34 research outputs found

    Un letterato prestato alla diplomazia. Durante Duranti alla corte di Parma

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    Il contributo si sofferma sull’intreccio tra diplomazia e letteratura prendendo in esame la figura di Durante Duranti (1718-1780), autore bresciano in contatto con una vasta rete di letterati, conosciuto quasi esclusivamente per le sue tragedie ('Virginia' 1768; 'Attilio Regolo' 1771) e per il poema 'L’uso' (1778-1780). Il saggio ricostruisce il progressivo avvicinamento di Duranti alla Casa Savoia, fino all’incarico di ambasciatore presso la corte di Parma affidatogli da Carlo Emanuele III (1771), dimostrando quanto l'attività diplomatica abbia inciso anche sulla diffusione e promozione della sua opera

    L’Accademia degli Infecondi e la diplomazia inglese

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    Il contributo ripercorre la nascita dell’Accademia degli Infecondi e prende in esame alcuni componimenti d’occasione meno noti, dedicati alla corte degli Stuart e al diplomatico Roger Palmer, conte di Castlemaine. A partire soprattutto dai testi di Donato Antonio Leonardi, viene ricostruito il rapporto tra l’attività politico-diplomatica di Castlemaine e la produzione letteraria degli Infecondi durante gli ultimi anni del pontificato di Innocenzo XI

    «Un Tempio consacrato alla Dea Sapienza». Maria Pizzelli nel tournant des Lumières. Con un’appendice di documenti inediti

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    Attraverso fonti poco note e inedite, l’articolo si focalizza sull’importanza della figura di Maria Pizzelli nel vivace contesto culturale romano di fine Settecento e inizio Ottocento. Senza tralasciare la natura cosmopolita del salotto della donna, frequentato da letterati, artisti e viaggiatori italiani e stranieri, ci si sofferma in modo particolare sulle letture e sulle rappresentazioni di opere teatrali promosse da Pizzelli (celebre è il caso di Vittorio Alfieri); e si sottolinea il suo ruolo di mediatrice tanto nella condivisione e circolazione di testi quanto nel dibattito politico-culturale del tempo. In appendice si riporta la trascrizione integrale di quattro lettere inedite di Maria Pizzelli a Tommaso Puccini (scritte tra il 1780 e il 1804)

    La virtù, le virtù nel primo Settecento. Muratori e Gravina

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    Il saggio affronta il lessico della virtù nella letteratura italiana del primo Settecento a partire dai trattati di poetica di Gianvincenzo Gravina e Ludovico Antonio Murator

    Trenta, Filippo

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    Voce biografica su Filippo Trenta (1731-1795

    La «discordia armonica». Tragedia e romanzo nell’Ortis

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    Il contributo affronta, mediante il caso di studio delle "Ultime lettere di Jacopo Ortis", il rapporto fra tragedia e romanzo. In particolare vengono approfonditi tre aspetti essenziali degli intrecci fra i due generi: l’uso del lessico teatrale all’interno dell’Ortis, dei suoi paratesti e, più in generale, nel discorso critico foscoliano; il ricorso ai modi e agli stilemi espressivi tipici del teatro e della tragedia; i rinvii intertestuali alla tragedia nel romanzo e la loro funzione nella narrazione. Scopo del saggio, oltre alla messa in rilievo della centralità del genere tragico per l’Ortis, è anche sottolineare come Foscolo, a sua volta, tramite la categoria della «discordia armonica», indichi nel suo romanzo un possibile modello per la tragedia

    Tra ‘vita civile’ e riforma poetica. Eroi plutarchiani e cristiani nella tragedia del primo Settecento

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    Questo contributo analizza da una prospettiva inedita il rapporto tra i progetti di riforma della poesia nel primo trentennio del Settecento e i principali esiti nell’ambito della tragedia. Tale prospettiva si fonda sulla tesi che la funzione assunta dalla ‘virtù’ nelle proposte di riforma poetica primo-settecentesca abbia avuto una fondamentale ricaduta sulla tragedia e su alcune categorie di primaria importanza, quali l’utile e il diletto. Prendendo spunto dalla retrospettiva offerta dal dialogo di Gennaro Parrino, Belvedere o il teatro (1759), e partendo dalle teorizzazioni di Ludovico Antonio Muratori e Gianvincenzo Gravina, vengono esaminati i molteplici modelli di eroi e di virtù nelle tragedie di Gravina, Annibale Marchese e Saverio Pansuti, al fine di dimostrare che, ancora più della trattatistica morale tout court, è la produzione teatrale ad assumere nel primo Settecento un valore determinante per la rigenerazione etica. Da questo esame trova conferma l’importanza dell’uso della storia nel codice tragico e viene posto in rilievo un aspetto generalmente trascurato dagli studi : la presenza, ancora una volta sulla scorta di Muratori e Gravina, di un modello di eroismo prettamente cristiano, fondato sulla tipologia del martire, accanto a un modello romano-repubblicano

    Forme della virtù nel primo Settecento. Dalle "antiche favole" alla "pubblica felicità"

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    La tesi indaga la fondamentale funzione della virtù nella letteratura del primo Settecento secondo la stretta contiguità della morale e della politica che contrassegna la poesia settecentesca. Il lavoro, che affronta il periodo che va dal 1690 al 1749, si sofferma sulla stretta dipendenza tra l’ingresso dirompente della virtù quale funzione letteraria settecentesca e la rigenerazione, anche in chiave ‘nazionale’, della poesia a partire dalle riflessioni di Gianvincenzo Gravina e Ludovico Antonio Muratori. Partendo da un’analisi di carattere semantico, la tesi si focalizza sulla preminenza della virtù e dei suoi corollari all’interno del panorama letterario italiano, per individuare alcune specificità settecentesche attraverso l'analisi di generi e forme diverse (dalla poesia alla tragedia alla commedia)

    L'Alfieri nazionale del primo Ottocento. Né classico né romantico

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    Il contributo prende in esame la ricezione dell’opera di Alfieri nel primo Ottocento, all’interno della querelle classico-romantica. Partendo dai contributi di Mme De Staël, A. W. Schegel e S. De Sismondi, il saggio si sofferma sul significato attribuito alle parole ‘classico’ e ‘romantico’ dai principali redattori della rivista «Il Conciliatore» e sull’incidenza assunta dai due termini nel giudizio sull’opera alfieriana. Dimostrando che il recupero di Alfieri avviene al di là del rigido schematismo classico vs. romantico, il saggio mette in luce la funzione performativa, nazionale e patriottica che i letterati italiani di primo Ottocento riconoscono nei testi dell’autore, che viene così identificato come principale modello per il tentativo di una costruzione dell’identità nazionale

    Forme della virtù. La rinascita poetica da Gravina a Varano

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    Lo studio indaga le proposte di riforma poetica nel primo Settecento a partire dal nesso tra poesia e virtù. Segnalando Gravina e Muratori come i due autori principali di questa rinnovata attenzione, il libro affronta la funzione della virtù nell'ambito della trattatistica e della poesia italiana in rapporto alle istituzioni cortigiane e alle accademie. Oltre a Gravina e Muratori, sono presi in esame i testi di Paolo Mattia Doria, Giambattista Vico, Biagio Garofalo, Saverio Pansuti, Annibale Marchese, Metastasio, Scipione Maffei, Alfonso Varano
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