Fire development in passive houses: experimental analysis and validation of theoretical models

The need for sustainability leads to the construction of more airtight buildings to increase the energy efficiency, according to the Directive 2010/31/EU. New kinds of building like passive houses are thus developing to diminish the environmental impact. So there can be risks related to the pressure increase due to the thermal expansion of fumes in such structures in case of fire. The aim of this report is thus to examine the influence of building airtightness on fire pressure and its consequences about the safety of occupants and firefighters. Before this thesis work, five full-scale experiments were carried out: two in 2016 by Berthelot, three in 2017 by Piret-Gérard. Another experiment was performed by Caravita on 19/12/2017. All experiments were carried out with different fire loads and ventilation to study the behaviour of pressure and heat release rate during a fire. Then they were used during this thesis work to validate two software (CFAST and FDS) to provide tools to architects and engineers for projecting safer edifices. The pressures obtained by the experiments have different orders of magnitude (from 420 Pa to 2035 Pa) depending on the fire load and the ventilation. All experiments highlight some problems of overpressure in very airtight houses like passive houses in case of fire. Through many simulations of the experiments, it was demonstrated that both CFAST and FDS can be used to predict these problems of overpressure. The CFAST simulations of the compartment without mechanical ventilation differ from the experimental curves of 40% at maximum, while those with mechanical ventilation are roughly the same of the experimental ones, only 25% of difference. The difference between the simulated and the experimental curves concerning FDS (with and without ventilation) is at most equal to 25%. So, it can be affirmed thanks to this thesis work that both software can be employed by architects and engineers to study the behaviour of a fire in a passive house

Jole de Freitas. On the fringes of the Italian feminist art of the Seventies

Iole de Freitas (1945) is a Brazilian artist who, escaping a totalitarian regime, set up in Milano between 1970 and 1978, initially working for Olivetti. During 1972 she began to experiment with photography and video, making short films in super 8 in color and intricate photographic series, which she exhibited for the first time in June 1973 at the Diagramma gallery, run by Luciano Inga-Pin, opening a decade filled with invitations to major exhibitions devoted to new media, body art and feminist art. Indeed, she catch the attention of the critics and curators Anne Marie Sauzeau, Romana Loda and Barbara Radice, with works that show a meticulous and slow process of analyzing her own body, thanks to the camera's eye and other reflective tools such as mirrors, metal objects and knives. They are works in which her woman-being is central, yet they escape an explicit definition of feminist art. Therefore, I propose to rethink the works of de Freitas taking into account this ambiguity, which underlies questions that have never been resolved. In addition to the international bibliography, but considering the absence of archival sources, a prolonged conversation with the artist has been vital, especially to focus on the radical change in her artistic practice upon returning to Brazil

Non sono pittore, ma dipingevo

Il saggio presenta la produzione pittorica del noto fotografo senigalliese Mario Giacomelli (1925-2000). Si tratta di un corpus di circa 400 dipinti, tra tele, disegni e incisioni, costituitosi in un arco cronologico che va dal 1955 al 1998, tuttavia pressoché inedito ad oggi. I dipinti sono infatti stati esposti raramente tra la seconda metà degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, per poi assumere un valore più intimo e privato per il loro autore. Si tratta però di opere che non possono essere più ignorate, poiché, ricollocate nella rosa dei molteplici interessi artistici di Giacomelli, arricchiscono la sua figura e la rendono più completa agli occhi di ogni pubblico. In particolar modo, il confronto con diversi ciclo fotografici giacomelliani appare fortemente coerente, oltre che suggestivo. In queste pagine vengono approfonditi, inoltre, il loro contesto di produzione e le loro prime esposizioni, ma soprattutto è tracciata la rete di amicizie che legava Giacomelli a tanti artisti compatrioti e tante associazioni, eventi e gallerie che contribuivano alla vitalità culturale e artistica di Senigallia e provincia

Le fotografie morbide di Balthasar Burkhard e Markus Raetz (1969-1970)

On the soft photographs by Balthasar Burkhard and Markus Raetz (1969-1970) This paper aim to get the attention on a series of photographic canvases result from a lucky collaboration between the photographer Balthasar Burkhard (Berne, 1944-2010) and the artist Markus Raetz (Büren an der Aare, 1941). These canvases, or even called “linnen” for their monumental size and the absence of frames, have been exhibited in some of the most important collective shows about Swiss art at that time, but now, especially in Italy, they are totally forgotten. Although there are some interesting details to dwell on, and, moreover, the works themselves are especially effective, and a bit perturbing because of the contrast, and the link at the same time, between the subject and the materiality of the canvases. First step is to reflect on the nature of the collaboration: the two authors worked together from the conception to the concrete realization of the works. They both put at the service of the artworks their different experiences, ideas, interests and specific talents. Then, an other focus of the paper is the Italian early reception, after an exhibition held at Diagramma Gallery in Milano in April 1971. All the reviews that has been found mention it as “Markus Raetz's solo show”, even if the series was already been showed in some institutional exhibition, such as Visualisierte Denkprozesse, or published on “Camera”, the prestigious magazine on photography. It has been necessary to rethink this series and specify some details

Milano, 1967-1975: storie di gallerie che espongono fotografia

Questa tesi è un' indagine del contesto milanese a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, focalizzata sulla ricerca della presenza della fotografia nelle gallerie private. Il primo capitolo cerca di restituire la complessità del mondo della fotografia milanese, in enorme fermento negli anni Sessanta, presentando la varietà delle situazioni e dei focolai propulsori che lo compongono, a partire dallo storico Circolo fotografico, alle riviste, fino alle mostre e alle gallerie, valutando sia l'ambiente della fotografia tout court, sia gli spazi che la accolgono nel mondo dell'arte. I due “versanti” di questa composita cultura fotografica si incontrano metaforicamente in una mostra significativa: Arte e fotografia, curata da Palazzoli nel 1970 in occasione della fiera SICOF. I tre capitoli centrali approfondiscono rispettivamente tre gallerie: la prima è la Galleria Diaframma fondata da Lanfranco Colombo nel 1967 ed esclusivamente devota alla fotografia, senza una particolare preferenza stilistica; la seconda è la Galleria 291, aperta tra il 1973 e il 1975, breve esperienza di Daniela Palazzoli come gallerista, che espone prevalente fotografi concettuali o maestri storici; infine, la Galleria Diagramma di Luciano Inga-Pin, aperta nel 1969, la cui cronologia espositiva necessitava una precisa ricostruzione, portata avanti in questa occasione con l'intenzione di valutare la precoce presenza di pratiche artistiche concettuali che coinvolgono il medium fotografico. Ne risulta un affresco interessante, che restituisce l'immagine di una Milano dove la fotografia ricopre un ruolo fondamentale in diversi ambiti, e di un contesto ricco di intrecci tra diversi spazi espositivi che a prima vista perseguono attività piuttosto separate

Milano, 1965-1975: i primi anni di attività di Luciano Inge-Pin

Milano 1969-1975: i primi anni di attività di Luciano Inga-Pin In via Borgonuovo 18 a Milano, l'8 gennaio 1969 Luciano Inga-Pin inaugura il Diagramma arte contemporanea con una personale di Gabriele De Vecchi. La ricostruzione dell'attività espositiva dei primi anni della galleria, e la parallela attività critica di Inga-Pin, rivelano oggi un percorso lucido e coerente, concentrato sui lavori degli artisti più giovani e aperto all'Europa (in particolare germanofona). Emerge così un tassello del mondo dell'arte milanese dell'inizio degli anni Settanta lasciato un po' in disparte dagli studi più recenti

Mario Giacomelli pittore

Mario Giacomelli (Senigallia, 1925-200) è stato uno dei maggiori fotografi italiani del secolo scorso. Di professione tipografo, fin da ragazzo dipinge e scrive poesie, e solo nel 1953 acquista la prima macchina fotografica. Nel 1969 in una mostra personale alla Galleria Il Diaframma di Milano, Giacomelli espone, insieme alle fotografie, anche una quindicina di dipinti. Da questo dettaglio è partito il progetto di ricerca qui raccontato, con l’obiettivo di riscoprire la produzione pittorica del grande fotografo e ripercorrere la fitta rete di relazioni che egli coltivava nel mondo culturale e artistico senigalliese. I disegni, i dipinti e i collage di Giacomelli vengono così ricollocati accanto alla sua fotografia, restituendo una sfumatura in più alla sua complessa personalità, e permettendone una visione più tonda. Ecco quindi, alcuni miei lavori che altri chiamano pittura invece di “VITA”

Cooperation to Overcome Cyberbullying - a Systematic Scoping Review

This systematic scoping review aims at identifying and reporting evidence on the topic of interagency and interdisciplinary cooperation to overcome cyberbullying. The method applied will be a transparent, systematic, and replicable approach, inspired by the methodological framework defined by Arksey & O’Malley (2005). The concept of cooperation will be delimited using Bronfenbrenner’s ecological-systems theory. Main outcome of the study involves identifying characteristics of available research on the topic of cooperation to overcome cyberbullying

Arte svizzera: uno sguardo da Milano

L'articolo si propone di raccontare brevemente un particolare legame che la città di Milano sembra instaurare con l'arte svizzera e i suoi rappresentanti durante i primi anni Settanta, grazie in particolare all'attività del critico luganese Gualtiero Schonenberger e della Galleria Diagramma diretta da Luciano Inga-Pin. Sono presentati come esempio i casi di Carlo Cotti e Fausto Gianinazzi, oltre alla mostra Giovane Arte Svizzera che era stata programmata nel 1972 alla Rotonda della Besana

The added value of right ventricular function normalized for afterload to improve risk stratification of patients with pulmonary arterial hypertension.

BackgroundRisk stratification is central to the management of pulmonary arterial hypertension (PAH). For this purpose, multiparametric tools have been developed, including the ESC/ERS risk score and its simplified versions derived from large database analysis such as the COMPERA and the French Pulmonary Hypertension Network (FPHN) registries. However, the distinction between high and intermediate-risk profiles may be difficult as the latter lacks granularity. In addition, neither COMPERA or FPHN strategies included imaging-derived markers. We thus aimed at investigating whether surrogate echocardiographic markers of right ventricular (RV) to pulmonary artery (PA) coupling could improve risk stratification in patients at intermediate-risk.Material and methodsA single-center retrospective analysis including 102 patients with a diagnosis of PAH was performed. COMPERA and FPHN strategies were applied to stratify clinical risk. The univariate linear regression was used to test the influence of the echo-derived parameters qualifying the right heart (right ventricle basal diameter, right atrial area, and pressure, tricuspid regurgitation velocity, tricuspid annular plane systolic excursion -TAPSE-). Among these, the TAPSE and tricuspid regurgitation velocity ratio (TAPSE/TRV) as well as the TAPSE and systolic pulmonary artery pressure ratio (TAPSE/sPAP) were considered as surrogate of RV-PA coupling.ResultsTAPSE/TRV and TAPSE/sPAP resulted the more powerful markers of prognosis. Once added to COMPERA, TAPSE/TRV or TAPSE/sPAP significantly dichotomized intermediate-risk group in intermediate-to-low-risk (TAPSE/TRV≥3.74 mm∙nm/s)-1 or TAPSE/sPAP≥0.24 mm/mmHg) and in intermediate-to-high-risk subgroups (TAPSE/TRVConclusionsOur results suggest that adopting functional-hemodynamic echo-derived parameters may provide a more accurate risk stratification in patients with PAH. In particular, TAPSE/TRV or TAPSE/sPAP improved risk stratification in patients at intermediate-risk, that otherwise would have remained less characterized