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URBAN CENTER. Una casa di vetro per le politiche urbane.
Nella cultura di governo della città, il termine "Urban Center" (o "Casa della città") designa una serie di strutture il cui denominatore comune risiede nello svolgimento di attività di servizio per le comunità urbane ai fini di soddisfare la crescente domenda di democrazia partecipativa e deliberativa nei processi di trasformazione degli insediamenti. Traendo spunto dalla storicizzazione del fenomeno e dal confronto tra i consolidati modelli statunitensi e le recenti esperienze in Italia, il volume si interroga sulla maturazione delle missioni dell' "Urban Center" nel passaggio da asettico spazio di informazione a luogo provilegiato per la costruzione trasparente di politiche urbane condivise.
Il percorso logico del volume si sviluppa seguendo un fil rouge articolato in quattro parti.
Il primo blocco si apre con due tematiche che costituiscono dialetticamente la cornice di riferimento entro cui può essere correttamente collocata la questione degli UC: l’urbanistica partecipata e il marketing urbano.
Nella seconda parte attraverso lo studio di casi si ricostruisce il quadro delle articolate declinazioni statunitensi di Urban Center, consolidatesi in diversi decenni di storia. Sono strutture fortemente caratterizzate e autonome per stile, missioni, obiettivi, priorità, modalità operative, ma allo stesso tempo accomunate da un equilibrato mix di passione civile e pragmatismo professionale.
Il terzo gruppo di saggi è dedicato alla condizione attuale e di prospettiva degli UC in Italia, delineando criticamente una sorta di “mappa dinamica” delle diverse strutture attivate e in divenire, caratterizzate per soggetti ispiratori, missioni “stili” e protagonismo degli attori coinvolti.
Il cerchio delle riflessioni si chiude nella quarta parte discutendo la questione dell’innovazione di metodo per la costruzione di un UC sia attraverso la dimensione teoretica che le potenzialità operative.
Testi in italiano e inglese di B. Monardo (curatore), M.C. Bizzarri, E. Carmagnani, M. Carta, F. Ceci, P. Colarossi, L. De Bonis, A. Dina, A. De Rossi, D. Filippi, A. Giorgi, P. Laconte, F. Lovato, L. J. Osmond, R. Shiffman, O Tommasi, A. Uttaro; postfazione di M. Ricci
Territori e città in movimento. Strategie infrastrutturali e strumenti finanziari per lo spazio della mobilità collettiva.
Il titolo del volume “Territori e città in movimento” intende cogliere in modo polisemico il carattere dinamico, fortemente accelerato di una traslazione d’assi di riferimento in atto nella realtà insediativa contemporanea.
Negli ultimi decenni del XX secolo pensiero teorico e pratiche dell’agire in urbanistica hanno manifestato in forma più o meno esplicita l’esigenza di porre mano alla revisione dello statuto disciplinare, alla luce delle nuove istanze del quadro socioeconomico emergente.
Dopo essersi interrogati a lungo sull’obsolescenza dei modelli culturali indicati dal “Moderno” per il governo delle dinamiche insediative, urbanisti, decision maker, studiosi hanno preso coscienza in modo maturo della necessità di estendere il loro cono visuale ai territori di confine con altri apporti disciplinari rivelatisi decisivi per l’ermeneutica della complessità.
La metamorfosi delle pratiche sociali, degli stili di vita di una popolazione gravitante sempre più nel dominio dello spazio metropolitano (e allo stesso tempo sempre meno georefenziabile secondo le tradizionali convenzioni dell’urbano), le articolate sfaccettature della civitas occidentale dal punto di vista etnico-antropologico, sociale, culturale così come le nuove frontiere della ricerca scientifica e della tecnologia delle comunicazioni impongono in definitiva di ripensare alla definizione degli assetti insediativi abbracciando un approccio olistico.
Si tratta di questioni pienamente rispondenti al mutamento del clima culturale in atto nella post modernità, che, in sostanza, riflettono il “tramonto delle certezze” del modernismo con la frantumazione del quadro di riferimento unitario delle conoscenze, sfondo alla capacità predittiva degli strumenti urbanistici per la guida delle trasformazioni insediative.
La cultura urbanistica è stata chiamata, dunque, alla piena adesione alle istanze di cambiamento, risalendo fino alle radici del suo patrimonio dottrinale, pena il definitivo ridimensionamento delle tradizionali missioni istituzionali (l'indirizzo e il controllo delle trasformazioni territoriali), già fortemente scosse da apporti disciplinari più cogenti (quali l’evoluzione delle scienze ambientali, le dinamiche sociali e della nuova economia in rapporto ai fenomeni di globalizzazione, etc.).
“Movimento”, dunque, come stato tensionale verso una nuova identità dei principi disciplinari, informati dai “caratteri in divenire” delle comunità urbane, che dilatano i loro domini fisico-culturali e accrescono la complessità dei modi d’interpretare una “costruzione sociale di forme spaziali” ormai scarsamente definibile attraverso i modelli tradizionali.
“Movimento” tuttavia, come ulteriore accezione riferibile ad una caratteristica emergente della realtà insediativa contemporanea: la dimensione relazionale.
La trasformazione in atto nelle forme espressive della mobilità del cittadino metropolitano contemporaneo, cui contribuisce in misura non trascurabile la dinamica del trasporto collettivo, è tale da creare le condizioni per introdurre nella pianificazione elementi d'innovazione che in definitiva dovrebbero riflettere la domanda di una diversa “urbanità”, un’istanza che, sia pure tra numerose contraddizioni, sembra emergere attraverso la metamorfosi delle pratiche sociali e degli stili di vita.
Negli ultimi anni numerosi studi hanno messo in evidenza come siano profondamente mutate, o forse più propriamente si siano moltiplicate le declinazioni di spazio infrastrutturale, in rapporto all’arricchimento delle modalità del movimento con l'evoluzione tecnologica del trasporto collettivo su rotaia (treni ad alta velocità/capacità, metropolitane, tramvie, sistemi integrati, tecnologie di gestione), cui la cultura disciplinare (e non) attribuisce un ruolo primario.
Il cittadino metropolitano è ormai polverizzato in una molteplicità di ruoli (rispetto ad un passato anche relativamente recente): chi percorre gli spazi delle conurbazioni contemporanee non può più definirsi solo - come un tempo - residente, addetto, studente, ma si trasforma in city user, metropolitan businessman, animatore dei nuovi spazi di studio, ricerca, produzione, consumo, tempo libero, etc.
Si afferma, in altre parole, una diversa dimensione cinematica, ove il movimento tende, al di là degli eccessi della retorica del flaneur e del nomadismo contemporaneo, ad assumere, almeno in parte, i caratteri della ricerca di un loisir apparentemente quasi fine a se stesso, ma in realtà legato alla necessità di organizzare le attività personali “rubando tempo al tempo”. Questo approccio si concretizza in modo eclatante attraverso alcune precise configurazioni, basate sull'interscalarità dei luoghi del movimento e dei flussi (nuovi terminal urbani delle linee ad alta velocità, grandi nodi a valenza regionale, metropolitana, piattaforme d'interconnessione plurimodale etc.).
La pianificazione è chiamata ad offrire un sistema di spazi che sia in grado di soddisfare la montante domanda di “nuovi luoghi di relazione”, non limitati unicamente alle tradizionali configurazioni dell'espace public, pur senza commettere l’errore di trascurarne la perdurante significatività identitaria.
Utile riferimento in questo senso è dato dal concetto di urbanistica delle reti che mettendo in evidenza tutti i limiti dello spazio di relazione determinato dallo zoning, archetipo della pianificazione di eredità funzionalista (corrotto dalla volgarità di molte forme d’applicazione dal secondo dopoguerra), sottolinea la necessità di recuperare o rivisitare una visione del territorio basata sulla coesione (ma anche sulla contemporanea frammentazione) insediativa, principale elemento distintivo dei sistemi reticolari. Possono così acquisire nuova luce ai fini dei contenuti di piano i concetti di “forma metropolitana”, interscalarità, interconnessione, nonché le vecchie accezioni di “ruolo strutturante”
Introduzione
Introduzione alle tematiche sviluppate nel volume. Le sinapsi tra la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali e le dialettiche tra soggetti per l'assunzione dei relativi oneri finanziari
Cosa resta del profilo del Project Manager ?
Ricognizione speditiva e considerazioni critiche sull'esperienza decennale dei Corsi di Laurea Interfacoltà (Architettura, Economia) in Pianificazione e Gestione del Territorio e dell'Ambiente (Triennale) e Pianificazione e Valutazione Ambientale, Territoriale e Urbanistica (Magistrale) per la formazione di un profilo, il "Project Manager", fortemente appetibile dagli Enti Locali e dal mondo d'impresa per le sue competenze integrate
Il ruolo dei 'grandi eventi' nelle trasformazioni urbane di Roma
Il testo ripercorre sinteticamente la vicenda urbanistica romana influenzata dai grandi eventi a partire dall'E42 fino all'approvazione del nuovo Piano Regolatore Generale di Roma del 2003. Le chiavi interpretative della fenomenologia urbana con "l'effetto pulsar" si focalizzano sulla compresenza istituzionale nella città eterna di due Stati (nazionale e Vaticano), del loro rapporto dialogico/dialettico e dell'episodicità dell'approvazione di strumenti urbanistici compiuti cui ha fatto riscontro la mancata corrispondenza con l'effettiva attuazione, avvenuta spesso in difformità da piani e programmi di trasformazione
The role of events in the urban transformations of Rome.
Rome is characterised by projects, events, episodes, forces, interests, interrelated in time and space, that eventually have conditioned its fate. Starting from these assumptions and from some keys of interpretation (powers, events and planning) the paper shows that "the eternal city" represents an emblematic case, albeit in its evident specificity, of the so-called ‘pulsar effect’ applied to the urban transformations