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Principi e criteri dell'urbanistica romana: la sistemazione della cittĂ nell'<i>Epistolario</i> di Plinio il Giovane
Quando nei testi antichi si rintracciano concetti simili o corrispondenti a quelli della civiltà moderna o quando, durante la lettura dei testi antichi, risaltano concetti che appaiono di impressionante attualità , il rigore scientifico impone una doverosa cautela e un giusto sospetto: cautela nel procedere in tale tipo di «lettura», sospetto di operare una deformazione sia estendendo
indebitamente taluni princìpi della nostra cultura scientifica al mondo antico sia adottando il punto di vista particolare e comunque «parziale» dell'indagine condotta sul filo di un tema specifico.
Inoltre, non si può trascurare un altro e forse ancora più grande rischio, che si corre in ricerche di tal genere: il rischio, o la tentazione, di spiegare in termini di «origine» o di «primordi» le dichiarazioni e le testimonianze delle fonti letterarie riconducibili a determinati settori disciplinari.
Se è ovvio che in questo contributo non si intende parlare di origini dell'urbanistica né applicare al passato princìpi e teorie dell'urbanistica moderna, ci sembra d'altra parte interessante sottolineare come dalla corrispondenza fra Plinio il Giovane e Traiano sia possibile cogliere lo spaccato di un sistema di organizzazione e di sistemazione del suolo urbano che è in
stretto rapporto con l'ordine delle attivitĂ culturali e dei motivi ispiratori della politica imperiale del tempo
Il Sogno nel <i>De feriis Alsiensibus</i> di Frontone
Se per l'età di Marco Aurelio si assumono limiti cronologici blandi ed elementi d'identificazione culturale attinti dalle arti e dalle opere letterarie, si può affermare che questa età ha prodotto una cospicua e significativa letteratura sul sogno.
Abbandonato lo stereotipo dell'imperatore filosofo, contestualizzato il contrasto fra educazione retorica e formazione filosofica che emerge dal carteggio di Frontone, il De feriis Alsiensibus può essere ritenuto, nel suo piccolo, una testimonianza degli interessi e dei gusti di una società letterata formatasi dall'attività di scuola e gravitante negli ambienti della corte imperiale.
In tale ottica, la preferenza per alcuni temi particolari assume aspetti inediti, mentre apre nuove vie di riflessione. Il tema del sogno, ricorrente nei testi del II secolo in funzione principalmente letteraria, imposta in forma ludica e brillante questioni di vario genere, talora filosoficamente qualificate
Nostalgia e rimpianto nel lessico psicologico latino
Nel lessico psicologico latino il moderno concetto di nostalgia, inteso
come struggente malinconia con desiderio di quanto è lontano o
perduto, e il concetto di rimpianto, quale ripensamento nostalgico e doloroso
di quanto si è definitivamente perduto, sono designati con desiderium:
come il verbo desidero, il termine desiderium risulta impiegato
in riferimento a persone amate, vive o defunte, a luoghi, a cose care.
Col chiaro valore di compianto per la scomparsa di Romolo, desiderium
è impiegato da Ennio: Pectora ... tenet desiderium, simul inter/ sese
sic memorant «O Romule, Romule die». Il sentimento doloroso che
insorge al ricordo del re bene è espresso da pectora tenet, mentre risalta
con netta evidenza il processo psichico della concomitanza di ripensamento
e acuta tristezza
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