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    A review by Giacomo Costa of: Angelo Tosato, The Gospel and wealth: new exegetical perspectives, Dario Antiseri, Francesco D’Agostino, Angelo Petroni (Editors), in Markets and Morality, Vol.6, n.2, 2003, pp. 689-691.

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    This is an important collection of essays, or rather short, synthetic monographs, by a talented Italian Catholic biblical scholar, Angelo Tosato. (Some of his previous studies were published in the Catholic Biblical Quarterly). The author had planned a study on “The Gospel and freedom”: after his untimely death in 1999, Messes Antiseri, D’Agostino and Petroni have made a careful selection some of his extant pertinent essays, which form a surprisingly coherent whole, albeit with some repetitions. That the relationship between Gospel and wealth is of prima facie opposition should be the starting point of any serious discussion: “One may come across important books (such as The spirit of democratic capitalism by Michael Novak) or long magisterial documents (such as Centesimus Annus) devoted precisely to this subject, and specifically aiming at throwing a bridge between the two, only to find that not a word is spent on this basic problem.” This opposition is but an aspect of a more general one: “The Gospel proposes a religious liberation, to be achieved in a religious way. This way is different, and seemingly incompatible, with the liberation proposed by liberalism. On those who want to maintain the compatibility between the two lies the burden of facing the intimations to the contrary that seem to issue from the Christian canonical sources.” As most contemporary Christian theologians, Tosato believes that the Gospel is relevant to our life in this world. As a liberal, he is convinced that in this world we have to tackle a multi-dimensional liberation task, one side of which is economic liberation, to be carried out by full participation to productive activities and markets. Tosato distinguishes sharply between exegesis and hermeneutics. The dissolution of the supposed opposition between the Gospel and wealth should be accomplished by the former; the development of a Christian economic ethics is a task of the latter

    La responsabilitĂ  (e irresponsabilitĂ ) della ricchezza in alcune parabole evangeliche

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    Secondo un’interpretazione recente dei Vangeli, da essi i cristiani dovrebbero trarre in primo luogo non una condanna incondizionata della ricchezza, né una denuncia dei suoi pericoli spirituali, ma un invito a farne buon uso, un’esortazione alla responsabilità verso il prossimo. Questa interpretazione è convincente. Ma accanto al tema, ben noto, della responsabilità, vi è, non meno importante, quello dell’ irresponsabilità. Questo è dovuto alla prospettiva apocalittica dei Vangeli. Molte delle situazioni immaginate da Gesù si collocano a un punto di estrema discontinuità temporale, immediatamente prima del collasso del vecchio mondo, e dell’arrivo del nuovo. Tutte le attività legate alla continuazione della vita, materiale, sociale, famigliare, sono condannate alla decadenza e alla sterilità. Non vi è nulla di un facile moralismo pauperistico in questa metafisica apocalittica. Tuttavia in un simile contesto non può che restare allentato e addirittura vanificato l’esercizio di diverse forme di responsabilità. Queste infatti presuppongono un ambiente stabile, un contesto di prevedibilità e di calcolabilità. Acquistano invece rilevanza quasi esclusiva situazioni-limite in cui l’esito dipende da una e una sola decisione da prendere in un momento irripetibile. Anche in questi contesti si può forse parlare di responsabilità, ma la responsabilità si muta qui in speranza, o disperazione, e le risorse alle quali attingere nel momento della decisione oscillano tra il mero istinto di sopravvivenza e l’ispirazione divina. E’ vero che l’osservanza della normativa di emergenza indicata da Gesù per essere ammessi nel Regno è a volte da lui presentata come un investimento conveniente. Ma l’esortazione a “accumulare ricchezza in cielo, non (più) in terra”, incappa nel dubbio, suscitato dallo stesso Gesù, che presso Dio i meriti individuali acquisti non contino. Inoltre, nel passaggio dal vecchio al nuovo eone era in attesa una terribile prova, unico fondamentale collegamento tra le credenze apocalittiche di Gesù e la sua predicazione, da un lato, e la sua inattesa fine, la morte in Croce, dall’altro

    Machiavel et son mystère. Un dialogue avec Metin Arditi

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    [Résumé] Le « mystère Machiavel» serait que même les penseurs qui ont mieux compris sa pensée, ne cachent pas le trouble qu’elle leur cause. Au bout duquel il y aurait toujours la conviction d’ un « viol des règles fondatrices de la pensée chrétienne ». D’après M. Arditi entre Machiavel et l’éthique chrétienne il y aurait compatibilité et complémentarité au lieu d’opposition. Mais l’analyse des ses arguments, tout stimulants qu’ils sont, confirme que l’opposition subsiste. Tout comme le problème de trouver des limites aux dangers de régression barbare inhérents à l’action politique. La politique reste un défi pour l’éthique chrétienne, et pour toute éthique. [Summary] In Mr Arditi’s opinion, even the writers who have better understood Machiavelli’s thought are disturbed by it. Why ? Because of the lingering conviction that in Machiavelli « some of the basic rules of Christian thought are overridden ». But Mr. Arditi contends that between Christian ethics and Machiavelli there is compatibility and complementarity instead of opposition. His arguments, however, though stimulating, turn out to be impersuasive. The opposition persists, as does the problem of finding limits to the dangers of barbaric regressions which are inherent in political action. Politics remains a major challenge to ethics, Christian or secular

    Vito Mancuso e l´Arnoldo Mondadori editore: quale problema di coscienza?

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    Il problema di coscienza sollevato da Vito Mancuso riguardo alla sua casa editrice, l´Arnoldo Mondadori, posseduta dal Berlusconi, autore di alcune leggine ad hoc per risolvere il contenzioso con l´erario della Mondadori, ne suscita di più generali ma anche di specifici dell´attività editoriale

    LA RERUM NOVARUM E LOCKE: INCONTRO RIUSCITO?

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    It is known that the doctrine of property as an individual natural right expounded in the Encyclical Rerum Novarum (1891) is Lockean more than Thomistic. Locke’s thought provided a convenient shield against the Church’s new enemy, Socialism. But the Church had also to face her own newly rediscovered tradition, dating back to Gratian’s Decree: natural law prescribed the commonality of natural resources, human law instituted private property. Rerum Novarum had two options: (i) to sterilize the “scholastic tradition” through a reductive interpretation, or (ii) to shift to an altogether different (Lockean) theory. It is shown that in its uneasiness it cannot choose. No consistent theory of appropriation can be found in the Encyclical

    Su tre luoghi comuni

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    Brevissima discussione dei tre seguenti luoghi comuni: 1) in Italia c´e' un conflitto magistratura-politica. 2) Esistono solo le opinioni sui fatti, non i fatti. 3) Lo Stato tratta con tutti perché non anche con la Mafia

    Il moralismo

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    Si tratta di una bozza dell'intervento, offerta alla pubblica discussione

    Alcune brevi annotazioni sul libro-intervista Fo-Casaleggio-Grillo Il Grillo canta sempre al tramonto, dialogo sull´Italia e il Movimento 5 Stelle,

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    Breve discussione di un libro-intervista in cui i fondatori presentano le idee fondanti del loro Movimento. Alcune toccano aspetti centrali della nostra idea di democrazia... Ad esempio,la prescrizione di Grillo e Casaleggio sembrerebbe mirare a mantenere i grillini in uno stato di minoritĂ  mentale e eteronomia permanente, il contrario dello stato di appartenenza ad un gruppo senza leader che loro stessi dichiarano di desiderare

    Che cosa la filosofia possa apportare sul tema della crisi economica

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    Il tipo di critica sociale proposto da molti filosofi è occasionato dalla crisi economica, ma non ha un nesso con la crisi, tale che agendo per affrontare i problemi che esso indica si possa anche creare un assetto economico-sociale in cui non vi siano più crisi. Per converso, i difficili compiti di uscita dalla crisi economica e dal suo strascico, e di riassetto del settore finanziario, non daranno una soluzione ai problemi posti dai filosofi. Così, dovremo rinunciare a pensare che la crisi si possa interpretare come una punizione per il tipo di vita sbagliata che conduciamo ed un ammonimento ad emendarci. Ma se vogliamo cambiare vita, facciamolo

    La natura del potere

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    Recensione a Franco Cassano, L’umiltà del male, Roma-Bari Laterza, 2011
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