34 research outputs found

    Il piccolo schermo tra istruzione e divulgazione. Le logiche produttive di RAI Cultura

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    Like private television networks, RAI tries to differentiate and characterize its original TV programs, adopting particular creative lines. This essay aims to analyse the production logics of RAI Cultura, an organization created in 2014 from the ashes of RAI Educational, which produces pedagogical and informative content. The first part is dedicated to the analysis of telecasts, where educational programming and projects targeted at tweens are alternated with more in-depth themes for a general audience. The second part reflects on the evolution of these two strands in their transition to online platforms, and therefore rethinks the very concept of production

    I "media industry studies" in Italia: nuove prospettive sul passato e sul presente dell’industria cine-televisiva italiana

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    This issue investigates the current state and possible developments ofMedia Industry Studies in Italy.  Through multiple perspectives andresearch methodologies, it offers insights on the changing role ofItalian public service broadcasting, on the network relations andmodes of production of Italian cinema in the 1950s and 1960s, and onthe challenges posed by the contemporary media landscape

    Atleta, divo e anti-eroe: nuovi archetipi sportivi nel cinema italiano contemporaneo

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    Fin dagli esordi, il cinema italiano ha intrecciato le proprie produzioni con l’immaginario sportivo, nel desiderio di promuovere esempi di virilità e di mascolinità ricorrenti che meglio rappresentassero l’identità italiana. Se per gran parte del Novecento figure fisicamente vigorose e moralmente ineccepibili hanno pertanto guidato e modellato la rappresentazione cinematografica dell’atleta, negli anni Duemila tale idealistico archetipo è gradualmente scomparso, permettendo a nuove declinazioni di emergere e sedimentarsi. Il saggio si prefigge pertanto di individuare tre inedite tipologie di sportivi, partendo dal circoscritto filone di film dedicati allo sport prodotti in Italia nel corso del nuovo millennio

    Dall’intervallo alla Recess. Gli adolescenti di Disney Channel e l’identità italiana

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    Il saggio mira ad analizzare alcune produzioni seriali di Disney Channel Italia, atte a restituire una rappresentazione pianificata e ricorrente dell’adolescente italiano, tanto nelle storie narrate quanto nello star system che gli è proprio. In un primo momento, le situation comedy realizzate tra il 2005 e il 2010 promuovono infatti un prototipo di teenager stereotipato e monocorde, debitore alle maschere della commedia italiana e all’umorismo iperbolico dei cinepanettoni. In seguito, i teen drama prodotti a partire dal 2015 inaugurano un percorso di dis-identità e di conseguente internazionalizzazione, fortemente ispirato all’immaginario americano. In conclusione, nell’ultimo anno questi modelli appaiono nuovamente in evoluzione, tentando di coesistere ma aprendosi anche a mutamenti futuri ancora difficili da teorizzare

    Edwige Fenech

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    Un'analisi della figura di Edwige Fenech alla luce della rappresentazione erotica della propria immagine divistica e della sua carriera artistica

    Riviste popolari e cinema di carta. Il caso dei cineromanzi di Franco Bozzesi

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    La pratica editoriale dei cineromanzi ha avuto un’ampia diffusione sul territorio italiano tra gli anni Cinquanta e Settanta. Fratelli minori dei più noti fotoromanzi, questi rotocalchi proponevano ad un prezzo esiguo trasposizioni a fumetti di pellicole cinematografiche da poco disponibili sul grande schermo. A seguito di una ricerca archivistica svolta alla Bibliomediateca Mario Gromo di Torino, il presente intervento mira pertanto a ricostruire e ad analizzare la vita editoriale di tre significative testate – Star cineromanzo gigante, Superstar cineromanzo gigante e I vostri film – curate dal medesimo direttore creativo e accomunate da uno stile simile e convergente. Dopo una parte introduttiva finalizzata alla contestualizzazione storica e teorica di tale fenomeno, il saggio delineerà i caratteri ricorrenti nei tre rotocalchi, non prescindendo dove necessario da riferimenti alle produzioni cineromanzesche tout court

    Lo spazio del collegio nel cinema italiano. Un confronto tra Le diciottenni (1955) e I figli della notte (2016)

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    Il cinema italiano ha da sempre tentato di indagare le differenti dinamiche dell’abitare, interrogando realtà a volte distanti dal circoscritto spazio della casa comunemente intesa. Il collegio, ovvero una dimensione in cui l’educazione si intreccia con la vita tout court, rappresenta sicuramente un esempio alternativo di luogo condiviso, che anche alcuni lungometraggi di produzione italiana hanno provato a raccontare. Partendo dalle molteplici declinazioni dell’abitare sviluppate nel convegno, l’intervento si propone quindi di riflettere sullo spazio del collegio nel cinema italiano, presentando un paragone tra due pellicole antitetiche nello svolgimento ma simili negli assunti di partenza: Le diciottenni (1955) di Mario Mattoli e I figli della notte (2016) di Andrea De Sica

    Le regioni italiane tra tradizione e innovazione. Il caso di Questa nostra Italia

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    Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la RAI ha tentato svariate volte di mettere in scena l’Italia contemporanea, raccontandola come una nazione scissa tra passato e futuro, tradizione e innovazione. Tra i numerosi documentari e reportage dell’epoca, molto interessante è in particolare il caso di Questa nostra Italia, una serie di inchieste sulle singole regioni realizzata da Guido Piovene nel 1968, nata ad oltre dieci anni di distanza dal suo precedente programma radiofonico Viaggio in Italia. Prendendo come caso di studio proprio questo peculiare format televisivo, il presente intervento mira quindi a rintracciare i modi, i linguaggi e i temi riproposti nella rappresentazione della penisola italiana sul piccolo schermo

    "Chi è senza miti scagli la prima pietra". Cinema e divismo nelle riviste giovanili degli anni Sessanta

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    Negli anni Sessanta, i giovani assumono un ruolo attivo all’interno della società italiana, sempre più venata dalle trasformazioni del miracolo economico. Portando a termine un processo di affermazione identitaria già timidamente iniziato nel decennio precedente (Piccone Stella, 1993; Capussotti, 2004), i cosiddetti giovani prima della rivolta (Ghione, Grispigni, 1998) si impongono lentamente ma significativamente sulla scena nazionale, anche per merito del cinema, dell’editoria, della musica e di alcuni specifici oggetti di consumo (Gorgolini, 2004). In questo senso, una fonte privilegiata di analisi è data dalle fiorenti riviste a target giovanile del decennio – tra cui spiccano da un lato Ciao amici e Big, poi unite in Ciao Big e Ciao 2001, e dall’altro Giovani e la successiva Qui giovani – che, dialogando con il cinema e con la musica, appaiono centrali nella creazione di un’identità giovanile individuale e collettiva. Muovendosi a partire dagli studi socio-culturalisti sulla gioventù italiana (Canevacci et al., 1993; Giachetti, 2002) e interrogando puntualmente le testate in esame, il presente intervento mira a riflettere su come il cinema compaia sulle pagine delle riviste giovanili di metà Novecento e su come influenzi (e sia a sua volta influenzato da) la nascente identità generazionale, anche grazie alla presenza di alcune figure divistiche ricorrenti. Gran parte degli articoli sul tema sono dedicati al film musicale, e in particolare al musicarello italiano (Bisoni, 2020), filone popolato da nuovi divi e dive come Gianni Morandi o Rita Pavone, ma anche da aspiranti idoli adolescenziali come Laura Efrikian e Giancarlo Giannini. In diretta specularità, figurano poi diversi articoli dedicati a pellicole cosiddette “impegnate” – riprendendo un termine in voga sulle pagine delle riviste stesse –, che segnano la massima ambizione di carriera da parte di molti cantanti-attori e cantanti-attrici, ma si legano anche a una serie di interpreti specifici, come Lou Castel e Pierre Clementi. Non mancano più sporadici o comunque meno sistematici contributi su altri generi e filoni (il western in particolare, ma anche l’eurospy e il gangster movie), che hanno il merito di portare alla luce alcune mode cinematografiche giovanili del tempo

    ...E ora parliamo di Kevin. La paura tra individualitĂ  e immaginario

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    Il saggio si propone di analizzare …e ora parliamo di Kevin, film britannico di Lynne Ramsay del 2011, evidenziando la duplice concezione di paura che vi è rappresentata. La prima accezione, latente nell’intera narrazione, è una paura privata e individuale, che si trasforma gradualmente in un terrore invisibile ma inevitabile: sfruttando un escamotage classico del cinema horror, il lungometraggio di Ramsay sviluppa quindi il tema della progenie malefica in un contesto quotidiano e realizzabile. La seconda, circoscritta nel finale ma evocata da espedienti estetici come il montaggio ed il colore, riguarda invece una dimensione più propriamente collettiva e generalizzata, nata dalle tragiche stragi scolastiche che affollano la cronaca contemporanea
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