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    A Giant Gastric Hyperplastic Polyp in Non-Familial Juvenile Polyposis of the Stomach: A Case Report

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    Juvenile Polyposis Syndrome (JPS) is a rare genetic disorder characterized by juvenile polyps of the gastrointestinal tract, which may also occur in people with no family history of the disorder. It usually involves the colorectum and more rarely the stomach. Juvenile polyps can vary in size from a few millimeters to over 5cm, and, although they have microscopically specific characteristics, the distinction between them and inflammatory polyps is often difficult. Here we present a case of 41 year old woman with no family history of polyposis who underwent esophagogastroduodenoscopy (EGDS) because of anemia that showed a huge and extensive gastric lesion (10 cm in diameter) and other small polyps scattered through the stomach lumen and duodenum. The histology report revealed the big lesion and the polyps were hyperplastic polyps with infiltration of inflammatory cells. Due to clinical history and EGDS findings, the patient underwent a pylorus-preserving gastrectomy, and to define a final diagnosis genetic test was performed and showed mutation in the SMAD4 gene. Thus non-familial juvenile polyposis of the stomach was diagnosed. An original feature of the current case was the rare finding of huge hyperplastic gastric polyp in a woman with rare non-familial JPS of the stomach. In fact, to our best knowledge this is the first report describing a so giant gastric polyp in JPS of the stomach in an adult woman. Furthermore, our report suggests that it is noteworthy to consider JP as differential diagnosis in patients with non-familial polyposis, anemia or hypoproteinemia and polyps histologically diagnosed as hyperplastic and performing genetic testing for confirming diagnosis and helping in the timely and appropriate management

    Sindrome metabolica, mild cognitive impairment e progressione verso la demenza

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    Scopo. La Sindrome Metabolica (MetS), un cluster di ben noti fattori di rischio vascolari, è stata associata negli ultimi anni non solo a patologie di interesse cardiovascolare ma anche a declino cognitivo e demenza 1. In questo studio, abbiamo analizzato il rischio di insorgenza di mild cognitive impairment (MCI) e della sua progressione verso la demenza in presenza di MetS e delle sue singole componenti, in uno studio prospettico population- based. Materiali e metodi. Da un campione population-based di 5632 soggetti di età compresa tra i 65 e gli 84 anni dell’Italian Longitudinal Study on Aging (ILSA), sono stati analizzati 2097 pazienti in un follow-up di 3.5 anni. La MetS è stata definita in base ai criteri del Third Report of the National Cholesterol Education Program (NCEP-ATP III). I casi di malattia coronarica (CAD), ipertensione arteriosa, diabete mellito tipo II e stroke sono stati identificati con uno screening a due fasi. MCI, Demenza, Demenza di Alzheimer (AD) e Demenza Vascolare (VaD) sono stati diagnosticati sulla base degli attuali criteri 2 3. Risultati. Tra i pazienti con MCI quelli affetti da MetS (N° 49) avevano un più alto rischio di progressione verso la demenza (HR, 4,40; 95% CI, 1,30-14,82) rispetto a coloro che non presentavano la MetS (N° 72). Dopo aver eseguito un’analisi multivariata, tale rischio nel primo gruppo di pazienti risultava circa il doppio (HR corretto, 8,15, 95% CI 1,16-57,51). Infine, tra i soggetti che al baseline non presentavano alcuna compromissione cognitiva, nessuna differenza significativa nel rischio di sviluppare MCI è emersa tra i pazienti affetti (N°=608) e non affetti (N°=837) da MetS. Nei pazienti con MCI, fra le cinque componenti della MetS, l’ipertrigliceridemia, la circonferenza addominale e l’ipertensione hanno mostrato un rischio più alto di progressione verso la demenza. Conclusioni. La presenza della MetS nei pazienti con MCI è predittiva in maniera indipendente di un aumentato rischio di progressione verso la demenza

    Polimorfismi del gene della Glutatione S-Trasferasi Omega-1: analisi del linkage disequilibrium fra i polimorfismi Ala140Asp e Glu155Glu dell’esone 4 e interazione con l’ApoE in una popolazione pugliese

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    Introduzione. Il gene della Glutatione S-Trasferasi Omega-1 (GSTO1) nell’uomo è localizzato sul braccio lungo del cromosoma 10 (10q25.1).Ha un polimorfismo C A in posizione 419 dell’esone 4, che determina una mutazione Ala Asp in posizione 140 della proteina (Ala140Asp), oltre a una delezione trinucleotidica all’estremità 3’ dell’esone 4 (Glu155DeltaGlu). Il polimorfismo Ala140Asp è stato associato ad una ridotta attività di protezione della GSTO1 nei confronti dello stress ossidativo cellulare. Diversi studi condotti su popolazioni europee e asiatiche che avevano lo scopo di verificare la presenza di un’associazione fra i polimorfismi della GSTO1 e il rischio di insorgenza di malattia di Alzheimer (Alzheimer’s Disease, AD), hanno prodotto risultati contrastanti, che vanno dalla completa mancanza di associazione con i polimorfismi della GSTO1, al rischio di insorgenza di AD in età tardiva, all’associazione con il polimorfismo Asp/Asp, che è responsabile di una insorgenza più precoce (circa 3 anni) di AD. Scopo dello studio. Scopo dello studio è stato valutare la presenza di un’associazione fra i polimorfismi Ala140Asp e Glu155DeltaGlu della GSTO1 e il rischio di insorgenza di AD, quindi valutare la presenza di Linkage Disequilibrium (LD) fra i polimorfismi Ala140Asp e Glu155DeltaGlu dell’esone 4 della GSTO1. È stata infine valutata la possibile interazione con gli alleli dell’Apolipoproteina E (APOE), in una popolazione pugliese. Materiali e metodi. Sono stati studiati 260 soggetti pugliesi, di cui 103 affetti da AD (41 maschi e 62 femmine, età media all’esordio 71±10 anni). Il gruppo di controllo di 157 soggetti (78 maschi e 79 femmine, età media 71±16 anni) era costituito da volontari sani osservati fra il giugno 2007 e aprile 2008. A tutti i soggetti sono stati prelevati 2 cc circa di sangue da cui è stato estratto il DNA per l’analisi del genotipo dell’APOE e dei polimorfismi Ala/Asp e Glu155DeltaGlu della GSTO1. L’analisi dei polimorfismi della GSTO1 e del polimorfismo dell’APOE è stata eseguita mediante Real-Time PCR – Fluorescence Resonance Energy Transfer (FRET) system – su Light Cycler (Roche, Mannheim Germany) e successiva analisi delle curve di melting. E' stata eseguita un’analisi mediante test del chi-quadrato di Pearson per valutare la presenza di eventuali differenze fra le frequenze alleliche dei polimorfismi Ala/Asp e Glu155DeltaGlu della GSTO1 nei dementi rispetto ai controlli. E' stata inoltre eseguito il calcolo del Lrtest per valutare la presenza di LD fra i polimorfismi Ala140Asp e Glu155DeltaGlu dell’esone 4 della GSTO1. Risultati. È stata osservata una differenza statisticamente significative fra pazienti e controlli sia per la distribuzione del polimorfismo Ala140Asp (Asp/Asp vs Ala/Asp e Ala/Ala: Pearson chi-quadrato=16.32, df=1, p<0.001; Ala/Asp vs Asp/Asp e Ala/Ala: Pearson chi-quadrato=9.38, df=1, p=0.003; Ala/Ala vs Ala/Asp e Asp/Asp: Pearson chi-quadrato=26.58, df=1, p<0.001), che per la distribuzione allelica, ovvero è stata rilevata una sovra-rappresentazione statisticamente significativa dell’allele Asp Vs allele Ala dell’esone 4 della GSTO1 (Ala vs Asp: Pearson chi-quadrato=37.61, df=1, p<0.001). I soggetti portatori di almeno una copia dell’allele Asp presentano un rischio di AD maggiore (O.R.=5.17, I.C.95%=3.26-8.21, Exact p-value<0.001), mentre la presenza dell’allele Ala sembra rappresenti un fattore di protezione dall’insorgenza di AD (O.R.=0.19, I.C.95%=0.12-0.31, Exact p-value<0.001). È stata anche rilevata una diminuzione del rischio di AD dall’interazione dell’allele Ala con l’allele epsilon 2 dell’ApoE (O.R.=0.26 I.C.95%=0.65-0.79, Exact p-value=0.01), e rispettivamente un aumento del rischio di AD dall’interazione dell’allele Asp con l’allele epsilon 4 dell’ApoE (O.R.=9.39 I.C.95%=1.12-433.18, Exact p-value= 0.02). L’analisi delle frequenze dei genotipi e delle frequenze alleliche del Glu155DeltaGlu non ha mostrato differenze statisticamente significative fra dementi e controlli (frequenze dei polimorfismi: Pearson chi-quadrato=1.04, d.f.=2, p=0.6; frequenze alleliche: Pearson chi-quadrato=1.02, d.f.=1, p=0.34). Il calcolo del Lrtest non ha messo in evidenza la presenza di LD fra i polimorfismi Ala140Asp e Glu155deltaGlu dell’esone 4 della GSTO1 (Lrtest= 0.51, df=1, p=0.47). Conclusioni. Il nostro studio ha messo in evidenza un’elevata frequenza dell’allele Asp dell’esone 4 della GSTO1 nei dementi rispetto ai controlli, oltre a un’interessante interazione con l’APOE. Questo risultato può essere spiegato dal presupposto che la presenza dell’allele Asp è stato associato ad una ridotta attività antiossidante della GSTO1 in vitro e quindi ad una ridotta attività di protezione verso lo stress ossidativo, mentre la presenza dell’allele epsilon4 è stata associata ad un’aumentata perossidazione lipidica della parete cellulare, con conseguente morte del neurone. In definitiva il risultato del nostro studio, sebbene ottenuto da una casistica esigua, presenta un’interessante indicazione per ulteriori approfondimenti sul ruolo causale della GSTO1 e dell’interazione con l’APOE nella patogenesi dell’AD

    Dietary intake of unsaturated fatty acids, age-related cognitive decline, and survival. the Italian Longitudinal Study on Aging.

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    Objective:There is evidence from a population-based study of an inverse relationship between monounsaturated fatty acids (MUFA) energy intake and age-related cognitive decline (ARCD), while high polyunsaturated fatty acids (PUFA) intake was positively associated with cognitive impairment in elderly subjects. After a median follow-up of 8.5 years, we investigated the possible role of MUFA and PUFA in protecting against age-related cognitive changes and all-cause mortality. Design:Randomized, cohort study with a median period of 8.5-year follow-up. Materials and Methods: The subjects were 278, 186, and 95 nondemented elderly subjects (65-84 years) evaluated at the 1st (1992-1993), 2nd (1995-1996), and 3rd survey (2000-2001), respectively, from the randomized cohort of Casamassima, Bari, Italy (n=704), one of the eight centers of the Italian Longitudinal Study on Aging (ILSA). A standardized test assessing global cognitive functions (Mental State Examination, MMSE) and a semi-quantitative food frequency questionnaire evaluating macronutrient energy intakes were performed. Analyses were by Random-effects regression models. Results:The average predicted MMSE scores rose between T0 and T3.5 (by 1.19 at any given age and education categories), then it decreased between T3.5 and T8.5 (by 3.20) associated to PUFA intake >220 kJ/die, while the average predicted MMSE scores rose between T0 and T3.5 (by 1.16) then it decreased between T3.5 and T8.5 (by 1.90) associated to MUFA intake > 2000 kJ/die. Although average predicted MMSE performance associated to high MUFA and PUFA intakes showed a negative trend over time, they resulted significantly better than those associated to low MUFA and PUFA intakes. Finally survival analysis showed a protective role of MUFA intake >1600 kJ/die compared to 1600 kJ/die MUFA intake increased survival; no effect about PUFA intake was found. These findings confirm that in the Mediterranean region, where large amounts of olive oil are consumed with high intakes of MUFA, rates of coronary artery disease and total mortality are low. Furthermore, a recent study suggested an inverse association of MUFA and a positive association of PUFA with the risk of breast cancer, while a MUFA but not a PUFA diet, along with a slight reduction in SFA intake, markedly lowers daily antihypertensive dosage requirement, and olive oil may have a protective effect on the development of colorectal cancer. Although these promising findings, further investigations are needed in larger samples of elderly subjects to determine the role of unsaturated fatty acids intake in protecting against ARCD in relation to other environmental and genetic factors
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