Quattro variazioni sul tema "contratto, impresa e società nel pensiero di Carlo Angelici"

This essay takes Carlo Angelici’s body of work, and especially his new book, La società per azioni- Principi e problemi, in Trattato di diritto civile e commerciale, Giuffrè, Milano, 2012, as a point of departure to discuss the relationship between corporation law and the contract model. Angelici’s main thesis is that the model of contract is not able to frame and explain the specific discipline of the corporation. While I find Angelici’s motivation very well designed and acutely argued, I find his characterisation of the corporation as a non-contractual institution ultimately unconvincing. My thesis is that the author uses a too narrow notion of contract, essentially the short-term contract fit for discrete transactions. I mantain instead that the evolution of the social division of labor has led to the emergence of new models of contract well suited to frame even the phenomena governed by corporation law

Due visioni della responsabilità sociale dell'impresa, con una applicazione alla società benefit

Il lavoro analizza due diverse concezioni della CSR e tenta una applicazione all'istituto della societ\ue0 benefit.The paper analyzes two different conceptions of CSR and attempts an application to the benefit corporation

Logica dello scambio e contrattualità : la società per azioni di fronte alla cirisi

The paper maintains that \u201ccontractualism\u201d still provides the best conceptual pattern in which company law can be framed. \u201cContractualism\u201d does not imply any special protec- tion of the shareholders\u2019 interest, not even the absence of rules, mandatory ones included. \u201cContractualism\u201d implies instead that company law ought to be interpreted as a means to facilitate the conclusion of contracts (among investors, managers, creditors, etc.), to balance the interests of the contracting parties, to protect third parties from negative externalities. This conceptual model offers an interpretation of current Italian and European law, better than the one offered by competing models as institutionalism (strong or weak) or system theory. Even the legal aspects of the events that led to the financial crisis can be explained by the \u201cFaustian bargain\u201d between investors and managers, better than in any other way. Some difficulties presently faced by the same contractarian model are finally illustrated

Different policies for corporate creditor protection

Rules on corporate creditor protection are asymmetric rules. Rules which could increase the welfare of one class of creditors could at the same time reduce the welfare of another class. Different classes of creditors often coincide with different social groups (unskilled workers, small trade creditors, etc.). As we do not have an universally accepted social welfare function, the results of the comparisons between gains and losses caused by each rule are, in terms of overall welfare (efficiency), indeterminate. In conclusion, the choice of the best system of creditor protection is not a matter of efficiency but of fairness and political judgments. From this viewpoint, many arguments can support the preference for a rule (the net system with its formal test) rather than a more flexible standard

Il progetto teorico dell'analisi economica del diritto antitrust e il suo fallimento

Il progetto teorico dell\u2019analisi economica del diritto antitrust si sviluppa intorno alla possibilit\ue0 di stabilire un parametro univoco e generalmente condiviso in base al quale valutare la correttezza di tutte le decisioni in materia di antitrust. Tale parametro viene costruito a partire dalla nozione di \u201cbenessere complessivo\u201d o, pi\uf9 spesso, da quella di \u201cbenessere dei consumatori\u201d. La massimizzazione dell\u2019una o dell\u2019altra grandezza viene presentata come l\u2019obiettivo unico e assorbente del diritto antitrust, in grado di fornire criteri di scelta oggettivi, privi di ogni connotazione politica, che sembrano non richiedere alcun tipo di giudizio di valore. L\u2019articolo sostiene che questa impostazione, oltre ad esporsi alle ben note critiche relative alla illegittimit\ue0 dell\u2019operazione con cui viene aggregato il benessere di individui diversi, fallisce anche il suo obiettivo di liberare il diritto antitrust da valutazioni politiche e da giudizi di valore. Questo obiettivo pu\uf2 essere raggiunto, forse, in una prospettiva puramente statica in cui la massimizzazione del benessere coincide con l\u2019ottimale allocazione delle risorse esistenti. La necessit\ue0 di riconoscere, come oggi generalmente avviene, l\u2019importanza dei profili dinamici della concorrenza distrugge in radice la possibilit\ue0 di un giudizio neutrale di massimizzazione. Ogni investimento dinamico implica infatti un sacrificio sul piano statico e non esiste nessuna possibilit\ue0 di una seria comparazione tra i costi e i benefici di ogni singola scelta. Le decisioni al riguardo vengono cos\uec a dipendere da una valutazione comparativa tra gli interessi dei soggetti avvantaggiati e svantaggiati dall\u2019investimento in innovazione, e da un giudizio politico sull\u2019auspicabilit\ue0 di quest\u2019 ultima