corte costituzionale italiana e della Corte europea dei diritti dell’uomo, in cui esse sono state chiamate ad applicare il diritto del singolo ad un ricorso equo ed effettivo, come concepito nell’ordinamento di riferimento, in situazioni in qualche misura coinvolgenti il diritto dell’Unione. Sulla scorta di tali valutazioni, la ricerca si conclude offrendo una ricostruzione della possibile applicazione del principio di tutela giurisdizionale effettiva come diritto fondamentale all’interno dell’ordinamento dell’Unione: tale ricostruzione muove da una distinzione tra effettività ed equità del procedimento, come elemento caratterizzante la dimensione del principio nell’ordinamento dell’Unione, e intende proporre un sindacato di valutazione unitario, ispirato ai diritti fondamentali. Seguiranno infine, a conclusione del lavoro, alcune riflessioni circa la “valenza operativa” della ricostruzione proposta.XXIV Ciclo198

    Trattamenti preferenziali e azioni positive a favore delle donne: punti fermi e linee di sviluppo della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell\u2019uomo

    No full text
    La coesistenza di approcci tra loro molto diversi conferisce alle pronunce della Corte EDU in tema di azioni positive un tratto marcatamente casistico, che rende difficile la riconduzione a unit\ue0 dei diversi filoni giurisprudenziali che possono essere rilevati. In tale contesto, il contributo ha tuttavia evidenziato taluni orientamenti e fattori che potrebbero assumere in futuro un peso via via maggiore nella valutazione di questo tipo di misure da parte della Corte di Strasburgo. Un ruolo determinante (e, in prospettiva, ancor pi\uf9 significativo) \ue8 stato assunto dalla constatazione di un progressivo aggiornamento delle convinzioni sociali. La giurisprudenza della Corte EDU sembra orientata ad ammettere soltanto misure che risultino coerenti con un modello sociale fondato sulla piena condivisione tra i sessi dei doveri familiari. L\u2019insistenza della giurisprudenza recente su questa nuova dimensione dei rapporti tra i sessi potrebbe condurre in futuro a valutare con maggior attenzione i programmi di azioni positive, compresi \u2013 in prospettiva \u2013 quelli relativi ai regimi previdenziali, finora giudicati dalla Corte di Strasburgo con un approccio estremamente flessibile. L\u2019indagine ha fatto emergere un ulteriore fattore, di carattere squisitamente giuridico, che ha avuto di recente un qualche peso sulla giurisprudenza della Corte EDU. Si tratta dei precedenti a livello comunitario, che la Corte di Strasburgo ha dimostrato di conoscere e di voler prendere in considerazione. Nel settore delle azioni positive, tale influenza non \ue8 risultata finora decisiva. Le pronunce della Corte di giustizia hanno rappresentato, infatti, soltanto uno degli elementi che, assieme ad altri, la Corte EDU ha valutato nella definizione dei propri indirizzi

    Le garanzie fondamentali dell\u2019immigrato in Europa

    No full text
    Il volume contiene una riflessione collettiva sulle garanzie fondamentali dell\u2019immigrato in Europa. Esso fornisce agli operatori, agli studiosi e a quanti intendono approfondire il tema dell\u2019immigrazione un\u2019analisi del processo di progressivo arricchimento del sistema di protezione dei diritti fondamentali dei migranti, determinato dalle sentenze della Corte di giustizia dell\u2019Unione europea e dal dialogo che tale organo giurisdizionale ha intrattenuto con la Corte EDU. L\u2019opera mira anzitutto a far emergere il processo di elevazione delle garanzie avvenuto in favore delle diverse categorie di migranti a seguito dell\u2019intervento della Corte di giustizia. In alcuni casi, l\u2019accrescimento delle garanzie in questione \ue8 avvenuto sulla scia di importanti pronunce della Corte EDU, che hanno trainato la Corte di giustizia verso il superamento o il ridimensionamento di criteri stabiliti nel diritto derivato. La giurisprudenza relativa al regolamento Dublino rappresenta un chiaro esempio di questa dinamica. Il volume si propone pertanto anche di chiarire se il dialogo tra le due Corti europee in questo settore lascia presagire uno \u201cscavalcamento\u201d della Corte di giustizia da parte della Corte EDU nella tutela dei diritti fondamentali dei migranti oppure se tale dialogo avverr\ue0 \u2013 in linea con quanto accaduto pi\uf9 di frequente \u2013 secondo una dinamica di \u201creciproca contaminazione\u201d, nel rispetto delle peculiarit\ue0 dei rispettivi sistemi. Per meglio raggiungere gli obiettivi proposti i contributi che compongono il volume sono stati suddivisi in tre parti. Dopo talune indispensabili valutazioni di carattere generale sull\u2019evoluzione della politica comune dell\u2019immigrazione, il libro esamina, nell\u2019ordine, le garanzie di tipo sostanziale in favore dei migranti, la tutela degli status e delle relazioni familiari degli stranieri e, ancora, le garanzie procedurali e processuali offerte ai cittadini di Paesi terzi, a seconda della condizione (di soggiorno regolare, irregolare o di protezione internazionale) in cui essi si trovano. Vengono infine tratte le debite conclusioni

    Trattati dell'Unione europea

    No full text
    corecore