34 research outputs found

    Alberto Sartoris e la fotografia: Gli elementi dell’architettura funzionale e le mostre di architettura

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    Italian-Swiss architect and art promoter Alberto Sartoris (1901-1998) was the first to bring to the Italian publishing scene an unusual model of architectural treatise, which had its characteristic traits in a polemical use of the text and in the spectacular nature of the images chosen. Published in 1932, Sartoris’ Gli elementi dell’architettura funzionale highlights an important history and theory of architecture photography. The aim of this paper is to analyze the extensive and constant presence of Sartoris in international exhibitions, debates and conferences developed in Europe since the 1920s in relation with his most important editorial operation

    Il Manifesto di una moderna architettura religiosa. La cappella di montagna di Alberto Sartoris a Lourtier

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    The realization of a sacred space represented a unicum in Alberto Sartoris’ career and, at the same time, it remained closely interrelated to his reflections on the architectural system throughout his long academic and professional activity. In this sense, the events linked to the realization of the Chapelle de Notre-Dame du Bon-Conseil, built in Lourtier, Switzerland, in 1932, were a precious testimony of the coherent application by Sartoris of the constructive and moral principles linked to functional architecture, of which he himself was a tenacious supporter since the early 1930s. After completion, this building was at the center of a fierce controversy, as it was considered scandalous and the architect accused of Bolshevism by the critics of the time. Renouncing most of the theories fiercely supported by Sartoris, this chapel was subject to a radical transformation during the 1950s and 1960s, in search of what has been repeatedly, erroneously defined as mere “architectural embellishment”. The aim of this study is to highlight the activity of Sartoris- architect through the study of the events related to the realization of that Manifesto of modern religious architecture, born in a mountain context, that of Lourtier, not far from the place where Sartoris grew up and lived until his death.La realizzazione dello spazio sacro rappresenta un unicum nella carriera di Alberto Sartoris e, allo stesso tempo, si mantiene strettamente interrelato alle sue riflessioni sull'organismo architettonico durante tutta la sua lunga attività accademica e professionale. In questo senso, le vicende legate alla realizzazione della Chapelle de Notre-Dame du Bon-Conseil, costruita a Lourtier, in Svizzera, nel 1932, sono una preziosa testimonianza della coerente applicazione da parte di Sartoris dei principi costruttivi e morali legati all'architettura funzionale, di cui egli stesso è tenace assertore fin dai primi anni trenta del Novecento. Appena terminato, l’edificio è al centro di una feroce polemica, poiché giudicato scandaloso e accusato di bolscevismo dalla critica dell'epoca.Rinunciando a gran parte delle teorie ferocemente sostenute da Sartoris, la cappella subisce una radicale trasformazione nel corso degli anni cinquanta e sessanta, alla ricerca di quello che è stato più volte erroneamente definito come un mero “abbellimento architettonico”. Lo scopo di questo studio è mettere in evidenza l'attività del Sartoris-progettista attraverso lo studio delle vicende legate alla realizzazione di quel Manifesto dell'architettura religiosa moderna, nato in un contesto montano, quello di Lourtier, non lontano dal luogo in cui Sartoris è cresciuto e ha vissuto fino alla sua mort

    Il valore del borgo: Sewing a small town per la rinascita di Bussolino e Bardassano

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    The third edition of the architecture summer school Sewing a small town. Hilltowns and culture of landscape took place in Gassino Torinese from July 17 to 29, 2017, involved thirteen young participants (architects, and students of architecture) from four Countries (Argentina, Italy, Romania and Poland) and aimed to identify effective design solutions for the enhancement of the two villages of the Municipality of Gassino Torinese, Bussolino and Bardassano. The reuse and the renovation of existing buildings, the creation of new receptive structures and the integration of the urban fabric with the system of empty spaces represented some of the project themes through which the summer school participants explored different possibilities for conscious intervention through the application of contemporary and sustainable architecture and reaching the definition of project proposals as effective and innovative as in line with the local constructive tradition for the touristic enhancement of the two villages. This contribution aims to highlight the results of Sewing a small town, a summer school intended since its first edition as a real laboratory for the production of ideas and scenarios, useful for reflecting on the issues of redesigning small urban hilltowns, with the aim of stimulating a series of reflections on issues related to the progressive abandonment of historic centers. Il valore del borgo: Sewing a small town per la rinascita di Bussolino e Bardassano La terza edizione della scuola estiva internazionale di architettura Sewing a small town. Hilltowns and culture of landscape, svoltasi a Gassino Torinese dal 17 al 29 luglio 2017, ha coinvolto tredici giovani partecipanti (architetti e studenti di architettura) provenienti da quattro Paesi (Argentina, Italia, Romania e Polonia) ed ha avuto come obiettivo l’individuazione di soluzioni progettuali funzionali alla valorizzazione delle due frazioni del Comune di Gassino Torinese, ovvero Bussolino e Bardassano. La riqualificazione e il riutilizzo di alcuni edifici esistenti, la realizzazione di nuove strutture ricettive e l’integrazione fra il tessuto costruito e il sistema dei vuoti hanno rappresentato i principali temi di progetto attraverso i quali i partecipanti della scuola estiva hanno esplorato diverse possibilità di intervento consapevole attraverso l’applicazione di un’architettura contemporanea e sostenibile e giungendo alla definizione di proposte progettuali tanto efficaci ed innovative quanto in linea con la tradizione costruttiva locale per il rilancio turistico delle due località. Il presente contributo intende mettere in luce gli esiti di Sewing a small town, una scuola estiva intesa fin dalla sua prima edizione come un vero e proprio laboratorio di produzione di idee e scenari, utile per riflettere sui temi del ridisegno di piccoli centri urbani collinari, con l’obiettivo di stimolare una serie di riflessioni relative alle problematiche legate al progressivo abbandono dei centri storici.La terza edizione della scuola estiva internazionale di architettura Sewing a small town. Hilltowns and culture of landscape, svoltasi a Gassino Torinese dal 17 al 29 luglio 2017, ha coinvolto tredici giovani partecipanti (architetti e studenti di architettura) provenienti da quattro Paesi (Argentina, Italia, Romania e Polonia) ed ha avuto come obiettivo l’individuazione di soluzioni progettuali funzionali alla valorizzazione delle due frazioni del Comune di Gassino Torinese, ovvero Bussolino e Bardassano. La riqualificazione e il riutilizzo di alcuni edifici esistenti, la realizzazione di nuove strutture ricettive e l’integrazione fra il tessuto costruito e il sistema dei vuoti hanno rappresentato i principali temi di progetto attraverso i quali i partecipanti della scuola estiva hanno esplorato diverse possibilità di intervento consapevole attraverso l’applicazione di un’architettura contemporanea e sostenibile e giungendo alla definizione di proposte progettuali tanto efficaci ed innovative quanto in linea con la tradizione costruttiva locale per il rilancio turistico delle due località. Il presente contributo intende mettere in luce gli esiti di Sewing a small town, una scuola estiva intesa fin dalla sua prima edizione come un vero e proprio laboratorio di produzione di idee e scenari, utile per riflettere sui temi del ridisegno di piccoli centri urbani collinari, con l’obiettivo di stimolare una serie di riflessioni relative alle problematiche legate al progressivo abbandono dei centri storici. The Value of the Hilltown: Sewing a Small town for the Renaissance of Bussolino and BardassanoThe third edition of the architecture summer school Sewing a small town. Hilltowns and culture of landscape took place in Gassino Torinese from July 17 to 29, 2017, involved thirteen young participants (architects, and students of architecture) from four Countries (Argentina, Italy, Romania and Poland) and aimed to identify effective design solutions for the enhancement of the two villages of the Municipality of Gassino Torinese, Bussolino and Bardassano. The reuse and the renovation of existing buildings, the creation of new receptive structures and the integration of the urban fabric with the system of empty spaces represented some of the project themes through which the summer school participants explored different possibilities for conscious intervention through the application of contemporary and sustainable architecture and reaching the definition of project proposals as effective and innovative as in line with the local constructive tradition for the touristic enhancement of the two villages. This contribution aims to highlight the results of Sewing a small town, a summer school intended since its first edition as a real laboratory for the production of ideas and scenarios, useful for reflecting on the issues of redesigning small urban hilltowns, with the aim of stimulating a series of reflections on issues related to the progressive abandonment of historic centers

    Il valore del borgo: Sewing a small town per la rinascita di Bussolino e Bardassano

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    Alberto Sartoris: Gli elementi dell'architettura funzionale. Il libro come strumento per la costruzione della fama (1926-1992).

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    Le vicende legate alla pubblicazione della prima edizione de «Gli elementi dell’architettura funzionale. Sintesi panoramica dell’architettura moderna», opera di Alberto Sartoris pubblicata da Ulrico Hoepli Editore nell’aprile del 1932, si collocano all’interno di quella che Enrico Maria Ferrari ha definito come una «ricerca paziente» di immagini appartenenti ad una specifica tendenza architettonica, generalmente identificata con il termine «razionale». Il processo di costruzione del «primo grande impegno critico» dell’architetto italo-svizzero, sino ad ora non esplorato con l’approccio scientifico derivato dall’analisi di fonti primarie, rivela le ragioni che hanno condotto all’assunzione di tale volume come trattato-manifesto dell’architettura razionale. Se si escludono i saggi ad opera di Giuliano Gresleri e di Enrico Maria Ferrari e le recenti raccolte documentarie a cura di Antoine Baudin, l’analisi del processo di costruzione de Gli elementi, volume di riferimento per intere generazioni di architetti, rimane sino ad oggi un campo pressoché inesplorato in maniera scientifica. Negli ultimi vent’anni la figura di Sartoris è stata oggetto di numerose pubblicazioni celebrative: nonostante questa fortuna critica, i cataloghi e i saggi a lui dedicati sono per lo più riferiti a specifici episodi della sua vita e, solo in rare circostanze, si fondano sullo studio di fonti primarie: nei diciotto anni trascorsi dalla sua morte, la seppur vasta letteratura prodotta sulla sua figura solo in rari casi si è soffermata sull’analisi de Gli elementi e su come questo volume abbia contribuito in maniera sostanziale al processo di costruzione della sua fama. Tali studi, tanto celebrativi quanto poco rigorosi dal punto di vista storiografico, ignorano del tutto i principi di ideazione e le scelte operative che stanno alla base della genesi de Gli elementi. L’obiettivo della Tesi non è, quindi, la sola analisi di un’impresa editoriale che ha avuto una diffusione capillare a livello internazionale: questa ricerca si è posta, sin dagli esordi, l’obiettivo primario di ricostruire vicende inedite volte alla comprensione e all’interpretazione dell’articolato processo di costruzione del volume che ha reso celebre Sartoris in tutto il mondo, oltre che di approfondire le attività mirate all’affermazione di una fama abilmente costruita da egli stesso nell’arco di circa un trentennio, venutasi a creare a seguito di una fitta rete di contatti e di relazioni sociali. In parallelo ad un’attenta analisi filologica delle tre edizioni de Gli elementi (1932, 1935, 1941), la ricerca fa luce, inoltre, sui criteri di selezione e di lavorazione delle diverse immagini delle opere pubblicate all’interno del volume, anche in relazione alle successive imprese editoriali condotte dallo stesso Sartoris e dalla stessa casa editrice milanese: l’Introduzione alla architettura moderna del 1943 e i tre volumi dell’Encyclopédie de l’architecture nouvelle, la cui prima edizione risale al 1948. Con la pubblicazione della prima edizione de Gli elementi, Sartoris si inserisce in un filone editoriale già ampiamente collaudato grazie al successo dei volumi quali, ad esempio, quelli di Walter Gropius del 1925, Ludwig Hilberseimer e Bruno Taut del 1927, André Lurçat del 1929 e Gustav Adolf Platz del 1930: Sartoris fa uso di un modello editoriale di rappresentazione dell’architettura già ampiamente utilizzato all’infuori dell’Italia, dove il testo scritto si rivela per lo più indipendente dalle immagini pubblicate. Inoltre, la fondazione e la diffusione di numerose riviste italiane e straniere quali, ad esempio, Das Neue Frankfurt nel 1926, Domus e La casa bella nel 1928, Rassegna di architettura nel 1929 e L’Architecture d’Aujourd’hui nel 1930, accompagna il successo del nuovo modello editoriale lanciato in Italia da Sartoris, oltre che l’affermarsi di una nuova attitudine di diffondere i principi alla base di una determinata maniera di fare architettura, attraverso un uso sapiente e strumentale dell’immagine, fornendo quindi anche al lettore italiano un vero e proprio repertorio iconografico della produzione architettonica dell’epoca. Le tre edizioni de Gli elementi sono destinate ad occupare, per circa un trentennio, un posto dominante all’interno del vasto panorama delle pubblicazioni che trattano in modo critico l’architettura del periodo. Nonostante non sia configurato come un vero e proprio manuale appartenente alle caratteristiche collezioni editoriali della casa editrice milanese di Hoepli, il volume di Sartoris viene considerato come una sorta di guida per gli innovatori della «nuova architettura» ed un utile strumento per la formazione di future generazioni di studiosi ed architetti. La raccolta sistematica delle recensioni alla prima edizione de Gli elementi pubblicate dal 1932 al 1934, sino ad oggi mai compilata e letta in relazione alla costruzione della fama di Sartoris, ha rivelato l’ampia diffusione ed un non scontato consenso ricevuto dal volume all’epoca della sua uscita. L’interpretazione critica della costruzione de Gli elementi passa anche attraverso la scoperta, il riordino e la catalogazione di una fitta corrispondenza intercorsa tra Sartoris e Ulrico Hoepli a partire dal 1931: i carteggi tra i due rivelano le discussioni e i punti di vista, spesso divergenti, in relazione ai contenuti e alla veste editoriale che il volume avrebbe acquisito. Il successo de Gli elementi e, di conseguenza, la costruzione della fama di Sartoris a livello internazionale sono dovuti quindi anche alla sua cooperazione con Ulrico e, dal 1935, con Carlo Hoepli: anche per questa ragione l’analisi dei documenti, sino ad oggi inesplorati, conservati presso l’Archivio Storico Ulrico Hoepli ha permesso di rivelare le fasi operative fondamentali relative alla pubblicazione delle tre edizioni de Gli elementi. All’interno di tale archivio è presente infatti una ricca corrispondenza che mette in evidenza le principali strategie editoriali operate da Sartoris in accordo con la casa editrice milanese: le lettere, le bozze di stampa e i dettagliati rendiconti economici hanno permesso di ripercorrere e verificare l’intero iter editoriale che ha accompagnato la pubblicazione e la successiva diffusione delle tre edizioni de Gli elementi. Nonostante il volume di Sartoris non abbia mai visto né riedizioni critiche né edizioni in lingua diversa da quella italiana, la pubblicazione di questo libro ha contribuito in maniera preponderante alla costruzione di una fortuna critica e di una notorietà internazionale dell’architetto italo-svizzero, un’immagine indissolubilmente connotata da un rigoroso impegno in campo teorico ed accademico, accompagnata ad una poco nota e non particolarmente consistente attività professionale. La finalità de Gli elementi appare duplice: da una parte vi è la volontà di Sartoris di ricercare per il suo libro un obiettivo strettamente didattico e divulgativo e dall’altra vi sono i suoi intenti, chiaramente auto-promozionali, per vedere accostato il suo nome a quello delle più importanti icone dell’architettura razionale dell’epoca. La fama internazionale di Sartoris è indissolubilmente legata alla moltiplicazione degli scritti in suo onore, a partire proprio dal 1932. Saranno proprio i rapporti personali che lo legano ad intellettuali come Pietro Maria Bardi, Raffaello Giolli o Emilio Pettoruti a favorire importanti pubblicazioni dei suoi studi teorici sulle principali riviste italiane, con una conseguente divulgazione in ambito internazionale. Inoltre, la volontà dell’autore di includere all’interno del suo volume le opere dei cosiddetti «grandi maestri del Novecento» accanto a quelle di architetti e progettisti meno conosciuti, è una ulteriore testimonianza delle finalità puramente auto-promozionali operate da Sartoris, al fine di accostare anche le sue opere e il suo nome alle icone dell’architettura razionale dell’epoca
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