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    L’ATTIVITÀ DELL’ORTO BOTANICO DI PALERMO E DELLE STRUTTURE COLLEGATE PER LA CONSERVAZIONE DEGLI ANTICHI FRUTTIFERI DELLA SICILIA

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    B6 = L’ATTIVITÀ DELL’ORTO BOTANICO DI PALERMO E DELLE STRUTTURE COLLEGATE PER LA CONSERVAZIONE DEGLI ANTICHI FRUTTIFERI DELLA SICILIA P. MARINO1, M. GERACI2, D. CRISÀ2, F. M. RAIMONDO1, R. SCHICCHI1 1Dipartimento di Biologia ambientale e Biodiversità dell’Università, Via Archirafi, 38 - 90123 Palermo. [email protected] 2Ente Parco dei Nebrodi, Piazza Duomo – 98076 Sant’Agata di Militello, Messina L’attività di individuazione, valutazione e raccolta del germoplasma delle specie arboree da frutto di prevalente interesse negli agrosistemi tradizionali della Sicilia, iniziata nel 2005 (Schicchi et al., 2008a; Schicchi et al., 2008b) si protrae ancora oggi attraverso azioni volte alla conservazione ed alla diffusione delle risorse genetiche vegetali a rischio di erosione, tramite l’adesione ad iniziative a carattere pubblico previste dal PSR Sicilia 2007/2013 Reg. CE 1698/2005 Misura 214/2 - Azione A: Preservazione della biodiversità. Al riguardo, l’Orto botanico di Palermo ha promosso tre progetti attivando collaborazioni con Enti di ricerca, Enti locali e territoriali. L’attività, finalizzata alla costituzione di un network regionale per la conservazione e diffusione della biodiversità degli antichi fruttiferi, si articola in più fasi: a) individuazione, raccolta e caratterizzazione di ecotipi e varietà; b) realizzazione di centri, ex situ, per la conservazione, caratterizzazione, propagazione e utilizzazione del germoplasma agrario, in vivo e in vitro; c) allestimento dei campi collezione; d) realizzazione di centri per la produzione di piante madri; e) attività di diffusione sul territorio; f) predisposizione e implementazione di reti e azioni di accompagnamento. Per il raggiungimento dei suddetti obiettivi sono stati presentati e ammessi a finanziamento tre progetti. Il primo progetto (CenBioS), attivato dal Dipartimento di Biologia ambientale e Biodiversità dell’Università di Palermo, prende in considerazione il germoplasma del ciliegio (Prunus avium L.), melo (Malus domestica Bork.), pero (Pyrus communis L.) e fico (Ficus carica L.) a rischio di erosione genetica, di cui si propone la conservazione nell’ambito di due distinti campi collezione e la realizzazione di un campo di piante madri da realizzare rispettivamente a Montagnareale (Messina) e Cammarata (Agrigento). Il secondo progetto (MadBioS), di cui è soggetto proponente il Consorzio Universitario della Provincia di Palermo, prevede la realizzazione di tre distinti campi collezione. Il primo, nell’agro di Pollina (Palermo), ospiterà il germoplasma delle antiche cultivar di frassini da manna afferenti a Fraxinus angustifolia Vahl e Fraxinus ornus L.; il secondo, nel territorio di Isnello, ospiterà le cultivar locali di pero e melo; il terzo, da realizzare presso l’azienda dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente di Castelbuono (Palermo), riguarda diverse cultivar di albicocco (Prunus armeniaca L.), pesco [Prunus persica (L.) Batsch] e susino (Prunus domestica L.) presenti nell’area delle Madonie. Il terzo progetto, di cui è capofila l’Ente Parco dei Nebrodi, prevede l’implementazione dell’attuale “Banca vivente del germoplasma vegetale dei Nebrodi” attraverso l’allestimento e il potenziamento di campi collezione e di piante madri nella sede di Ucria (Messina) e presso l’Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente di Caronia (Messina). Tali campi ospiteranno le cultivar tradizionali e antiche dell’area nebroidea di melo, albicocco, pesco, susino e pero. Nel complesso, oltre all’accertamento della corrispondenza varietale e delle condizioni fitosanitarie di oltre 150 etnovarietà, è prevista la caratterizzazione pomologica e genetica e la propagazione delle stesse nel territorio regionale, nell’ambito delle aziende agricole che aderiscono alla Misura 214/2 az. B del PSR. Schicchi R., Marino P. & Raimondo F.M., 2008. Individuazione, valutazione e raccolta del germoplasma delle specie arboree da frutto di prevalente interesse negli agrosistemi tradizionali della Sicilia. Collana Sicilia Foreste, Palermo. Schicchi R., Marino P., Saporito L., Di Noto G. & Raimondo F.M., 2008. Catalogo pomologico degli Antichi fruttiferi di Sicilia. Università di Palermo, Dip. Scienze Botaniche, Palermo

    Intracranial Dural Arteriovenous Fistulas: The Sinus and Non-Sinus Concept

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    AbstractIntroduction: Dural arteriovenous fistulas (dAVFs) account for 10–15% of all intracranial arteriovenous lesions. Different classification strategies have been proposed in the course of the years. None of them seems to guide the treatment strategy. Objective: We expose the experience of the vascular group at Niguarda Hospital and we propose a very practical classification method based on the location of the shunt. We divide dAVF in sinus and non-sinus in order to simplify our daily practice, as this classification method is simply based on the involvement of the sinuses. Material and Methods: 477 intracranial dural arteriovenous fistulas have been treated. 376 underwent endovascular treatment and 101 underwent surgical treatment. Cavernous sinus DAVFs and Galen ampulla malformations have been excluded from this series as they represent a different pathology per se. 376 dAVFs treated by endovascular approach: 180 were sinus and 179 were non-sinus. 101 dAVFs treated with surgical approach: 15 were sinus and 86 were non-sinus. Discussion: Of the 477 intracranial dAVF the recorded mortality and severe disability was 3% and morbidity less than 4%. All patients underwent a postoperative DSA with nearly 100% of complete occlusion of the fistula. At a mean follow-up of 5 years in one case there was a non-sinus fistula recurrence, due to the presence of a partial clipping of "piè" of the vein. Conclusions: The sinus and non-sinus concept has guided our institution for years and has led to good clinical results. This paper intends to share this practical classification with the neurosurgical community

    ITACA. A new validated international erythropoietic stimulating agent-response score that further refines the predictive power of previous scoring systems

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    Background: In ‘real-life’, the Nordic score guides Erythropoietic stimulating agent (ESA) use in lower-risk myelodysplastic syndrome (MDS) with predicted response rates of 25% or 74%. As new treatments emerge, a more discriminating score is needed. Objectives: To validate existing ESA predictive scores and develop a new score that identifies non-responders. Methods: ESA-treated patients were identified in 3 MDS registries in Italy and Canada (FISM 555, GROM 233, and MDS-CAN 208). Clinical and disease-related variables were captured. Nordic, MDS-CAN, and IPSS-R-based ESA scores were calculated and documented ESA responses compared. Results: 996 ESA-treated patients were identified. Overall response rate (ORR) was 59%. The database was randomly divided into balanced derivation (n = 463) and validation (n = 462) cohorts. By multivariate analysis, transfusion independence, erythropoietin (EPO) level <100 IU/L, and IPSS low-risk were independently predictive of response. Assigning a score of 1 to each resulted in a scoring system of 0-3 with response rates of 23%, 43%, 67%, and 85%. ORR was concordant in the validation cohort. The ‘ITACA’ score had the highest discriminating power of response. Conclusion: ITACA is an internally-validated predictive SS of ESA response in real-life ‘good risk’ MDS patients derived from a large international dataset that surpasses others. The incorporation of biologic markers to better identify non-responders is still needed
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