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    Elementi di guerra economica

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    2007/2008Introduzione La Guerra Economica costituisce da almeno venti anni una delle più impegnative sfide del sistema internazionale. Essa, infatti, coinvolge numerosi elementi e fattori della competizione e della conflittualità tra Stati, e tra Imprese, in un quadro di elevata interdipendenza dell'intero sistema delle Relazioni Internazionali e della Geopolitica. Gli attori del sistema internazionale post bipolare hanno visto crescere la conflittualità su base economica in uno scenario internazionale sempre più dominato dal prevalere delle Organizzazioni Internazionali trans nazionali, regionali e tematiche. Stati ed Imprese competono sfruttando tutti gli elementi della Guerra Economica in un contesto spesso privo di diritto, di confini fisici, di strutture atte a regolamentarne la soluzione e soprattutto senza che l'opinione pubblica possa percepire che tale guerra sia in corso o sia avvenuta. Gli attori della Guerra Economica sfruttano ogni mezzo per poter compiere azioni belliche quali i classici strumenti del mercantilismo (dazi doganali, vincoli all'import/export, limiti alla produzione, sovvenzioni pubbliche alle imprese ed al consumo, strumenti finanziari) o ancora lo spionaggio industriale, l'azione lobbystica, le associazioni di categoria ed i gruppi di interesse. Tuttavia oggi si è rafforzato un altro strumento principe della Guerra Economica che si è affacciato con la fine della contrapposizione ideologica e soprattutto con la diffusione esponenziale dell'informazione (Tv, Radio, Giornali ed Internet): la Guerra dell'Informazione. Tale strumento, attraverso la copertura globale delle informazione a la loro diffusione in tempo reale, non costituisce solo un'opportunità per gli Stati e le Imprese di competere sul piano planetario nell'ambito della concorrenza ma anche un sottile ed efficace strumento di attacco bellico per colpire concorrenti e nemici. Colpire la reputazione di un Amministratore Delegato a livello personale, screditare un prodotto di un'azienda, accusare un politico influente nella realtà nazionale, immettere nel mercato delle informazioni notizie false in un quadro di diffusione globale significa applicare tecniche quali una strategia, tattiche, contromisure ed intelligence tipiche dello scenario bellico. La consapevolezza per uno Stato o per un'Impresa di avere a disposizione strumenti di attacco, come allo stesso tempo l possibilità di essere colpiti da altri, richiede da parte di tutti gli organi dello Stato e delle Associazioni imprenditoriali un senso di responsabilità tale da essere strettamente necessaria la condivisione delle informazioni e degli strumenti necessari a competere nel mercato globale. Se le Imprese hanno l'obbligo di tutelare i propri azionisti come anche i loro dipendenti a possibili tracolli economici, gli Stati hanno la necessità di sostenere le proprie Imprese, alcune delle quali formano l'interesse strategico nazionale: energia, telecomunicazioni, i trasporti, l'industria pesante e di alta precisione. Gli Stati hanno nella Guerra Economica il compito di tutelare, attraverso le proprie risorse e l'organizzazione, quello che viene definito “interesse nazionale” Se appare intuitivo comprendere l'importanza di alcuni settori strategici quali quelli sopra descritti, è altrettanto rilevante sottolineare l'importanza strategica di settori quali la grande distribuzione, la sanità o l'ambiente. Tutti questi elementi hanno delle radicali conseguenze se messi sotto stress da attacchi di Guerra Economica con ripercussione sui mercati, la società civile e la politica. Gli strumenti che caratterizzano la Guerra Economica sono molteplici e frutto di interazioni tra discipline diverse che vanno dalla linguistica all'analisi semantica dei testi, dall'intelligence economico allo sviluppo di tecnologie avanzate. Ma si tratta allo stesso tempo di mettere in stretta relazione metodologie e tecniche proprie dell'analisi geopolitica e geoeconomica insieme alle tecniche di analisi finanziaria o giuridica. Tutte queste scienze e discipline insieme compongono un piano estremamente complesso che permette alle aziende ed allo Stato di competere con maggiore efficienza sui mercati internazionali. Tuttavia la consapevolezza di dover acquisire e soprattutto sviluppare queste tecniche ancora non è particolarmente chiaro ai decisori politici ed economici dell'Italia e dell'Europa Unita. I passi di maggiore spessore e rilevanza sono stati fatti in Francia soprattutto grazie École de Guerre Économique, un'istituzione nata dall'interazione tra Dipartimento della Difesa, Diartimenti universitari in Geopolitica e Geostrategia ed Economisti. L'insieme ha portato alla realizzazione di un luogo deputato allo studio della Guerra Economica, dell'analisi di casi concreti e ancor più rilevante di ipotizzare non solo attacchi a livelli internazionale ma anche a tutela degli interessi nazionali francesi. Sebbene negli Stati Uniti non vi siano scuole di questo tenore e soprattutto chiamate esplicitamente in tal senso, esiste a livello diffuso tra le diverse amministrazioni dello Stato la consapevolezza ce le risorse del paese sono destinate a svolgere l'unico vero compito di guerra oggi disponibile, vale a dire la Guerra Economica. All'interno di questa espressione si sviluppano concetti quali la Guerra Cognitiva, l'Intelligence economico, le Lobby e la diplomazia parallela. Tutti concetti sfuggevoli alla dottrina scientifica ma decisamente importanti nell'analisi della Guerra Economica. Lo sviluppo di questa disciplina e di quelle ad essa collegate dipende interamente dalla scelta dei Governi e dalla pressione che le altre istituzioni locali e regionali assieme all'imprenditoria privata riescono a compiere. Risorse e coordinamento scientifico sono alla base di una disciplina che difficilmente potrà prendere piede a livello accademico ma che potrebbe trovare nell'accademia un valido sostegno soprattutto di carattere culturale e metodologico. Studiare la competizione tra le aziende a tutti i livelli, giuridico, economico, tariffario, finanziario e di conseguenza anche geopolitico, geoeconomico e secondo le dinamiche della Guerra dell'Informazione aiuterebbe a sviluppare strategie e contromisure. Le Università italiane in particolare sono carenti sotto questo aspetto. Non solo perché sono scarse le risorse destinate alla ricerca ma soprattutto perché manca indiscutibilmente il concetto di sistema paese a tutela degli interessi nazionali. Questa espressione studiata sia sotto il profilo giuridico che filosofico senza dimenticare l'aspetto prettamente geostrategico tralscia un importante elemento, vale a dire la difesa degli interessi economici del paese. La Guerra Economica ha lo scopo di dare un apporto significato allo studio scientifico, sistematico e strategico proprio di questo lato dell'interesse nazionale. Il problema delle risorse potrebbe essere un problema ampiamente superabile. Lo Stato infatti troverebbe nelle aziende private validi partner strategici per sviluppare le migliori tecniche e allo stesso tempo offrirebbe al paese spazi di utilizzo, casistiche particolareggiate e un valido contributo alla sinergia tra Stato e privati. La Guerra Economica racchiude un elevato numero di tecniche di analisi, indagine, azione ed una metodologia che oggi comunemente in accademia viene definita multi disciplinare. Economia, diritto, scienza politica, geografia, filosofia, socio linguistica, semantica, sono solo alcune delle scienze che possono contribuire a quella che non può e non deve essere definita come una scienza. La Guerra Economica, al pari della Geopolitica delle origini, costituisce uno strumento per il decisore politico ed economico che deve operare in contenti di conflittualità economica e che allo stesso tempo deve scegliere quali strumenti adottare di volta in volta. La Guerra economica, proprio per la sua natura difficilmente riconducibile ad un percorso accademico di base, propedeutico, dovrebbe essere oggetti studio attraverso fondazioni private a partecipazione universitaria e privata per garantire all’utilizzatore la massima flessibilità di pensiero e strumenti. La competizione globale difficilmente nel prossimo futuro vedrà confrontarsi sul piano militare quelle che oggi sono le potenze economiche mondiali. Queste infatti già competono proprio sul piano strategico economico senza dover mettere in campo eserciti e forze militari per adempiere alle proprie necessità di potenza. Gli elementi pratici descritti che comprendono il mercato dell’acciaio negli ultimi anni e quello dei subprimes dell’autunno scorso, riflettono una tendenza che andrà sempre più ad ampliarsi nel contesto globale. La discussione del futuro, infatti, non sarà più concentrata sull’importanza di questa disciplina ma piuttosto sull’importanza degli strumenti da adottare, la tecnologia da sviluppare e gli effetti che si verificheranno sui mercati. Lo sviluppo tecnologico non comprende solo ed esclusivamente la capacità di costruire strumentazione sempre più sofisticata nella raccolta delle informazioni ma piuttosto sarà necessaria una tecnologia adatta all’elaborazione delle informazioni attraverso idee e strategie adatte alle sfide che si verranno a creare. La salvaguardia degli interessi nazionali quali le infrastrutture e la loro gestione, le risorse energetiche, le telecomunicazioni sono solo alcuni aspetti fondamentali ripresi dalla geopolitica. Il futuro riguarderà la Grande Distribuzione, l’immobiliare, le Banche e numerosi altri elementi che oggi riteniamo minori perché occupano quote meno rilevanti del sistema economico. La situazione italiana in relazione alla disciplina è piuttosto scarsa. Sebbene di vitale importanza per tutti i paesi appartenenti al G8 e in un molto prossimo futuro a tutti i paesi del G20, realisticamente più descrittivi della situazione economica mondiale, l’Italia non si è dotata di strumenti teorico/pratici adeguati al problema. Gli Istituti di Politica Internazionale presenti sul nostro territorio sono particolarmente orientati allo sviluppo di studi politologici o economici e nessuno in stretta relazione uno con l’altro. La Guerra economica rimane quindi una disciplina nel contesto italiano relegata a qualche appassionato che, con strette relazioni internazionali e visione strategica di lungo periodo, ne ha compreso l’importanza. Un Istituti di ricerca e formazione quale è l’ISPI (Istituto di Politica Internazionale) nato nei primi anni ’30 proprio dall’esigenza delle grandi aziende italiane allora del triangolo industriale di essere presenti all’estero con analisi e studi di penetrazione economica, oggi non possiede al suo interno alcun elemento che possa far pensare ad uno sviluppo della disciplina attraverso il coinvolgimento diretto del Ministero degli Esteri e delle Aziende partner. L’ISPI si troverebbe in un’ottima posizione avendo come obbiettivo statutario lo sviluppo della strategia aziendale all’estero e allo stesso tempo avendo una cultura ed una tradizione legata all’ambiente diplomatico e politico del paese.XXI Cicl
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