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    RUOLO DEL GEL PIASTRINICO DA SANGUE PLACENTARE NEI PROCESSI DI RIPARAZIONE PLEURICA

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    Background Le perdite aeree prolungate (PAL) sono la principale causa di morbidit\ue0 dopo interventi di chirurgia polmonare che si traduce in un prolungamento dei tempi di ospedalizzazione e conseguente incremento della spesa sanitaria. Differenti tecniche intraoperatorie e sigillanti chirurgici sono stati sviluppati per cercare di prevenire o ridurre l\u2019incidenza delle perdite aeree post-operatorie. Obiettivi Questo studio vuole valutare la capacit\ue0 del gel piastrinico ottenuto da cordone ombelicale di riparare un danno pleurico in un modello in vitro ed in un modello animale. Metodi In vitro \ue8 stata confrontata la capacit\ue0 di riparazione del gel piastrinico rispetto alle condizioni standard di cultura di cellule mesoteliali umane dopo scratch assay. Nel modello in vivo, il gel piastrinico derivante da sangue di cordone ombelicale \ue8 stato testato sperimentalmente su 53 ratti Wistar, dopo aver effettuato una lesione standardizzata sul polmone sinistro. Dopo sacrificio degli animali a tempistiche prestabilite sono state valutate alterazioni istologiche ed eventuali complicanze. Inoltre, sono stati analizzati cambiamenti nei fattori solubili dell\u2019infiammazione. Risultati In vitro, il gel piastrinico ripara pi\uf9 velocemente il danno delle cellule mesoteliali rispetto ai controlli (24 vs 35 ore). In vivo, la formazione del nuovo tessuto mesoteliale \ue8 stata osservata dopo una media di 44\ub11 ore nel gruppo trattato rispetto a 130\ub12.5 ore del gruppo di controllo. La guarigione completa dei campioni trattati con gel piastrinico \ue8 stata evidenziata dopo 75\ub11 ore ora rispetto alle 160\ub16 ore dei casi controllo. Nel 43% dei trattati sono state rilevate aderenze pleuriche mentre solo nel 17% dei controlli. Alcuni fattori dell\u2019infiammazione erano significativamente ridotti negli animali trattati. Conclusioni I risultati ottenuti dal nostro studio sembrano promuovere l\u2019utilizzo del gel piastrinico e dei suoi fattori di crescita nei processi riparativi del tessuto pleurico, inoltre sembra stimolare lo sviluppo di aderenze pleuriche, particolarmente utili nella gestione delle perdite prolungate. Ipotizziamo che il gel piastrinico giochi un duplice ruolo rilasciando citochine e fattori di crescita che promuovono un processo riparativo pi\uf9 rapido e di conseguenza riducono la flogosi.OBJECTIVES: Prolonged air leak is the major cause of morbidity after pulmonary resection. In this study we tested an innovative approach based on the use of the platelet gel derived from human umbilical cord blood in repairing pleural damage through in vitro and in vivo experimental approaches. METHODS: The in vitro model scratch assay was performed to test the tissue repair capability mediated by platelet gel compared to the standard culture conditions using human primary mesothelial cells. In vivo the animal model consisted of an iatrogenic injury on the left lung surface. Fifty-four Wistar rats were divided into a treated group with cord blood platelet gel (n=31) and a control group (n=23). After the damage, the cord blood platelet gel was placed on the injured area only in treated animals. Rats were sacrificed to evaluate and study histological changes, and possible presence of pleural adhesions and infections. In addition, changes in the soluble inflammatory factor pattern were tested using a multiplex proteome array. RESULTS: In vitro, cord blood platelet gel repaired the damage of mesothelial cells in a shorter time in comparison with the control (24 vs 35 hours, respectively). In vivo, the formation of new mesothelial tissue was already visible at 45+1 hours in treated group vs 130+2.5 hours in control group; complete recovery was obtained respectively 75+1 hours compared to 160+6 hours. There was direct evidence of pleural adhesions in 43% of treated compared to 17% of controls. The gel was not associated with the development of any complications. Interestingly, some crucial soluble factors involved in inflammation were significantly reduced in the treated animals. CONCLUSIONS: Cord blood platelet gel significantly reduces the time to repair the pleural damage. In addition, it positively stimulates the development of pleural adhesions, particularly useful in the management of prolonged air leaks. We hypothesize that platelet gel play at least a double role releasing cytokines and growth factors that support the faster tissue repair and consequently reduce the inflammation site

    Ex-vivo lung perfusion: 5 anni di esperienza monocentrica

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    L'analisi della nostra popolazione mostra che gli organi ricondizionati sono stati trapiantati in riceventi pi\uf9 gravi. L'utilizzo dell'EVLP risulta un valido strumento per incrementare il numero di organi disponibili anche nei riceventi in condizioni pi\uf9 gravi. Introduzione: Oltre l'80% dei donatori multiorgano proposti ai centri trapianto di polmone non vengono utilizzati principalmente per una scarsa funzione d'organo. Ex Vivo Lung Perfusion (EVLP) \ue8 un valido strumento utilizzato per ricondizionare organi marginali e quindi aumentare il pool di donatori. Presso il nostro centro da gennaio 2011 \ue8 attivo il programma di EVLP. Scopo di questo studio \ue8 valutare le caratteristiche dei pazienti sottoposti a trapianto di polmoni con organi sottoposti a EVLP e il loro outcome. Metodologia: Abbiamo eseguito un'analisi retrospettiva su tutti i pazienti sottoposti a trapianto di polmone da gennaio 2011 a dicembre 2015. La popolazione di studio \ue8 stata suddivisa in due gruppi in base alla tipologia di graft: gruppo EVLP e gruppo trapianto senza EVLP. L'analisi statistica \ue8 stata effettuata mediante SPSS versione 22 per Macintosh. Risultati: Da gennaio 2011 a dicembre 2015 sono stati eseguiti 101 trapianti di polmone, di cui 15 con organi sottoposti ad EVLP. I due gruppi di pazienti mostrano incidenza di PGD3 e outcomes a medio e lungo termine sovrapponibili; in particolare non vi sono differenze in termini di sopravvivenza. Il gruppo EVLP presenta un tasso di mortalit\ue0 a 90 giorni superiore rispetto al gruppo di confronto (p=0.042). Conclusioni: L'analisi della nostra popolazione mostra che gli organi ricondizionati sono stati trapiantati in riceventi pi\uf9 gravi. L'utilizzo dell'EVLP risulta un valido strumento per incrementare il numero di organi disponibili anche nei riceventi in condizioni pi\uf9 gravi

    Trapianto di polmone e disordini linfoproliferativi post trapianto (PTLD) ebv-correlati

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    I disordini linfoproliferativi post trapianto sono un\u2019importate causa di morbidit\ue0 soprattuto nel primo anno dal trapianto. Tale possibilit\ue0 diagnostica andrebbe sempre tenuta in considerazione in casi di lesioni polmonari di difficile interpretazione. Essendoci una stretta correlazione con Ebstein-Barr virus si ritiene mandatorio il monitoraggio di EBV-DNA nel siero nel follow up post trapianto. Introduzione: I trapianti di organo solido, a causa dell\u2019immunosoppressione, comportano un alto rischio di sviluppo di malattie linfoproliferative. Spesso questi disordini sono correlati ad Ebstein-Barr Virus. Pochi studi sono attualmente disponibili nell\u2019ambito dell\u2019incidenza nel trapianto di polmone. Metodologia: \uc8 stata condotta una analisi retrospettiva sui pazienti sottoposti a trapianto polmonare presso il nostro centro che abbiano sviluppato un linfoma EBV-correlato. Risultati: Dal Gennaio 2009 al Gennaio 2017 sono stati eseguiti 100 trapianti polmonari. Di questi, 2 pazienti hanno sviluppato PTLD EBV correlata. Entrambi i pazienti sono stati trapiantati in regime di urgenza per Fibrosi Cistica, con necessit\ue0 di supporto respiratorio extracorporeo. La diagnosi \ue8 stata effettuata nei primi mesi post trapianto mediante biopsia di lesioni polmonari, in quadro infettivo non responsivo alla terapia antibiotica ad ampio spettro, in presenza di elevata carica di EBV-DNA su siero. La malattia ha interessato prevalentemente il parenchima e linfonodi polmonari in un caso mentre nel secondo caso si \ue8 resa evidente un\u2019estensione anche extrapolmonare (epatica e linfonodale). I pazienti sono stati sottoposti a chemioterapia secondo schema specifico. Entrambi i pazienti sono vivi a 24 e 14 mesi dal trapianto, in remissione completa (1\ub0 caso) e parziale (2\ub0 caso). Conclusioni: I disordini linfoproliferativi post trapianto sono un\u2019importate causa di morbidit\ue0 soprattuto nel primo anno dal trapianto. Tale possibilit\ue0 diagnostica andrebbe sempre tenuta in considerazione in casi di lesioni polmonari di difficile interpretazione. Essendoci una stretta correlazione con Ebstein-Barr virus si ritiene mandatorio il monitoraggio di EBV-DNA nel siero nel follow up post trapianto

    Trapianto di polmone da graft con bronco tracheale: aspetti tecnici e revisione della letteratura

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    Il caso descritto dimostra la fattibilit\ue0 tecnica di resezione bronchiale e segmentectomia del graft su banco. Tale procedura \ue8 risultata essere un ottimo espediente per permettere l\u2019impianto del polmone in assenza di rischi intraoperatori e di complicanze post-operatorie. Introduzione: La presenza di anomalie anatomiche a livello della trachea e dei bronchi principali rappresenta una condizione rara e spesso riscontrata occasionalmente, con un\u2019incidenza dello 0,1-0,5%. In letteratura vengono riportati solo 4 casi di trapianto polmonare bilaterale sequenziale in cui nel donatore sia presente un bronco tracheale e soltanto in uno di questi casi viene descritta l\u2019esecuzione di una segmentectomia apicale, dopo impianto, per permettere l\u2019anastomosi bronchiale. L\u2019approccio da seguire in tali situazioni risulta ancora controverso. Metodologia: Viene riportato un caso di trapianto polmonare bilaterale in paziente affetta da fibrosi cistica, da donatore portatore di bronco tracheale superiore destro emergente a circa 2 anelli dalla carena tracheale. Dopo l\u2019impianto del polmone sinistro, veniva eseguita su banco una resezione anatomica del segmento apicodorsale destro con sacrificio del bronco accessorio, con successivo impianto del graft destro con tecnica standard. Risultati: L\u2019intervento \ue8 risultato esente da eventi avversi ed il tempo operatorio sovrapponibile a quello della nostra casistica. L\u2019immediato decorso post-operatorio si \ue8 svolto in modo regolare con rapido svezzamento respiratorio. Non si sono verificate stenosi o deiscenze anastomotiche, n\ue8 perdite aree prolungate. Ad otto mesi dal trapianto la paziente \ue8 in discrete condizioni generali, in assenza di rigetto. Conclusioni: Il caso descritto dimostra la fattibilit\ue0 tecnica di resezione bronchiale e segmentectomia del graft su banco. Tale procedura \ue8 risultata essere un ottimo espediente per permettere l\u2019impianto del polmone in assenza di rischi intraoperatori e di complicanze post-operatorie

    Conversione precoce a tacrolimus a rilascio prolungato dopo trapianto di polmone

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    Riportiamo per la prima volta l\u2019esperienza di switch precoce a ER-tacrolimus. Abbiamo osservato bassi tassi di Cmin extra-range, senza registrare gravi effetti collaterali. Ulteriori ricerche analizzeranno l'insorgenza di lung allograft dysfunction. Introduzione: Il tacrolimus \ue8 il pi\uf9 utilizzato immunosoppressore nel trapianto polmonare (LuTx), attualmente off-label. Una formulazione a rilascio prolungato (ER), consentendone la somministrazione una volta al giorno, favorisce l'aderenza e riduce la concentrazione massima, con AUC-24h comparabile. Noi riportiamo l\u2019esperienza di switch precoce da tacrolimus somministrato due volte al giorno (-BID) a ERtacrolimus in pazienti stabili dopo LuTx. Metodologia: Abbiamo arruolato i pazienti adulti sottoposti a LuTx bilaterale nel 2016, con regolare decorso post-operatorio precoce; abbiamo escluso pazienti con degenza in terapia intensiva superiore a 14 giorni. Abbiamo estrapolato i dati dal nostro database dedicato. Il passaggio da tacrolimus-BID a ER-tacrolimus avveniva in 16ma giornata postoperatoria, con rapporto 1:1 e successivo aggiustamento in base alla valle sierica (Cmin). Consideriamo in range una Cmin= 10-15 ng/ml, accettabile 8-10 e 15-18 ng/ml, extra-range gli altri dosaggi. Abbiamo registrato la Cmin allo switch, il primo, il secondo giorno, a una, due, tre e quattro settimane e a 2 mesi. Risultati: Abbiamo osservato ventuno pazienti (et\ue0 mediana= 40 anni); indicazioni: fibrosi cistica, enfisema, interstiziopatia in 13, 3 e 8 casi, rispettivamente. La mortalit\ue0 a 3 mesi \ue8 stata del 4,7% (1 paziente). Escludendo due pazienti con insufficienza renale preoperatoria, abbiamo osservato una riduzione della funzionalit\ue0 renale in due pazienti. Discutiamo qui i dati clinici, il trend della funzionalit\ue0 respiratoria e delle Cmin dei pazienti dello studio. Conclusioni: Riportiamo per la prima volta l\u2019esperienza di switch precoce a ER-tacrolimus. Abbiamo osservato bassi tassi di Cmin extra-range, senza registrare gravi effetti collaterali. Ulteriori ricerche analizzeranno l'insorgenza di lung allograft dysfunction

    Staging non-small lung cancer with positron emission tomography: diagnostic value, impact on patient management, and cost-effectiveness

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    The aim of this study was to compare two preoperative staging procedures of non-small cell lung cancer (NSCLC): one using positron emission tomography (PET) and one using conventional imaging studies. Accuracy, effects on patient management, and costs were calculated. Four hundred thirteen consecutive patients with NSCLC were prospectively examined with PET and conventional imaging studies. A simulation calculated the costs of the two strategies. The accuracy of PET for metastases was 97.5% versus 84% of conventional imaging (P < 0.001). The accuracy of PET for mediastinal staging was 97%, whereas that of computed tomography was 68% (P < 0.001). The expected number of unnecessary surgeries was 24 for the conventional strategy and 8 for the PET strategy (P = 0.007). The PET strategy was less expensive. This study shows that PET is an economical tool in NSCLC staging (even in the European economic environment), with high accuracy and important management aspects

    Use of venovenous extracorporeal membrane oxygenation as a bridge to urgent lung transplantation in a case of acute respiratory failure

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    Several transplant centers consider pretransplant extracorporeal membrane oxygenation (ECMO) as a contraindication for lung transplantation because of the poor outcomes. However, some technical improvements have changed the scenario; there is increasing evidence of ECMO efficacy as a bridge to lung transplantation. This report describes the successful use of venovenous ECMO as a bridge to an urgent bilateral lung transplantation and as treatment for primary graft dysfunction in a case of hyperacute pulmonary fibrosis in a 58-year-old man. Our experience demonstrated that ECMO, using Quadrox, supported respiratory functions for 28 days without any detrimental effects, serving as a successfully bridge to urgent lung transplantation

    Extracorporeal membrane oxygenation with spontaneous breathing as a bridge to lung transplantation

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    OBJECTIVES: A large number of transplantation centres consider extracorporeal membrane oxygenation as an inappropriate option for bridging critical patients to lung transplantation. Technical improvements such as the introduction of a polymethylpentene membrane, new centrifugal pumps and heparin-coated circuits have led to a safer application of extracorporeal membrane oxygenation, and an increasing number of centres are reporting their positive experiences. The aim of this study was to review our practice in bridging critical candidates to lung transplantation with extracorporeal membrane oxygenation, by comparing patients with invasive mechanical ventilation with patients with spontaneous breathing. METHODS: The records of candidates for lung transplantation treated with extracorporeal membrane oxygenation have been revised. RESULTS: From February 2008 to 2012, 11 patients who experienced an abrupt worsening of their respiratory conditions were treated with extracorporeal membrane oxygenation; mean age: 33.9 \ub1 13.2 years, male/female ratio: 5/6, 6 patients were affected by cystic fibrosis, 2 had chronic rejection after transplantation, 2 had pulmonary fibrosis and 1 had systemic sclerosis. Seven patients were awake, while 4 patients received invasive mechanical ventilation. The sequential organ failure assessment score significantly increased during bridging time and this increase was significantly higher in the intubated patients. All the patients had bilateral lung transplantation. Spontaneously breathing patients showed a tendency to require a shorter duration of invasive mechanical ventilation, intensive care unit stay and hospital stay after transplantation. One-year survival rate was 85.7% in patients with spontaneous breathing vs 50% in patients with invasive mechanical ventilation. CONCLUSIONS: Extracorporeal membrane oxygenation in spontaneously breathing patients is a feasible, effective and safe bridge to Lung transplantation
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