10 research outputs found
Performance Indicators of social responsibility: the case of agricultural enterprise in the inter-regional/trans-national project model
This project is designed to create a platform of social responsibility (SR) performance indicators within the inter-regional/trans-national project "Creating a network for the dissemination of corporate social responsibility." The project, created to initiate a process of exchange for public administrations and businesses, comparison and mutual learning on the subject of SR, is intended to carry out joint measures to spread best practices locally, nationally, Europe-wide and internationally. With the intent to establish a single framework so that, on the one hand, businesses and other organizations recognize and improve their SR path, inserting it into their strategy, and secondly, for public administrations (PA) to recognize and “reward” SR actions and paths, a grid of key performance indicators (KPI) has been identified, divided by production sectors and strategy areas. For these sectors we have highlighted "key performance indicators," or KPIs, considered peculiar to business activity by sector . The contribution presented regards grid identification of "management indicators of significant risk" to the food and agriculture sector, aimed at the "assessing", "measuring" and "reporting" socially responsible actions: it has been found that the reputation which descends from the pursuit of effective SR practices decreases the riskiness of the company and increases its competitiveness and social positioning. The performance indicators, on the one hand, enable businesses to evaluate and adopt appropriate forms of extra-financial communication and to initiate sustainable paths, attentive to the social and environmental impacts of economic activities; on the other, they come together in a platform necessary for those administrations wishing to adopt "reward" mechanisms for socially responsible business behavior
La garanzia di sicurezza e qualità dei prodotti agro-alimentari biologici: i segni distintivi dell'Unione europea e i loghi nazionali.
Negli anni della globalizzazione, intesa come mescolanza e arricchimento di culture, tanto il rischio alimentare quanto le tendenze e le sensibilità diffuse verso tematiche strettamente connesse al cibo e alla sua preparazione hanno modificato il rapporto che le persone hanno con l’alimentazione e, conseguentemente, le dinamiche di consumo, espressione di nicchie altamente motivate dove la sicurezza e la genuinità diventano obiettivi essenziali. Ne è la conferma la forte crescita della conduzione aziendale in regime biologico e l’interesse mostrato da produttori e consumatori negli ultimi anni, nonostante la recessione, verso questo tipo di alimenti; un interesse che trova motivazioni di carattere salutistico, economico, ambientale ed etico. Questo vuol dire che nella comunicazione commerciale i segni distintivi dei prodotti agro-alimentari biologici sono in grado di comunicare un significato, di trasmettere un contenuto, ovvero di raccogliere e trasferire informazioni legate alle regole che ne disciplinano l’uso, a fronte della distorsione percettiva che spesso si verifica tra ciò che il segno esprime e ciò che esso trasferisce ai consumatori. Tra l’altro, per questi prodotti è il genus merceologico piuttosto che la marca commerciale ad assumere rilevanza agli occhi dei consumatori, i quali ritengono che tali prodotti offrano maggiori garanzie di sicurezza e qualità e per questo sono disposti a pagare di più. Da queste osservazioni è nato lo spunto per approfondire l’effettivo ruolo dei segni distintivi dei prodotti agro-alimentari biologici dell’Unione Europea - termini, etichetta, logo UE - nel garantire la sicurezza e la qualità di tali prodotti nel mercato; tenuto conto che ad una chiara definizione dei pre-requisiti di qualità dei prodotti alimentari - ovvero requisiti di natura igienico-sanitaria definiti e disciplinati dal reg. (CE) n. 178/02 sulla General Food Law e dalle norme successive, e requisiti identitari del prodotto disciplinati da norme merceologiche e mercantili (caratteristiche fisiche, chimiche, microbiologiche e organolettiche) - non corrisponde una definizione giuridica della qualità. Il concetto di qualità in campo alimentare, infatti, sposa criteri strettamente soggettivi che non consentono di trovare una definizione univoca e universalmente accettabile; questo perché la qualità tende a soddisfare bisogni edonistici, plurali, negoziabili, distinti e aggiuntivi rispetto alla sicurezza igienica che per sua natura è, invece, uniforme e non negoziabile. Il mercato dei prodotti agroalimentari biologici è uno spazio economico e giuridico di regole - come trattato nel primo capitolo - in cui la domanda dei consumatori, in termini di sicurezza e qualità degli alimenti derivanti da processi produttivi a limitato o nullo utilizzo di input chimici, incontra l’offerta dei produttori interessati a conciliare il rispetto dell’ambiente con l’aumento del proprio reddito per effetto di un prezzo tale da compensare i maggiori costi di produzione e le riduzioni delle rese produttive. La rilevanza di queste opportunità è testimoniata dalla politica comunitaria che ha inserito l’agricoltura biologica tra gli interventi per lo sviluppo rurale e tra le misure per il sostegno alla diversificazione economica delle aziende agricole, dopo averne riconosciuto il metodo di produzione con il reg. (CEE) n. 2092/91. Il regolamento si riallaccia ai principi etico-ideologici dell’IFOAM e ha fornito una definizione univoca e regole chiare per regolamentare il settore dopo una lunga gestazione, dovuta alle difficoltà di dettare regole comuni in diversi contesti nazionali, spesso governati sulla base di regole a carattere sostanzialmente privato elaborate da associazioni di produttori. La crescita delle dimensioni e della specializzazione delle aziende in Europa ha portato a realtà diversificate e all’ingresso nel comparto dei grandi attori dell’agro-alimentare: da queste rapide trasformazioni è maturato il nuovo reg. (CE) n. 834/2007 che si inserisce nel quadro più ampio ed evoluto del diritto alimentare ed estende la disciplina a produzioni non considerate dalla precedente normativa (acquacoltura, vitivinicoltura, lieviti, alghe marine). La nuova legislazione - che assicura il non uso di sostanze chimiche di sintesi né di organismi geneticamente modificati (OGM), né di radiazioni ionizzanti nella concimazione della terra, coltivazione dei vegetali, pratiche zootecniche e di acquacoltura ed elaborazione e trasformazione dei prodotti agricoli - è diretta a garantire la qualità del prodotto biologico, in quanto, oltre agli obblighi di comportamento, impone determinati contenuti contrattuali al produttore agricolo (obbligo positivo di informazione e accertamento delle caratteristiche del prodotto oggetto del contratto di fornitura). Ne consegue, come analizzato nel secondo capitolo, che le informazioni che obbligatoriamente devono comparire in etichetta nel rispetto della legislazione alimentare si configurano quali indici di sicurezza e salubrità dell’alimento mentre i segni distintivi della “biologicità” rimandano alle caratteristiche qualitative intrinseche al metodo biologico determinate dal reg. (CE) n. 834/07. L’etichettatura soddisfa le esigenze implicite del consumatore in ordine alla sicurezza e qualità dell’alimento, non potendosi trascurare, al pari di tutti i prodotti destinati al consumo umano, i possibili effetti derivanti da contaminazioni ambientali, mentre altri segni e menzioni indicate facoltativamente dall’operatore - marchi, immagini, informazioni - hanno invece il compito di evidenziare le caratteristiche che soddisfano le esigenze esplicite del consumatore. In più il legislatore comunitario, ai fini di un’adeguata e consapevole scelta da parte del consumatore ha realizzato uno strumento giuridico: il segno di produzione biologico, ovvero il termine «biologico» e il logo di produzione (c.d. «Eurofoglia»). Tale segno, da apporre obbligatoriamente sulle confezioni degli alimenti preconfezionati contenenti almeno il 95% di ingredienti biologici, unitamente all’indicazione del luogo in cui sono state coltivate le materie prime agricole utilizzate, svolge la funzione di garanzia istituzionale tramite il funzionamento di un adeguato sistema di controllo e certificazione da parte di organismi terzi e indipendenti che coinvolge non solo il prodotto finito ma la stessa fabbricazione del prodotto. La possibilità di apporre loghi nazionali e privati (segni distintivi di marchi collettivi pubblici e privati) accanto al logo UE obbligatorio, ha offerto spunti di riflessione, nel terzo capitolo, sulla natura giuridica dei loghi nazionali pubblici e sulla loro coerenza alle disposizioni comunitarie in materia di marchi collettivi geografici; tali marchi, a differenza dei loghi DOP/IGP, non devono legare le caratteristiche qualitative del prodotto alla provenienza geografica nazionale/regionale dei prodotti che se fregiano e non devono in alcun modo favorire le rispettive produzioni degli Stati membri nel rispetto del principio comunitario della tutela della concorrenza e della libera circolazione di beni e servizi. Al riguardo, è stata svolta un’analisi comparata dei marchi collettivi geografici pubblici per i prodotti biologici realizzati in Francia, Danimarca, Austria, Finlandia, Repubblica Ceca, Germania e Spagna ante reg. (CE) n. 834/07, mentre nel caso italiano, dove l’introduzione di un logo nazionale per i prodotti biologici è stata oggetto di uno studio di fattibilità, sono stati messi in luce i vantaggi e gli svantaggi legati alla veste giuridica che questo può assumere. Ulteriori considerazioni sulla garanzia di sicurezza e qualità dei segni distintivi dell’UE e sulle implicazioni di carattere operativo dei loghi nazionali emergono nelle conclusioni del lavoro.\ud
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Qualità e sicurezza alimentare: ratio legis o paradosso per i prodotti biologici?
Reforming legislation on organic food production, eu shows sensitive to consumers expectations about organic food: tracking and control, methods that respect rhythm of nature and improve maintenance of biodiversity. As a consequence it institutionalizes general objectives on the ec Regulation 834/2007: it establishes a sustainable management system for agriculture that aims at producing products and food of high quality that does not harm environment, human health, plant health or animal health. Generally speaking, looking at food quality and safety, can it be said that eu policy increasingly assigns to organic food such aims of quality and safety of production? With the aim to contribute to the debate on the concept of quality, which in the context of Common legislation lacks legal precision and it is often confused with food safety and hygiene baseline standards, the study highlights the inconsistency of the rules on organic farming. In fact, even if the regulation is strongly inspired by food quality and safety, it admits, like conventional food and feed, adventitious presence of gmos in organic product, its ingredients or feed materials, and so it may reduce ethics contents. Present analysis shows that in the eu strategy for food does not seem to be strictly coherent between horizontal (which takes into account, inter alia, the protection of human health and the environment, and sectoral legislation on gmos) and special legislation orphan of uniform and binding rules on the coexistence between conventional, organic and gm crops, despite the new, more flexible approach of the European Commission. The study focuses on eu recent guidelines that provide for measures to restrict space in organic products gm content to levels below the current thresholds. However, given that specificity of organic products does not affect only farmers’ income but, as the Green Paper on agricultural product quality, also consumers expectations, only a revision of the regulation may offer unique solutions for all the Member States.
Economic Implications for Farmers in Adopting Climate Adaptation Measures in Italian Agriculture
The purpose of this paper is to provide an assessment of the economic convenience of adopting adaptation measures to climate change at farm level. Concerns raised about climate risks on agriculture indicate that adaptation of the agricultural sector to climate change is necessary to mitigate the negative consequences of climate change. Despite many opportunities to implement climate adaptation measures at farm level, there are several obstacles to their adoption. Farmers’ decision to implement adaptation measures lies in the difficulty of accessing knowledge about adaptation practices and in the lack of resources for upfront investments required by adaptation. The need to investigate economic convenience in terms of costs and benefits of adopting adaptation measures to prevent or reduce damage from adverse climatic events by farmers arises from this consideration. More importantly, climate protection and management of climate change are European environmental policy objectives. However, adaptation to climate change remains complex, and literature on the costs and benefit of agricultural adaptation is limited. Based on these considerations, this paper provides an analysis of the economic convenience of adopting adaptation measures in Italian farms. The economic convenience to implement adaptation measures is calculated on the reduction of the impact of climate damage. Our results show the economic convenience of adaptation measures. These findings help to improve the still too limited access to information on adaptation policies at farm level as well as the benefits that adaptation produces in economic and environmental terms, on human and ecosystem health. This study supports farmers’ decisions in adopting climate adaptation measures and provides information for policy makers to identify specific financial instruments for adaptation measures
Comparison of Maxillary Molar Distalization with an Implant-Supported Distal Jet and a Traditional Tooth-Supported Distal Jet Appliance
Aim. To investigate and compare the efficiency of two appliances for molar distalization: the bone-anchored distal screw (DS) and the traditional tooth-supported distal jet (DJ) for molar distalization and anchorage loss. Methods. Tests (18 subjects) were treated with a DS and controls (18 subjects) were treated with a DJ. Lateral cephalograms were obtained before and at the end of molar distalization and were analysed. Shapiro Wilk test, unpaired t-test, and Wilcoxon rank-sum test were applied according to values distribution. The α level was fixed at 0.05. Results. Maxillary first molars were successfully distalized into a Class I relationship in all patients. The mean molar distalization and treatment time were similar in both groups. The DS group exhibited a spontaneous distalization (2.1±0.9 mm) of the first premolar with control of anchorage loss, distal tipping, extrusion, and skeletal changes. Conclusions. The DS is an adequate compliance-free distalizing appliance that can be used safely for the correction of Class II malocclusions. In comparison to the traditional DJ, the DS enables not only a good rate of molar distalization, but also a spontaneous distalization of the first premolars
I piani di azione locale in Italia: repertorio. Volume 1
Printed from http://www.inea.it target=NewWindow>www.inea.it (March 2004). On the cover: LEADER IIConsiglio Nazionale delle Ricerche - Biblioteca Centrale - P.le Aldo Moro, 7 , Rome / CNR - Consiglio Nazionale delle RichercheSIGLEITItal
Italian agriculture in figures 2002
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Biblioteca Centrale - P.le Aldo Moro, 7 , Rome / CNR - Consiglio Nazionale delle RichercheSIGLEITItal
Agricoltura urbana e filiere corte. Un quadro della realtà italiana
Questo volume riporta i principali risultati del progetto di ricerca "Analisi e valutazione di scenari connessi agli impatti producibili sul mercato e supporto alla definizione di indirizzi strategici per la promozione delle esternalità delle filiere corte" promosso dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MiPAF) e realizzato da ricercatori delle Università del Molise, della Tuscia, di Pisa, del Crea e del Cursa.
Il focus principale è l'analisi delle diverse forme delle cosiddette filiere corte, definizione in cui rientrano i farmers' market, la vendita diretta, i box scheme, i Gruppi di acquisto solidale (Gas) e i Community Supported Agricolture (Csa), che è stata svolta in cinque realtà urbane italiane - Torino, Trento, Pisa, Roma e Lecce - diversificate per caratteristiche territoriali.
Dopo aver offerto un quadro iniziale sui principali attori del mercato ossia produttori, consumatori e istituzioni, le filiere corte vengono esaminate nelle cinque città, offrendo uno spaccato delle agricolture urbane in Italia. Il lavoro è condotto con la lente di un approccio metodologico sperimentale finalizzato alla valutazione della sostenibilità, secondo le matrici ambientale, sociale ed economica, tanto dei processi di produzione che di consumo.
I risultati che ne derivano - frutto di una notevole mole di elaborazioni, analisi e considerazioni - risultano in buona misura innovativi e, in ragione della copertura spaziale ed economica, pur non ambendo ad una reale "rappresentatività" statistica dei fenomeni indagati, hanno portato alla realizzazione di una nuova mappatura delle filiere corte nel contesto dell'agricoltura urbana in Italia
agroBRIDGES Multi-Actor Framework Engagement Data Analysis
The multi-actor framework employed in agroBRIDGES foresees the creation of a regional Multi-Actor Platform (MAP) in the 12 focal European regions and countries of the project (Beacon Regions) as well as a Stakeholder Reference Group (SRG) at European level with a view to engaging stakeholders in the project’s activities. In this way, this dataset contains the engagement analysis of the MAP and the SRG members that have been selected as active participants in the activities carried out in the frame of the agroBRIDGES H2020 project, focused on building bridges between producers and consumers, thanks to the agroBRIDGES Toolbox developed and other supporting activities organized throughout the project. To achieve project objectives, results from MAPs and SRG management have been tracked during the first half of the project, and will continue to be monitored until the end of the project, in collaboration with all Beacon Region Leaders and the SRG Manager. In this first round of monitoring, with respect to the SRG, 20 stakeholders have been engaged, of which approximately 50% have had a high engagement, 30% a medium engagement, and 20% a low-to-none engagement. As part of the planned engagement analysis and based on the data provided by each of the Beacon Region Leaders, the initial and long-term number of MAP members, as well as the evolution in their level of engagement, have been monitored., getting a total of 179 MAP members currently engaged in the project. In a first evaluation, high engagement was generally achieved in approximately 80% of cases, with less engagement from some educational bodies and consumers. The dataset contains: agroBRIDGES_StakeholderEngagement_2022.12.27_v1: Spreadsheet in .xlsx format, containing a table with all MAP members, classified by type of organization, country, and including the level of engagement of each of them. agroBRIDGES_MAP-Engagement_2022.12.27_v1: Spreadsheet in .xlsx format, where all MAP Engagement data are collected, classified by country. This file also includes a tab with indicators of how the level of engagement has been assigned. The countries involved are: Denmark Finland France Greece Ireland Italy Latvia Lithuania Netherlands Poland Spain Turkey agroBRIDGES_SRG-Engagement_2022.12.27_v1: Spreadsheet in .xlsx format, where all data concerning SRG Engagement is collected. This file also includes a tab with indicators of how the level of engagement has been assigned