61 research outputs found

    Sex-related penile fracture with complete urethral rupture: A case report and review of the literature

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    OBJECTIVE: To present the management of a patient with partial disruption of both cavernosal bodies and complete urethral rupture and to propose a non-systematic review of literature about complete urethral rupture. MATERIAL AND METHOD - CASE REPORT: A 46 years old man presented to our emergency department after a blunt injury of the penis during sexual intercourse. On physical examination there was subcutaneous hematoma extending over the proximal penile shaft with a dorsal-left sided deviation of the penis and urethral bleeding. Ultrasound investigation showed an hematoma in the ventral shaft of the penis with a discontinuity of the tunica albuginea of the right cavernosal corporum. The patient underwent immediate emergency surgery consisted on evacuation of the hematoma, reparation the partial defect of both two cavernosal bodies and end to end suture of the urethra that resulted completely disrupted. RESULTS: The urethral catheter was removed at the 12-th postoperative day without voiding symptoms after a retrograde urethrography. 6 months postoperatively the patients was evaluated with uroflowmetry demonstrating a max flow rate of 22 ml/s and optimal functional outcomes evaluated with validated questionnaires. 8 months after surgery the patients was evaluated by dynamic magnetic resonance (MRI) of the penis showing only a little curvature on the left side of the penile shaft. CONCLUSION: Penile fracture is an extremely uncommon urologic injury with approximately 1331 reported cases in the literature till the years 2001. To best of our knowledge from 2001 up today, 1839 more cases have been reported, only in 159 of them anterior urethral rupture was associated and in only 22 cases a complete urethral rupture was described. In our opinion, in order to prevent long term complications, in case of clinical suspicion of penile fracture, especially if it is associated to urethral disruption, emergency surgery should be the first choice of treatment

    Annuari Clinici Bolognesi 2009. La Radiologia "Golfieri"

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    La Radiologia Malpighi anche denominata "Golfieri" \ue8 distribuita su due padiglioni, il Padiglione 2 (Sezione Albertoni) e il Padiglione 1 (Sezione Palagi) dopo l'accorpamento avvenuto nel Luglio 2006: a tale U.O. afferiscono reparti clinici con un totale di 681 posti lett

    Atlante anatomico di diagnostica per immagini

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    Questo manuale \ue8 dedicato agli studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia e nasce dall'esperienza didattica congiunta delle scuole radiologiche di Bologna, Modena e Parma

    Complicated pyelonephritis associated with chronic renal stone disease

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    Purpose: This article reviews imaging manifestations of complicated pyelonephritis associated with chronic renal stones disease, in particular xanthogranulomatous pyelonephritis (XGP) and emphysematous pyelonephritis (EPN), as potential mimics of other renal diseases and malignances and provides helpful tips and differentiating features that may alert the radiologist to suspect a diagnosis of infection. Materials and methods: A retrospective review of the records from 6 adult patients (5 females and 1 male, mean age 72,3 years) with diagnosis of XGP associated with chronic nephrolithiasis and 7 adult patients (6 females and 1 male, mean age 59,3 years) with diagnosis of EPN associated with chronic nephrolithiasis from January 2010 to January 2020 was carried out. Computed tomography urography (CTU) with at least an unenhanced scan, and the parenchymal and excretory phases after contrast medium administration performed at our Teaching Hospital were included. When available images related to conventional radiography, ultrasound (US) and magnetic resonance imaging of the same patients, the comparison with CTU images was carried out. Conclusion: A possible diagnosis of XGP or EPN must always be taken into account when a pyelonephritis is associated with untreated kidney stones, especially whenever clinical presentation is atypical, current therapy is not effective and imaging shows features of dubious interpretation. Due to their rarity and atypical presentation, a multidisciplinary approach is required and an expert radiologist represents a key figure in the multidisciplinary team as he can help to differentiate between benign and malignant lesions and thus avoid unnecessary radical surgical procedures

    PERITONEO E ADDOME ACUTO

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    Dalla Prefazione: La Diagnostica per Immagini è oggi al primo posto fra le indagini strumentali indispensabili a supporto della prima diagnosi clinica ed è il filo conduttore del monitoraggio del decorso clinico di diverse patologie. Nei dieci anni intercorsi dalla prima edizione, l’imaging ha subito tumultuose evoluzioni tecnologiche in termini di digitalizzazione delle immagini, con straordinari risultati applicativi, tanto da introdurre nuove metodiche e ridurne l’indicazione o farne scomparire altre. L’acquisizione delle immagini in TC ed RM è divenuta più veloce e i pixel delle immagini digitali più piccoli. Ciò ha consentito nuove applicazioni cliniche quali la cardio-TC, l’entero-TC e la colonscopia virtuale, l’angio-TC di tutti gli apparati fino a livello dei piccoli vasi: quest’ultima ha completamente sostituito l’angiografia convenzionale. I sistemi CAD (Computed Aided Detection) stanno sempre più affiancando la diagnosi radiologica come strumento di seconda lettura in settori quale il torace, la mammografia e la colonscopia virtuale, specie negli esami di screening. Inoltre, la digitalizzazione delle immagini insieme alla diffusione dei sistemi RIS-PACS ha radicalmente mutato l’attività del radiologo, che oggi si svolge su workstation capaci di visualizzare velocemente migliaia di immagini, facilitandone così la lettura, e di eseguire su queste ricostruzioni tridimensionali in tempo reale; per di più essa può essere svolta in sedi distanti. Contemporaneamente, negli ultimi anni si è osservato in tutto il mondo uno smisurato incremento di richieste delle indagini radiologiche, che ha indotto la necessità di strumenti per promuovere l’appropriatezza e l’efficacia degli interventi ed un uso più razionale delle risorse: da qui la nascita di numerose linee guida per le indicazioni alle varie metodiche di imaging e di algoritmi decisionali condivisi dalle varie società scientifiche per le diverse patologie, che devono essere conosciuti. I radiologi in formazione, come anche gli specialisti di altre discipline, debbono dunque rendersi edotti delle numerose problematiche di ordine tecnico- metodologico e interpretativo che emergono nelle applicazioni cliniche delle tante e complesse apparecchiature, con l’imperativo del più razionale e accurato utilizzo di esse. Essi sentono profondamente questo loro dovere ed è infatti molto frequente da parte loro la richiesta di testi che forniscano chiare e complete informazioni sull’ottimale impiego delle varie tecniche d’indagine, specie se trattano nel loro insieme e con criterio d’integrazione tutte le tecniche di diagnostica per immagini. Con questo nostro lavoro abbiamo dunque inteso concorrere a soddisfare tale domanda, proponendoci di fornire ai radiologi un testo di approfondimento ed una guida ragionata nella scelta della tecnica di elezione e di quelle complementari nello studio morfologico e funzionale delle patologie dei diversi apparati e di illustrarne i principali reperti morfologici. Abbiamo cercato di redigere questo testo con modalità e terminologia tali da poterlo rendere anche un manuale di facile consultazione per tutti i medici operanti nel campo della medicina generale e nelle branche specialistiche, che vogliano orientarsi nel complesso settore della diagnostica per immagini, vogliano acquisire le informazioni necessarie per valutare in ciascuna patologia l’utilità delle varie tecniche, desiderino conoscerne le potenzialità e anche i limiti e vogliano rendersi edotti dei risultati che si possono ottenere mediante l’integrazione delle diverse tecniche. Negli ultimi dieci anni si sono inoltre sviluppate la genomica e la proteomica e, per lo studio di questi fenomeni, si sono sviluppate le nanotecnologie (quali i sistemi meccanici di microelettronica, o MEMS), in grado di identificare a livello molecolare le variazioni della composizione dei costituenti del corpo umano e l’imaging molecolare (la micro-PET o tomografia ad emissione di positroni, la micro-SPECT o tomografia ad emissione di un singolo fotone, la micro-TC, la micro-RM, la micro-ecografia e l’optical imaging), alcune delle quali vengono applicate solamente in campo pre-clinico su modelli animali da laboratorio (come l’optical imaging), altre già trovano analoga e routinaria applicazione sia preclinica che clinica. Tali argomenti, che probabilmente troveranno applicazione umana negli anni a venire, sono anch’essi stati oggetto di trattazione. L’opera si compone di due volumi ed è organizzata in cinque parti. La Parte Prima (capitoli 1-3) tratta dei principi fisici delle metodiche computerizzate (TC ed RM) e dei relativi mezzi di contrasto. La Parte Seconda (capitoli 4-26) è dedicata a tutti i settori di applicazione delle metodiche TC ed RM nei diversi distretti anatomici, passando in rassegna tutte le principali patologie d’organo; è la più ampia in quanto in essa è contenuta la maggior parte delle informazioni (dati epidemiologici e anatomopatologici, classificazioni nosologiche, algoritmi diagnostici, classificazioni in stadi della patologia neoplastica, ecc.) che servono anche come riferimento nell’esporre le applicazioni cliniche delle altre tecniche. La Parte Terza (capitoli 27-29) presenta tre metodiche innovative (spettroscopia RM, RM funzionale, ed imaging molecolare). La Parte Quarta (II volume) esamina le applicazioni dell’US nei diversi distretti anatomici. La Parte Quinta (II volume) è dedicata alle applicazioni della Medicina Nucleare. ANTONINO LENTINI, RITA GOLFIER

    Case Report: Testicular Sarcoidosis: The Diagnostic Role of Contrast-Enhanced Ultrasound and Review of the Literature

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    Sarcoidosis is a multisystemic disease histologically characterized by non-caseating epithelioid granulomas and multinucleated giant cells; the etiology is still uncertain, and likely related to a complex interplay between environmental and genetic factors. The genitourinary system is affected in fewer than 0.2% of all clinically diagnosed cases of sarcoidosis and in 5% of those identified in autopsy studies. In this report, we describe a case of a 42–year-old male with one hypoechoic lesion per testis on B-mode evaluation; contrast-enhanced ultrasound (CEUS) on both lesions was carried out. During the early phase, the masses showed a hypovascular appearance as compared to the surrounding testicular tissue, maintaining the hypo-enhancement in the late phase. Tissue biopsy for pathological evaluation confirmed testicular sarcoid involvement, showing non-caseating granulomas. Allowing visualization of testicular microvascularisation, CEUS may play an important role in excluding malignancy, avoiding unnecessary aggressive treatment for benign conditions, such as sarcoidosis. A review of the literature of reported cases since 2004 of sarcoidosis involving the testis is also included

    Contribution of the hepatobiliary phase of Gd-EOB-DTPA-enhanced MRI to Dynamic MRI in the detection of hypovascular small ( 64 2 cm) HCC in cirrhosis. Eur Radiol. 2011 Jun;21(6):1233-42.

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    OBJECTIVE: To prospectively assess the additional value of the hepatobiliary (HB) phase of Gd-EOB-DTPA-MRI in identifying and characterising small ( 64 2 cm) hepatocellular carcinomas (HCCs) undetermined in dynamic phases alone because of their atypical features, according to the AASLD criteria. METHODS: 127 cirrhotic patients were evaluated with Gd-EOB-DTPA-MRI in two sets: unenhanced and dynamic phases; unenhanced, dynamic and HB phases. Sixty-two out of 215 nodules (29%) were atypical in 42 patients (33%). RESULTS: 62 atypical nodules were reported at histology: high-grade dysplastic nodules (HGDN)/early HCC (n = 20), low-grade DN (LGDN) (n = 21), regenerative nodules (n = 17) and nodular regenerative hyperplasia (n = 4). The sensitivity, specificity, accuracy, positive and negative predictive value (PPV, NPV) were increased by the addition of the HB phase: 88.4-99.4%, 88-95%, 88-98.5%, 97-99%, and 65-97.5%, respectively. Twenty atypical nodules were malignant (32%), 19 of which were characterised only during the HB phase. CONCLUSIONS: The HB phase is 11% more sensitive in the classification of HGDN/early HCC than dynamic MRI, with an added value of 32.5% in the NPV. The high incidence (33%) of atypical nodules and their frequent malignancy (32%) suggest the widespread employment of Gd-EOB-DTPA-MRI in the follow-up of small nodules ( 64 2 cm) in cirrhosis
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