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    Impact of recreational harvesting on assemblages in artificial rocky habitats

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    Impact of recreational harvesting on assemblages in artificial rocky habitats

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    Man-made structures have become ubiquitous features of coastal landscapes. These artificial habitats are popular recreation sites. Patterns and effects of recreational activities were investigated from 1999 to 2004 on coastal structures along 40 km of shoreline in the Emilia Romagna region (North Adriatic Sea, Italy). Four studies estimated the magnitude and frequency of exploitation by people, and established how human exploitation varied in space and time. A manipulative experiment involving the removal of mussels, mimicking the impact of human harvesting, was carried out to identify the effects of extensive mussel exploitation. Recreational exploitation was a major recurrent disturbance. Hundreds of people visited defence structures for recreational fishing and to harvest a variety of invertebrates to be used primarily as food. Human exploitation was most intense during the spring and summer but relatively unpredictable at scales of days and hours. Exploitation was homogeneous among different locations, despite marked differences in the accessibility of the structures. Visitors to the structures were mainly local people. Harvesting of mussels was particularly disruptive for the assemblages, leading to depletion of mussel beds, opening of unoccupied space, patchiness in the assemblages, and favouring the development of macroalgae. The main types of macroalgae were green and filamentous algae, which are a nuisance for beach tourism in the area, and the invasive species Codium fragile ssp. tomentosoides. Effective management of human access to artificial habitats is essential, since recreational exploitation influences the distribution and structure of their associated assemblages, ultimately affecting the native characteristics of the areas

    Osservazioni sulla parassitofauna del tonno rosso (Thunnus thynnus).

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    Il grande interesse commerciale rivestito dal tonno rosso (Thunnus thynnus) ha spinto negli ultimi anni ad intraprendere in diverse aree del bacino mediterraneo attivit\ue0 di acquacoltura volte all'ingrasso di soggetti selvatici in gabbie galleggianti. Lo sfruttamento zootecnico di questa specie deve necessariamente essere corredato da un approfondimento delle conoscenze sulle patologie che possono interferire negativamente con il successo produttivo e parallelamente con la qualit\ue0 e la salubrit\ue0 del prodotto finale. Nel corso del 2004 si \ue8 condotta un'indagine parassitologia su 55 soggetti di tonno rosso, di cui 20 selvatici catturati in areali di pesca della Sicilia occidentale e 35 provenienti da allevamenti in gabbia siti in Sicilia occidentale e nell'alto Adriatico. Su tutti i soggetti, di peso compreso tra 2,6 e 120 kg, \ue8 stato possibile esaminare il pacchetto viscerale e le branchie. L\u201fesame parassitologico \ue8 stato condotto a fresco mediante osservazione macroscopica degli organi ed esame microscopico di raschiati e porzioni di tessuti. Su alcuni organi \ue8 stato inoltre condotto esame istologico previa fissazione in formalina tamponata al 10%. I soggetti selvatici sono risultati sempre negativi all'esame parassitologico, cos\uec come i soggetti provenienti dall'allevamento della Sicilia occidentale. Nei soggetti provenienti dall'allevamento dell\u201falto Adriatico sono stati invece osservati diversi reperti parassitari. In particolare a livello branchiale si sono riscontrate cisti parassitarie contenenti trematodi digenei della famiglia Didymozoidae, morfologicamente riferibili al genere Didymocystis, gi\ue0 descritto sia in tonni selvatici che d\u201fallevamento (Munday et al., 2003; Mladineo e Tudor, 2004). L'esame microscopico dei filamenti branchiali ha inoltre permesso di evidenziare, soprattutto all\u201finterno dei capillari branchiali, numerose uova di trematodi digenei Sanguinicolidae che, sulla base delle misure e della morfologia, sono state riferite al genere Cardicola, potenzialmente patogeno per l'ospite in condizioni stressogene. L'esame istologico ha confermato la presenza di queste uova all'interno dei vasi branchiali ed ha inoltre rilevato la presenza di diverse cisti parassitarie di digenei Didymozoidae nella parete dell'intestino. Istologicamente si sono inoltre reperiti, all'interno dei vasi epatici di un esemplare, stadi di sviluppo ematici di parassiti Myxozoa, sebbene l'esame parassitologico a fresco non avesse evidenziato spore di mixosporidi a livello degli organi esaminati. Infine, in un unico soggetto sono state reperite nello spessore del mesentere larve di nematodi Anisakidae, identificate morfologicamente come larve al terzo stadio di Anisakis sp., genere parassitario potenzialmente patogeno per l'uomo in seguito ad ingestione di prodotti ittici crudi o poco cotti. I risultati di questa ricerca hanno evidenziato l'assenza di agenti parassitari nei tonni selvatici ed ingrassati negli areali della Sicilia occidentale, perlomeno per quanto concerne gli organi esaminati, ed una maggiore diffusione di diverse specie di parassiti in quelli allevati nel nord Adriatico, ad indice del ruolo fondamentale dell'ecosistema marino nella dinamica delle infezioni sostenute da parassiti eteroxeni come quelli da noi riscontrati
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