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    La modellazione dello spazio comunicativo al di qua e al di lĂ  del territorio nazionale

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    Linguistic variation emerges necessarily from the communicative space. Linguists who want to understand specific languages variants and maybe the development of varieties must therefore reconstruct carefully the their spatial conditions. However, traditional geolinguistics or dialectology cannot deal with this challenge. It is argued that spatial linguistics must take four aspects into consideration: the sociological constellation (what is the officially dominating language?), the pluridimensionality of variation (which dimensions of variation are associated with a variant or a variety?), the speaker's consciousness (to what extent is he aware of using variants?) and the speaker's communicative daily life (which are his socials networks?). The paper discusses several examples of spoken Italian and wants to show that the reshaped approach to linguistic spatiality which is proposed does not intend to substitute dialectology but rather to place space in the foreground of variational linguistics

    Sul posto della variazione nella teoria linguistica

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    Una parte cospicua dell'opera scientifica di Mitja Skubic si può ritenere collocata più o meno direttamente in campi di studio aventi a che fare con la variazione. Una buona cinquantina dei più di 220 titoli di Skubic riportati nella bibliografia curata da Marjeta Prelesnik-Drozg in linguistica XLVIII (2008), 11–31, verte infatti sullo studio di fenomeni in specifiche varietà di lingua (il toscano parlato, la lingua di Goldoni, varie parlate venete, friulano e sloveno di Gorizia, e via discorrendo) o su casi di interferenza e contatto nell'area italo-slovena, dove è per lo più evidente una dimensione variazionista. Vorrei quindi offrire al festeggiato in questa sede alcune riflessioni generali sulla questione della variazione linguistica che spero gli giungano gradite. Un tratto evidente nella linguistica anche teorica (o nelle diverse anime della linguistica)1 degli ultimi decenni è infatti il progressivo aumento di interesse verso la variazione. Un problema sempre ritornante in tale contesto è quello del posto e del ruolo eventuale che la variazione possa o debba avere nella teoria lingui- stica. Riprendo quindi in queste pagine, con qualche sintetica argomentazione, una questione che, molto dibattuta negli anni Settanta in concomitanza con la fondazio- ne e lo sviluppo della linguistica variazionista di William Labov,2 è emersa solo spo- radicamente negli anni Ottanta e Novanta, ed è divenuta, su altre basi, di nuovo molto attuale all'inizio del Terzo Millennio
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