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    La connessione obiettiva tra reato e illecito amministrativo ex art. 24 l. n. 689/1981: presupposti e limiti

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    Commento alla pronuncia della Cassazione, 3 marzo 2009, n. 15061, Rebuffo, in tema di presupposti e limiti della connessione obiettiva tra reato e illecito amministrativo ex art. 24 l. 689/8

    L’estensione e i limiti della particolare tenuità del fatto

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    Nell’ambito della generale riforma del processo penale proposta dalla Ministra Cartabia, il legislatore ha chiesto al governo delegato di rimodulare i confini applicativi della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e il governo delegato, con il d. lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, ha eseguito alla lettera le direttive impartite. Il risultato si è tradotto in un restyling dei commi 1, 2 e 3 dell’art. 131-bis c.p. e, come ormai avviene nella ipertrofica produzione legislativa degli ultimi anni in materia penale, anche in questa occasione si è seguito un andamento divaricato tra due direzioni antinomiche: da un lato, mitigazione dell'intervento punitivo penale, realizzata attraverso la mutazione del prerequisito edittale - ancorato al minimo della pena (due anni) e non più al massimo (cinque anni) - e l’introduzione di un nuovo elemento di valutazione del carattere di particolare tenuità dell’offesa: la «condotta susseguente al reato»; dall’altro, rafforzamento della tutela repressiva, attuata con l’ampliamento del catalogo delle presunzioni di “non tenuità” dell’offesa

    Commento agli artt. 12-16 c.p.p.

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    Il contributo fornisce un completo aggiornamento sul panorama dottrinale e giurisprudenziale in materia di competenza per connessione del giudice (artt. 12-16 c.p.p.

    L’art. 275 c.p.p. dopo la recente riforma: la “graduazione della risposta cautelare”

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    Sullo sfondo delle modifiche apportate dalla legge 16 aprile 2015, n. 47 all’art. 275 c.p.p., una certezza: recuperare il principio del «minor sacrificio necessario», il quale impone al legislatore di strutturare il sistema cautelare secondo il modello della “pluralità graduata” che, assolutamente scevro da automatismi applicativi, riserva al giudice la “graduazione” della riposta cautelare e impone al medesimo di fare uso della custodia in carcere solo come extrema ratio

    Mediazione penale e indagini preliminari: scenari applicativi

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    Con la legge delega “Cartabia” il legislatore si fa finalmente carico di “ricondurre ad unità” le schegge di “pratiche riparative” sparse all’interno del nostro ordinamento e, rispondendo a quanto già da tempo sollecitato a livello sovranazionale, sembra pronto a realizzare una sorta di “rivoluzione copernicana”: er-gere la giustizia riparativa, all’interno del sistema penale, in chiave di paradigma generale di intervento. Allo scopo di propiziare l’utilizzo di percorsi riparativi – in primis, la mediazione –, risulta prezioso met-terli in moto sin dalle prime battute del procedimento penale. L’opzione, però, sembra cauta. Non si tratta, invero, di introdurre una inedita causa di archiviazione “meritata”, come aveva suggerito, più co-raggiosamente, la Commissione Lattanzi, bensì di ridisegnare istituti preesistenti a vocazione “riparativa”, potenziando al massimo grado le loro chances operative

    In tema di In(applicabilità) dell'art. 131-bis c.p. nel procedimento penale dinanzi al giudice di pace.

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    Commento alla pronuncia della Corte costituzionale, 16 maggio 2019, n. 120, in tema di in(applicabilità) dell’art. 131-bis c.p. nel procedimento penale dinanzi al giudice di pac
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