13 research outputs found

    The identification of proteoglycans and glycosaminoglycans in archaeological human bones and teeth

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    Bone tissue is mineralized dense connective tissue consisting mainly of a mineral component (hydroxyapatite) and an organic matrix comprised of collagens, non-collagenous proteins and proteoglycans (PGs). Extracellular matrix proteins and PGs bind tightly to hydroxyapatite which would protect these molecules from the destructive effects of temperature and chemical agents after death. DNA and proteins have been successfully extracted from archaeological skeletons from which valuable information has been obtained; however, to date neither PGs nor glycosaminoglycan (GAG) chains have been studied in archaeological skeletons. PGs and GAGs play a major role in bone morphogenesis, homeostasis and degenerative bone disease. The ability to isolate and characterize PG and GAG content from archaeological skeletons would unveil valuable paleontological information. We therefore optimized methods for the extraction of both PGs and GAGs from archaeological human skeleto ns. PGs and GAGs were successfully extracted from both archaeological human bones and teeth, and characterized by their electrophoretic mobility in agarose gel, degradation by specific enzymes and HPLC. The GAG populations isolated were chondroitin sulfate (CS) and hyaluronic acid (HA). In addition, a CSPG was detected. The localization of CS, HA, three small leucine rich PGs (biglycan, decorin and fibromodulin) and glypican was analyzed in archaeological human bone slices. Staining patterns were different for juvenile and adult bones, whilst adolescent bones had a similar staining pattern to adult bones. The finding that significant quantities of PGs and GAGs persist in archaeological bones and teeth opens novel venues for the field of Paleontology

    Entre luzes e sombras: o passado imediato e o futuro possível da pesquisa em juventude no Brasil

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    Monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio. Influenza degli anestetici inalotori ed endovenosi sui potenziali evocati somatosensoriali (PESS). Nostra esperienza clinica.

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    Obiettivo: i potenziali evocati somatosensoriali (PESS) sono utilizzati durante la chirurgia per identificare e controllare strutture nervose difficilmente riconoscibili su basi puramente anatomiche. Una volta identificate tali strutture è possibile valutarne l’integrità funzionale durante tutto il corso dell’intervento. 1 Il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio è influenzato dal tipo di agente anestetico utilizzato.2 Obiettivo del nostro lavoro è stato quello di confrontare l’effetto degli anestetici inalatori e dell’anestesia completamente endovenosa (TIVA) sulla morfologia dei PESS e sulla velocità di registrazione dei potenziali. Materiali e metodi: da Gennaio 2010 ad Aprile 2013 sono stati divisi in 2 gruppi in modalità random 79 pazienti da sottoporre ad interventi di neurochirurgia spinale. L’anestesia è stata indotta con propofol (1,5-2 mg/kg), fentanyl (3-4 mcg/kg) e cisatracurio (0,15 mg/kg). Nel gruppo TIVA l’anestesia è stata mantenuta mediante l’infusione continua di propofol 5-7 mg/kg/h e remifentanil a 0,3-0,6 mcg/kg/min. Nel gruppo sevo-remi l’anestesia è stata mantenuta mediante il sevoflurane a MAC 1-1,3 e remifentanil a 0,2-0,5 mcg/kg/ min. Nella chirurgia cervicale i potenziali evocati somatosensoriali intraoperatori sono stati registrati dal nervo mediano,nella chirurgia lombare dal nervo tibiale posteriore. Infine per la parte dorsale della colonna i PESS sono stati registrati sia dal nervo mediano sia dal nervo tibiale posteriore. Durante la procedura il neurofisiologo non era a conoscenza della tecnica anestesiologica utilizzata. Ulteriori fattori che potessero influenzare la registrazione del monitoraggio sono stati adeguatamente controllati. Risultati: tutti i pazienti hanno completato la procedura chirurgica. Durante l’intervento si è sempre garantito un adeguato monitoraggio e un controllo della funzionalità delle strutture nervose interessate. Potenziali evocati somatosensoriali soddisfacenti sono stati registrati in tutti i pazienti senza variazioni significative nella registrazione della latenza (velocità) e ampiezza (morfologia) dei PESS. Conclusioni: possiamo concludere che sia il propofol associato al remifentanil in infusione continua endovenosa (TIVA), sia il sevoflurane associato al remifentanil in un’anestesia bilanciata, garantiscono un adeguato monitoraggio intraoperatorio dei potenziali evocati somatosensoriali in neurochirurgia spinale. L’alterazione dei PESS risulta infatti essere minima e non significativa per tutte e due le tecniche anestesiologiche usate garantendo la possibilità di scelta del tipo di anestesia da utilizzare
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