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    From Goya to Afghanistan. An essay on the ratio and ethics of medical war pictures

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    For centuries pictures of the dead and wounded have been part and parcel of war communications. Often the intentions were clear, ranging from medical instructions to anti-war protests. The public's response could coincide with or diverge from the publisher's intention. Following the invention of photography in the nineteenth century, and the subsequent claim of realism, the veracity of medical war images became more complex. Analysing and understanding such photographs have become an ethical obligation with democratic implications. We performed a multidisciplinary analysis of War Surgery (2008), a book containing harsh, full-colour photographs of mutilated soldiers from the Iraq and Afghanistan wars. Our analysis shows that, within the medical context, this book is a major step forward in medical war communication and documentation. In the military context the book can be conceived as an attempt to put matters right given the enormous sacrifice some individuals have suffered. For the public, the relationship between the 'reality' and 'truth' of such photographs is ambiguous, because only looking at the photographs without reading the medical context is limiting. If the observer is not familiar with medical practice, it is difficult for him to fully assess, signify and acknowledge the value and relevance of this book. We therefore assert the importance of the role of professionals and those in the humanities in particular in educating the public and initiating debate. © 2010 Taylor & Francis

    La cultura dei media

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    Vil\ue9m Flusser (1920-1991), fu uno studioso del linguaggio e della cultura, della teoria e delle tecnologie della comunicazione e dell\u2019immagine, nato a Praga da famiglia ebraico-tedesca, vissuto a lungo in Brasile (professore di filosofia all\u2019Universit\ue0 di San Paolo) e diventato, dopo il suo rientro in Europa negli anni settanta, punto di riferimento per la filosofia dei media e per la nascente comunit\ue0 degli artisti digitali e della cultura informatica nei paesi di lingua tedesca. Ne \u201cLa cultura dei media\u201d proposta in traduzione italiana, tra i termini estremi definiti dal rischio totalitario cui \ue8 esposta l\u2019attuale societ\ue0 della comunicazione monodirezionale, basata sul controllo centralizzato delle forme di discorso, e dalle possibilit\ue0 utopiche dell\u2019apertura allo scambio e al mutuo arricchimento delle informazioni, dischiuse dalla reciprocit\ue0 e pluralit\ue0 del dialogo a rete, Flusser dispiega la sua analisi fenomenologica del mondo codificato, del nostro tentativo di proiettare senso in esso e di ricreare vicinanza nella distanza della societ\ue0 telematica. In luce diversa appaiono cos\uec le case, le citt\ue0, il lavoro, gli oggetti di uso quotidiano, la televisione, il cinema, la politica, i paradigmi di interpretazione, la realt\ue0 stessa. La messa in questione della linearit\ue0 della scrittura prodotta dalle nuove tecnologie dell\u2019immagine e degli apparati informatici, rende problematiche le forme di coscienza storica che da essa derivano e rappresenta una sfida per elaborare una nuova immaginazione e nuove disposizioni alla relazione, a riconoscere nell\u2019altro che ci \ue8 prossimo, nel migrante, nel nomade destinato all\u2019infondatezza e alla perdita di radici, ci\uf2 che ci \ue8 pi\uf9 proprio. La Postfazione al volume ricostruisce le linee principali dell\u2019opera di Flusser e della sua interpretazione dei media
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