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IL ruolo della nutrizione nella chemioterapia a base di cisplatino
Nonostante i notevoli progressi nelle strategie e nelle terapie chemioterapiche, il cancro, rappresenta ancora una delle principali cause di morte a livello globale. La chemioterapia è il trattamento di prima linea. Il cisplatino è uno dei farmaci chemioterapici più efficaci e più utilizzati per il trattamento di vari tumori solidi come quello testicolare, ovarico, testa e collo, vescica, polmoni. Il suo meccanismo d'azione è generalmente attribuito alla formazione di addotti del DNA, che inducono distorsioni nella struttura del DNA, inibiscono la sua replicazione e trascrizione del DNA e, infine , portano alla morte cellulare programmata o all'apoptosi. Tuttavia, la resistenza ai farmaci e numerosi effetti collaterali indesiderati come grave epatotossicità , ototossicità , nefrotossicità , rappresentano il limite alla sua applicazione fino alla sospensione della terapia.
In questo lavoro di tesi si affronta il tema dell'alimentazione in pazienti oncologici durante il trattamento chemioterapico a base di cisplatino, in cui frequentemente manifestano difficoltà ad alimentarsi in maniera adeguata a causa degli effetti collaterali della terapia. Questo può innescare problemi di malnutrizione causata da scarso introito calorico e conseguente perdita di peso. In questo contesto, in ambito oncologico risulta quindi fondamentale il ruolo del nutrizionista. Compito fondamentale è aiutare il paziente ad affrontare la patologia e la terapia, elaborando parallelamente al percorso chemioterapico, un piano alimentare personalizzato, utile supporto metabolico nutrizionale al paziente oncologico. In questo senso , il piano alimentare ha come scopo principale, quello di rendere più sostenibile la terapia farmacologica riducendo la possibilità di sviluppare o quanto meno attenuare gli effetti collaterali. Scopo principale di questo elaborato, revisionando i dati della letteratura scientifica, è evidenziare come determinati nutrienti e una corretta alimentazione nel modello della dieta mediterranea possono essere di effettivo supporto nel paziente oncologico e migliorare la qualità di vit
Additive Role of a Potentially Reversible Cognitive Frailty Model and Inflammatory State on the Risk of Disability: The Italian Longitudinal Study on Aging
Cognitive frailty is a condition recently defined by operationalized criteria describing the simultaneous presence of physical frailty and mild cognitive impairment (MCI). Two subtypes for this clinical construct have been proposed: "potentially reversible" cognitive frailty (physical frailty plus MCI) and "reversible" cognitive frailty (physical frailty plus pre-MCI subjective cognitive decline). Here the prevalence of a potentially reversible cognitive frailty model was estimated. It was also evaluated if introducing a diagnosis of MCI in older subjects with physical frailty could have an additive role on the risk of dementia, disability, and all-cause mortality in comparison with frailty state or MCI condition alone, with analyses separately performed for inflammatory state
Reversible Cognitive Frailty, Dementia, and All-Cause Mortality. The Italian Longitudinal Study on Aging
Objectives Cognitive frailty, a condition describing the simultaneous presence of physical frailty and mild cognitive impairment, has been recently defined by an international consensus group. We estimated the predictive role of a \u201creversible\u201d cognitive frailty model on incident dementia, its subtypes, and all-cause mortality in nondemented older individuals. We verified if vascular risk factors or depressive symptoms could modify this predictive role. Design Longitudinal population-based study with 3.5- and 7-year of median follow-up. Setting Eight Italian municipalities included in the Italian Longitudinal Study on Aging. Participants In 2150 older individuals from the Italian Longitudinal Study on Aging, we operationalized reversible cognitive frailty with the presence of physical frailty and pre-mild cognitive impairment subjective cognitive decline, diagnosed with a self-report measure based on item 14 of the Geriatric Depression Scale. Measurements Incidence of dementia, its subtypes, and all-cause mortality. Results Over a 3.5-year follow-up, participants with reversible cognitive frailty showed an increased risk of overall dementia [hazard ratio (HR) 2.30, 95% confidence interval (CI) 1.02\u20135.18], particularly vascular dementia (VaD), and all-cause mortality (HR 1.74, 95% CI 1.07\u20132.83). Over a 7-year follow-up, participants with reversible cognitive frailty showed an increased risk of overall dementia (HR 2.12, 95% CI 1.12\u20134.03), particularly VaD, and all-cause mortality (HR 1.39, 95% CI 1.03\u20132.00). Vascular risk factors and depressive symptoms did not have any effect modifier on the relationship between reversible cognitive frailty and incident dementia and all-cause mortality. Conclusions A model of reversible cognitive frailty was a short- and long-term predictor of all-cause mortality and overall dementia, particularly VaD. The absence of vascular risk factors and depressive symptoms did not modify the predictive role of reversible cognitive frailty on these outcomes