6 research outputs found

    Neonatal hypoxic-ischemic encephalopathy after acute carbon monoxide intoxication during pregnancy. A case report and brief review of the literature

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    Carbon monoxide (CO) poisoning during pregnancy is a rare occurrence, associated with high maternal and fetal mortality rates. As CO can cross the placenta, leading to intrauterine hypoxia, CO intoxication can result in neurological sequelae and neurologic complications in fetuses who survive. We report a case of a preterm newborn acutely exposed to CO in-utero and delivered by emergent cesarean section at the 31st week of gestation due to the severe burns suffered by the mother following an indoor boiler explosion. As CO has serious adverse effects both on the mother and fetus, it is important to recognize and treat poisoning in a timely manner. Despite maternal blood CO levels, CO intoxication at critical stage of central nervous system development can lead to hypoxic-ischemic lesions, thus interdisciplinary care and follow up for these patients are mandatory

    La procalcitonina nelle prime 72 ore di vita: quale significato attribuirle? Studio prospettico su una popolazione di neonati pretermine VLBW della U.O. di Neonatologia di Pisa

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    Background: le sepsi rappresentano ancora oggi una delle cause più importanti di morbilità e mortalità nel periodo neonatale, soprattutto nei neonati pretermine. Le forme che esordiscono nella prime 72 ore di vita vengono definite precoci e insorgono a seguito di una trasmissione verticale madre-neonato. La diagnosi è resa difficoltosa dalla presenza di segni e sintomi subdoli ed aspecifici e dall’assenza di test chimico-clinici sufficientemente accurati. Ad oggi il gold standard diagnostico è rappresentato dall’emocoltura, ma questa, oltre a presentare bassa sensibilità, può necessitare fino a 48-72 ore per positivizzarsi. Negli ultimi anni pertanto sono stati compiuti molti sforzi per individuare marker diagnostici precoci, sensibili e specifici. Tra questi particolare attenzione è stata rivolta verso la procalcitonina. Essa, pur presentando un fisiologico innalzamento nelle prime ore di vita, sembra essere un potenziale ed utile biomarker di sepsi neonatale precoce, ma gli studi in letteratura risultano a tutt’oggi contraddittori. Obiettivi: lo scopo della tesi è stato quello di valutare l’accuratezza diagnostica della PCT nel predire la presenza di sepsi neonatale precoce ed il suo potenziale utilizzo nel monitoraggio della risposta alla terapia antibiotica empirica. Altro obiettivo è stato quello di creare dei range di riferimento della PCT nelle prime 72 ore di vita in neonati pretermine non infetti. Metodi: nel periodo compreso tra novembre 2015 ed aprile 2016 sono stati arruolati neonati con età gestazionale ≤ 32 settimane + 6 giorni o peso neonatale ≤ 1500 grammi degenti presso la U.O. di Neonatologia di Pisa e ne sono stati valutati i livelli ematici di PCT alla nascita ed ogni 24 ore fino alla terza giornata di vita. Tutti i pazienti, secondo il protocollo assistenziale in atto nel nostro reparto, sono stati sottoposti a terapia antibiotica empirica dalla nascita, con sospensione dopo le 72 ore in caso di esclusione di sepsi. È stato inoltre associato il dosaggio della PCR e sono state registrate altre variabili materne e neonatali. I pazienti arruolabili sono stati inoltre classificati in settici e non settici in accordo con le definizioni internazionali di sepsi. Risultati: sono stati arruolati 40 pazienti di cui 6 sono risultati settici e 34 non settici. I due gruppi sono risultati omogenei in termini di età gestazionale, peso e sesso. Dall’analisi dei dati è risultata una differenza statisticamente significativa dei valori di PCT in particolare a 24 ore tra neonati settici e non (picco 109,24 ± 97,15 ng/ml vs 7,19 ± 11,43 ng/ml; p < 0,001). Dal confronto dell’andamento dei valori di PCR e PCT nei pazienti settici è emersa inoltre una maggiore accuratezza diagnostica della PCT fin dalla nascita, con sensibilità e specificità a 24 ore rispettivamente del 100% e 91,2% per la PCT contro 100% e 65% per la PCR. La PCT si è inoltre dimostrata un utile indice di risposta terapeutica mostrando, nei neonati settici, un calo precoce dei valori già a 48 ore di vita a differenza della PCR che, in alcuni pazienti, risultava ancora in aumento. Le altre variabili prese in considerazione, tra cui anche la gravità delle condizioni cliniche, non sembrano avere alcuna influenza sui livelli di PCT, rendendo tale marker altamente specifico. Conclusioni: in assenza di biomarker in grado di identificare il 100% dei neonati con sepsi precoce la PCT risulta essere al momento l’indice più attendibile e potrebbe essere di aiuto nel decidere di interrompere precocemente la terapia empirica antimicrobica. Questo eviterebbe un utilizzo impropriamente protratto degli antibiotici iniziati alla nascita in tutti i neonati pretermine, contribuendo a ridurre mortalità e morbilità neonatali, nonché sviluppo di farmaco-resistenze e spesa sanitaria

    Kangaroo Mother Care: quattro anni di esperienza pisana in neonati pretermine very low birth weight e dati preliminari sugli effetti endocrino-metabolici

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    Recenti review documentano che la Kangaroo Mother Care (KMC), contatto pelle a pelle madre - neonato nella posizione canguro, praticata a neonato stabilizzato, anche in modo discontinuo o tardivo, non produce effetti negativi rilevanti a breve o a lungo termine e, rispetto alle normali cure assistenziali, non è stata rilevata differenza significativa in termini di sopravvivenza ed accrescimento staturo - ponderale, ma anzi si associa ad una riduzione di outcomes avversi clinicamente importanti quali le infezioni nosocomiali, patologie broncopolmonari, enterocolite necrotizzante. La KMC riduce il rischio di ipotermia e le risposte fisiologiche agli stimoli dolorosi acuti di bassa intensità, diminuisce gli indici di stress ed il numero di emotrasfusioni, aumenta il legame tra madre e bambino promuovendo l’allattamento al seno ed inoltre crea una ripercussione endocrino - metabolica che facilita lo sviluppo neuromotorio favorendo la postura in flessione, la torsione del tronco e il controllo del capo. Dalla revisione critica della maggior parte dei trial emerge un'evidente carenza metodologica, la mancanza a tutt’oggi di un protocollo standard internazionale di riferimento e la necessità di ulteriori studi per accertare compiutamente le potenzialità di questo metodo sia in termini di benefici clinici che socio-economici. Nel 2006 nell’Unità Operativa di Neonatologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana è iniziato un programma di KMC in neonati pretermine e di basso peso alla nascita stabilizzati; un’analisi retrospettiva condotta dal 2006 al 2009 su 213 pazienti VLBW, di cui 91 sottoposti a metodo marsupio, ne sottolinea ulteriormente l’efficacia e la sicurezza. E’ infatti emerso che la KMC è quantomeno equivalente alle cure convenzionali in termini di sicurezza, protezione termica, morbilità, necessità di trasfusioni, sviluppo neurocomportamentale e psicosomatico, e presenta l’indiscutibile vantaggio di facilitare l’allattamento al seno e di promuovere più precocemente l’umanizzazione delle cure neonatali ed il miglioramento del bonding materno - infantile. Nessun exitus si è verificato nel periodo di osservazione. I benefici clinici rilevati dall’introduzione del metodo marsupio per neonati pretermine nella nostra Unità di Neonatologia e l’esperienza acquisita che garantiva il pieno rispetto del programma applicativo, hanno portato, nel novembre 2009, all’inizio di un protocollo di ricerca prospettico, finalizzato ad esplorare i meccanismi endocrino-metabolici alla base dei positivi effetti clinici registrati nei neonati. I risultati preliminari del dosaggio di alcuni parametri (cortisolemia, IGFBP3, IGF1, TSH e fT4) in una coorte di 10 neonati, mostrano significative differenze relativamente alla cortisolemia (t=-2,496; p=0,022) e documentano come il contatto pelle a pelle determini favorevoli ripercussioni neuroendocrine e sull’incremento ponderale (t=1,354; p=0,02)

    Timing of Symptoms of Early-Onset Sepsis after Intrapartum Antibiotic Prophylaxis: Can It Inform the Neonatal Management?

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    The effectiveness of “inadequate” intrapartum antibiotic prophylaxis (IAP administered E. coli culture-confirmed EOS cases. IAP was defined “active” when the pathogen yielded in cultures was susceptible. We identified 263 EOS cases (GBS = 191; E. coli = 72). Among GBS EOS, 25% had received IAP (always active when beta-lactams were administered). Most IAP-exposed neonates with GBS were symptomatic at birth (67%) or remained asymptomatic (25%), regardless of IAP duration. Among E. coli EOS, 60% were IAP-exposed. However, IAP was active in only 8% of cases, and these newborns remained asymptomatic or presented with symptoms prior to 6 h of life. In contrast, most newborns exposed to an “inactive” IAP (52%) developed symptoms from 1 to >48 h of life. The key element to define IAP “adequate” seems the pathogen’s antimicrobial susceptibility rather than its duration. Newborns exposed to an active antimicrobial (as frequently occurs with GBS infections), who remain asymptomatic in the first 6 h of life, are likely uninfected. Because E. coli isolates are often unsusceptible to beta-lactam antibiotics, IAP-exposed neonates frequently develop symptoms of EOS after birth, up to 48 h of life and beyond

    Lumbar Puncture and Meningitis in Infants with Proven Early- or Late-Onset Sepsis: An Italian Prospective Multicenter Observational Study

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    Background: To evaluate the rates of lumbar puncture (LP) in infants with culture-proven sepsis. Study design: We prospectively enrolled 400 infants with early- or late-onset sepsis due to Group B streptococcus (GBS) or Eschericha coli, diagnosed within 90 days of life. Rates of LP and potential variables associated with LP performance were evaluated. Moreover, cerebrospinal fluid (CSF) characteristics and results of the molecular analysis were investigated. Results: LP was performed in 228/400 (57.0%) infants; 123/228 LPs (53.9%) were performed after antibiotic initiation, hampering the ability to identify the pathogen in the CSF culture. However, polymerase chain reaction increased the probability of positive results of CSF analysis compared to microbiological culture (28/79, 35.4% vs. 14/79, 17.7%, p = 0.001). Severe clinical presentation and GBS infection were associated with higher LP rates. The rate of meningitis was 28.5% (65/228). Conclusions: Rates of LP are low in culture-proven neonatal sepsis and antibiotics are frequently given before LP is carried out. Thus meningitis may be underestimated, and the chances of giving an effective therapy to the newborn are reduced. LP should be performed before the start of antibiotics when there is a clinical suspicion of infection
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