Exceptional Response in BRAF p.V600E-Mutant Enteric-Type Adenocarcinoma of the Lung With Cutaneous Spread: A Case Report

Background: Enteric-type adenocarcinoma of the lung (lung-ETAC) is a rare form of lung cancer with histologic similarities to colorectal cancer, with aggressive behavior and unfavorable prognosis. Case presentation: An 81-year-old man presented with discolored skin lesions on the chest and abdomen. After comprehensive evaluation, including skin biopsy and molecular profiling, the patient was diagnosed with having lung-ETAC with a BRAF p.V600E mutation. Treatment with dabrafenib and trametinib initially resulted in positive results, with improvement in skin lesions and overall clinical condition. Nevertheless, approximately 6 months after, the disease had progression with new skin lesions reappearing. Conclusions: We reported a unique case of a patient with BRAF p.V600E-mutant lung-ETAC with metastatic skin lesions achieving complete cutaneous response after targeted treatment with dabrafenib and trametinib, highlighting the potential for targeted therapy in patients with lung-ETAC harboring a BRAF p.V600E mutation

MiT Family Translocation Renal Cell Carcinoma: from the Early Descriptions to the Current Knowledge

The new category of MiT family translocation renal cell carcinoma has been included into the World Health Organization (WHO) classification in 2016. The MiT family translocation renal cell carcinoma comprises Xp11 translocation renal cell carcinoma harboring TFE3 gene fusions and t(6;11) renal cell carcinoma harboring TFEB gene fusion. At the beginning, they were recognized in childhood; nevertheless, it has been demonstrated that these neoplasms can occur in adults as well. In the nineties, among Xp11 renal cell carcinoma, ASPL, PRCC, and SFPQ (PSF) were the first genes recognized as partners in TFE3 rearrangement. Recently, many other genes have been identified, and a wide spectrum of morphologies has been described. For this reason, the diagnosis may be challenging based on the histology, and the differential diagnosis includes the most common renal cell neoplasms and pure epithelioid PEComa/epithelioid angiomyolipoma of the kidney. During the last decades, many efforts have been made to identify immunohistochemical markers to reach the right diagnosis. To date, staining for PAX8, cathepsin K, and melanogenesis markers are the most useful identifiers. However, the diagnosis requires the demonstration of the chromosomal rearrangement, and fluorescent in situ hybridization (FISH) is considered the gold standard. The outcome of Xp11 translocation renal cell carcinoma is highly variable, with some patients surviving decades with indolent disease and others dying rapidly of progressive disease. Despite most instances of t(6;11) renal cell carcinoma having an indolent clinical course, a few published cases demonstrate aggressive behavior. Recently, renal cell carcinomas with TFEB amplification have been described in connection with t(6;11) renal cell carcinoma. Those tumors appear to be associated with a more aggressive clinical course. For the aggressive cases of MiT family translocation carcinoma, the optimal therapy remains to be determined; however, new target therapies seem to be promising, and the search for predictive markers is mandatory

Italia e Albania. Storia di un rapporto

La presenza italiana in Albania. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali è un volume edito in occasione della omonima mostra tenutasi a Roma e a Bari nel 2016

WHO 2022 Classification of Kidney Tumors: what is relevant? An update and future novelties for the pathologist

: Classification systems reflect our technical abilities in the investigation of tumors and our current theories on tumor development. Herein, by providing a historical perspective on the evolution of classifying renal tumors, we assess the current WHO classification highlighting the novelties and the implications of these changes in daily clinical practice

Histology and immunohistochemical evaluation of phimotic prepuce: The role of steroid therapy

Phimosis is one of the most frequent andrological diseases in paediatric age. Steroids are useful to treat phimosis. Through a retrospective study of histological and immunohistochemical analysis, we evaluated the effectiveness of topical steroid treatment in patients undergoing circumcision. Cases of patients treated for phimosis were selected during the two-year study period. All patients underwent circumcision and were divided into four groups: groups A (religiously circumcised patients), B (phimotic patients not undergoing steroid treatment), C (phimotic patients who do not respond to cortisone treatment) and D (hypospadic patients undergoing urethroplasty). An histological evaluation of the degree of fibrosis and an immunohistochemical evaluation of collagen IV and tenascin were carried out. Study results demonstrate that the grade of fibrosis is age-related. On histological and immunohistochemical evaluation, fibrosis was found to be lower in patients receiving steroids; higher degrees of fibrosis were found in older patients (p < .05). Different degrees of fibrosis have also been found in hypospadic patients. We can conclude that study results correlated with the clinical history of the patients. The success rate of medical therapy seems to be age-related

La presenza italiana in Albania. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali

La presenza italiana in Albania. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali è un volume edito in occasione della omonima mostra tenutasi a Roma e a Bari nel 2016

Le ricerche del Politecnico di Bari

Il saggio illustra i contenuti della mostra "La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La Ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali", curata da R. Belli Pasqua, L.M. Caliò, A.B. Menghini. Dopo la sede romana del Museo Nazionale Romano, la mostra è stata presentata a Bari, nel Palazzo della Città Metropolitana dal 26 maggio al 20 giugno 2016. E' stata realizzata in collaborazione tra il Politecnico di Bari, la Città Metropolitana, il Centro Studi per la Storia dell’Architettura e l’Istituto di Archeologia di Tirana, con il patrocinio dell’Ambasciata di Albania in Italia, l’Accademia Pugliese delle Scienze, Il Fai di Puglia, l’Ordine degli Architetti di Bari e la Fiera del Levante. L’esposizione si è articolata in sezioni: LA RICERCA ARCHEOLOGICA: I precursori, La ricerca archeologica, Le missioni archeologiche, La documentazione; IL RESTAURO E LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO: La conservazione dei monumenti, La valorizzazione del patrimonio, La divulgazione; LE SCELTE PROGETTUALI: l’attività progettuale e pianificatoria condotta dagli architetti, ingegneri e tecnici italiani;LE RICERCHE DEL POLITECNICO DI BARI: la ricerca applicata condotta dal Politecnico di Bari (missioni archeologiche a Byllis, progetti di riallestimento dei musei archeologici di Durazzo e di Tirana, riuso di un edificio industriale per fini museali a Fier, conoscenza, valorizzazione e recupero delle città “italiane”, in particolare Tirana con il suo asse monumentale)

La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali

Gli anni della presenza italiana in Albania sono stati fondamentali per la ricerca archeologica, storico artistica e la sperimentazione architettonica. Il volume vuole offrire una sintesi dell’attività degli archeologi e degli architetti che in quel periodo hanno lavorato, spesso anche a stretto contatto. Archeologia e architettura sono le discipline a cui il regime ha posto più attenzione anche per il loro apporto propagandistico, ma nel contempo si sono avvalse di interpreti notevolissimi per impegno e sforzo produttivo. Così accanto alle grandi città, che sorgono con nuovi piani regolatori e alle imponenti infrastrutture che hanno cambiato il volto alla nazione, l’archeologia cerca di giustificare la presenza italiana attraverso la ricostruzione di comuni radici storiche, unificate da una partecipazione della regione ai modelli culturali imposti da Roma. Come già sperimentato in altre regioni del Mediterraneo, archeologi e architetti hanno lavorato insieme nella ricerca archeologica che era sempre accompagnata dallo studio dei monumenti e da un importante apparato grafico. Le ricerche degli Italiani, Luigi Maria Ugolini per primo, hanno riguardato l’Albania dalla preistoria all’età bizantina e interessato in particolare il sito di Phoinike e quello di Butrinto. L’ingegnere Dario Roversi Monaco, l’architetto Carlo Ceschi e il pittore Igino Epicoco sono i maggiori responsabili dell’importante apparato grafico che corredava il lavoro degli archeologi. Accanto all’attività archeologica fu posta particolare attenzione alla tutela e alla conservazione. Il restauro del castello di Butrinto è forse l’operazione più importante a cui si affiancava quella della creazione di Musei e di antiquari per l’esposizione dei reperti. L’attività condotta in Albania da ingegneri e architetti italiani a partire dalla prima metà del Novecento è documentata da un gran numero di edifici, opere di ingegneria e pianificazioni urbane. A partire dal 1925 le relazioni con l’Italia divengono sempre più consistenti, grazie anche all’istituzione della Società per lo Sviluppo Economico dell’Albania (SVEA), che realizza infrastrutture in tutto il paese in collaborazione con ditte italiane. In questa prima fase sono attivi architetti italiani, quali Armando Brasini e Florestano Di Fausto, che rinnovano la capitale Tirana e l’importante porto di Durazzo. Dal 1939 al 1943 l’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’urbanistica d’Albania, diretto dall’architetto fiorentino Gherardo Bosio cura la realizzazione di piani regolatori in numerosi centri dell’Albania, mentre l’attività di Bosio potenzia la monumentalità di Tirana attraverso la realizzazione di importanti complessi pubblici. Aspetto peculiare dell’attività degli Italiani in Albania è stata la divulgazione e la propaganda. Gli strumenti della propaganda erano numerosi e di specie diversa, dai giornali ai cinegiornali e al cinema fino ad arrivare alle numerose attività di divulgazione che archeologi e architetti tenevano in varie parti del mondo attraverso interventi e conferenze. Lo scopo era quello di mostrare un’Albania moderna che condivideva con l’Italia una salda cultura romana. Si trattava di costruire un’immagine mediterranea dell’Impero in cui l’Albania potesse partecipare a pieno titolo. Tra le azioni più significative di questa propaganda sono la realizzazione della Crociera Virgiliana, che ripercorreva le orme di Enea, e le grandi esposizioni, la Fiera del Levante a Bari e la Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare a Napoli, in cui l’Albania è riproposta attraverso i suoi grandi miti Enea e Scanderberg. Una parte importante ha avuto il DISTATPUR che, diretto da Francesco Tagliarini, si occupava dello sviluppo turistico dell’Albania e che operava sul territorio. La rivista Drini è stato forse uno dei più importanti mezzi per la divulgazione del patrimonio artistico albanese.The Italian presence in Albania boosted a huge development of the archeological and historical-artistic research fields, as well as of the architectural experimentation. The volume intends to extensively document the impressive activities carried out by the archaeologists and architects who, often closely, worked in that period. The regime paid a special attention to archeology and architecture, cause of their relevant propagandistic features, involving renowned professionals and frequently reaching outstanding results. Therefore, besides the establishment of big cities regulated by the new urban planning schemes and the imposing infrastructures that radically changed the image of the nation, archaeology tried to justify the Italian presence by reconstructing common origins, ultimately rooted on cultural models provided by Rom

Mixed Epithelial and Stromal Tumor of the Kidney: A Clinicopathologic Study of 53 Cases

Mixed epithelial and stromal tumor of the kidney is an uncommon complex neoplasm, and previous studies have included only a modest number of cases and have left gaps in our understanding of its morphology. We analyzed 53 tumors (46 F, median age: 49 y), collecting data on gross, histologic, and immunohistochemical features. The most common gross appearance was solid and cystic (47%). Hypocellular fibrous and cellular spindle cell stroma were the most common stromal types, followed by smooth muscle differentiation, edematous stroma, and adipose tissue. Hypocellular fibrous stroma and adipose tissue were more common in larger tumors (P=0.003 and 0.04, respectively) and cellular spindle cell stroma in smaller tumors (P=0.0009). Combinations of diverse stromal elements were common: roughly 50% of tumors contained >4 types of stroma. With regard to epithelium, tiny crowded and branching glands were present in 60% of tumors. Round glands lined by tall cuboidal epithelium, reminiscent of thyroid follicles, spatulate papillae reminiscent of phyllodes tumor, glands reminiscent of nephrogenic adenoma, and complex papillae were also frequently found. Combinations of diverse epithelial elements were common: 64% of tumors contained >4 types of epithelium. All of the tumors except 1 were positive for smooth muscle actin in the stroma. Desmin and caldesmon expression were more variable. Stains for progesterone and estrogen receptors showed positivity in the stromal component in 85% and 73% of tumors, respectively. CD10 and CD34 immunolabeling were restricted to pericystic spindle cells. No tumor expressed inhibin. In summary, this study demonstrates a strong tendency for mixed epithelial and stromal tumors to contain multiple types of stroma and epithelium and comprehensively analyzes the immunohistochemical profile

Oncocytoma on renal mass biopsy: why is surgery even performed?

No abstract availabl