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A lezione da Wittgenstein e Derrida. Ovvero come diventa reale un dialogo impossibile
Il libro, che scaturisce da anni di confronto e di ricerca comuni tra due studiosi del pensiero di Wittgenstein e di Derrida, prende lo spunto dal mancato, o comunque limitato, confronto tra le filosofie di questi due importanti filosofi del Novecento, e si pone quindi il problema di un possibile dialogo tra le loro prospettive teoriche. Il testo si compone di tre sezioni di impostazione e di tipo molto diversi. Nella prima (A) vengono presentate sinteticamente, e in maniera tendenzialmente oggettiva benché mirata, le filosofie rispettivamente di Wittgenstein (parte elaborata da Tarca) e di Derrida (parte elaborata da Cannonieri). Nonostante il titolo scherzoso che allude allo “scolaretto batesoniano”, e quindi nonostante il taglio apparentemente di natura espositivo-didattica, in realtà questa sezione offre una lettura teorica di alcune questioni di fondo del pensiero dei due filosofi. In particolare, per quanto riguarda Wittgenstein, si affronta il problema del limite della conoscenza quale esso si presenta nel Tractatus logico-philosophicus; successivamente, sulla base di tale analisi, si illustra la tesi che la filosofia del secondo Wittgenstein costituisca precisamente il tentativo di mettere in campo un linguaggio e uno stile compositivo adeguati a risolvere le aporie teoriche insite in ogni prospettiva che intenda porre dei limiti al linguaggio e al sapere. Nella sezione B i due autori del libro (Cannonieri e Tarca) operano un confronto volto a mettere in luce le differenze, nonché le possibili vicinanze o convergenze, tra le impostazioni filosofiche dei due Autori presi in esame. La questione presenta un particolare interesse, ma anche una particolare difficoltà, perché essa non può dare per scontata nemmeno la nozione di differenza, il cui studio che costituisce uno dei punti nodali della prospettiva di entrambi i filosofi, come viene evidenziato a proposito della différance derridiana ma anche a proposito della dissoluzione di tutte le identità dogmatiche operate da Wittgenstein. Nonostante la struttura dialogica, il testo affronta questioni teoriche decisive: oltre a quella, ricordata, della differenza, si affaccia il problema del rapporto parola/mondo, poi teoria/attività, fino alla “spinosa” questione dello stile, la quale apre l’accesso a una parte ‘sperimentale’ nella quale i due autori presentano un breve saggio di un possibile stile compositivo ispirantesi rispettivamente a Derrida (Cannonieri) e a Wittgenstein (Tarca). Per quanto riguarda la parte di Tarca si nota qui una ripresa della questione stilistica posta e affrontata nella precedente monografia Quattro variazioni sul tema negativo/positivo. Saggio di composizione filosofica (2006). Sulla base della chiarificazione teorica precedentemente svolta, nella sezione conclusiva (C) gli autori del presente libro entrano in gioco in maniera diretta ed esplicita cercando di chiarire in che senso si possa realizzare oggi una specie di collaborazione (o sinergia) tra due pur così diverse pratiche di pensiero e di scrittura quali sono quelle che hanno caratterizzato l’attività di Wittgenstein e di Derrida. In tal modo non solo vengono toccati e ripercorsi alcuni punti fondamentali nella riflessione filosofica contemporanea, ma – anche grazie appunto alla messa a fuoco della centralità del problema dello stile nella composizione filosofica – si sperimenta pure una forma di pensiero e di scrittura filosofica che tenta la apparentemente “impossibile” (ma proprio per ciò derridianamente “doverosa”) impresa di elaborare un pensiero capace di esprimere una qualche fedeltà all’insegnamento dei ‘maestri’ proprio nella sua capacità di aprire liberamente una propria via di pensiero. In questo scambio a tutto campo vengono toccati alcuni dei problemi più significativi del tempo presente, dal rapporto tra verità e potere a quello relativo a che cosa si debba intendere per pratica filosofica nel nostro tempo
The architecture of the golfer's brain
BACKGROUND: Several recent studies have shown practice-dependent structural alterations in humans. Cross-sectional studies of intensive practice of specific tasks suggest associated long-term structural adaptations. Playing golf at a high level of performance is one of the most demanding sporting activities. In this study, we report the relationship between a particular level of proficiency in playing golf (indicated by golf handicap level) and specific neuroanatomical features. PRINCIPAL FINDINGS: Using voxel-based morphometry (VBM) of grey (GM) and white matter (WM) volumes and fractional anisotropy (FA) measures of the fibre tracts, we identified differences between skilled (professional golfers and golfers with an handicap from 1-14) and less-skilled golfers (golfers with an handicap from 15-36 and non-golfer). Larger GM volumes were found in skilled golfers in a fronto-parietal network including premotor and parietal areas. Skilled golfers revealed smaller WM volume and FA values in the vicinity of the corticospinal tract at the level of the internal and external capsule and in the parietal operculum. However, there was no structural difference within the skilled and less-skilled golfer group. CONCLUSION: There is no linear relationship between the anatomical findings and handicap level, amount of practice, and practice hours per year. There was however a strong difference between highly-practiced golfers (at least 800-3,000 hours) and those who have practised less or non-golfers without any golfing practise, thus indicating a step-wise structural and not a linear change
